Ostraka - Forum di archeologia

Patchouli, profumo del passato, un rinvenimento eccezionale.

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 7/6/2023, 08:49
Avatar

Senior Member

Group:
oikistés
Posts:
19,439
Location:
Germania

Status:


In un mausoleo nella città spagnola di Carmona è stato rinvenuto un flacone in cristallo di rocca a forma di anforetta chiuso con un tappo di dolomite e sigillato con del bitume che conteneva ancora i resti del contenuto originario. Sono state condotte diverse analisi fisico-chimiche che hanno permesso di identificate la sostanza odorosa i cui componenti volatili erano presenti negli idrocarburi del bitume utilizzato per assicurare la tenuta del tappo realizzato in dolomite.

Recipienti di cristallo di rocca erano in epoca romana oggetti di lusso e il profumo è stato identificato in un'essenza ancor oggi in uso, il patchouli.

Qui i link all'articolo originale: www.mdpi.com/2571-9408/6/6/236
e all'articolo in lingua tedesca da cui ho ricavato la notizia:
 
Top
view post Posted on 7/6/2023, 22:23
Avatar

Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

Group:
oikistés
Posts:
4,026
Location:
Verona - Forlì

Status:


Che patchouli possa essere arrivato ai romani dall'attuale India, attraverso lunghi scambi commerciali, non è affatto sorprendente: lo studio stesso evidenzia il fatto che è noto come sicuramente i Romani conoscessero l'olio di nardo, proveniente da quel paese.
Tanto per dire nel lavoro viene citato Plinio il Vecchio, in questo passaggio (trad.mia)

<<nelle fonti classiche sulla produzione di profumi, Plinio il Vecchio usò le parole folium nardi , cioè “foglie di nardo” (NH, XII, 42 e sgg, scrive di un tipo che nasce in India vicino al Gange - XVI, 59 arriva dall'India per uno dei re siriani della dinastia Seleucide, ndt) per riferirsi al Nardum indicum , pianta della famiglia delle Valerianaceae nota come “vero nardo” o “nardo indiano” (Nardostachys jatamansi). >>

La cosa è molto interessante, perché pare che si tratti del primo ritrovamento di resti di tale olio profumato in una necropoli romana e perché sarebbe la prima identificazione pressoché certa di un profumo in ambito romano.

Secondo gli autori, però, le cose più eclatanti sono il fatto che il contenitore sia di cristallo di rocca, dato che normalmente i contenitori per profumi erano di alabastro, e ancor di più che il tappo sia di dolomite, caso finora unico, sigillato con bitume.

Lo studio ha richiesto numerose analisi chimiche, gascromatografiche, di spettrometria di massa e di diffrazione ai raggi X, oltre che l'applicazione di particolari metodi di analisi matematica dei risultati ottenuti con tali analisi fisiche.
 
Top
view post Posted on 7/6/2023, 23:01
Avatar

Senior Member

Group:
oikistés
Posts:
19,439
Location:
Germania

Status:


Vi erano contenitori per profumi in vetro, spesso fatti a forma di colomba, contenenti un liquido a cui si accedeva spezzando la coda, un po‘ come si fa con le fiale di medicinli. L‘unico esemplare intatto, con ancora il contenuto, di cui però non si conosce la composizione, è conservato al museo archeologico di Torino. https://storiedistoria.com/2018/06/le-colombine-dei-profumi/
La particolarità del rinvenimento sta anche nell‘uso del cristallo di rocca per l‘ ἀμφορίσκος, materiale particolarmente costoso e di non facile lavorazione, e l‘uso di dolomite per il tappo non è altrove documentato. Tipici contenitori erano gli ariballoi, sferoidali, e gli alabastra, allungati, questi ultimi originariamente di alabastro, ma in seguito come i precedenti sia ceramici che di vetro.

I profumi antichi, come quello contenuto nell‘anforetta di cristallo di rocca, erano a base di essenze sciolte in grassi, quindi pomate o olii profumati. I profumi in soluzione alcoolica sono di produzione recente, famosa è l‘Eau de Cologne, prodotta dal 1709 da Jean Marie, o Johann Maria, Farina, di origine piemontese, che io uso frequentemente, completando quindi degnamente la lista dei clienti famosi tra cui Napoleone I e III, diversi regnanti di Prussia, alcuni zar, Voltaire, Schiller e Goethe, diversi monarchi britannici e di altri stati, nonché politici e in tempi più recenti alcune note attrici. ;) :P

Edited by dceg - 8/6/2023, 00:18
 
Top
view post Posted on 8/6/2023, 05:59
Avatar

Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

Group:
oikistés
Posts:
4,026
Location:
Verona - Forlì

Status:


CITAZIONE (dceg @ 8/6/2023, 00:01) 
I profumi in soluzione alcoolica sono di produzione recente...

