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Il misterioso Teschio Maya della Sventura

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view post Posted on 20/3/2024, 18:37
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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Questo argomento necessita di una lunga presentazione, confido nell'interesse e nella pazienza dei miei 25 lettori.


Qua e là in giro per il mondo sono venuti alla luce teschi di cristallo che molti appassionati New Age credono possiedano poteri mistici: qual è la verità su questi straordinari oggetti?

Il Teschio della sventura (o del destino, secondo i gusti)

https://upload.wikimedia.org/wikipedia/com...ndom9834672.jpg

Il più famoso di questi manufatti è quello comunemente noto come Teschio di cristallo di Mitchell-Hedges, per brevità TMH, detto anche "la gemma più strana del mondo" (Welfare e Fairley 1980, 51) e "il nonno di tutte le sfere di cristallo" (Garvin 1973, 6).
Per un motivo che spiegherò più avanti, ha anche una cattiva nomea e viene chiamato "il teschio della sventura" da coloro che credono che detenga potere di morte su chiunque lo derida (Nickell 1988, 30).

https://archeoworld.com/wp-content/uploads...i_cristallo.jpg

A parte la mandibola, che è mobile e staccabile, fu realizzato da un unico blocco di cristallo di rocca naturale (quarzo trasparente, detto anche quarzo ialino) e pesa 11 libbre e 7 once, poco più di 5kg, è largo 12,5 cm, alto quasi 15 e profondo quasi 20.
Frederick Albert Mitchell-Hedges (1882 – 1959), noto anche come Mike e per brevità FAMH, scrisse di averlo trovato negli anni 20 del XIX sec. in Belize allora British Honduras, durante gli scavi nel sito Maya di Labaantun, che nella lingua maya yucateca significa "luogo di pietre cadute" e che FAMH sostenne di aver scoperto lui stesso, il che costituisce il primo problema, perché era già stato visitato e parzialmente scavato nel 1903 dall’archeologo amatoriale Thomas Gann, che pubblicò un resoconto nel 1905.
Qui un po’ di foto del sito

https://commons.wikimedia.org/wiki/Categor...ntun?uselang=it

Un secondo problema è che sua figlia adottiva Anne-Marie Le Guillon, che oggi è nota come Anna Mitchell-Hedges (1907 – 2007), per brevità AMH, dopo la morte di FAMH, avvenuta nel 1959, affermò di averlo trovato lei stessa, sotto un altare della città in rovina, nel 1927 quando aveva 10 anni ed era stata da poco adottata.
In una lettera a Frank Dorland, datata 17 febbraio 10968 scrisse addirittura:
"(io, mio padre e altri membri della spedizione a Lubaantun, ndr) stavamo scavando nel tempio, sollevando una pesante parete caduta sull’altare… Io capitai sul teschio sepolto sotto l’altare, ma solo tre mesi dopo la mandibola fu trovata, a circa 7,6 mt di distanza”.
In seguito affermò anche che quando estrasse il teschio da terra, gli indiani (cioè i manovali Maya) presenti allo scavo reagirono con soggezione e reverenza, poiché "riconobbero subito il Teschio come il dio perduto da tempo dei loro antenati".

Per la verità, FAMH menzionò il teschio nella prima edizione della sua autobiografia, intitolata Danger, My Ally (Il pericolo, mio alleato, 1954), ma non specificò dove né da chi fosse stato trovato.
Pubblicò semplicemente una fotografia di quello che chiamò “il sinistro Teschio della Sventura”, affermando quanto segue:
“Ha almeno 3.600 anni e secondo la leggenda veniva usato dal Sommo Sacerdote dei Maya durante l’esecuzione di riti esoterici. Si dice che quando voleva la morte con l’aiuto del teschio, la morte seguiva invariabilmente”.
Riguardo alla provenienza del teschio disse solo:
"Ho motivo di non rivelare come sia entrato in mio possesso".

