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KomKom misteriosa città Maya, Da un bellissimo vaso una inquietante storia

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view post Posted on 5/3/2024, 14:47
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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KomKom misteriosa città Maya, prima parte

Il sito archeologico Maya di Baking Pot, lett. pentola da forno, ha questo nome perché i primi esploratori che arrivarono nei suoi pressi trovarono molti vasi di terracotta utilizzati dai chicleros, i cercatori della gomma naturale ricavata dal lattice raccolto incidendo la corteccia di piante delle famiglie Moracee e Sapodacee, in particolare Castilla elastica e Manikara o Achras zapota.

I chicleros addensavano il lattice raccolto facendolo sobbollire in grandi pentole di terracotta: da questo pare sia derivato il nome dato alla località del Belize in cui si trova questo sito archeologico, del quale per ora non conosciamo l’originale nome Maya, cosa che lo accomuna a non pochi altri siti scoperti nello stesso Belize, in Guatemala e nel Messico meridionale.

Tra gli abitati Maya della zona del Petén noti sino ad oggi Baking Pot è uno dei più antichi, dato che fu abitato fin dal Periodo Preclassico e fu uno di quelli abbandonati più tardi: i reperti ritrovati dagli archeologi testimoniano che quelli più antichi risalgono perlomeno al 700 a. C. e che l’abitato venne abbandonato solo dopo il 900 d. C., quindi alla fine del Periodo Classico Terminale.

Si tratta di un sito molto piccolo: ai suoi inizi si stima che fosse abitato da non più di 100 persone che divennero 2500 circa nel Periodo Classico, attorno al 400 d. C., per rimanere stabile fino all’abbandono.
Non ostante le sue piccole dimensioni è però diventato famoso in tutta la comunità dei mayanisti per una importantissima scoperta avvenuta durante l stagione di scavi del 2016.

Un po’ di storia.

Iniziamo dalle mappe che individuano posizione e struttura del sito, situato nel distretto di Cayo, in Belize, vedi fig. 1 qui, clickare sopra per ingrandire

https://www.cambridge.org/core/journals/ra...BA097FC96776290

Questo sito faceva parte con tutta probabilità di una alleanza di città-stato comandata dalla grande Naranjo, potente città del Petén guatemalteco le cui date di fondazione e abbandono, circa 500 a. C. – 950 d. C., sono molto vicine a quelle della sua sottoposta.
Anche di Naranjo non si conosce il nome Maya.

Nel corso degli scavi archeologici del 2016 vennero alla luce due stanze sui cui pavimenti giacevano una serie di reperti, scaricati in due fasi e frammentati, vedi fig. 3 sempre in

https://www.cambridge.org/core/journals/ra...BA097FC96776290

Allo stato attuale degli studi non sono certe le date di deposizione di questi due strati ed è molto difficile stabilire il motivo per il quale i reperti ceramici sono stati ridotti in frammenti.
I motivi possono essere stati due: lo scarico dei materiali è avvenuto dall’alto della piazzola che sovrasta il muro della stanza, senza osservare alcuna precauzione per conservarli, oppure i materiali sono stati ridotti in frammenti volutamente, prima o nel corso dello scarico.
Quest’ultima ipotesi sembra la più verosimile: molte popolazioni del passato erano solite “uccidere” ritualmente gli oggetti posseduti e utilizzati da importanti e potenti persone decedute, al fine di ridurre all’impotenza quanto dello spirito e dei poteri del morto si era stabilito in essi, perché se una persona malvagia si fosse impossessata di questi oggetti ancora integri, avrebbe potuto impossessarsi dei poteri del defunto e utilizzarli per danneggiare altri singoli individui o addirittura l’intera comunità.

I reperti consistevano principalmente in:
- vasi e piatti di ceramica ridotti in pezzi;
- due piccoli calamai;
- frammenti di ocarina e flauto;
- strumenti e scaglie di selce;
- lame di ossidiana;
- pezzi di metates cioè pietre da macina di granito;
- una mazza frammentaria di ardesia;
- un piccolo pendente di giadeite sul quale era scolpita la divinità delle stirpi reali, chiamata K’awiil;
- resti faunistici tra cui ossa di animali e conchiglie lavorate, come un pendente di conchiglia caraibica, ornamenti di madreperla di cozze d'acqua dolce () e tre gusci di conchiglia del genere Olivella, per gli ultimi 3 punti vedi

https://encrypted-tbn0.gstatic.com/images?...dlKVrAEYaDHg&s;

https://olivirv.myspecies.info/sites/olivi...ting%202017.pdf

https://mussel-project.uwsp.edu/fmuotwaolc...lidsp_2762.html

Ma i frammenti più belli e importanti sono gli 82 che costituiscono circa il 60% del vaso battezzato KomKom, da alcuni indicato anche col nome di Kom Kom, vedi oltre.
Ecco la foto di come sono stati ricomposti quei frammenti del vaso, alto circa 9 pollici, cioè circa 22,5 cm

