Parlando degli sferoidi ubicati nel sud ovest del Costarica, quasi tutti nella zona del Delta del Diquís, tra le cittadine di Palmár Sur e Ciudad Cortés, nonché nella limitrofa Penisola di Osa, nel 2° post dedicato a questo argomento ho descritto vicende dei locali impianti di bananeti realizzati a partire dal 1939 dalla United Fruit e la figura, non proprio limpida, del suo maggiore azionista e al tempo praticamene unico proprietario, Samuel Zemurray, vedi
https://ostraka.forumfree.it/?t=55634484Dato che nel mio avatar richiamo la figura dell’usékar o usékol, lo shamano BriBri della regione della Talamanca, vi racconto un po’ di vicende antecedenti, che coinvolgono fortemente l’opera dei più grandi usékarapa (plurale di uékar) della Talamanca dell’epoca.
Nel primo decennio del 1900, la Chiriquí Land Company (CHILANDCO), filiale della United Fruit Company (UFCo), sviluppò coltivazioni di banane su grandi estensioni di territorio nella zona che da Changuinola, cittadina della zona nord est di Panamá andavano a comprendere la zona alluvionale sulla costa del Pacifico dell'attuale Territorio Indigeno BriBri e Cabécar della Talamanca.
In pratica le due società imprenditoriali statunitensi avevano concluso un accordo con i governi locali che le autorizzava a occupare un territorio che si estendeva per circa 18 km lungo la costa del Pacifico dal rio Changuinola, Panamá nord orientale, al rio Sixaola, Costa Rica sud orientale, ed entrava per circa 10 km all’interno sulla pianura alluvionale creata dai due fiumi. Il tutto senza tenere minimamente conto dei diritti delle popolazioni che in quel territorio abitavano da secoli e di esso vivevano.
Secondo gli studiosi costaricensi della materia, alla fine del 1913 l'UFCo aveva già in proprietà circa il 97% dei 13.111 ettari che occupava nella Talamanca. Nel 1914, la linea ferroviaria che attraversava la regione panameña di Bocas del Toro, collegandola con il porto di esportazione di Almirante, a Panamá, venne estesa sino a Bratsi, congiungendosi con la linea ferroviaria costaricense che andava dalla capitale San José a Puerto Viejo de Talamanca, linea costruita nel 1871 dalla società dell’imprenditore e ingegnere statunitense Minor Cooper Keith.
Incidentalmente: la manovalanza che costruì questa linea era quasi tutta cinese e gli scalpellini incaricati della costruzione dei ponti e i capisquadra che dirigevano sul campo erano italiani.
Durante gli scavi per la sua costruzione venne alla luce una infinità di reperti archeologici pertinenti alle antiche culture precolombiane della zona archeologica definita attualmente Zona del Versante Atlantico.
Con quei reperti Minor C. Keith costituì una delle maggiori collezioni archeologiche relative al Costarica, alla sua morte donata al Brooklyn Museum e nel 2021 in parte restituita al Museo Nacionál de Costa Rica.
Riprendo il racconto principale.
A questo punto l'UFCo aveva a disposizione due porti d’imbarco per le banane destinate agli Stati Uniti: Almirante a sud, che riceveva le banane dalla zona di Changuinola e Puerto Viejo de Talamanca che riceveva quelli da Sixaola.
Nel 1928 iniziarono i guai per la UFCo, che vide distrutte da una grande inondazione le piantagioni di proprietà della sua controllata CHILANDCO nella zona del villaggio che in spagnolo si chiama Sepecue, per i BriBri Suretka e venne colpita la stessa Bratsi, in spagnolo Bambù. Ci furono molti morti affogati tra i BriBri e in tutta la zona venne a mancare buona parte della manodopera a bassissimo costo.
A questo punto iniziarono i veri guai per UFCo.
Gli Anziani costrinsero l’azienda ad andarsene utilizzando il “lavoro” degli UsekoLpa/Usékarpa e degli Awápa che intrapresero una guerra fungina e fecero riversare l’acqua dei fiumi nelle piantagioni di banane.