Questa credo sia la prima foto del teschio MHT, pubblicata in Danger, My Ally

www.crystalskulls.com/images/Mitchell-Hedges-Skull.jpg

Queste parole risuonarono cariche di mistero, anche se nelle edizioni successive del libro FAMH omise tutti i riferimenti al teschio, pare senza avvisare gli editori.

Molti sono i quesiti che si pongono in merito, di seguito i più importanti.
Chi trovò il teschio: FAMH o la figlia AMH?
Quake dei due sia stato, lo ha davvero trovato a Lubaantun?
In caso negativo, da dove proviene?
Chi lo realizzò?
Il teschio ha effettivamente i poteri che gli vengono attribuiti?
Perché FAMH non rivelò in quale maniera ne fosse entrato in possesso?
Perché nessuno tra i ricercatori menziona la presenza nel sito di AMH, né il ritrovamento del teschio?

All’ultimo quesito la risposta potrebbe essere che non voleva dire che a trovarlo era stata una bambina di 10 anni, ma vedremo più avanti che le cose sembrano proprio non essere andate così.

Joe Nickell, scrittore, investigatore e divulgatore scientifico statunitense, assieme all’avvocato ed esperto di analisi forense John F. Fischer, iniziò un'indagine sul teschio svoltasi dal 1982 al 1984.
Iniziò cercando e ottenendo quanti più dati possibili sul teschio.
Dall’analisi condotta su vecchi numeri di giornali e riviste apprese che FAMH
- corrispondeva con alcuni tra i principali musei e laboratori;
- consultò illustri esperti;
- raccolse informazioni sui Maya, sul cristallo di rocca, sul motivo del teschio nell'arte delle popolazioni della Mesoamerica: Olmechi, Maya, Aztechi, Zapotechi, Mixtechi e altri ancora;
- dopo la sua morte, AMH fece lo stesso e andò alla ricerca di coloro che avevano esaminato il teschio.

Al momento del suo ritorno in Inghilterra da Lubaantun o negli anni immediatamente successivi FAMH, da alcuni autori considerato fin dagli inizi bugiardo e impostore abituale (Nickell 1988, 38; McConnell 1998), non fece alcun riferimento al teschio.
Negli anni '30 scrisse articoli di giornale e un libro in cui discuteva a lungo di Lubaantun, senza mai menzionare il "Teschio della Sventura" mentre descrisse dettagliatamente reperti relativamente meno importanti rispetto al teschio.

La prima notizia pubblicata riguardo a questo celebre oggetto, comparsa nel numero di luglio 1936 di Man, rivista britannica di antropologia oggi Journal of the Royal Anthropo- gical Institute, non fa alcun riferimento a FAMH: esso fu descritto come “in possesso del signor Sydney Burney”, un mercante d’arte londinese (Morant 1936, 105).
A questo proposito ci sono prove documentali che
- Burney lo mise all’asta per conto di Sotheby’s nel 1943
- restò invenduto,
- FAMH lo acquistò nel 1944 appunto da Burney.
Questi affermò in seguito di esserne stato in possesso per tutti i dieci anni precedenti (Morrill 1972, 28; Welfare e Fairley 1980, 53).

Nel corso di una intervista concessa al citato Joe Nickell, concessa nel 1983 e riportata nel numero di luglio-agosto 2006 della rivista Skeptical Inquirer, AMH tentò di giustificare questa stranezza sostenendo che suo padre aveva lasciato il teschio a Burney “come garanzia per un prestito per finanziare una spedizione”.
Nickel le chiese se avesse qualche documentazione, come una lettera o un ritaglio di giornale, che potesse aiutare a stabilire la precedente proprietà del teschio da parte di suo padre e AMH rispose che non aveva "nessuna prova documentale", ma aggiunse: "tutte le carte di mio padre erano andate perdute durante un ciclone nell’isola di Hatteras, fotografie e tutto il resto e un baule con i suoi averi andò perduto a Plymouth”.

Comunque sia, nessuno tra coloro che effettivamente condussero ricerche e scavi a Lubaantun negli anni 1926 – 1927, finanziati dal British Museum, ha mai menzionato la presenza di AMH sul sito, tantomeno il teschio che in quel sito sarebbe stato scoperto da FAMH o da AMH (Nickell 1988, 35–36).