https://pbs.twimg.com/media/EcmyKovVcAYhqE...&name=4096x4096

Come si può vedere il vaso è interamente ricoperto da un testo scritto nei caratteri glifici tipici della grafia Maya chiamata “stile codice”, vedi questa riproduzione delle pag. 8 e 9 del Codice di Dresda, uno dei soli 4 codici Maya sopravvissuti in forma leggibile

https://it.wikipedia.org/wiki/Codice_di_Dr..._de_Dresden.jpg

Si è calcolato che in origine il vaso KomKom avesse 202 glifi: si tratta del più lungo testo glifico Maya dipinto su un oggetto di ceramica.
Le lacune che si vedono nella prima foto ne hanno fatto perdere circa il 40% ma gli scavi continuano e si spera di rintracciarne qualche altro frammento.
Anche in presenza di quelle lacune il testo ha parti assolutamente comprensibili e traducibili, che ci hanno dato la conferma di alcune situazioni ipotizzate ma delle quali non si aveva ancora una chiara prova archeologica.

Anzitutto il testo è scritto con modalità tipicamente utilizzate nel sito di Naranjo, il che è già un fatto indicativo e vi si leggono date, eventi e nomi di città e di sovrani.
In particolare viene nominata una città il cui nome è stato decifrato come KomKom o Kom Kom, perché i 2 glifi che lo compongono si leggono Kom(a) Kom(a), ma le due “a” finali si devono elidere per una particolare abitudine dei Maya: quasi sempre chiudevano ogni parola con una vocale, che non si doveva pronunciare e le parole di cui era composto un nome dovevano essere omofone, anche se non uguali, come invece in questo caso.

KomKom per ora rimane una città misteriosa, una delle non poche il cui nome è menzionato nei testi Maya, scolpiti sulle loro stele o sui pannelli rinvenuti all’interno di templi e altri edifici, ma che fino ad oggi non si è riusciti ad associare a un sito preciso già in corso di indagine archeologica oppure la cui posizione è stata comunque identificata.
Tuttavia, a giudicare da quanto scritto nel testo di questo vaso, all’interno dell’alleanza capeggiata da Naranjo anch’essa ebbe un ruolo politico e militare di un certo peso.
Vedremo tutto questo nella prossima 2a parte.

Il testo inizia dalle colonne A e B, all’estrema sx della foto, che si devono leggere a zig zag, cioè A1–B1, A2–B2, A3–B3 etc.
In realtà, A1-B1 è un glifo unico, il Glifo Introduttivo di una data scritta con il sistema del cosiddetto Computo Lungo, il cui conteggio termina con i glifi A6 – B6: la data corrisponde a un giorno del nostro anno 812, cosa che è già indicativa del fatto che quel vaso è stato realizzato nel IX sec.
Ad un certo punto del testo viene specificato chi era il proprietario, che pare essere stato un giovane del quale vengono indicati i nomi di padre e madre, ma manca il tassello con il suo nome.
Questo giovane viene definito Ajau, cioè sovrano, al pari del padre, il che fa supporre che si sia trattato dell’ancor giovane figlio del sovrano precedente, a questi succeduto e già intronizzato.
Contrariamente al solito non vi è indicazione riguardo all’uso del vaso, cosa che non ci permette di sapere se avesse un uso rituale o “civile”: è possibile che questa indicazione si trovasse in una delle mancanze.

Bene, per ora mi fermo qui, il resto alla prossima puntata.
 
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view post Posted on 8/3/2024, 17:02
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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KomKom misteriosa città Maya, seconda parte

Mi pare di aver inquadrato l’argomento a sufficienza.

Richiamo in breve i punti salienti.
Siamo nel Belize, un paese che si estende lungo la costa caribica della penisola dello Yucatan ed è quasi interamente coperto da una fitta foresta tropicale.
Nei pressi della piccola città di Baking Pot, che si trova in posizione centrale, sulle rive dell’omonimo fiume nei pressi del confine con il Guatemala, viene indagato dagli archeologi un sito maya di cui non si conosce il nome originale, per cui è conosciuto in letteratura con lo stesso nome della città e del fiume.

Cosa c’è scritto nel vaso chiamato KomKom?

Gli 8 glifi iniziali sono relativi a una data che nel nostro calendario corrisponde a un giorno dell’anno 812.
Devo correggere un mio errore: non è solo il glifo iniziale a occupare due colonne, lo sono anche i successivi 5, che ci dicono quanti giorni ha l’Universo, partendo da quello in cui ebbe inizio il 4° Universo, che per noi è l’11 agosto 3114 a.C.
Il metodo di scrivere una data utilizzato in questo caso è inusuale, nel senso che normalmente solo il glifo introduttivo, quello che ci dice che i seguenti indicano una data, occupa 2 colonne.
Morale: la lettura a zig zag dei glifi inizia da A7–B7 e continua con A8–B8, A9-B9, A10-B10 e prosegue con C1-D1, C2-D2 etc.

