Apro questo thread, perché mi affascinano moltissimo le (numerose) storie che riguardano i più svariati oggetti antichi, ma anche non necessariamente antichi, e le influenze negative che, a volte, alcuni di essi esercitano su coloro che ne entrano in possesso.
Mi riferisco alle cosiddette maledizioni, influssi nefasti che possono provenire da manufatti, luoghi, dimore, e che si esercitano, anche per lunghissimo tempo e a distanza di anni, sui malcapitati con cui entrano in qualche modo in contatto.
Il più famoso esempio di maledizione proveniente da reperti archeologici riguarda le tombe dei faraoni, in particolare la sensazionale scoperta della tomba del faraone Tutankhamon, nel 1922, ad opera dell’archeologo Howard Carter, e che colpì, nel corso degli anni, tutti coloro che parteciparono allo scavo, come una sorta di punizione per aver profanato la tomba del faraone, e disturbato il suo riposo eterno.
In questa discussione, mi piacerebbe che si parlasse magari di qualche aneddoto o esperienza personale o si raccontasse magari qualche storia meno nota o famosa riguardo ad oggetti con nomea negativa.
Comincerò io, raccontandovi un’esperienza personale che, all’epoca, mi spaventó moltissimo, poi, diciamo che mi ci sono “abituata”, perché non è stato l’unico incontro col paranormale che ho avuto.
Pubblico le foto perché, come da regolamento, non si tratta di un reperto archeologico, si tratta di una pietra piuttosto grande (che conservo tuttora in una teca di vetro) che, per conformazione e venature dei minerali di cui è composta, somiglia molto ad una maschera tribale africana.
Cinque anni fa, mi sono recata a fare un reportage fotografico in un piccolo borgo abbandonato che si trova in Emilia.
Questo borgo è molto conosciuto tra chi si occupa di paranormale e tra gli appassionati di mistero.
Si tratta di una manciata di case in pietra, ormai ridotte a ruderi, che sono state abbandonate improvvisamente più di quarant’anni fa.
Le ragioni per cui gli abitanti di questo luogo lasciarono in fretta e furia il paese (all’interno delle case meglio conservate sono ancora visibili alcuni abiti negli armadi, suppellettili in cucina, e così via), non sono chiare, qualcuno dice che il posto fu teatro di un eccidio nazista (ed in effetti sulla grondaia di una casa sono visibili alcuni colpi di mitragliatrice), qualcun altro sostiene che il borgo fu abbandonato in seguito ad una misteriosa malattia che colpì alcuni bambini, altri invece parlano dell’orribile morte di una ragazzina del villaggio, il cui corpo fu ritrovato proprio all’ingresso di esso (ed in verità, all’ingresso del borgo, c’è una grande e vecchia croce nera metallica, senza alcuna iscrizione).
Al di là delle reali motivazioni per cui questo piccolissimo paese fu abbandonato, negli anni successivi, la sua oscura fama si tinse ancora più di nero, perché, negli anni ‘70 circa, fu ritrovato, nei pressi del borgo, il cadavere di un uomo morto in circostanze mai chiarite, si pensó ad un suicidio (ne parlarono i giornali locali dell’epoca). Alcuni anni dopo, sempre all’interno del paese abbandonato, fu rinvenuto il cadavere di una ragazza, vittima di riti satanici, dissero sempre le cronache dell’epoca.
Da allora, fino ai giorni nostri, questo piccolo paese è diventato teatro di riti oscuri, di persone che si radunano lì di notte a svolgere rituali di magia nera (sono state trovate torce, indumenti insanguinati, e simbologie esoteriche di vario tipo).
Cinque anni fa, decido di recarmi in questo posto, per riprese video e fotografiche. Siamo in due.
Il borgo è totalmente isolato all’interno di un bosco. Ci si può arrivare solo con fuoristrada, attraverso un’unica strada sterrata. Non c’è energia elettrica nè anima viva. Solo boschi e una manciata di case abbandonate in mezzo
agli alberi.
Le stranezze iniziano da subito. Mentre ci stavamo avvicinando al posto, in auto, sull’ultimo tratto di strada ancora asfaltato, notiamo un enorme chiazza di sangue sull’asfalto, così grande da occupare la metà di una carreggiata. Non c’è anima viva. Nessuno. Scendiamo a controllare. Non c’è alcuna traccia di un possibile incidente o dell’investimento di un animale selvatico. C’è solo questa grande macchia di sangue. E basta.
Proseguiamo ed arriviamo nel borgo. Cominciamo a fare fotografie e video.
Nel borgo, chiaramente, oltre a noi non c’è nessuno.