Successivamente, è emersa una lettera che sembra contraddire l’affermazione di AMH.
La scrisse 21 marzo 1933 a George Vaillant dell'American Museum of Natural History, Sydney Burney il quale afferma che in quel momento era in possesso del teschio e che lo aveva "comprato" da un collezionista del quale non fece il nome (Burney, 1933): la data della lettera conferma che lo ebbe in possesso per almeno 10 anni, dal 1933 al 1943, anche se non precisa da chi lo comperò.
In ogni caso nel 1944 FAMH acquistò o secondo AMH riscattò il teschio da Burney: questo spiegherebbe perché i riferimenti al teschio furono cancellati dalle edizioni successive di Danger, My Ally, in quanto nel 1954 (circa tre anni dopo la morte di Sydney Burney) è possibile ci fossero persone che potevano ricordare la precedente proprietà del teschio da parte di Burney e la sua vendita a Mitchell-Hedges.
Una persona che conoscesse tutto questo avrebbe potuto minacciare di smascherare o addirittura ricattare FAMH.

Quando AMH per una unica volta concesse che MHT venisse esaminato da esperti nella lavorazione del cristallo di rocca, contrariamente alle affermazioni secondo cui il cranio mancava di qualsiasi prova di lavorazione moderna, emerse che c'erano "tracce di molatura meccanica" sui denti (Dorland 1973) e fori, destinati a pioli di sostegno, che erano stati praticati da strumenti metallici (Hammond 1983).

In conclusione, per quanto riguarda la vera origine di MHT ci sono poche prove oltre all'oggetto stesso, alla magra documentazione storica e ad alcuni teschi di cristallo di rocca simili nei musei e nelle collezioni private: di questi ultimi prossimamente scriverò in maniera dettagliata.

Tuttavia rimangono in letteratura molte affermazioni fantasiose sul teschio.

Come scritto in precedenza, nella sua autobiografia FAMH (1954) descrisse il “Teschio della Sventura” come “risalente ad almeno 3.600 anni fa e impiegando circa 150 anni (per lucidarlo, ndr) strofinandolo con la sabbia” perché cristallo di rocca è “duro quasi quanto il diamante”, quando in realtà la scala di Rosiwall, più precisa della più famosa scala di Mohs, lo pone al 7° posto con durezza 120 mentre il diamante è al 10° con 140.000, quindi il diamante è circa 1200 volte più duro di quel cristallo.
Viene riportato anche che disse:
“Nella leggenda si afferma che veniva usato da un sommo sacerdote dei Maya per concentrarsi e portare alla morte (i nemici, ndr). Si dice che sia l'incarnazione di tutto il male; diverse persone che cinicamente ne ridevano sono morte, altre sono state colpite e si sono ammalate gravemente”.
Questa l’affermazione, assieme alle successive che elencherò, viene riportata spesso e volentieri nella letteratura new ager.

Richard M. Garvin, autore di The Crystal Skull (1973, 100), ha concluso: “. . .le affermazioni secondo cui il teschio di cristallo ha causato o può causare la morte dovrebbero molto probabilmente essere archiviate proprio come quella del vecchio re Tut(ankhamon, ndr)".

È stato anche affermato che rimane a una temperatura costante di 70° Fahrenheit (21° C, ndr) indipendentemente dalla temperatura a cui viene sottoposto.
In realtà, secondo l'esperto californiano Frank Dorland (1983), il teschio non è diverso nelle sue proprietà fisiche da altri cristalli di quarzo naturali.

Per quanto riguarda le proprietà mistiche del cranio, i suoni percepiti delle campanelle d’argento e le immagini, per es. i volti, Garvin (1973, 100) ironicamente le definisce “il frutto di un’intensa concentrazione e meditazione”.