Il testo vero e proprio, che a sua volta contiene almeno altre 2 date importanti, scritte però nel modo usuale, narra con una certa dovizia di particolari una serie di episodi politici e militari nei quali compaiono i glifi identificativi di una serie di città, tra cui le più importanti sono Naranjo, della quale non conosciamo il nome Maya, Tikal, che in lingua Maya si chiama Yax Mutal, Yaxhà, più propriamente Yax-hà e Komkom, notare che il vaso viene indicato sempre con il nome KomKom, la città invece viene chiamata Komkom.

Come ho già scritto il vaso fu creato nell’812 per il sovrano della città di Komkom, che non sappiamo a quale sito, già noto o meno, corrisponda.
Per quanto riguarda l'uso del vaso i pensa che fosse una specie di bicchiere per bere la cioccolata, schiumosa e amara come piaceva a tutte le popolazioni della Mesomerica, ma è appunto solo una ipotesi.

La cosa di cui gli archeologi si dicono praticamente certi è che Komkom è il nome del sito nel quale il vaso è stato prodotto e non quello dove è stato ritrovato, cioè quello per ora noto con il nome di Baking Pot, datogli dagli archeologi.
Su come e perché sia arrivato lì non ci sono elementi per stabilirlo e nemmeno ipotesi, almeno per ora, accennerò qualcosa nella terza parte.
Però è chiaro deve esserci arrivato dopo l’812, forse poco prima che Baking Pot venisse abbandonata. Tuttavia, le altre date scritte sul vaso sono anteriori alla sua data di fabbricazione, si riferiscono a eventi accaduti rispettivamente nel 779, 780 e 800.

L’interpretazione di quanto accaduto in quelle date viene dal confronto e dall’integrazione tra le date e i testi incisi sul vaso, sulle stele 12 e 23 della città di Naranjo, che dominava l’alleanza di cui Komkom faceva parte, e sulla stele 2 di Ixkun.

Un passaggio scolpito sulla stele 23 narra della schiacciante sconfitta inferta da Naranjo ai sovrani di Yaxhà (dato che parla di sovrani al plurale, credo si debba intendere alcuni di quelli delle città facenti parte con Yaxhà di una alleanza probabilmente capeggiata da Tikal, altra grandissima città Maya) nel giugno 710 e alla spoliazione della sepoltura di uno dei re dell’alleanza, seguita dalla dispersione delle sue ossa.
Questo è un particolare che avrà la sua importanza nella futura terza parte.

Dato che la stele si trova nella città dominante l’alleanza di cui faceva parte la città di Komkom, si tratta di una auto-attribuzione della vittoria, da intendersi come dovuta all’alleanza, non alla sola Naranjo: in pratica la stele era un manifesto politico, teso a celebrare la grandezza del sovrano di Naranjo, caso non infrequente tra le stele dei Maya.

Nel lungo testo scolpito sul retro della stele 12 si legge un passo che ha molti punti di contatto con quanto scritto sul vaso: i fatti descritti sono i medesimi, anche se sul vaso sono riportati molti più dettagli. Altri dettagli relativi a quanto scritto sul vaso vengono dalla stele 23, ancora di Naranjo e dalla 2 di Ixtun.

Nel dicembre 779 la stele 2 di Ixtun riporta che ci fu quello che nel linguaggio dei Maya del tempo veniva descritto come “l’accensione di un fuoco", in pratica un attacco militare, che portò alla sconfitta della stessa Ixtun per mano di un personaggio che era forse il sovrano di una città chiamata Ucanal.
Benché non si sappia identificare dove le due città si trovassero, attraverso l’analisi di questi e altri testi si è arrivati alla conclusione che Ixtun facesse parte dell’alleanza condotta da Naranjo, Ucanal di quella presieduta da Tikal.
La rappresaglia di Ixtun fu rapida: la mattina seguente i suoi guerrieri attaccarono un insediamento minore alleato di Ucanal, attacco che viene definito come "ascia è il centro della grotta", il che nel linguaggio figurato dei Maya significa che questo attacco portò alla distruzione di quell’insediamento (quasi tutti i siti dei Maya ebbero al centro o nelle immediate vicinanze un cenote, vale a dire una grande e profonda cavità carsica che era considerata il centro vitale della città, perché o era una specie di grande pozzo pieno d’acqua o vi si vedeva scorrere un fiume sotterraneo, quindi portare l’ascia al centro della grotta del nemico significava sconfiggerlo e distruggerne l’insediamento).
Questi due eventi alla fine portarono a un diretto attacco a Ucanal, che sfociò in una vittoria decisiva, meno di due mesi dopo, nel febbraio 780.
L'intera narrazione si chiude con una celebrazione rituale che coinvolge una serie di entità soprannaturali.

