Ostraka - Forum di archeologia

Posts written by Perseo87

view post Posted: 12/1/2021, 19:17 "In onore di Demetrio" - Archeologia Romana
CITAZIONE (LAVORI ARCHEOLOGICI @ 12/1/2021, 19:05) 
Era ben per quello che invocavo una immagine fotografica migliore dal punto di vista della illuminazione (che nell'inquadrare iscrizioni piacerebbe il più possibile radente) ed esprimevo dubbi sulla possibile deformazione prospettica di quelle circolate.

Sì, ma direi che, almeno con l'ultima foto linkata da Usékar, il problema è stato in buona parte arginato: ora, se non altro, io riesco a leggere abbastanza nitidamente i nomi dei dedicanti inscritti nelle due corone vegetali (o demos e oi neoi) e ancora la dedica a Demetrio (Demetrioi Metrodorou tou Leukiou). Certo, la luce non è assolutamente quella adeguata per la lettura delle epigrafi, ma è possibile che chi l'ha scattata non fosse un esperto, o magari non fosse mosso da alcun interesse di tipo "accademico"...
view post Posted: 12/1/2021, 17:52 Un atleta vincitore nelle Panatenee - Archeologia della Magna Grecia
Gli scavi della SABAP di Bari, condotti lo scorso anno sulla collina di Botromagno (Gravina in Puglia), hanno portato alla luce una nuova sepoltura, fin da subito divenuta oggetto di grande attenzione per alcuni reperti rinvenuti al suo interno.

Già noto per la presenza di un insediamento peuceta, in parte indagato negli anni '70 del secolo scorso, il colle di Botromagno ha svelato stavolta una nuova tomba a semicamera, del V secolo a.C., anch'essa già saccheggiata in antico e con il tetto crollato, al cui interno gli archeologi hanno tuttavia potuto raccogliere una serie di preziosi frammenti di manufatti, che hanno permesso di dare una particolare connotazione alla struttura funeraria.

In primo luogo, si segnalano alcune parti dipinte di un'anfora panatenaica, riconoscibile per la tipica iscrizione greca τῶν Ἀθήνηθεν ἄθλων, che, accanto a quel che rimane di una dea Atena armata, indica il vaso come uno dei premi vinti nelle gare ateniesi; del lato opposto dell'anfora si è invece fortunatamente conservato un frammento con la rappresentazione di un corridore nudo, che permette di identificare il proprietario (ossia il defunto) come un vincitore nella gara di corsa. Le anfore panatenaiche furono prodotte ad Atene a partire dal secondo quarto del VI secolo a.C. - all'epoca della riorganizzazione delle Panatenee da parte del tiranno Pisistrato - arrivando fino almeno al II secolo a.C., senza tuttavia subire gli effetti dell'abbandono della tecnica a figure nere, in luogo delle più apprezzate figure rosse.
Il punto di ritrovamento dei frammenti di Botromagno e il confronto con il più celebre corredo dell'Atleta di Taranto permettono di immaginare che anche quest'anfora fosse stata posizionata, in origine, fuori dal sepolcro, così da continuare a celebrare, agli occhi dei posteri, l'abilità fisica del vincitore.

A rimarcare il rango aristocratico della sepoltura e la celebrazione dell'areté del defunto sono stati inoltre segnalati anche i resti di un'impugnatura di spada in avorio intagliato, e ancora una kylix con tracce di dorature, giudicata indicativa dell'assegnazione di onori eroici.

Qui alcune informazioni e foto dei reperti: https://archaeologynewsnetwork.blogspot.co...Gs#.X-43q4DWHuY.
view post Posted: 12/1/2021, 17:01 "In onore di Demetrio" - Archeologia Romana
CITAZIONE (Usékar @ 12/1/2021, 16:47) 
Certo che siamo degli specialisti dell'OT! :lol: :lol: :lol:

Stavo giusto per proporlo io un OT, sull'effettiva correttezza della traduzione dell'iscrizione, così come è riportata nell'articolo, e ancora sull'apparente mancanza di ulteriori parti di testo superstiti sulla pietra... ma non volevo interrompere queste "libere associazioni", appunto!

;) :lol: X)
view post Posted: 12/1/2021, 10:46 "In onore di Demetrio" - Archeologia Romana
Grazie per la doverosa precisazione, Usékar: a riprova che anche una sola lettera, talvolta, può fare una grande differenza.

CITAZIONE (Usékar @ 12/1/2021, 10:40) 
... a-woman :lol:

Farò finta di non aver sentito. X)
view post Posted: 11/1/2021, 11:04 "In onore di Demetrio" - Archeologia Romana
E' senza dubbio molto singolare la storia di un antico blocco di marmo recante un'iscrizione in caratteri greci, recuperato in un giardino privato nel Wiltshire (UK) e riutilizzato dal suo ignaro scopritore (per almeno una decina di anni!) in una stalla, come supporto per salire in sella al suo cavallo.

