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Sedici città in cambio di un pezzo di giada?

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view post Posted on 1/2/2024, 18:13
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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Sedici città in cambio di un pezzo di giada?

Premessa.
Un masso di giada grezza, nel caso che segue giada nefrite, è spesso esternamente “coperto” da una specie di pelle che non permette il riconoscimento delle qualità interne della pietra stessa.
La giada “He” è la più famosa in Cina e la sua mitica storia fu messa per iscritto nel 650 a.C.
Si tratta appunto di un mitico masso di nefrite grezza, che sotto la pelle avrebbe “ospitato” una pietra di altissima qualità.
Da Shennongjia è la più alta montagna tra quelle che circondano la gola di Wuxia, all’interno dell’attuale riserva naturale di Shennongjia, prov. Hubei, Cina. Lo stato di Chŭ durò dal 722 al 221 a.C.


A quel tempo un uomo chiamato Bian He, dello stato di Chŭ osservò una fenice che si stava posando sul Da Shennongjia.
Si convinse allora che su quel monte si celasse un tesoro dato che secondo la mitologia cinese la fenice si posa unicamente su pietre di giada.
Dopo aver scalato la montagna e aver a lungo cercato, Bian He trovò finalmente un massiccio pezzo di giada grezza che portò nella capitale dello stato di Chŭ, per poi mostralo con onore al suo re Li.
Ma, nel momento in cui fu chiamato uno dei suoi artigiani per verificarne l’autenticità, credendosi esperto il re dichiarò che la pietra non aveva alcun valore. Fu allora amputato il piede sinistro di Bian He con lo scopo di punirlo per aver causato questa terribile delusione.
Quando salì al trono il nuovo monarca Wu, Bian He offrì nuovamente il suo tesoro al nuovo re, purtroppo, con lo stesso risultato. Dovette allora separarsi dal suo piede destro.
Quando venne il tempo di re Wen, Bian He portò nuovamente la pietra alle porte del suo castello e per sette giorni e sette notti rimase lì piangendo amaramente.
Re Wen inviò dunque un messaggero per sapere ciò che affliggeva tanto Bian, dato che all’epoca l’amputazione era considerata come una piccola punizione. Bian rispose che non piangeva per l’amputazione degli arti, ma che era disperato di constatare che il prezioso regalo che aveva cercato di offrire al suo monarca era stato considerato come una semplice pietra, e che lui, da onesto cittadino, era stato considerato come un impostore.
Re Wen ordinò quindi di tagliare la giada per poi scoprire al so interno una giada purissima. Venne chiamata Giada He, in onore della fedeltà di Bian He; si rispettò così tanto l’onore e la fedeltà di quest’uomo che lo stato di Qin gli espresse la sua volontà di cedere sedici delle sue città allo stato di Chŭ in cambio di questo tesoro magnifico.


Questo racconto riflette il rispetto che provavano i cinesi per la giada e il concetto antico di lealtà (concetto che ormai è andato perdendosi). Si nota infatti il senso assurdo delle priorità di Bian He secondo le quali l’amputazione era poca cosa in confronto al fatto di dover consegnare il tesoro alla sola persona che ne era abbastanza degna, l’imperatore.

Vediamo a cosa ha dato origine questo rispetto per la giada da parte dei cinesi, in particolare quella ricavata dal mitico masso He.

Il più antico ideogramma cinese per la parola yù, giada ma anche pietra preziosa in generale, era composto da tre linee orizzontali, che rappresentavano 3 tavolette di giada, unite da un tratto verticale centrale, così 王.
Nel corso dei secoli, ne vennero cambiati sia il significato, che divenne quello di re o signore, sia la pronuncia, che divenne wáng.

Per indicare la giada venne aggiunta una piccola goccia in basso a destra all’ideogramma originario, che quindi divenne 玉.

Un ulteriore passo fu quello di contornare il nuovo ideogramma “giada” 玉, con un quadrato: è “la zona della giada” e si pronuncia guó.

Si narra che Qínshǐhuáng dì (秦始皇帝, lett. "Primo Imperatore della dinastia Qin", 259 – 210 a.C., a volte chiamato Imperatore Giallo) ordinò ai suoi artigiani gioiellieri di creare un sigillo di giada ricavandolo da He, il mitico masso di bellissima nefrite, e di incidervi gli otto caratteri che dichiaravano che il suo proprietario, cioè l’Imperatore stesso, era portatore del titolo di “Messaggero del Cielo, di longevità e prosperità eterna”, in altre parole, della potenza imperiale assoluta.
Di conseguenza, l’ideogramma acquisì il senso di “zona del potere imperiale” e quindi il significato di regno.

I due caratteri re e regno, scritti di seguito, 王, significano nazione, paese, e si pronunciano wángguó.

Riassumendo


Giada (antico)



Giada (moderno)


Wáng
Re


Guó
Regno


Wángguó
Paese

Con gli ideogrammi cinesi contemporanei, Cina si scrive 中 e si pronuncia Zhōngguó, che letteralmente significa “regno di mezzo” nel senso di “paese al centro di tutto”, ma “regno” è reso con “giada incasellata”, cioè “zona della giada”, quindi la Cina negli ideogrammi è “il territorio della giada, al centro dell’Universo”.
 
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