Come quasi tutte le stele erette dai Maya, la stele 12 di Naranjo porta la data della sua erezione, avvenuta nell’agosto dell’anno 800 e celebra, con modalità descrittive analoghe a quelle che si leggono nella stele 2 di Ixtun, una vittoria militare, ottenuta sulla città di Yaxhà.
Tale vittoria venne ottenuta nel 28° anno di vita del sovrano Itazamnaaj Kawiil, poco dopo il suo dell’accesso al trono e comportò la “discesa dell’ascia” su Ux K’awiil.
Ux significa 3 e K’awiil era la divinità che proteggeva il lignaggio regale e al contempo stesso una delle indicazioni relative a un sovrano: quindi calare l’ascia su Ux K’awil di Yahxà può voler dire distruggere le statue delle 3 divinità di Yaxhà oppure uccidere il sovrano 3 Divino Signore (nella Mesoamerica l’indicazione di un numero cardinale all’interno del nome di un sovrano non è infrequente e non equivale a una indicazione del tipo del nostro numero ordinale all’interno di una dinastia, com’è il caso per es. di Luigi XIV, Luigi XV, Luigi XVI).

La vittoria è riportata con le medesime parole sul vaso KomKom nel cui testo sono ripetuti pari pari i passaggi della “accensione del fuoco” e della “discesa dell’ascia sulla grotta” nei confronti di Yaxhà, vale a dire che venne deciso un attacco militare nei confronti di quest’ultima e che questa venne distrutta.
Nel testo del vaso il nome del sovrano viene riportato come K’inich Lakam Tun, la forma che compare sulle stele rinvenute nel sito di Yaxhà e su altre stele di Naranjo diverse dalla 12 (K’inich significa Sole splendente, vale a dire grande sovrano, Lakam significa acqua e Tun ha molti significati, come Uno, Pietra, Albero, Ascia, difficile scegliere il più adatto a questo caso).
Seguono alcuni particolari molto interessanti, alcuni dei quali riportati anche sulla stele 12 di Naranjo.

Sia sul vaso che sulla stele sta scritto che questo sovrano fuggì impotente e sconfitto e nel testo del vaso lo si prende in giro in aggiungendo insulti e definendolo in termini davvero poco lusinghieri.
Entrambi i testi dicono che egli fuggì su una montagna, un modo per dire che entrò nell’aldilà, ma il vaso dice che trovò rifugio in una zona infestata da zanzare, nel quale un essere superiore lo trattò come un contadino tratta il suo campo.
A causa di un frammento mancante non è possibile capire di quale essere superiore si tratti, anche se mi pare sia chiaro il senso: il sovrano di Yaxhà morì e fini in una specie d’inferno.

Le analogie e parziali uguaglianze presenti nei testi citati non si fermano qui.
Nei testi scritti sul vaso e sulle stele 22 e 23 di Naranjo sono descritti alcuni eventi bellici intercorsi tra le città delle alleanze capeggiate rispettivamente da Naranjo e da Tikal, compresa la cattura di persone di quest’ultima.
Le descrizioni riportano la stessa data e quasi le medesime parole.

Tutto questo testimonia che nella zona dell’attuale Petén guatemalteco dominata da queste due città, tra la fine dell’VIII e l’inizio del IX sec. era in corso una pesante situazione conflittuale, senza dimenticare che la stessa cosa succedeva da molto più tempo tra Tikal e un’altra grande città, sita nell’attuale Petén messicano: Calakmul, nome “inventato” dai primi archeologi che vi giunsero e che significa Due colline, perché tali sembrarono le due maggiori piramidi, ancora coperte dalla vegetazione cresciuta sopra di esse.
Si scoprì successivamente che il nome Maya era Ox te’ tun, cioè Tre pietre, allusione alle tre mitiche pietre del primo focolare apparso nel cielo all'atto della creazione dell'attuale Universo, vale a dire il triangolo delle stelle Alnitak, Rigel e Saiph.

Tornando ai racconti scritti sul vaso e sulle stele citate, vedremo nella prossima puntata i significati che se ne possono trarre.
 
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view post Posted on 9/3/2024, 17:12
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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KomKom misteriosa città Maya, terza parte

Mi sono scordato di presentare immagini relative alla ricomposizione dei frammenti del vaso, eccone un paio: la prima mostra la ricomposizione della parte inferiore, la seconda la zona nella quale si leggono i glifi della data iniziale dell’812

https://i0.wp.com/mayadecipherment.com/wp-..._5352.jpg?ssl=1

https://i.pinimg.com/736x/61/58/b3/6158b3d...f77fc993224.jpg

Il Petén è una zona dell’America centrale che si estende tra il Messico, il Belize e il Guatemala. Un dipartimento di quest’ultima nazione ha questo nome e misura da solo quasi 34.000 kmq. mentre la zona messicana della biosfera di Calakmul ne misura circa altri 20.000
Qui una immagine dell’intera area del Petén, che rende un po’ l’idea delle sue dimensioni, tenendo conto che il Petén è delimitato a ovest dalle statali messicane 186, 19, a sud dalla 307 e dal confine del Guatemala e a nord ancora dalla 186, mentre la zona riquadrata, il cui margine meridionale è la poco visibile linea punteggiata che si attacca alla messicana 307, è il dipartimento guatemalteco che porta lo stesso nome.

