Ostraka - Forum di archeologia

archeologia=strada giusta?

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view post Posted on 3/1/2021, 22:23

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Buonasera a tutti! Sono nuovo del forum (registrato oggi), ma già da un pò vi seguo e vi apprezzo.
Vorrei porre alcune domande in vista della scelta del percorso universitario, che si fa sempre più vicina (sono al quinto anno di liceo).
Prima della parte più "tecnica", avrei bisogno di alcune delucidazioni (da chi, di certo, ne sa più di me) sulla natura stessa della disciplina Archeologia. Sono questioni che potranno apparire banali agli addetti ai lavori, e me ne scuso.
La cosa è la seguente: mi ha sempre contraddistinto un innato interesse per la storia, nel senso più lato del termine (eventi, battaglie, ideologie, stili di vita, geostoria, tracce materiali e immateriali sul territorio...). Quella sana "curiositas" che ti spinge ad "andare oltre" ed è poi il motore della conoscenza.
Per farla breve, avrei deciso per un percorso universitario in ambito storico (ambito in cui faccio rientrare anche l'Archeologia).
Il fine di tutto ciò vorrebbe essere (senza farmi troppe illusioni) la ricerca in ambito storiografico.
Il periodo di cui vorrei occuparmi, per diverse ragioni, è quello medioevale. Ora, se, come sostengono alcuni, l'Archeologia è "prosecuzione della Storia con altri mezzi" (Preistoria, Antichità...), nel Medioevo essa deve cedere il passo alla disciplina-madre (mi scusino gli archeologi ^_^ ). Le fonti scritte si fanno sempre più abbondanti e le vestigia, che per l'antichità sono spesso sottoterra, ce le ritroviamo comode comode in superficie (tutti i ns borghi sono di epoca medioevale).
Ecco quindi la prima domanda: l'Archeologia è legata indissolubilmente allo scavo? Secondo Wikipedia, l'archeologia "è la scienza che studia le civiltà e le culture umane del passato e le loro relazioni con l'ambiente circostante, mediante la raccolta, la documentazione e l'analisi delle tracce materiali che hanno lasciato".
Un' eventuale indagine storiografica fatta sulle tracce materiali "emerse" (studio di epigrafi, tipologie costruttive, simboli, testimonianze pittoriche... ai fini della ricostruzione della storia di un dato territorio) è da considerarsi ancora archeologia? La risposta che mi sono dato è no. E allora di che si tratta?
Mi riferisco -non so- a una chiesa o a un eremo di età medievale, in cui per entrare basta aprire la porta. Chi si occupa delle stesse cose che fa l'archeologo (decifrazione e comparazione epigrafi, simboli e affreschi), ma "in emerso", come si chiama? A quali figure professionali corrisponde?
"Archeologia medievale: disciplina che si occupa dello studio e del recupero sistematico di testimonianze materiali della cultura successiva all’epoca classica, mediante scavi, ricerche su villaggi abbandonati, palazzi, chiese, fortificazioni" (Enciclopedia Treccani)
Seconda cosa: l'archeologo fa lo storico? E fino a che punto? Ovvero, è titolato (anche con l'ausilio della Storia) a ricostruire, sulla base dei ritrovamenti materiali, le dinamiche politiche, economiche, sociali e culturali di un dato tempo e in un dato luogo? Questo attiene al suo mestiere o si limita a quel tanto che basta per correlare e interpretare i propri reperti?
(Ovviamente, nel caso della preistoria, la risposta è sì; mi riferisco ai periodi successivi).
A questa domanda se ne ricollegherebbe poi anche un'altra: lo storico, come figura professionale, esiste veramente? O esiste il giurista che fa la storia giuridica, l'archeologo che fa la storia della cultura materiale, ecc...?
Infine, vado alla parte propriamente "universitaria": nell'indecisione fra archeologia e storiografia, con preferenza -per ora- per la seconda- quale corso di laurea mi consigliate per la triennale? Io, personalmente, propenderei per Lettere classiche, che mi sembra più completo e maggiormente spendibile rispetto alle altre opzioni. Del corso in Storia che ne pensate?
Insomma, qual'è, secondo voi, il corso che offre le nozioni e le competenze più utili in vista di un futuro nella ricerca storiografica? (la domanda si allarga poi anche alla magistrale, su cui però ho più tempo per riflettere).
Esiste, e se sì dove, una triennale in Archeologia?
Per concludere, il mio ideale è quello della ricerca "sul campo", che sia archivio, scavo archeologico, chiesa..., ben consapevole che tutto non si può fare e ben consapevole anche del fatto che, probabilmente, non si farà niente o si farà tutt'altro, visto lo stato dell'arte delle discipline umanistiche in Italia.
Grazie in anticipo a chi vorrà rispondere.
 
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view post Posted on 4/1/2021, 09:36

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Ti consiglio di distinguere ciò che a titolo personale puoi fare il più presto possibile, magari a livello di volontariato, per capire se l'ambiente fa davvero per te, dalla scelta del percorso accademico e quanto invece a quest'ultimo di prendere in seria considerazione una partenza la più generalista possibile, aspettando a complicarti la vita, le idee ed il curriculum con i tecnicismi più esasperati dell'Archeologia.
Se dopo la Triennale o addirittura dopo la Magistrale (in Lettere Classiche suggerirei, non in Storia né in Conservazione, a mio modo di vedere alla luce di quello che mi sembra di cogliere in ciò che scrivi) ti sembrerà ancora una buona strada avrai tutto il tempo in sede di Specializzazione o di Dottorato per dare un profilo di alta specializzazione anche tecnica alla tua preparazione in campo archeologico.