Mentre stiamo facendo alcune riprese video, sentiamo, nel silenzio assoluto, risuonare alcuni piccoli campanellini tra gli alberi del bosco di fronte a noi. Andiamo a controllare. Non c’è alcun campanello legato ai rami, eppure questo suono continua, e si sposta seguendo i nostri movimenti, come se qualcosa si muovesse tra gli alberi, ma tra gli alberi, radi e poco fitti, non c’è nulla.
Entro in una delle case diroccate ancora agibili, e trovo una sorta di tavoletta Ouija con incisi caratteri esoterici incomprensibili, e un nome nel centro. All’interno di un’altra casa, troviamo invece un piccolo fantoccio impiccato accanto ad una finestra.
La tensione comincia a salire. Ci spostiamo poco più avanti, per altre foto. Vicino ad un fiume. E tra i rami, perfettamente intrecciati, noto un grande pentacolo, fatto con degli arbusti.
Mentre facciamo queste foto, lasciamo gli zaini con l’attrezzatura su un grosso masso poco distante. A un certo punto, ritorno verso gli zaini per cambiare obiettivo della macchina fotografica, ma sento delle voci, sento distintamente le voci di un uomo e di una donna, non capisco cosa dicono, ma mi affretto, dato che abbiamo lasciato le borse incustodite con attrezzatura costosa all’interno.
Una volta arrivata agli zaini, però, non c’è nessuno. Nessuna persona. Mi guardo attorno. Nessuno. E c’è una sola unica strada da cui si può passare, se ci fosse stato qualcuno, li avrei visti.
Ne abbiamo abbastanza, interrompiamo il reportage e ci affrettiamo a fare ritorno alla macchina, che abbiamo lasciato ad 1,5 km di distanza, perché non è un fuoristrada e non può fare l’ultimo tratto sterrato.
Lungo la strada nel bosco, camminando, sul limitare del sentiero, noto la strana pietra che vedete in foto, affiorare dal terreno. Mi attrae subito, come fanno tutti gli oggetti “maledetti”, e faccio ciò che non si deve mai fare nei posti infestati: la raccolgo e la porto con me (io colleziono pietre e minerali). Siamo a circa 700 mt dal borgo, e mi dico che la pietra è ormai fuori dal raggio nefasto del luogo, ma dentro di me, so che non è del tutto vero.
Arriviamo all’auto. Mettiamo la pietra nel bagagliaio. E gli influssi negativi si fanno sentire da subito: mi viene un’improvvisa nausea molto strana, e, lungo il viaggio di ritorno, cominciano mille intoppi sulla strada.
Alla fine arrivo a casa. Lavo la pietra e la metto in una teca in cui conservo tutti i minerali che colleziono.
È notte. Sto dormendo, e comincio a sentire forti colpi in camera mia e in salotto, come se qualcosa andasse a sbattere contro i mobili e le pareti.
È mattina, mi alzo, e in bagno trovo, appoggiata sul bordo del lavandino, un foglietto di carta. Nessuno ha accesso al mio bagno o alla mia stanza.
In quel momento, capisco che non dovevo prendere la pietra.
Nei giorni successivi, comincio a trovare più volte il rubinetto del lavandino del bagno aperto, con un filo di acqua che scorre.
A questo punto, inizio davvero a spaventarmi.
Nei giorni seguenti ancora, sento distintamente le voci di un uomo e di una donna, nel mio salotto, vicino a dove tengo la pietra. Sono le stesse voci che ho sentito al borgo.
Mi organizzo quindi per riportare la pietra dove l’ho trovata, perché così si deve fare con gli oggetti “infestati”, però, comincia a venirmi una febbre improvvisa. Una febbre altissima, che arriva a 40, senza nessun altro sintomo. Chiamo il medico, che mi visita e non riscontra nulla a parte questa febbre stranissima. Mi dà antibiotico e tachipirina. La febbre scende solo il tempo dell’effetto della tachipirina e poi risale, sempre a 40. Io sono spossatissima, perché non riesco a mangiare nulla, bevo solo acqua.
Vado quindi al pronto soccorso, mi fanno tutti gli esami e gli accertamenti, e non trovano nulla neppure loro, dicono che ho preso un non meglio precisato virus, e mi rimandano a casa perché tutti gli esami sono perfetti, a parte questa febbre altissima. Dopo un paio di giorni, la febbre finalmente scende e scompare.
Nel frattempo, io decido che non tornerò mai più in quel borgo, perché ho rischiato davvero moltissimo.
Tenendo la pietra sottovetro e non toccandola mai più, col tempo sembra avere perso i suoi influssi.
Attualmente è ancora a casa mia.
Sono curiosa di leggere qualche vostro aneddoto, se ne avete.