www.google.com/maps/@16.9119281,-90.1092666,8.75z?entry=ttu

Nell’immagine si vedono i nomi e quindi la collocazione di alcune delle città che ho citato: Calakmul, El Naranjo e Tikal.
Baking Pot si trova nelle immediate vicinanze di San Ignacio, Yaxhà è a metà strada tra El Remate e Melchor de Mencos.

Gli studi archeologici condotti in questa grande area per capire la causa o le cause della crisi della società Maya di epoca classica, avvenuta a cavallo tra il VII e il X sec., negli ultimi 20 anni si sono giovati di tecniche interdisciplinari, fra le altre la palinologia, cioè lo studio dei pollini, le rilevazioni aeree con il LIDAR, un particolare radar che permette di vedere cosa c’è sotto la copertura della foresta e la dendrocronologia, che analizza gli anelli di accrescimento degli alberi.

I risultati dimostrano che a partire dall’VIII sec. quella zona visse una serie di periodi di siccità, i primi dei quali furono relativamente brevi, ma andarono allungandosi con il passare del tempo.
In particolare, alla fine di quel secolo i periodi di siccità iniziarono a durare anche più di dieci anni consecutivi e dalla metà del IX la situazione divenne drammatica.

Per capire a cosa portarono questi periodi di siccità prolungata è necessario avere presente come i Maya concepissero le forze che governano l’Universo, o meglio come nel Periodo Classico fosse strutturata la loro società in funzione del controllo delle forze della natura.

Nel Periodo Formativo, quindi più o meno dal 1000 al 200 a. C., gli studi palinologici associati a quelli relativi all’iconografia espressa attraverso le pitture sui loro vasi, la statuaria e la lavorazione della giada ci dicono che la loro alimentazione era prevalentemente a base vegetale e prevedeva la raccolta di molte specie, nel mentre procedeva la domesticazione del mais.
Le cose iniziarono a cambiare nel Periodo Preclassico, cioè dal 200 a. C. al 400 d. C., quando la coltivazione del mais diventò via via più estesa, fino ad arrivare al punto che nel successivo Periodo Classico divenne praticamente una monocoltura estensiva.

Per la sua crescita il mais richiede notevoli quantità di acqua, oltre che terreni aperti.
Nel Petén, zona inizialmente ricoperta da grandi foreste, dalla fase preclassica, che al fine di ricavare terreni coltivabili a mais comportò un disboscamento modesto, nella fase classica il disboscamento divenne importante.
A questo si aggiunse il disboscamento al fine di ricavare legname da ardere per la calcinazione della pietra calcarea e la costruzione dei loro grandi edifici piramidali e palaziali.
Ciò che gli studi effettuati portano a concludere è che i periodi di siccità sempre più lunghi furono causati proprio disboscamento estensivo ed eccessivo.

Per capire il perché della costruzione di quei grandi edifici è necessario conoscere qualcosa della evoluzione della loro società e delle loro credenze.
La struttura della società Maya di epoca classica era piramidale, come le loro più grandi costruzioni.

Foto della piramide cosiddetta del mago o del nano, città di Uxmal, che significa tre volte costruita, proprio perché i suoi edifici sono stati 3 volte rimodellati, in particolare la scalinata, che in origine aveva gradini più bassi e inclinazione leggermente minore, si vede anche nella foto che ci sono 3 strati di gradini.
Il tutto per consentire a un sovrano, il mago perché era il gran sacerdote che parlava con le divinità, che pare sia stato una persona di scarsa altezza


https://c8.alamy.com/compit/hdt9g5/preisto...nita-hdt9g5.jpg

Probabilmente è il personaggio ritratto in questa scultura inserita sulla facciata principale del cosiddetto quadrilatero delle monache e che si vede in questa mia foto


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e forse anche in questa, con il corpo trasformato in quello di una tartaruga, che per gli antichi Maya era il primo personaggio comparso nel cielo all’atto della creazione dell’attuale Universo: la identificavano con la cintura di Orione e dopo molti millenni originò la Terra