Per me l'approccio archeologico è semplicemente quello che si basa sulla consistenza materiale come dato di rilevanza storica. In altre parole si potrebbe dire che quando l'Epigrafista addita l'iscrizione, l'Archologo guarda la pietra :o:
Poi in realtà sono anni che i confini fra le discipline si sono molto, molto sfumati, ma la specificità caratteristica dovrebbe rimanere appunto quella: l'Archeologo guarda alla traccia materiale (in scavo e non solo necessariamente) e d'altra parte ormai senza limiti cronologici (può esserci una Archeologia del XX secolo a ricostruzione di aspetti di vita comune che le fonti non ci riferiscono del tutto e persino una Archeologia Forense a supporto delle indagini di Polizia Giudiziaria su fatti di cronaca dei nostri giorni).
 
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view post Posted on 4/1/2021, 12:21
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Benvenuto Federico :)

So bene quanto ci si possa sentire disorientati quando si vede avvicinarsi il momento di compiere il salto dal liceo all'università. Cercherò di dare alle tue domande una risposta il più possibile completa, sulla base della mia personale esperienza.

CITAZIONE
Ecco quindi la prima domanda: l'Archeologia è legata indissolubilmente allo scavo? (...) Un' eventuale indagine storiografica fatta sulle tracce materiali "emerse" (studio di epigrafi, tipologie costruttive, simboli, testimonianze pittoriche... ai fini della ricostruzione della storia di un dato territorio) è da considerarsi ancora archeologia?

No. L'archeologia è anche scavo stratigrafico, ma non solo.
Chi studia un territorio antico e ne ricostruisce l'aspetto, chi analizza le stratigrafie murarie di un edificio in rovina, chi esamina reperti fatti a pezzi nei magazzini di un museo e cerca di ricostruirli e di ridargli un'identità, chi valuta il frutto di un sequestro o cerca di distinguere un manufatto antico da un falso, non è certo meno archeologo di chi scava materialmente nella terra.

Quelle che ti ho nominato sono tutte attività che gli archeologi sono chiamati a svolgere quotidianamente nell'ambito della loro professione. E un'archeologia lontana dallo scavo si può fare tanto più facilmente nel settore dell'archeologia medievale, dove, come anche tu giustamente dicevi, l'archeologo ha spesso a che fare con strutture che non necessitano di essere sempre scavate, in quanto (seppur con qualche trasformazione) sono state di solito mantenute in uso fino ai nostri giorni.
A Firenze, per esempio, la cattedra di Archeologia medievale ha introdotto da qualche anno un laboratorio di "Archeologia leggera" (nome su cui si potrebbe discutere...), che, in sostanza, serve proprio a questo: analizzare le emergenze archeologiche e il paesaggio circostante, cercando di trarne il maggior numero di informazioni, senza dover mettere mano al piccone.

La ricostruzione archeologica si appoggia oggi su un ampio ventaglio di metodi e tecniche di indagine: ci sono gli studi topografici, quelli stratigrafici (relativi alla terra così come all'edilizia), quelli stilistico-iconografici, quelli tipologici, e ancora le analisi di tipo archeobiologico e diagnostico-archeometrico. A tutto questo si aggiunge poi, ovviamente, anche la valutazione del dato storico-epigrafico (laddove disponibile), imprescindibile talvolta per capire quale elemento si abbia davanti e che ruolo abbia avuto nel suo contesto storico e territoriale.

Come dice LA, i confini fra le differenti discipline che concorrono alla ricostruzione storica sono oggi molto più sfumati che in passato, e si tende sempre più a un approccio globale e interdisciplinare. Per fortuna, aggiungo io: perché in passato, spesso, è accaduto che l'archeologo studiasse e pubblicasse una certa statua sulle sue riviste di settore, l'epigrafista studiasse e pubblicasse la relativa base con l'iscrizione sulle sue riviste di settore, e così la comprensione di un'opera nel suo insieme finisse per essere compromessa (non irrimediabilmente, certo, ma al punto da costringere poi gli studiosi successivi a farsi un gran "mazzo" per rimettere insieme il tutto).
All'archeologo, a mio avviso, si deve richiedere oggi questo tipo di approccio multidisciplinare, che non significa assolutamente arrogarsi competenze altrui, né surrogare alla meglio le specificità dei colleghi (epigrafisti, chimici etc.), ma semmai integrare il loro parere e la loro esperienza, avendo chiaro fin da subito quanti e quali dati debbano essere presi in considerazione, per arrivare a una lettura il più possibile completa di un manufatto antico.

CITAZIONE
Seconda cosa: l'archeologo fa lo storico? E fino a che punto? Ovvero, è titolato (anche con l'ausilio della Storia) a ricostruire, sulla base dei ritrovamenti materiali, le dinamiche politiche, economiche, sociali e culturali di un dato tempo e in un dato luogo? Questo attiene al suo mestiere o si limita a quel tanto che basta per correlare e interpretare i propri reperti? (...)
A questa domanda se ne ricollegherebbe poi anche un'altra: lo storico, come figura professionale, esiste veramente? O esiste il giurista che fa la storia giuridica, l'archeologo che fa la storia della cultura materiale, ecc...?

L'archeologia è un tipo particolare di indagine, fra quelli a nostra disposizione, che concorre a ricostruire la storia - non sempre e necessariamente la grande Storia, molto spesso, anzi, è l'anonima vita quotidiana di gente comune (ma sempre di una ricostruzione del passato comunque si tratta). Non solo: anche nel caso di un'anonima storia di vita quotidiana, l'archeologo deve sì cercare di ricostruire sempre il singolo contesto, calandolo poi però nel più ampio ambito storico di pertinenza.