mmmmh, non è così semplice, nel senso che apparecchi risalenti a c. 6000 anni fa, presumibilmente adatti alla distillazione idroalcolica in corrente di vapore e sempre presumibilmente utilizzati per la produzione di essenze profumate, sono stati trovati in Slovacchia, sito di Abrahàm. Poco più tardi sono quelli molto simili, provenienti da Tepe Gawra, vicino a Mosul, nella valle del Tigri.
Si tratta di reperti in ceramica che si pensa servissero alla distillazione cd "ad anello di recupero", che probabilmente utilizzava come "veicolo" un liquido idroalcolico ricavato dalla fermentazione di frutta o miele.
Qui i disegni ricostruttivi

www.grappamarolo.it/storie/storia-alambicco-eta-arcaica/

Sinesio di Cirene scrive che nello stesso periodo, 4000 - 3500 a.C., anche gli Egizi distillavano il vino e il sidro per produrre bevande alcoliche, come liquori e acquaviti, ma è un autore del IV - V sec. d.C., la cui affidabilità è perciò dubbia.

La tecnica venne poi sviluppata dagli alchimisti arabi, a partire dall'VIII sec. d.C., al fine di distillare farmaci dalle erbe e anche estrarre e raffinare elementi preziosi, come l'oro, per esempio.
Essi inventarono l'alambicco, parola la cui origine è araba, così come la parola alchìmia, con l'accento sulla prima i, non sulla seconda come nell'uso corrente (rispettivamente dall'arabo al-anbīq, bottiglia o vaso, a sua volta proveniente dal greco tardo di ambito siriaco ambix, vaso, e ṣan’a al-kīmiyā’, arte della pietra filosofale, forse dal greco antico χυμεία chymeia, mescolanza di liquidi, attraverso il siriaco kīmiyā).

CITAZIONE (dceg @ 8/6/2023, 00:01) 
famosa è l‘Eau de Cologne, prodotta dal 1709 da Jean Marie, o Johann Maria, Farina, di origine piemontese, che io uso frequentemente, completando quindi degnamente la lista dei clienti famosi tra cui Napoleone I e III, diversi regnanti di Prussia, alcuni zar, Voltaire, Schiller e Goethe, diversi monarchi britannici e di altri stati, nonché politici e in tempi più recenti alcune note attrici. ;) :P

Puoi tranquillamente aggiungere al tuo elenco un altro personaggio non di poco conto, il sottoscritto: utilizzo l'Eau de Cologne Jean Marie Farina Double Extract da più di mezzo secolo, costa un botto ma ne vale la pena.
Solo due profumi mi piacciono veramente: l'acqua di Colonia e l'olio di lavanda, benché trovi molto apprezzabili le donne che usano l'Acqua di Rose.
In passato ho usato anche quello che nell'italiano dotto del XIX sec veniva chiamato pasciolì, cioè l'olio di patchouli, con grande moderazione perché è decisamene eccessivo...

CITAZIONE (dceg @ 8/6/2023, 00:01) 
La particolarità del rinvenimento sta anche nell‘uso del cristallo di rocca per l‘ ἀμφορίσκος, materiale particolarmente costoso e di non facile lavorazione, e l‘uso di dolomite per il tappo non è altrove documentato. Tipici contenitori erano gli ariballoi, sferoidali, e gli alabastra, allungati, questi ultimi originariamente di alabastro, ma in seguito come i precedenti sia ceramici che di vetro.

Hai chiarito meglio quanto scritto in maniera stringata nel lavoro originale da te indirizzato.
 
Top
view post Posted on 8/6/2023, 07:13
Avatar

Senior Member

Group:
oikistés
Posts:
19,439
Location:
Germania

Status:


La distillazione ha origini antiche, ma lo sfruttamento commerciale di essenze profumate in soluzioni alcooliche è recente.

Figurati poi che da me da qualche anno l’acqua di Colonia esce dai rubinetti! ;)
 
Top
view post Posted on 8/6/2023, 13:32
Avatar

Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

Group:
oikistés
Posts:
4,026
Location:
Verona - Forlì

Status:


CITAZIONE (dceg @ 8/6/2023, 08:13) 
Figurati poi che da me da qualche anno l’acqua di Colonia esce dai rubinetti! ;)

Non ne dubito :lol: :lol: :lol:
 
Top
view post Posted on 9/6/2023, 16:47

Member

Group:
Member
Posts:
706
Location:
Verona

Status:


CITAZIONE (Usékar @ 8/6/2023, 06:59) 
mmmmh, non è così semplice, nel senso che apparecchi risalenti a c. 6000 anni fa, presumibilmente adatti alla distillazione idroalcolica in corrente di vapore e sempre presumibilmente utilizzati per la produzione di essenze profumate, sono stati trovati in Slovacchia, sito di Abrahàm. Poco più tardi sono quelli molto simili, provenienti da Tepe Gawra, vicino a Mosul, nella valle del Tigri.
Si tratta di reperti in ceramica che si pensa servissero alla distillazione cd "ad anello di recupero", che probabilmente utilizzava come "veicolo" un liquido idroalcolico ricavato dalla fermentazione di frutta o miele.
Qui i disegni ricostruttivi

www.grappamarolo.it/storie/storia-alambicco-eta-arcaica/

Sinesio di Cirene scrive che nello stesso periodo, 4000 - 3500 a.C., anche gli Egizi distillavano il vino e il sidro per produrre bevande alcoliche, come liquori e acquaviti, ma è un autore del IV - V sec. d.C., la cui affidabilità è perciò dubbia.

Ma ciò che viene detto nel link che hai postato ha fondamenti scientifici? Cioè alambicchi così antichi sono attestati archeologicamente da fonti affidabili? Perchè il link sembra essere una distilleria di grappa, e di solito in questi siti, come anche quelli dei produttori di vino, si leggono cose piuttosto fantasiose.
Francamente non avevo mai sentito parlare di tecniche di distillazione così antiche. Il più quotato storico del vino, l'inglese Hugh Johnson sostiene che il primo superalcolico della storia fu il Cognac, prodotto in Francia intorno al 1600 per il mercato inglese.
 
Top
view post Posted on 9/6/2023, 17:04
Avatar

Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

Group:
oikistés
Posts:
4,026
Location:
Verona - Forlì

Status:


@ Mario_A

Non è detto che i distillati di "vino", che siano d'uva, di datteri o altra frutta, siano necessariamente superalcolici.

Non so se conosci Giorgio Samorini che, non esito a dirlo, è il maggiore conoscitore italiano delle sostanze psicoattive.
Leggi il lavoro di cui riporto l'indirizzo, il testo da cui sono state ricavate le notizie riportate nel sito del produttore di grappa di cui ho trascritto l'indirizzo in precedenza: mi sembra che già da quanto scrive Samorini in quel breve lavoro si deduca come la questione non sia per nulla semplice, la cosa ancora più importante è che alla fine è riportata una nutrita bibliografia, che mi sembra tutt'altro che fantascienza

https://samorini.it/archeologia/varie/distillatori-arcaici/
 
Top
view post Posted on 12/6/2023, 17:15

Member

Group:
Member
Posts:
706
Location:
Verona

Status:


Grazie Usékar per l'articolo di Giorgio Samorini (che non conoscevo).

Non mi sono mai occupato della storia della distillazione, e finora sapevo (da ricordi scolastici), che era stata inventata dagli Arabi e Persiani verso il VII sec. d.C e poi da essi diffusa in Europa nell'Alto Medioevo.

Degli argomenti trattati dall'articolo sono senz'altro valide le recenti scoperte della fabbrica di profumi nell'isola di Cipro, nel sito archeologico di Pyrgos, che comprendono un antico alambicco datato intorno al 1850 a.C, in una campagna di scavi del CNR diretti dall'archeologa italiana Maria Rosaria Belgiorno. Qui il link di una divulgazione del CNR:

https://www.cnr.it/en/press-release/4526/i...greto-dell-olio

(peccato per la mostra dei reperti ai Musei Capitolini di Roma dal 14 marzo al 2 settembre 2007. Se l'avessi saputo sarei andato volentieri a vederla!)

Interessante anche l'articolo di Frank R. Allchin, India: the ancient home of distillation? 1979 sulla possibile conoscenza della distillazione presso gll antichi Indiani, ma in epoche comunque più recenti rispetto a Cipro (I sec. a.C). Allchin era un archeologo inglese specializzato nella storia delle civiltà indiane, delle quali aveva una profonda conoscenza.

Sono invece alquanto scettico sui "distillatori sardi". Samorini dà per scontato che la distillazione fosse praticata nella Sardegna dell'Età del Bronzo, chiamata anche civiltà Nuragica.
Vengono mostrate le foto di due vasi molto caratteristici della civiltà nuragica, dette olle biansate.
Ho letto l'articolo che viene citato per questo argomento,

ANTONA ANGELA et al., 2010, Spazi di lavoro e attività produttive nel villaggio nuragico La Prisgiona in località Capichera (Arzachena), in: M. Milanese et al. (cur.), L’Africa romana, vol. III, Carocci Editore, Roma, pp. 1713-1734

L'articolo dice solo:
Particolare deve essere anche la funzione di questo vaso,
che richiama per la sua forma e per la tesa esterna un’olla proveniente
dal Nuraghe Nastasi di Tertenia in provincia di Nuoro, riferita
al Bronzo Finale 24. La particolare foggia ha suggerito la sua
funzione di recipiente atto alla distillazione. Anche per il vaso di
La Prisgiona si può ipotizzare una funzione simile, o per lo meno
un sua destinazione alla produzione di una speciale bevanda, la cui
precisazione è affidata alle analisi gascromatografiche.


