CITAZIONE (Righel @ 12/12/2020, 13:38)
E' questo il tipo di logica che conosco ma non riesco a capire.
Anche la presenza di un λουτροφόρος (citato nell'articolo che linki) mi fa venire in mente quello della tomba di Agathon e Sosykrates (
vedi) che è addirittura finto!
Queste logiche di cui tu parli, spesso e volentieri, non erano in effetti quelle degli antichi, ma sono quelle che noi - talvolta magari anche su basi preconcette - attribuiamo alla mentalità degli antichi, nel tentativo di decifrarne le azioni rituali.
La piegatura dello specchio (= il danneggiamento volontario di un bene del corredo funerario) potrebbe avere anche altre interpretazioni, per cui, prima di tutto, sarebbe opportuno avere chiaro un quadro il più possibile ampio relativo alla casistica di questi rinvenimenti, in relazione alle epoche, ai contesti geografici ed etnici e alla frequenza con cui sono attestati.
Non vorrei sbagliare, ma ho un vago ricordo del mio professore di Etruscologia che, quando parlava della presenza in tomba di vasi in ceramica con un'ansa "rotta ritualmente", la spiegava (o se la spiegava?) come un rimando alla vita del defunto che si era spezzata: dunque, come la persona non avrebbe più potuto partecipare alla vita familiare e comunitaria, così anche quell'oggetto del corredo non avrebbe più potuto essere utilizzato dai vivi, assolvendo allo scopo per cui era stato creato. Questa visione, per quanto difficile da provare, mi è sempre sembrata più plausibile rispetto a quella che vorrebbe quel bene immaginato per un uso esclusivo del morto (ma come avrebbe potuto utilizzarlo, se durante la cerimonia era stato volutamente danneggiato?). Ma le considerazioni dovrebbero e potrebbero essere molte altre, e purtroppo non sempre le fonti ci vengono in aiuto con una spiegazione soddisfacente.
Nel caso della λουτροφόρος, tuttavia, le cose potrebbero essere diverse. Quella che hai indicato non è infatti una λουτροφόρος "finta", ma è un
sema (cioè un segnacolo) di marmo, usato per decorare i sepolcri ateniesi in età classica: lo si trova forse già dal tardo V secolo a.C., e per tutto il IV secolo a.C., fino alla promulgazione delle leggi suntuarie di Demetrio del Falero (che fra 317 e 307 a.C. colpiscono duramente tutto il comparto delle produzioni funerarie per le necropoli attiche). La sua presenza sul sepolcro ha una valenza particolare, e sono proprio le fonti in questo caso a dirci che le λουτροφόροι sulle sepolture servivano a indicare coloro che erano morti
agamoi (e cioè prima di aver contratto il matrimonio). Quindi quel vaso in marmo sulle sepolture ha un valore ben specifico, che siamo in grado di decodificare però solo perché i testi degli antichi (anche solo indirettamente) ce ne parlano nello specifico.
Circa la presenza (e il trattamento) di molti altri materiali dei contesti funebri il senso può essere spesso solo ipotizzato sulla base di moderne congetture.