Immagina, per esempio, il rinvenimento di una statua di culto romana in bronzo, pressoché intatta, volontariamente occultata all'interno di un contesto d'epoca paleocristiana. Questo tipo di scoperta può raccontare molto di un periodo buio della civiltà romana, da un punto di vista politico (gli editti degli imperatori che favorivano e legittimavano la distruzione dei simboli pagani), economico (la ricerca di bronzi da rifondere per recuperare metallo prezioso), sociale (l'ascesa del Cristianesimo e la sua influenza sulla vita dell'Impero), culturale (l'idea di una intolleranza che porta a distruggere un'opera d'arte, perché non conforme al pensiero religioso dominante). Ma, al netto della fantasia, basterebbe nominare anche solo alcuni degli storici studi di Carandini, per rendere l'idea di quante informazioni si possano trarre da reperti molto più comuni e meno nobili (come i frammenti ceramici).
Anche da piccoli pezzi di vita quotidiana si possono ricavare dati di grande interesse, che assumono tuttavia maggior senso se calati nel loro contesto storico. Sono strade che partono da punti diversi, ma che alla fine finiscono per intrecciarsi e tendere tutte più o meno verso la stessa meta ideale.

CITAZIONE
nell'indecisione fra archeologia e storiografia, con preferenza -per ora- per la seconda- quale corso di laurea mi consigliate per la triennale? Io, personalmente, propenderei per Lettere classiche, che mi sembra più completo e maggiormente spendibile rispetto alle altre opzioni. Del corso in Storia che ne pensate? Insomma, qual'è, secondo voi, il corso che offre le nozioni e le competenze più utili in vista di un futuro nella ricerca storiografica? (la domanda si allarga poi anche alla magistrale, su cui però ho più tempo per riflettere).
Esiste, e se sì dove, una triennale in Archeologia?

Concordo sostanzialmente con la tua idea di partire da una triennale di Lettere Classiche (magari integrando qualche esperienza sul campo fin dai primi anni, come suggeriva LA, per capire se questa strada ti possa realmente piacere). Triennali in archeologia non credo che esistano (o almeno, non più): oggi mi sembra che si privilegi l'idea di lauree brevi il più generiche possibile, che offrano ampie conoscenze dall'Antichità all'Età contemporanea. Questo può anche avere un suo senso... ma non è il caso di mettersi qui a dissertare sulla questione. Anche il corso di laurea triennale in Storia può comunque essere valido. L'importante è tenere a mente che entrambi ti fornirebbero comunque le carte per tenerti aperta la strada dell'insegnamento scolastico (qualora ti interessasse), e che dalla triennale potresti poi fare comunque il passaggio a una magistrale in Archeologia (magari con qualche corso o esame integrativo, non so come funzioni adesso). Considera però anche che la strada dell'archeologo è molto più lunga di quella del classicista o dello storico: i primi due possono infatti già operare con il titolo magistrale; nel nostro settore, invece, per determinati concorsi e incarichi nella PA occorre invece necessariamente avere almeno un dottorato o un diploma di scuola di specializzazione (meglio ancora se li hai entrambi).

Valuta quindi bene... ma con tutta calma e serenità, che il tempo non ti manca :)

In bocca al lupo! ;)
E se ti va, apri ogni tanto qualche discussione su temi che ti interessano o ti incuriosiscono: io di Medioevo mi intendo molto poco, ma magari qualche spunto lo puoi trovare da altri utenti.
 
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view post Posted on 4/1/2021, 15:25

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Grazie mille a entrambi per la risposta! Mi sembra di aver capito quindi che l'archeologia non conosce barriere fra emerso e "sommerso". Faccio un esempio più chiaro per togliermi ogni dubbio. Supponiamo che uno storico medievale o moderno, nelle proprie ricerche, debba occuparsi di un luogo (casolare abbandonato, area sepolcrale, eremo, fortilizio...), magari su commissione di qualcuno (Comune, ente...). Desidera che sia svolta un'indagine volta a stabilire epoca e utilizzo della struttura in questione, sulla base della tipologia costruttiva, delle strutture architettoniche, di eventuali simboli, epigrafi, pitture..., della posizione geografica.
"Da chi va", dunque? Da quello che mi avete risposto, mi sentirei di dire un Archeologo; se sbaglio correggetemi.
E collegandomi a questo: discipline come l'epigrafia, l'iconografia... sono branche dell'Archeologia (e quindi l'epigrafista è un Archeologo specializzato) o qualcos'altro? Per iconografia intendo, non so... identificare un santo o un personaggio dagli attributi iconografici.
Semmai, a che livello degli studi (magistrale, dottorato...) si operano queste distinzioni? (solo a titolo di informazione, come dice giustamente Perseo il tempo non mi manca ;) )
Per Lettere Classiche, visto che probabilmente finirò lì, sapreste darmi qualche consiglio sulla scelta dell'ateneo? Nel senso di eventuali corsi con indirizzi storico-archeologici, oppure semplicemente dove i corsi di quest'area tematica (paleografia, storia, epigrafia, archeologia...) sono migliori. Anche come opportunità, contatti... Non ho particolari problemi di spostamento, per cui potete riferirvi a tutta Italia.
Grazie di nuovo a tutti, mi siete molto utili. Se mi capiterà qualche cosa di interessante per le mani, non esiterò a scrivere.
 
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view post Posted on 4/1/2021, 15:46

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Come mio personalissimo consiglio, la Triennale in Lettere Classiche vai tranquillissimamente a farla nell'Università Statale della città più vicina a dove abiti (semmai appunto privilegiando le Statali). Poi magari per la Magistrale potrai cominciare a guardarti intorno casomai valesse la pena di spostarti.
Piuttosto cerca di mettere a frutto nei primissimi anni il grande vantaggio della "vicinanza a casa" in termini di relazioni sul territorio (di nuovo il mio invito a guardare inizialmente anche un po' il mondo del volontariato) e per studiare di più e meglio.