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Quasi tutte le piramidi furono costruite a gradoni, con piattaforme intermedie, sulle quali nel corso delle principali cerimonie piani bassi stavano i guerrieri, poi venivano i sacerdoti, quindi la nobiltà “di sangue”, al vertice fiancheggiato dai 2 sacerdoti di più alto rango stava il sovrano, che era l’equivalente del pontifex maximus per i Romani.
La struttura di queste piramidi a gradoni e piattaforme si vede bene in questa foto della maggiore tra quelle di Calakmul, purtroppo il tempio che eretto sulla piattaforma più alta è crollato ancora in antico

www.civitatis.com/f/mexico/palenqu...mul-589x392.jpg

Il sovrano era anche considerato colui che procurava il nutrimento per il suo popolo.
A questo scopo periodicamente entrava da solo nella sala più buia del tempio che stava sulla sommità della piramide più sacra della sua città, per praticare la importantissima cerimonia dell’autosalasso, che aveva carattere anche cruento, nel senso che egli si forava le orecchie, la lingua e il glande per spargere il suo sangue su sottili strisce di carta.
Eccezionalmente la cerimonia poteva essere svolta dalla sua sposa principale, soprattutto quando era lei portatrice della linea di sangue reale, per cui il marito era salito al trono sposandola

statuetta dall'isola sacra di Jaina: sovrano Maya che si accinge a praticare la cerimonia dell'autosalasso, perforandosi il pene

https://research.mayavase.com/uploads/kerr.../hires/2821.jpg

Yaxchilan pannello 24: sovrano Maya che regge una torcia per illuminare la sposa principale che pratica l'autosalasso passando in un foro praticato attraverso la sua lingua una corda con denti di squalo

https://upload.wikimedia.org/wikipedia/com...n_Lintel_24.jpg

Yaxchilan pannello 15: il sovrano ha la visione del serpente, notare che nelle sua mani tiene la ciotola che contiene le striscioline di carta bagnate del suo sangue e che il serpente nasce da una ciotola uguale

https://upload.wikimedia.org/wikipedia/com...n_Lintel_15.jpg

Nel corso della cerimonia, che era preceduta da un lungo digiuno purificatore e dall’assunzione di sostanze psicotrope tramite enema, il sovrano aveva la cosiddetta visione del serpente: in pratica si credeva che fosse in grado di abbattere il diaframma che lo separava dal mondo degli antenati divinizzati e poteva con essi avere colloqui riguardanti i futuro e impetrare fortuna e prosperità per il suo popolo.
Terminata questa visione, il sovrano usciva all’aperto, sulla piattaforma alla sommità della piramide e gettava i foglietti di carta imbevuti del suo sangue, assieme a una grande quantità di profumata resina di copale, sopra i carboni ardenti che stavano dentro due bracieri posti al fianco della porta del tempio.
Il fumo che si levava dai bracieri annunciava alla folla, raccolta nella piazza alla base della piramide, che il sovrano aveva avuto la visione, parlato con gli antenati e le altre divinità e ottenuto la promessa di garantire un ottimo raccolto.
Il popolo lanciava grida di tripudio e le famiglie tornavano alle loro dimore per festeggiare l’avvenimento.

Questa cerimonia si ripeteva più volte nel corso dell’anno, perché non solo era necessaria per garantire il raccolto: le divinità dei Maya potevano nutrirsi solo del sangue umano che inizialmente era quello che i sovrani donavano periodicamente.


Breve excursus.
Dopo un lungo digiuno e un clistere di liquido nel quale erano state macerate erbe dall’effetto psicotropo, il sovrano doveva salire una lunga scalinata dai gradini alti circa 30 cm e profondi 20 -25: a mio modo di vedere era già grande questa impresa.
Entrava da solo o al più accompagnato dalla sposa principale in una stanza buia e si bucherellava varie parti del corpo, a volte assieme alla sposa, per gettare abbondante sangue: ridotto in uno stato di grande spossatezza e prostrazione penso che anch’io vedrei tutte le possibili divinità e i mei cari trapassati.
Tutto questo pare che i sovrani Maya lo vedessero sotto la forma di scie luminose serpeggianti, per questo motivo venne chiamata visione del serpente e probabilmente da questo ne venne il culto.
Tremo al pensiero di scendere una ripida scalinata, alla fine della cerimonia: presumo che il sovrano venisse aiutato dai suoi sacerdoti.

Torniamo al disboscamento.

Le facciate delle piramidi erano coperte da uno strato di stucco, ricavato dalla calcinazione della pietra calcarea, che fino al VII sec. era spesso 20 -25 cm. e poi andò gradatamente assottigliandosi, arrivando a uno spessore di meno di 10 cm.
Lo stucco veniva poi dipinto con vivaci colori, tra i quali non a caso predominava il rosso sangue.

https://i.pinimg.com/736x/09/4d/1f/094d1f0...87b137855e0.jpg

La roccia calcarea costituisce tutta la base sulla quale sorge(va) la foresta del Petén e dello Yucatàn, quindi non si è mai esaurita né è mai diventato difficile procurarsela, solo che la sua calcinazione richiedeva roghi realizzati con grande quantità di legname di pregio, che doveva essere ricavato tagliando i grandi alberi della foresta.