Cioè un'ipotesi solo ventilata (e alquanto azzardata!), un pò poco per attribuire con sicurezza la conoscenza della distillazione alla civiltà nuragica.

Sono anche un pò scettico sulla ventilata diffusione mondiale della distillazione. Si parla della distillazione presso gli antichi Peruviani pre-colombiani. Tu che sei esperto delle civiltà pre-colombiane, ti risulta che le civiltà del Perù conoscessero la distillazione e avessero apparati simili a quelli inventati nel Vecchio Mondo?

La distillazione è una tecnologia sofisticata, non deriva dall'osservazione di fenomeni naturali (come la fermentazione alcolica), non è intuitiva ed è improbabile che possa essere nata in modo indipendente in diverse regioni del mondo.
 
Top
view post Posted on 13/6/2023, 06:52
Avatar

Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

Group:
oikistés
Posts:
4,026
Location:
Verona - Forlì

Status:


CITAZIONE (Mario_A @ 12/6/2023, 18:15) 
Sono anche un pò scettico sulla ventilata diffusione mondiale della distillazione. Si parla della distillazione presso gli antichi Peruviani pre-colombiani. Tu che sei esperto delle civiltà pre-colombiane, ti risulta che le civiltà del Perù conoscessero la distillazione e avessero apparati simili a quelli inventati nel Vecchio Mondo?

La distillazione è una tecnologia sofisticata, non deriva dall'osservazione di fenomeni naturali (come la fermentazione alcolica), non è intuitiva ed è improbabile che possa essere nata in modo indipendente in diverse regioni del mondo.

Non sono poi così esperto, le culture precolombiane dell'America meridionale le conosco poco, in particolare quelle peruviane sono così numerose e complesse che la stesso Giuseppe Orefici credo avrebbe problemi a trattarle complessivamente.
Per quanto poi riguarda eventuali processi di distillazione, confesso la mia grande ignoranza in merito, anche se gradisco alcune grappe, il calvados e molti tipi di ron, cioè quello che noi chiamiamo rum o rhum, in particolare i ron nicaraguensi.

Ho fatto qualche breve ricerca, non trovo notizia di distillatori in ceramica prodotti in Perù prima dell'arrivo degli spagnoli.
Tuttavia molta letteratura sostiene che il pisco, il distillato di vino tipico del Perù, venisse prodotto con uva autoctona perlomeno tempi incaici: mai vista una immagine di questi presunti vasi destinati alla distillazione, gli storici più accreditati sostengono che la coltivazione dell'uva in Perù iniziò con viti delle Canarie, importate nel 1553 dal Marchese di Caravantes e la prima menzione del pisco risale al 1754...
Più o meno lo stesso si può dire della distillazione del succo fermentato d'agave da cui si ricava la tequila: tale succo fermentato veniva sicuramente prodotto sin da tempi molto antichi, ma la sua distillazione risale a dopo il 1600.
Il succo d'agave fermentato era già noto agli Aztechi e viene prodotto ancor oggi col nome di pulque, ma non ho notizia che sia mai stato distillato prima della nascita della città di Tequila, fondata dagli spagnoli nel XVII sec.

Ciò che posso dire con cognizione di causa riguarda i Maya, ma non propriamente la distillazione, bensì quel "vino" che essi chiamavano balché, prodotto facendo fermentare in acqua mais macinato con l'aggiunta della corteccia di un albero che porta lo steso nome di balché. Questa corteccia aggiunge effetto psicotropo alla bevanda fermentata già di per sé alcolica.
Inoltre facevano fermentare un miscuglio di erbe, la cui composizione non è nota in dettagli, così come succede anche per l'ayahuasca/aya-waska peruviana, per ottenere un liquido con il quale i re e i grandi sacerdoti praticavano l'enema, o clistere che dir si voglia, che aggiunto a un lungo digiuno "purificatorio" precedente e all'autosalasso provocava la cosiddetta visone del serpente e dell'antenato.

Per quanto riguarda Giorgio Samorini, lo conosco come il maggior studioso italiano di "prodotti" con effetti psicotropi e allucinatori.
Questo perché i suoi scritti sono notissimi e utilizzati dagli operatori nel campo delle tossicodipendenza, com'era mia moglie fino a poco tempo fa: è considerato persona della più grande attendibilità, per questo non sono andato a controllare tutti i riferimenti bibliografici da lui riportati a proposito della nascita della distillazione.
Diciamo che mi sono fidato di quella che è l'opinione corrente degli operatori nel campo delle dipendenze, come quelle da alcool e da sostanze psicoattive in genere.
 
Top
9 replies since 7/6/2023, 08:49   63 views
  Share