Per gli aspetti relativi a "cosa fa chi" guardati magari la Legge sulle Professioni dei Beni Culturali N°110/2014 e il relativo Regolamento https://dger.beniculturali.it/professioni/...professionisti/ .
Personalmente la ritengo una pessima legge, una autentica sciagura per il nostro mestiere, nondimeno quella c'è e mi sa tanto che dovremo tenecela per un bel pezzo. Quindi considera pure che per te farà testo.
 
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view post Posted on 4/1/2021, 15:57

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Grazie per la lista, la guarderò senz'altro. Per il discorso Università, da dove sono io, in Umbria, le più vicine sarebbero 1) Perugia e 2) Roma. Se hai qualche informazione per quest'area...
Per Statali intendi pubbliche, no?
 
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view post Posted on 4/1/2021, 16:44
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CITAZIONE (Federico G. @ 4/1/2021, 15:25) 
Supponiamo che uno storico medievale o moderno, nelle proprie ricerche, debba occuparsi di un luogo (casolare abbandonato, area sepolcrale, eremo, fortilizio...), magari su commissione di qualcuno (Comune, ente...). Desidera che sia svolta un'indagine volta a stabilire epoca e utilizzo della struttura in questione, sulla base della tipologia costruttiva, delle strutture architettoniche, di eventuali simboli, epigrafi, pitture..., della posizione geografica.
"Da chi va", dunque? Da quello che mi avete risposto, mi sentirei di dire un Archeologo; se sbaglio correggetemi.

E collegandomi a questo: discipline come l'epigrafia, l'iconografia... sono branche dell'Archeologia (e quindi l'epigrafista è un Archeologo specializzato) o qualcos'altro? Per iconografia intendo, non so... identificare un santo o un personaggio dagli attributi iconografici.

Alla prima domanda, in linea teorica, risponderei di sì: perché uno storico (a meno che non sia uno storico dell'architettura!) difficilmente potrebbe intendersi di tipologie edilizie e strutture architettoniche (e tantomeno iconografie artistiche...); forse potrebbe cavarsela già meglio con le epigrafi (che sono fonti di primaria importanza per la storia) e con i simboli (penso per esempio all'araldica, e al fatto che certi segni o stemmi presenti sugli scudi gentilizi possono anche tornare sui documenti d'archivio).

Però, anche qui, non bisogna ragionare per compartimenti stagni: le figure che si occupano di ricostruzione storica possono anche avere nel loro cv esperienze dirette o indirette in discipline che non sono propriamente le loro. Questo, come dicevo prima, non significa ovviamente che si possa fare tutto da soli: magari il bravo storico capisce già da solo di trovarsi di fronte, che so, ai ruderi di un castello comitale del secolo X-XI; però, per fugare ogni dubbio, può comunque contattare un collega archeologo, specializzato in medioevo, e chiedere a lui tutti i pareri e le conferme del caso.

Ci vuole (come in molti altri aspetti della vita) una grande cultura, un po' di sana elasticità mentale, ma anche l'umiltà di non ritenersi tuttologi.

Poi, passo alla seconda domanda: no, nel senso che l'epigrafia non è propriamente una branca dell'archeologia (semmai, a ben vedere, è più vicina allo studio filologico).

L'epigrafia esiste innanzitutto come disciplina a sé stante: epigrafia è, in teoria, tutto ciò che è iscrizione, dall'Antichità al nostro tempo, così come la numismatica, ossia lo studio delle monete (che, volendo, si intreccia sua volta con l'epigrafia per via delle legende monetali!), può riguardare tanto le produzioni monetali più antiche quanto i conii più recenti.
L'epigrafia in particolare, però, può essere esemplificativa, perché come l'archeologo non può limitarsi a studiare il reperto, senza guardare al contenuto e alla forma del testo inciso su di esso, così l'epigrafista non si limita ad analizzare il mero contenuto del testo, ma guarda anche al suo supporto (forma, materiale costitutivo etc.), per trarne ulteriori informazioni. Sono branche specialistiche di studio, situate a cavallo fra differenti aree del sapere, e semplicemente l'archeologia si può servire dell'epigrafia (così come della numismatica, dell'iconografia etc.) per avere un quadro più chiaro del contesto oggetto di ricostruzione.

Quando si studia archeologia all'università, nei piani di studio possono essere già preventivate (o inserite liberamente) una serie di materie che fanno da corollario a quella principale (es. epigrafia, numismatica, archeozoologia, papirologia, etc.). Queste materie servono a dare all'archeologo almeno una base conoscitiva, per potersi approcciare meglio agli eventuali materiali che questo potrebbe ritrovarsi poi fra le mani negli scavi, nei musei o altrove.
Ci può poi essere anche il caso dell'archeologo epigrafista (insisto per comodità su questo esempio, ma potrebbe anche essere archeologo numismatico etc.), ossia un archeologo che come tema di laurea/ specializzazione/ dottorato sceglie di concentrarsi sulle epigrafi di un dato periodo. Bene, quello sarà un archeologo esperto di epigrafia; che non potrà mai sostituirsi a un epigrafista da un punto di vista professionale, né arriverà forse mai ai livelli di un "epigrafista puro" (perché quello di solito parte da una base di studio di filologo), ma sicuramente sarà una figura ibrida, in grado di muoversi meglio di altri in determinati contesti di studio.