Questa deforestazione andava ad aggiungersi a quella dovuta all’allargamento degli appezzamenti coltivabili.
Mentre le piramidi andarono moltiplicandosi, attività che richiedeva sempre più stucco, ogni sovrano richiedeva che almeno alla piramide più sacra, quella dedicata al suo lignaggio, venissero sovrapposte nuove facciate, anch’esse stuccate.
Oltre che di moltissimo stucco, l’erezione delle piramidi necessitava di molta manodopera, che ovviamente veniva richiesta ai sudditi.
E poi c’erano le abitazioni della famiglia reale, i locali dell’amministrazione e le abitazioni dei membri delle classi privilegiate, che erano molto prolifiche e quindi necessitavano di periodici allargamenti: anche queste erano costruite con lo stesso sistema.
Morale: grave ed estensivo disboscamento, pesanti corvée per il popolo minuto, periodiche siccità e quindi maggiore e ripetuta richiesta di sangue del sovrano, per impetrare la pioggia.

Mi sembra chiaro che col tempo il sangue del solo sovrano non fu più sufficiente e si dovettero cercare categorie di personaggi che potessero servire alla bisogna.
Si pensò quindi di far diventare protagonisti della cerimonia anche sovrani e valorosi guerrieri di altri luoghi, catturati in battaglia.
E questo portò a una serie di sanguinosi eventi bellici.

Nella prossima puntata cercherò di spiegare perché e come mai la lettura di quanto scritto sul vaso e sulle stele abbia fatto maggiore chiarezza sulla conoscenza dei motivi che portarono alla grande crisi dei Maya del Petén.
 
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KomKom misteriosa città Maya, quarta e ultima parte

Purtroppo non è stato finora trovato in alcun sito noto il glifo emblema di KomKom, che potrebbe dirci che quel sito è la città di cui si parla nel vaso.
Il che può significare anche che si deve ancora scoprirlo, oppure che sia lo stesso sito chiamato dagli archeologi Baking Pot e del quale non è noto il nome Maya.
Chissà, fosse così tutto sarebbe ancora più chiaro.

Ci sono almeno altri tre quesiti ai quali per ora non è stata data risposta.
Che età ha l’ambiente al suolo del quale è stato trovato?
I due strati di depositi rinvenuti che età hanno?
Lo strato di deposito superiore è relativo all’abbandono della piccola città o addirittura lo sono tutt’e due, quindi quello superficiale relativo all’abbandono definitivo, quello più profondo a un abbandono parziale precedente?

Chiaramente, dell’ambiente è difficile stabilire una data, essendo le pareti rinvenute del tutto prive di decorazioni mentre i due strati sono entrambi posteriori all’812 d.C., la data più recente riportata sul vaso.
Gli esami relativi a tutti gli oggetti e frammenti rinvenuti nei due strati, ancora in corso, potranno aiutare a rispondere ai 3 quesiti, ma un po’ di fatti si possono dedurre da quanto scritto sul vaso, sulle stele citate e su altri pannelli e stele già noti e decifrati, combinando le date e gli episodi riportati sui testi con i dati ottenuti dagli esami palinologici e dendrocronologici e con quelli ottenuti dagli esami dei reperti ossei.

I testi ci dicono che nel Periodo Classico tra le migliaia di centri abitati sparsi nelle terre abitate dai Maya, se ne conoscono circa 6000, emersero una decina di città più importanti, ricche e potenti delle altre.
Questi centri più importanti realizzarono una serie di alleanze con i centri meno potenti e con quelli decisamente minori.
Dette alleanze nel caso dei centri minori si basavano su atti di sottomissioni derivanti da atti militari e quindi erano controllate mediante l’insediamento di governatori legati al centro capostipite dell’alleanza, mentre per i centri di medio-alta importanza esse venivano in genere ratificate attraverso matrimoni tra principi e principesse di sangue regale delle due parti.

Le alleanze non furono mai del tutto stabili: spesso i centri “sudditi” passavano più o meno volontariamente “di mano”, per così dire.
Tra i potentati ci fu sempre uno stato di conflittualità, che era spesso scatenato da questi passaggi.
Ai fini della presentazione che sto portando avanti è interessante notare che con il passare del tempo i conflitti divennero via via più frequenti e alla fine molto sanguinosi: perché?

Come ho fatto presente in una delle puntate precedenti il sovrano era considerato non solo una specie di axis mundi, non solo capace di colloquiare con gli antenati divinizzati ma anche di nutrire gli dei, con il suo sangue spillato attraverso l’autosalasso.
Questo nel corso di una cerimonia che doveva svolgere solitariamente in un ambiente totalmente buio. Era appunto solo, ma poteva giovarsi, secondo le credenze dei Maya, della grande quantità di gioielli di giada che indossava: unita al sangue la giada era considerata in grado di aiutarlo nell’infrangere il diaframma che separa ci separa dal mondo ultraterreno.
Però a questo fine è necessario il sangue di un sovrano o di una persona che ha dimostrato grande valore.