Gli indigeni si opponevano quindi all'impresa sia con azioni materiali che soprannaturali. Secondo la tradizione orale compilata nel 1980 “[…] in quel periodo combatterono la compagnia distruggendo ponti, innalzando strade, tagliando banani e ricorrendo ai poteri dell'Usékar per provocare inondazioni […]”.
Quindi se si deve credere ai racconti dei BriBri parte dell’opera di danneggiamento delle piantagioni e degli impianti di UFCo e CHILANCO fu provocata dagli Usékarpa e dagli Awápa (Usékar è lo shamano di massimo grado, che vive nell’isolamento e nell’oscurità della sua casa cosmica, la U suré,ed è l’interprete della volontà di Sibõ, l’Essere Supremo. Suo pari è l’Isogro, lo shamano psicopompo, colui che coi sui canti e balli accompagna i morti nell’aldilà. Poi ci sono gli shamani di grado inferiore, che vivono tra la gente alla luce del sole: Awá, Okub, Bikakra che hanno poteri sulle malattie e gli squilibri di energia, decrescenti secondo la categoria) che attraverso i loro poteri non solo provocarono allagamenti delle piantagioni, ma diffusero anche un fungo che attaccava le banane.
Se si può dubitare del fatto che gli allagamenti siano stati opera degli shamani in senso spirituale, è possibile che questi abbiano organizzato le azioni di danneggiamento. E dato che in loro è depositata la conoscenza dell’ambiente, con tutto ciò che contiene, funghi e loro proprietà compresi, è difficile dubitare che l’insorgere della malattia fungina delle banane sia stata opera loro.
Per questi motivi UFCo decise di abbandonare la coltivazione di banane in tutta la zona compresa tra Changuinola e Puerto Viejo, passando disposizioni in merito alla CHILANDCO.
Tuttavia le coltivazioni durarono fino al dicembre 1936, quando un’altra inondazione devastò la zona, dando il colpo di grazia e CHILANCO iniziò la vendita dei terreni di cui aveva ricevuto la proprietà dal governo costaricense.
A questo punto, però, gli indigeni iniziarono a scendere dagli altopiani e a occupare i terreni delle piantagioni, impedendone la vendita.
Per mantenerne il possesso legale l'UFCo Incaricò alcuni dipendenti di riscuotere l'affitto da chiunque si stabilisse nelle sue fattorie.
Ma gli indigeni, insieme ai meticci e agli afro-antillani, continuarono ad appropriarsi delle terre (gli afro-antillani di quella zona, che attualmente praticano il rastafarismo, sono i discendenti dei neri africani schiavi nelle piantagioni di canna da zucchero della Giamaica, fuggiti con barche improvvisate che vennero trascinate dalle correnti su quella costa ancora a partire dalla fine del XVIII sec.)
Nel 1960 le proprietà della UFCo nella Talamanca erano abbandonate da così tanto tempo che il loro status giuridico era diventato ambiguo, tanto da spingere l'azienda a donare i terreni allo Stato costaricense.
Nel 1976, un decreto presidenziale creò una riserva di 56.829 ettari per le genti Bribri e Cabécar, che comprendeva la quasi totalità delle ex fattorie dell'UFCo nella valle.
Questo fu l'inizio di una nuova fase nella storia degli indigeni di Talamanca, quando lo stato decise finalmente di creare riserve in tutto il paese per garantire agli indigeni l'accesso alle loro terre.
Abbiamo visto che la coltivazione delle banane nella costa della Talamanca cessò nel dicembre del 1936.
Ma la UFCo non mollò la presa sul governo costaricense e convinse il governo a cederle un vasto appezzamento nella zona di Palmar Sur, sulla costa del Pacifico, dove c’è una grande pianura alluvionale creata nel corso dei millenni dal Rio Grande de Térraba, che sfocia nel delta del Diquís.
Così, nel 1939 intraprese il disboscamento di quelle terre e da questo fatto inizia il racconto che ho presentato anni fa e il cui indirizzo ho trascritto all’inizio di questo.