L'inizio della vicenda risale a circa venti anni fa e si svolge in un terreno di Whiteparish (non lontano da Salisbury): un privato, proprietario di un bungalow, rintraccia un blocco di marmo, di circa 60 cm, durante alcuni lavori nel suo giardino; in seguito, l'ignaro scopritore decide di riutilizzare il suddetto blocco all'interno della sua stalla, fino in tempi recenti, quando si rende conto che sulla sua superficie si intravedono quelle che sembrano piccole foglie scolpite.

Esaminato da un archeologo, il blocco rivela contenere ben due corone di alloro scolpite a rilievo, insieme con un'iscrizione in greco antico, riferita a un certo Demetrios, figlio di Metrodoros e nipote di Leukios, cui sarebbero stati tributati particolari onori dai suoi concittadini. Il manufatto è stato riconosciuto come un'iscrizione onoraria del II secolo d.C., di probabile provenienza microasiatica.

Come e quando questo antico reperto possa essere finito in un terreno della contea del Wiltshire, tuttavia, rappresenta ancora un mistero per gli esperti. L'ipotesi al momento più accreditata è che il manufatto possa esser stato riportato in Inghilterra come "souvenir" del Grand Tour, fra la fine del XVIII e gli inizi del XIX secolo, finendo poi col tempo abbandonato e dimenticato. Non è tuttavia stata esclusa neppure la possibilità che il blocco potesse essere già stato reimpiegato in una qualche vecchia dimora locale, in seguito demolita per far posto alle attuali abitazioni.

Per ulteriori informazioni potete consultare questo link: https://archaeologynewsnetwork.blogspot.co...Vs#.X_d7aL8LoZo.
view post Posted: 4/1/2021, 16:44 archeologia=strada giusta? - Archeologia e Università - Sezione generica
CITAZIONE (Federico G. @ 4/1/2021, 15:25) 
Supponiamo che uno storico medievale o moderno, nelle proprie ricerche, debba occuparsi di un luogo (casolare abbandonato, area sepolcrale, eremo, fortilizio...), magari su commissione di qualcuno (Comune, ente...). Desidera che sia svolta un'indagine volta a stabilire epoca e utilizzo della struttura in questione, sulla base della tipologia costruttiva, delle strutture architettoniche, di eventuali simboli, epigrafi, pitture..., della posizione geografica.
"Da chi va", dunque? Da quello che mi avete risposto, mi sentirei di dire un Archeologo; se sbaglio correggetemi.

E collegandomi a questo: discipline come l'epigrafia, l'iconografia... sono branche dell'Archeologia (e quindi l'epigrafista è un Archeologo specializzato) o qualcos'altro? Per iconografia intendo, non so... identificare un santo o un personaggio dagli attributi iconografici.

Alla prima domanda, in linea teorica, risponderei di sì: perché uno storico (a meno che non sia uno storico dell'architettura!) difficilmente potrebbe intendersi di tipologie edilizie e strutture architettoniche (e tantomeno iconografie artistiche...); forse potrebbe cavarsela già meglio con le epigrafi (che sono fonti di primaria importanza per la storia) e con i simboli (penso per esempio all'araldica, e al fatto che certi segni o stemmi presenti sugli scudi gentilizi possono anche tornare sui documenti d'archivio).

Però, anche qui, non bisogna ragionare per compartimenti stagni: le figure che si occupano di ricostruzione storica possono anche avere nel loro cv esperienze dirette o indirette in discipline che non sono propriamente le loro. Questo, come dicevo prima, non significa ovviamente che si possa fare tutto da soli: magari il bravo storico capisce già da solo di trovarsi di fronte, che so, ai ruderi di un castello comitale del secolo X-XI; però, per fugare ogni dubbio, può comunque contattare un collega archeologo, specializzato in medioevo, e chiedere a lui tutti i pareri e le conferme del caso.

Ci vuole (come in molti altri aspetti della vita) una grande cultura, un po' di sana elasticità mentale, ma anche l'umiltà di non ritenersi tuttologi.

Poi, passo alla seconda domanda: no, nel senso che l'epigrafia non è propriamente una branca dell'archeologia (semmai, a ben vedere, è più vicina allo studio filologico).

L'epigrafia esiste innanzitutto come disciplina a sé stante: epigrafia è, in teoria, tutto ciò che è iscrizione, dall'Antichità al nostro tempo, così come la numismatica, ossia lo studio delle monete (che, volendo, si intreccia sua volta con l'epigrafia per via delle legende monetali!), può riguardare tanto le produzioni monetali più antiche quanto i conii più recenti.
L'epigrafia in particolare, però, può essere esemplificativa, perché come l'archeologo non può limitarsi a studiare il reperto, senza guardare al contenuto e alla forma del testo inciso su di esso, così l'epigrafista non si limita ad analizzare il mero contenuto del testo, ma guarda anche al suo supporto (forma, materiale costitutivo etc.), per trarne ulteriori informazioni. Sono branche specialistiche di studio, situate a cavallo fra differenti aree del sapere, e semplicemente l'archeologia si può servire dell'epigrafia (così come della numismatica, dell'iconografia etc.) per avere un quadro più chiaro del contesto oggetto di ricostruzione.

