Crema di avocado al rum, e altre ricette.

In cerca di ricette semplici ma gustose qualche giorno fa ho fatto un esperimento, frullando un avocado (dopo aver eliminato buccia e nocciolo, naturalmente ) con zucchero e rum, ed ho provato anche una variante aggiungendovi noci.
È un‘ottima crema da mangiare così, o magari spalmata su biscotti.

Oggi ho provato a condire la pasta (tortiglioni) con delle rillettes di anatra e maiale cui ho aggiunto abbondante pepe nero.
Naturalmente si tratta di una ricetta ipocalorica

Per restare culinariamente nella Grande Nation ho magiato poi un po' di roquefort, uno dei mei - tanti - formaggi preferiti.

Conoscete le rillettes, una specialità francese? Sono deliziose sul pane tostato ancora caldo!

Pare che il cibo ipocalorico vada alla grande, tra gli psicoanalisti, a giudicare anche da quanto ne scrisse Sigmund!


Beh, non ho mai provato a utilizzare la polpa di aguacate in questa maniera. Ron a parte, penso somigli un po' alla crema di pistacchi, se non altro dal punto di vista cromatico.

Ah, chiarisco: avocado è una parola che abbiamo preso in prestito dal portoghese, nella lingua nahuatl si chiamava ahuacatl, la "h" somiglia nella pronuncia alla nostra "g" e la "l" finale è la trascrizione di un verso palatalizzato che sta tra la "e" e la "i", da cui lo spagnolo aguacate.
Inoltre, al francesismo rum, che in realtà sarebbe rhum, preferisco lo spagnolo ron, dato che ho vissuto un bel po' di tempo in America centrale, terra di origine di quel distillato del liquido estratto dalla canna da zucchero, benché la canna sia originaria del su est asiatico.
Si può produrre anche con la melassa, ma il ron prodotto in questo modo, detto "ron industrial" è di minore qualità, anche se nei nostri supermercati viene spacciato a un prezzo più che doppio della paragonabile grappa scadente.
Il secondo viene messo in commercio appena prodotto, il primo, invece, chiamato ron agrícola, cioè rum agricolo, viene sottoposto a invecchiamento in botti di rovere americano, per almeno 3 anni, ma il migliore raggiunge invecchiamenti quasi secolari.
Con la stessa melassa si produce un altro distillato, molto meno pregiato, che prende nomi differenti a seconda del paese di produzione, in Costarica si chiama guaro.


Le conosco, le ho consumate anche sulle bruschette, cioè sul pane abbrustolito sul quale era stato passato più volte uno spicchi d'aglio tagliato, le trovo un po' troppo unte, sul pane abbrustolito preferisco le fettine di lardo di colonnata

Sul lardo di colonnata non ci son dubbi!

Ho dovuto accontentarmi di un Bacardi gold, invecchiato, a quanto scritto sull'etichetta, in fusti di quercia, non ho di meglio a casa. Ho una bottiglia di grappa di nebbiolo, chiusa da anni, perché a me la grappa non piace e non conosco nemmeno nessuno che la beva.

Un ricordo attivato dal rum/rhum/ron: un conoscente di mio padre aveva a Trieste una fabbrica di liquori e gli aveva venduto del rum/rhum/ron a 72° che veniva miscelato in piccole quantità ad altri per produrre i rum/rhum/ron più pregiati. Mio padre non lo beveva ma ne metteva un po' nel tè che beveva una o due volte all'anno nelle serate particolarmente fredde. Entrando il mattino successivo nel salotto, dove - senza televisore! - si passavano leggendo, sentendo musica e discorrendo, le serate e veniva bevuto il tè, si sentiva ancora il delizioso profumo aromatico del rum/rhum/ron.

Si usa ancora, in Alto Adige e Austria, aggiungere al the un cucchiaino di Stroh, vale a dire ron a 80°

Vecchi ricordi.

Ho passato molte estati delle mia infanzia e adolescenza in un piccolo paesino a 1000 mt di altitudine, sopra Bressanone.
Ogni due sere, più o meno alle 18, andavo a comperare un litro di latte nella stalla del maso a un centinaio di mt dalla casetta di proprietà del mio prozio.
Lì mi accoglieva frau Christina, che stava rimestando il calderone con il latte appena munto, posto sul fuoco a bollire, e aveva la bottiglia dello Stroh posata su un ceppo di larice di fianco a lei.
Mi faceva aspettare qualche minuto, quindi posava la pala di legno che utilizzava per rimestare il latte, prendeva la bottiglia e si beveva a canna un bel sorso di ron (80°, ripeto, se il particolare fosse sfuggito) e poi mi riempiva il bidoncino del latte.

Ogni tanto, bevo un goccetto di grappa a 50°, devo stare attento a non bruciarmi la gola, mi domando ogni volta come fossero ridotte le mucose della gola e quelle gastriche di frau Christina...

Mi hai fatto ricordare che ho a casa una bottiglietta di rum/rhum/ron Stroh, un classico austriaco, mai aperta. Ma ha solo 40°! Penso sia quello per bambini.

Il largo uso di bevande fortemente alcooliche assieme a quello delle carni affumicate era una causa frequente di cancro alla gola ed all'esofago.

In effetti, quel liquore è venduto anche in confezioni con gradazione minore, ma la confezione più classica, utilizzata soprattutto per il the nelle fredde giornate invernali è questa

www.licorea.com/stroh-80-austria-p-96.html?language=it

anche se a quei tempi la bottiglia aveva la stessa forma, ma non era di vetro scuro, era perfettamente trasparente

Erano i bei tempi passati, in cui la trasparenza contava ancora, persino nelle bottiglie di rum/rhum/ron.

Una volta era tutto meglio, in particolare io.

Lo spirito è ancora quello di un tempo, almeno il tuo quello dello Stroh forse meno...

Lo spirito è forte, ma la carne è debole, ossia, come diceva il traduttore automatico, il whisky è buono ma la bistecca puzza.

Lo spirito dello Stroh 80° è sicuramente molto forte, ma anche il tuo non è da meno, lo leggo spesso con piacere!
Tuttavia, mentre il tuo spirito probabilmente addirittura migliora con il tempo, quello dello Stroh 80° forse non ha più il gusto di una volta... o no?

Non lo so, non lo ho mai bevuto ed anche la bottiglietta che posseggo è destinata, a meno di cataclismi, a restare chiusa. Così rimane di sicuro squisito!

Lo Stroh, che prende nome dal produttore ma significa paglia, è aromatizzato con un infuso di erbe.

Ho anche del whisky comperato nel 1977, ancora chiuso e che non intendo aprire. I misteri non vanno svelati. Per questo, pur passando davanti a Santa Maria delle Grazie a Milano ogni giorno per circa un mese, non sono andato mai a vedere il Cenacolo di Leonardo; ci sono, come spesso ho detto credo anche qui, cose così belle che bisogna non averle viste

Sono assolutamente d'accordo, per cinque anni sono passato davanti alla Cappella degli Scrovegni, a quel tempo si poteva entrare senza problemi, non ho mai trovato il coraggio di entrare... è veramente così, ci sono cose belle che non si devono vedere

Una via di mezzo tra non vedere e vedere: https://www.haltadefinizione.com/visualizz...otto-di-bondone

Il sito www.haltadefinizione.com è fantastico.

Quella presentazione è bellissima, l'ho già seguita in un programma televisivo.