Richiamo ancora il fatto che a partire dall’inizio del Periodo Classcio, 400 d.C., l’alimentazione del popolo Maya divenne sempre più dipendente dal mais, che per crescere rigoglioso e produttivo necessita di molta acqua.
Questa cerimonia aveva due scopi: ottenere dagli antenati previsioni sull’andamento della situazione della città a capo di una alleanza, in particolare su quale fosse il momento propizio per scatenare una guerra e quale ne sarebbe stato l’esito, nonché ingraziarsi chi aveva il potere di far piovere.

Le analisi palinologiche e dendrocronologiche hanno dimostrato che nel Petén si verificavano periodicamente intervalli di siccità, che però duravano relativamente poco, uno o due anni e venivano assorbiti tramite l’immagazzinamento di mais essiccato e il consumo di vegetali selvatici.
Probabilmente a causa degli eccessivi disboscamenti, dovuti anche al contemporaneo smisurato aumento dell’attività edilizia, questi periodi siccitosi divennero più frequenti e soprattutto più lunghi, l’ultimo iniziato verso la fine del Periodo Classico pare sia durato quasi un secolo.

Questo portò all’aumento della richiesta di sangue “nobile” per la celebrazione della cerimonia propiziatrice della pioggia e quindi di un buon raccolto e a una celebrazione sempre più frequente della cerimonia stessa.
In breve tempo, il sangue ricavabile dagli autosalassi dei sovrani non fu più sufficiente e questi pensarono di procurarselo catturando in battaglia i sovrani delle alleanze “nemiche” e, cosa più facile, i sovrani e governatori dei centri minori e i guerrieri più coraggiosi e combattivi degli eserciti avversari, al fine di cavar loro il sangue necessario.
Si ha notizia di un sovrano importante utilizzato per 18 anni al fine del salasso!

Questo portò a uno stato di conflittualità tra i centri maggiori che non fu più solo occasionale bensì perenne, con conseguente depauperamento della popolazione, che già sovvriva per le restrizioni alimentari dovute alla scarsità dei raccolti.

Verso la fine dell’VIII sec. e ancor di più nel corso del IX in molti centri la situazione divenne insostenibile per il popolo minuto, che ad un certo punto non resistette più: in molti casi i popolani semplicemente abbandonarono completamente i centri urbani, lasciando al loro destino sovrani, nobili e alti sacerdoti, ma in un certo numero di casi, vedi il caso di Cancuén che era il centro commerciale della giada grezza e semilavorata, addirittura li abbandonarono solo dopo aver massacrato il sovrano, la sua famiglia, i nobili e probabilmente la maggior parte dei sacerdoti.

L’esame dei resti ossei delle persone gettate nel chultun di Cancuén, fatte a pezzi con ancora i gioielli addosso, ha dimostrato che si trattava di persone in buono stato di salute e ben nutrite, mentre i resti trovati abbandonati e insepolti all’interno del centro urbano, di persone morte per ferite da combattimento appartengono a individui deboli e malnutriti.

Immaginatevi la situazione.
Sono un agricoltore con famiglia, devo coltivare i campi che devono fornire nutrimento a tutta la comunità, compresi nobili, guerrieri, sacerdoti e famiglia reale, i cui componenti non producono alcunché e mi chiedono continue corvée per soddisfare la loro bramosia di imponenti monumenti e abitazioni.
Per far rendere i campi coltivati necessito di acqua in abbondanza, che mi arriva dal cielo sotto forma di pioggia.
Mi anno convinto che il mio sovrano con il suo sangue nutre e soddisfa le divinità che portano la pioggia.
Sono anni che per questa funzione il sovrano non basta più, noi comuni siamo affamati e i nostri guerrieri devono sostenere continue battaglie e diventano sempre meno, per cui iniziano a cedere, non riescono a catturare sufficienti “prede” da sacrificare e non ci difendono più con l’efficacia di un tempo, per cui la gente di altri borghi o alleanze ci deruba sistematicamente, come noi derubiamo loro.
Nel contempo, le piogge continuano a rarefarsi.

Mi sembra ce ne sia a sufficienza: in tempi più recenti e noti la Rivoluzione Francese credo abbia dimostrato che si tratta di una situazione esplosiva.
Nel X sec. la situazione nel Petén esplose, portando all’esodo della popolazione verso le coste della Penisola dello Yucatàn, esodo che terminò probabilmente nel corso del secolo successivo.
 
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view post Posted on 16/3/2024, 11:08
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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In questo forum l'argomento crisi Maya del IX sec. nella sua totale generalità l'ho iniziato nel 2012 e ho aggiunto alcune pagine quest'anno, l'indirizzo è questo https://ostraka.forumfree.it/?t=60354372

A proposito della città Maya di Cancuén l'argomento specifico l'ho trattato qui

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