Non so se in questo modo ho reso l'idea.
Tu comunque non fasciarti troppo la testa ora con tutte queste sottigliezze, perché di tempo per entrare addentro alla questione ne avrai con i tuoi prossimi studi triennali, che ti permetteranno di farti la tua idea senza appiccicarti addosso nessuna particolare "etichetta" (la laurea triennale, checché se ne dica, nel nostro settore è pressoché inutile...) e senza precluderti nessuna strada lavorativa.
 
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view post Posted on 5/1/2021, 07:45

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CITAZIONE (Federico G. @ 4/1/2021, 15:57) 
. . . le più vicine sarebbero 1) Perugia e 2) Roma. Se hai qualche informazione per quest'area...
Per Statali intendi pubbliche, no?

Non conosco direttamente, ma nell'ambiente lavorativo si riesce un po' a cogliere che aria tira.
Perugia non male per la Triennale, che io sappia, ma di nuovo tu hai il grande vantaggio di "giocare in casa" e di raccogliere testimonianze di prima mano (a cominciare d qualche prof. del tuo Liceo, magari, o qualche poco più che coetaneo incrociato nel mondo dell'associazionismo). A Roma a quanto sento raccontare si può dire un po' per tutte che sono delle bolge organizzativamente parlando: se non sei uno caratterialmente scafato potresti all'inizio trovarti disorientato e abbandonato a te stesso. Però poi nei passaggi superiori Roma è Roma.

Per Statali intendo quelle che si chiamano proprio così "Università Statale etc." o "Università degli Studi".
Sul concetto di Università "pubblica" credo che in Italia ci sia uno specioso distinguo riguardo al quale temo di non essere all'altezza per districarmi (da un certo punto di vista alla fin fine credo di capire che si potrebbero definire un po' tutte pubbliche, tramite MiUR, anche la maggior parte di quelle non tantissime amministrativamente definibili come "private", ma non vorrei sbilanciarmi a dire cose che non conosco veramente).
 
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view post Posted on 17/1/2021, 10:29

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. . . ah, non dovrebbe servire dirlo, perché vale per noi ma in fondo per quasi tutti i percorsi universitari: non credere troppo acriticamente ai mirabolanti sbocchi lavorativi che vengono illustrati negli eventi di orientamento per l'immatricolazione universitaria.
La verità è che come Italia e Unione Europea nel suo complesso da una parte abbiamo (ed avremo ancora di più fra qualche anno) sì un gran bisogno di giovani ben preparati a fronte di una crescente maggior complessità della materia e dell'imminente uscita di scena di una nutritissima generazione di "vecchi" formatisi più o meno tutti insieme a cavallo fra fine anni Settanta e primi Ottanta, dall'altra i numeri dei frequantanti gli attuali percorsi universitari del nostro settore sono fuori controllo (nel vero senso dell'espressione, e cioè che nessuno che io sappia si preoccupa di verificarli e possibilmente armonizzarli con un minimo di previsione e programmazione del fabbisogno di figure professionali future) e molti profili di anche alto livello scientifico possono essere proposti senza nessun riguardo alle effettive esigenze sociali, della pubblica amministrazione e del mercato.
 
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view post Posted on 4/10/2021, 19:03

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Buonasera a tutti. Riapro questa vecchia discussione per alcuni chiarimenti (più che altro, conferme), rispetto al problema di gennaio. Ringrazio in anticipo chiunque vorrà rispondere.
Nei prossimi giorni effettuerò l'iscrizione all'uni, ma i dubbi, anzichè dissiparsi, sono aumentati. Così ho deciso di approfittare di un ambiente in cui ho già trovato, a suo tempo, risposte valide.
Come ho già scritto (scusate se dovessi ripetermi), l'ambito d'azione in cui mi vedo "da grande" è quello della ricostruzione storica, della ricerca in ambito storico, intesa nel senso più lato possibile. Non avendo ancora le idee del tutto chiare, in questa definizione faccio rientrare ambiti anche molto diversi, come l'archeologia, lo studio delle dinamiche di tipo economico-sociale-istituzionale, fino a studi di carattere linguistico o storico-geografico (esempio: studio dei toponimi, itinerari antichi, ecc...).
Il periodo di interesse andrebbe dalla protostoria al Medioevo.
Fondamentalmente, il punto è questo: so benissimo che, prima o poi, dovrò prendere una determinata direzione: diciamo che, in vista della Triennale, volevo puntare sul corso che più di tutti mi desse una preparazione generalista spendibile nell'ambito di cui sopra. Fondamentalmente le alternative sarebbero Lettere Classiche, Storia o al limite Archeologia.
Fino a poco fa propendevo per LC (come suggerivate anche voi), ma ho dei dubbi: è giusto fare un percorso del genere (LC) pur sapendo che, in ogni caso, si punta a un futuro nelle discipline storiche e non nella parte "letteraria"? Chiaro che la conoscenza delle lingue antiche è fondamentale per accostarsi alle fonti. Ma non sarebbe altrettanto grave rinunciare alle conoscenze di tipo metodologico e "sociologico" (modelli sociali, economici, ...) che offre un corso di Storia?
Un altro ostacolo sarebbe il fatto che esco da uno scientifico, senza il greco, ma quello sarebbe il problema minore.
Per Storia, invece, il problema è che alla Sapienza, dove andrei eventualmente, il corso sarebbe di Storia Medievale e Paleografia, quindi niente antichità e precedenti (com'è vero che a Lettere Classiche di Medioevo ne vedi molto poco).
Scienze Archeologiche mi sembra un pò troppo limitativo, quindi lascerei perdere, ma ditemi voi.
Ripeto, la domanda è questa: qual è il corso più utile, più spendibile, in vista di un futuro nella ricerca storica?
Quali sono le competenze (a livello di esami) più utili per un percorso del genere? (ed eventualmente, quale corso pone meno paletti in vista di un "cambio" nella Magistrale -che so, da LC ad Archeologia, o a Scienze Storiche-).
Ripeto, grazie in anticipo a tutti e scusate le ripetizioni.
 