Joshua Shapiro, che con altri studia l’argomento dal 1983, ha avuto “sessioni di canalizzazione per cercare impressioni psichiche” dal manufatto di cristallo.
Ciò lo ha portato a ritenere che si tratti di un “antico computer” nel quale sono memorizzati messaggi per l’umanità.
Invece di un'origine Maya, ipotizza che il teschio provenga da una civiltà perduta o addirittura da qualche sito extraterrestre (Hunter 2005).

All'età di novantotto anni AMH disse al giornalista Colin Hunter (2005) che il teschio era il segreto della sua longevità.
Quando Hunter fece un viaggio per intervistarla lei rimase fedele al suo racconto di aver ritrovato il teschio a Lubaantun, pur continuando a dare versioni contrastanti dei fatti.

Inoltre più volte dichiarò che era un oggetto salutare, nel senso che aveva guarito molte persone da malattie anche gravi: alcuni ricercatori affermano che questo fu un tentativo per togliergli il nomignolo di Doom, cioè Sventura/Malasorte, arrivando persino a dire che il suo vero nome era Dum (Larru Arnold, in Rainbows, notiziario new ager, maggio 1987).
Ho consultato l’OED - Oxford English Dictionary, la parola dum ha i seguenti significati:
- cibo cotto in una pentola chiusa o in pentola a pressione, nel suo stesso sugo, con spezie;
- variante di dumb, cioè pazzoide, stupido, ignorante;
- variante di doom, per cui si tornerebbe al punto di partenza.
Scartate le varianti, non capisco come il primo significato in elenco possa adattarsi al Teschio, a meno che non sia un termine gergale ignoto all’OED.

Consiglio ai lettori interessati la lettura di questo interessantissimo articolo

www.strangemag.com/crystalskull/crystalskull.html

Bibliografia

Burney, Sydney. 1933. Letter to George Vaillant, March 21; copy from Gordon F. Ekholm,
American Museum of Natural History.

Connor, Steve. 2005. The mystery of the British Museum’s crystal skull is solved. It’s a fake.
Independent News (UK), January 7.

Dorland, Frank. 1973. Quoted in Garvin 1973, 84.
1983. Letter to Joe Nickell, May 20.

Ekholm, Gordon F. 1983. Letters to Joe Nickell, January 5; February 1.

Garvin, Richard M. 1973. The Crystal Skull. Garden City, N.Y.: Doubleday.

Hammond, Norman. 1983. Letter to Joe Nickell, May 27.

Hunter, Colin. 2005. Caretaker to a mystery. Kitchener, Ontario, Record, August 20.

Kunz, George Frederick. [1913] 1971. The Curious Lore of Precious Stones; reprinted New
York: Dover.

Max, the crystal skull. 2001. Ad for an “Evening Circle with JoAnn Parks,” The Learning Light
(The Learning Light Foundation newsletter, Anaheim, California) 7:11 (December), 3.

Max: The Texas crystal skull. 2005. Online at www.v-j-enterprises.com/maxcs.html.

McConnell, Rob. [1996]. The Mitchell-Hedges crystal skull.

Mitchell-Hedges, Anna. 1983. Letters to Joe Nickell, March 1 and April 25.

Mitchell-Hedges, F.A. 1954. Danger My Ally. London: Elek Books, 240–243; caption to
illus. facing p. 241.

Morant, G.M. 1936. A morphological comparison of two crystal skulls. Man 36 (July), 105–107.

Morrill, Sibley S. 1972. Ambrose Bierce, F.A. Mitchell-Hedges and the Crystal Skull. San
Francisco: Caledon Press.

Nickell, Joe. 1988. Gem of death, chapter 3 of Secrets of the Supernatural. Buffalo, N.Y.:
Prometheus Books, 29–46.

Pennink, Emily. 2005. ‘Aztec’ crystal skull ‘likely to be fake.’
.
Smoker, Debbie. 1995. Max, the crystal skull. New Avenues, June/July; reprinted at Max
2005.

Welfare, Simon, and John Fairley. 1980. Arthur C. Clarke’s Mysterious World. New York: A&W Publishers
 
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