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view post Posted on 5/10/2021, 15:15

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CITAZIONE (Federico G. @ 4/10/2021, 20:03) 
. . .
Un altro ostacolo sarebbe il fatto che esco da uno scientifico, senza il greco, ma quello sarebbe il problema minore.
. . .
Ripeto, la domanda è questa: qual è il corso più utile, più spendibile, in vista di un futuro nella ricerca storica?

Non avevo capito questo aspetto, mi dispiace molto di non aver chiesto prima.
Temo che questo sia invece il problema.
In tanti ti diranno -anche su questo Forum- che no, non è vero, in fondo ce la fai lo stesso, etc. etc.
E in tanti ti diranno che alla laurea anche magistrale ci sono arrivati benissimo, senza neanche tanti patemi.

La verità è che studiando puoi riuscire a fare qualsiasi cosa, ma come? Con un profilo di eccellenza (ai fini di una futura collocazione scientifica e professionale adeguata) o giusto per arrivare al "pezzo di carta" del titolo accademico?

Guarda che non è questione di conoscere le lingue antiche in termini di competenza strumentale per leggere le fonti etc. etc. (cosa che in fondo sarebbe recuperabile o addirittura in certi particolari ambiti d'indagine sostanzialmente irrilevante), ma per come la vedo io è questione di aver già fatto (e all'età giusta, non dopo) un certo percorso non puramente individuale di formazione anche caratteriale verso certe attitudini conoscitive "umanistiche" che non c'è niente da fare o si vive da adolescenti al Ginnasio o se no non si ha -perché si posseggono invece altre qualità che i tuoi Docenti, anche senza che tu te ne accorgessi, hanno avuto la cura di coltivare in te- e allora non vale la pena di correre d'ora in poi, solo per essersi iscritti alla corsa sbagliata, invece che con potenzialità vincenti con un costante handicap sulla groppa, che si ripresenterebbe puntualmente ad ogni bando per scuola di specializzazione, per dottorato, per carriera universitaria o ministeriale.

Pensare di iscriversi a Fisica e valorizzare la propria attitudine umanistica per diventare un ottimo divulgatore scientifico, costruendo nel tempo una puntigliosa preparazione in Storia della Scienza?
 
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view post Posted on 6/10/2021, 16:45

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Ciao. Non preoccuparti, avevo già notato, in altre discussioni, questa tua posizione. Quello che mi interesserebbe capire è quanto ci sia di oggettivo e quanto di soggettivo in quello che scrivi. Se magari, nel corso dei tuoi studi o nella carriera lavorativa, hai fatto esperienze che ti hanno confermato questi giudizi. Chiariamoci: non è che non ti creda: so benissimo di partire da una posizione di svantaggio. Che questo svantaggio possa rimanere (in certi particolari ambiti disciplinari) incolmabile, mi sta bene. Fatico un po', onestamente, a crederlo per TUTTI gli ambiti che ho elencato. In ambito archeologico, per esempio: come possono le attitudini acquisite in un classico influenzare l'esercizio della professione in maniera determinante? (fatto salvo, magari, il caso di un archeologo epigrafista). Per farla brutale: chi ti ha mai messo, in un classico, davanti a un oggetto materiale, o a un contesto storico-geografico, per interpretarli? Da dove deriverebbe il vantaggio di un diplomato "classico" in contesti del genere, se non appunto dalla maggiore conoscenza delle lingue? :=/:
Non sarebbe un pò come trovarsi di fronte a un quesito di economia, cioè una tipologia di problema mai affrontata in precedenza?
Escludendo le conoscenze che, come dici tu, si possono recuperare, quali sono gli elementi caratteriali e attitudinali a cui ti riferisci?
Ripeto: non è che stia negando l'esistenza di questi elementi, eh. Già il fatto che se ne parli è un indizio.
E' solo che, siccome, come mi anticipavi tu, su questo tema viene detto tutto e il contrario di tutto, volevo fare un po' d'ordine.
Sulla questione delle prospettive future, credo che, anche per il più accanito dei classicisti, la probabilità di lavorare da ricercatore sia mooolto bassa. C'è sempre il piano B dell'insegnamento. O il piano C di cambiare strada il prossimo anno. Se lo facessi adesso, ti dico la verità, so già che mi sentirei in colpa.
Fisica è appena sotto il piano K del suicidio. :lol: si scherza, ovviamente...
 
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view post Posted on 8/10/2021, 11:16

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Fisica è una ottima scelta -_- era stata la mia seconda (ma come spiego sempre quella mattina in Segreteria la fila era più lunga :lol: ) ed è stata felicissimamente quella di mio figlio (senza che io lo abbia influenzato in tal senso, almeno non deliberatamente).

Mesi addietro avevo suggerito di provare a guardare dentro al mondo dell'Archeologia "reale" attraverso il "buco della serratura" di qualche Associazione di volontariato. Se hai avuto questa opportunità ti sarai accorto di quale sia il profilo di chi nel settore opera veramente.

Ho già accennato che, per come lo sto vedendo io da fuori, il sistema attuale nell'Università manda avanti un po' in tutti i Dipartimenti fino al conseguimento del titolo magistrale chiunque si applichi studiando, senza troppe pretese di indirizzare le attitudini personali e senza (quasi) nessuna discriminazione quanto a competenze pregresse. Può anche essere percepita come una buona notizia. Ma dopo?


Buttiamo là che in Italia ad un conto fatto male possa esserci ipoteticamente spazio per magari tremila figure di Archeologo operanti attivamente nel privato, nell'Università, nel Ministero e nel CNR.
Proviamo ad azzardare in questo particolare frangente storico (dopo che ormai già sono usciti i "vecchi" della metà anni Settanta, cioè dell'epoca dell'istituzione del Ministero e dell'incremento delle cattedre universitarie, nonché delle prime aziende specializzate) un momentaneo tasso di turnover annuo di diciamo un 1 o 1,5%, massimo -ma proprio massimo- un 3% (ma attualmente non ci si arriva, anche se c'è da attendersi un sussulto quando finiranno del tutto di andare in quiescenza e dovranno per forza essere ricambiati funzionari e dirigenti pubblici e anche accademici degli affollati concorsi degli anni Ottanta e poco più, che fecero per tanti anni un gran "tappo" generazionale).
Vuol dire che ora come ora per una quarantina che escono dal mondo del lavoro (diciamo massimo novanta, ma di fatto al momento no) il sistema universitario imperterrito ne sforna ogni anno non meno che cinque o sei volte tanto ad essere ottimisti. Se estendiamo il conto a tutti i laureati, dottorati etc. di qualsiasi livello indiscriminatamente (compresi i "solo" triennali, che comunque esistono come qualifica ai sensi della Legge 110, per quanto senza praticamente nessuna possibilità di impiego stabile) il numero si ingigantisce fino ad andare fuori controllo.
E notare che ciò avviene senza che le Università italiane abbiano più (per questa particolare materia) quel prestigio incondizionato di un tempo in grado di rendere particolarmente appetibili i propri giovani all'estero.
Questo vuole dire che solo una parte minoritaria di coloro che potrebbero praticare il mestiere o la professione o inserirsi in una istituzione di ricerca o di tutela effettivamente poi riesce a farlo, che la selezione sarà schizzinosa (o qualche volta magari schizofrenica) e che tutti gli altri faranno nella vita qualcosa di diverso da ciò per cui hanno studiato.
Cosa di altro? Beh, a parte ingegnose e fortunose carriere professionali che non hanno proprio nulla a che fare con gli studi compiuti (posso citare casi che vanno dal più modesto Agente Immobiliare al Lobbista di successo), di solito fondamentalmente insegnano Latino, Greco e Materie Letterarie nelle scuole secondarie.

Mi raccontavano anni fa che nel Regno Unito l'equivalente del nostro percorso di studi fosse premiato in sede di selezione per le carriere militari (per via di una presunta attitudine al rigore decisionale, alla catena di comando e alla vita all'aperto), da noi no.

Dunque diciamo che alla laurea ci arrivi semplicemente applicandoti a dovere, poi però parte una competizione serratissima: se per demerito o per sfortuna (o sotto il peso di una lacuna di partenza) non ce la fai fra i pochi migliori, con il tuo profilo di studi anche liceali cosa vai a fare?
 
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view post Posted on 16/10/2021, 18:27

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Ciao e grazie per la risposta. Credo che il piano B naturale sia l'insegnamento, come mi accennavi. Non è che ci siano molte altre possibilità... La mia idea era quella di tentare di recuperare le lacune quest'anno, e fare un bilancio l'estate prossima. Se non andrà bene, ne prenderò atto. Mi riferisco ovviamente alla parte "tecnica" delle lacune, ovvio (le competenze di greco e latino).
Riguardo quello che dicevi prima: a parità di laurea (e di risultati universitari) il percorso di studi liceale viene realmente considerato da eventuali datori di lavoro? Fino a che punto? O ti riferivi semplicemente alle lacune di cui sopra? Cioè: il discorso era "Chi opera nel settore ha in maggioranza un certo profilo PERCHE' quel profilo ti predispone meglio a..." oppure c'è una discriminazione alla fine, a parità di competenze raggiunte?
Un'altra cosa che volevo chiederti è se, con il discorso sulle lacune, ti riferivi solo a LC o no. Secondo te avrei lo stesso tipo di handicap anche in Storia o Archeologia?
Ultima cosa: ritornando un momento sulla mia domanda iniziale, mi confermi che, fra i tre, in vista di quegli ambiti che ti dicevo, è Lettere Classiche il corso "migliore" per lasciarmi aperte tutte le strade? In vista appunto, di un futuro o nella ricerca storica o nell'archeologia (soprattutto per quanto riguarda la Storia medievale, quella un po' più borderline). Leggevo qui nel forum un documento dell'Università di Catania che metteva tra le competenze del laureato magistrale in Filologia, Lett. e St. d. Antichità, "Sicura padronanza, in ottica diacronica e sincronica, dei processi storici entro cui si dispiegano i fenomeni
culturali dell’età antica e medievale
", "Conoscenza approfondita dei fondamenti della filologia e dei principi metodologici delle scienze storiche", ecc...
Questo a prescindere dalla questione lacune, sennò è un cane che si morde la coda.
Fisica, fino al secondo anno di liceo, era la mia prima scelta :B): poi ho lasciato perdere. Ottima scelta, son d'accordo, ma non me la sentirei. Al limite, mi butterei su una volgarissima Economia.
 
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view post Posted on 17/10/2021, 10:06

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CITAZIONE (Federico G. @ 16/10/2021, 19:27) 
. . . a parità di laurea (e di risultati universitari) il percorso di studi liceale viene realmente considerato da eventuali datori di lavoro?
. . . con il discorso sulle lacune, ti riferivi solo a LC o no. Secondo te avrei lo stesso tipo di handicap anche in Storia o Archeologia?
. . . è Lettere Classiche il corso "migliore" per lasciarmi aperte tutte le strade? In vista appunto, di un futuro o nella ricerca storica o nell'archeologia . . .
. . . Leggevo qui nel forum un documento dell'Università di Catania che metteva tra le competenze del laureato magistrale in Filologia, Lett. e St. d. Antichità, "Sicura padronanza, in ottica diacronica e sincronica, dei processi storici entro cui si dispiegano i fenomeni culturali dell’età antica e medievale", "Conoscenza approfondita dei fondamenti della filologia e dei principi metodologici delle scienze storiche", ecc...

Mettiti in testa che tu non hai "lacune" (a meno che tu non sappia di aver compiuto nei tuoi studi qualche clamoroso "passaggio a vuoto" del tipo di mancare per sei mesi di fila e poi metterci una pezza con un esame due anni in uno da privatista o cose del genere) tu hai una formazione che va semplicemente in una certa direzione, alla quale sei stato amorevolmente preparato dai tuoi Docenti magari anche senza che tu te ne rendessi conto, e che si tratta non di nozioni in più o in meno (le quali sarebbero con santa pazienza recuperabili) ma della costruzione di una forma mentis, di una attidudine a misurarsi con un certo tipo di difficoltà all'interno un certo tipo di ambito che nel nostro caso -temo a differenza del tuo- è un ambito non esattamente verificabile, cioè il passato.

Certamente che ad una prova orale di un concorso o ad un colloquio di lavoro privato, anche dopo la Laurea Magistrale o persino la Specializzazione, verresti immediatamente sgamato: puoi con grande sacrificio imparare tutte le nozioni che vuoi, ma non è come averle assorbite pian pianino da quindicenne e giù di lì in un momento ancora di formazione del carattere individuale.
E questo con tutto che con una gran volontà ed una grande applicazione puoi senz'altro e senza nemmeno troppi patemi arrivare al titolo che desideri. Al titolo dico.
Questo su un piano ideale.
Da un punto di vista pratico non illuderti che il Latino o il Greco che ti insegrerebbero -magari in un semestre- all'Università ti consenterebbe (in caso di "Piano B") di vincere poi un concorso per l'insegnamento di quelle materie senza averle studiate affatto o studiate fino in fondo al percorso durante il Liceo, per quanto il titolo accademico permetterebbe di rientrare nel bando. Quindi la tua (pressoché unica) alternativa sarebbe gravemente indebolita dal punto di vista delle prospettive di lavoro.

Non è detto che tu non ce la possa fare (non solo per il titolo, ma anche per una carriera), ma renditi conto che non solo parti in svantaggio, ma che l'alternativa naturale per tutti gli altri per te è alquanto monca. E' logico volerci provare?
E' la tua vita, decidi tu.

Per rispondere più direttamente a qualche domanda, io dico che ora come ora sì, ci sarebbe una discriminazione a parità di titolo raggiunto (non focalizzare sulle competenze, non sono quelle il problema, alla fine non ci guarda quasi nessuno, pensa piuttosto all'attitudine caratteriale che il curriculum degli studi dimostra).

Buttandoti su Storia tu avresti secondo me il medesimo handicap, solo che te ne accorgeresti di meno e meno presto, semplicemente perché le opportunità di carriera come esito di quel percorso universitario sono ancora inferiori, cioè quella scelta presupporrebbe a priori e per pressoché chiunque di sapere già che quasi certamente (e con un margine contrario piccolo piccolo) non si farà ciò per mestiere.

In definitiva d'altra parte non molto diverso, salvo che per un pochissimo ma proprio pochissimo di spazio lavorativo anche nel privato, buttarsi su Archeologia (quando all'inizio di questa discussione ti avevamo consigliato di considerare di arrivarci nei livelli di studio superiori partendo da una Triennale in Lettere Classiche non avevamo presente la questione del diploma liceale di provenienza ed anzi ti avevamo comunque suggerito una complicazione perché se Archeologo vuoi alla fine diventare allora il tuo titolo finale di terzo livello (Specializzazione o Dottorato) deve essere coerente con quelli previsti dalla Legge 110/2014 e dal relativo Regolamento, quindi sempre occhio a vedere bene quando sarebbe il momento per saltare da Lettere ad altra Laurea verificando i requisiti per l'ammissione alla Magistrale e poi alla Specializazione).

A costo di rimangiarmi qualcosa di suggerito pochi mesi fa alla luce di ciò che ci siamo detti nel frattempo, nel tuo particolare caso Lettere non avrebbe forse molto senso come primo livello (mentre secondo me continuerebbe ad averlo per chi proveniendo da un buon Classico volesse costruirsi una preparazione bella larga e magari tenere aperto e più realistico possibile il proprio naturale "Piano B" dell'insegnamento nelle Secondarie).

Quando leggi le competenze legate ad un titolo accademico, oltre a giustissimamente valutarne ed apprezzarne la portata culturale, forse sarebbe il caso che tu ti chiedessi quanto esse siano spendibili in qualsiasi direzione che non sia la pura e semplice (perché troppo difficilmente contendibile) futura affermazione in quella ristretta carriera universitaria (quando tanti anni fa studiavo io, certi corsi li frequantavamo in due o tre ed era ragionevole -in una fase storica a differenza dell'attuale fortemente espansiva- che di quei due o tre uno prima o poi arrivasse felicemente alla cattedra universitaria, un altro si inventasse brillantemente il modo di spendere quelle competenze nel privato ed il terzo semplicemente avesse in mente più o meno sin dall'inizio di incorniciare un bel diploma: oggi i numeri sono troppo superiori per farsi illusioni senza una concreta e numericamente credibile "utilità sociale" di ciò che viene -sacrosantamente peraltro- illustrato e vantato nelle descrizioni dell'orientamento per matricole).
 
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23 replies since 3/1/2021, 22:23   3931 views
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