Quando si studia archeologia all'università, nei piani di studio possono essere già preventivate (o inserite liberamente) una serie di materie che fanno da corollario a quella principale (es. epigrafia, numismatica, archeozoologia, papirologia, etc.). Queste materie servono a dare all'archeologo almeno una base conoscitiva, per potersi approcciare meglio agli eventuali materiali che questo potrebbe ritrovarsi poi fra le mani negli scavi, nei musei o altrove.
Ci può poi essere anche il caso dell'archeologo epigrafista (insisto per comodità su questo esempio, ma potrebbe anche essere archeologo numismatico etc.), ossia un archeologo che come tema di laurea/ specializzazione/ dottorato sceglie di concentrarsi sulle epigrafi di un dato periodo. Bene, quello sarà un archeologo esperto di epigrafia; che non potrà mai sostituirsi a un epigrafista da un punto di vista professionale, né arriverà forse mai ai livelli di un "epigrafista puro" (perché quello di solito parte da una base di studio di filologo), ma sicuramente sarà una figura ibrida, in grado di muoversi meglio di altri in determinati contesti di studio.

Non so se in questo modo ho reso l'idea.
Tu comunque non fasciarti troppo la testa ora con tutte queste sottigliezze, perché di tempo per entrare addentro alla questione ne avrai con i tuoi prossimi studi triennali, che ti permetteranno di farti la tua idea senza appiccicarti addosso nessuna particolare "etichetta" (la laurea triennale, checché se ne dica, nel nostro settore è pressoché inutile...) e senza precluderti nessuna strada lavorativa.
view post Posted: 4/1/2021, 12:21 archeologia=strada giusta? - Archeologia e Università - Sezione generica
Benvenuto Federico :)

So bene quanto ci si possa sentire disorientati quando si vede avvicinarsi il momento di compiere il salto dal liceo all'università. Cercherò di dare alle tue domande una risposta il più possibile completa, sulla base della mia personale esperienza.

CITAZIONE
Ecco quindi la prima domanda: l'Archeologia è legata indissolubilmente allo scavo? (...) Un' eventuale indagine storiografica fatta sulle tracce materiali "emerse" (studio di epigrafi, tipologie costruttive, simboli, testimonianze pittoriche... ai fini della ricostruzione della storia di un dato territorio) è da considerarsi ancora archeologia?

No. L'archeologia è anche scavo stratigrafico, ma non solo.
Chi studia un territorio antico e ne ricostruisce l'aspetto, chi analizza le stratigrafie murarie di un edificio in rovina, chi esamina reperti fatti a pezzi nei magazzini di un museo e cerca di ricostruirli e di ridargli un'identità, chi valuta il frutto di un sequestro o cerca di distinguere un manufatto antico da un falso, non è certo meno archeologo di chi scava materialmente nella terra.

Quelle che ti ho nominato sono tutte attività che gli archeologi sono chiamati a svolgere quotidianamente nell'ambito della loro professione. E un'archeologia lontana dallo scavo si può fare tanto più facilmente nel settore dell'archeologia medievale, dove, come anche tu giustamente dicevi, l'archeologo ha spesso a che fare con strutture che non necessitano di essere sempre scavate, in quanto (seppur con qualche trasformazione) sono state di solito mantenute in uso fino ai nostri giorni.
A Firenze, per esempio, la cattedra di Archeologia medievale ha introdotto da qualche anno un laboratorio di "Archeologia leggera" (nome su cui si potrebbe discutere...), che, in sostanza, serve proprio a questo: analizzare le emergenze archeologiche e il paesaggio circostante, cercando di trarne il maggior numero di informazioni, senza dover mettere mano al piccone.

La ricostruzione archeologica si appoggia oggi su un ampio ventaglio di metodi e tecniche di indagine: ci sono gli studi topografici, quelli stratigrafici (relativi alla terra così come all'edilizia), quelli stilistico-iconografici, quelli tipologici, e ancora le analisi di tipo archeobiologico e diagnostico-archeometrico. A tutto questo si aggiunge poi, ovviamente, anche la valutazione del dato storico-epigrafico (laddove disponibile), imprescindibile talvolta per capire quale elemento si abbia davanti e che ruolo abbia avuto nel suo contesto storico e territoriale.

Come dice LA, i confini fra le differenti discipline che concorrono alla ricostruzione storica sono oggi molto più sfumati che in passato, e si tende sempre più a un approccio globale e interdisciplinare. Per fortuna, aggiungo io: perché in passato, spesso, è accaduto che l'archeologo studiasse e pubblicasse una certa statua sulle sue riviste di settore, l'epigrafista studiasse e pubblicasse la relativa base con l'iscrizione sulle sue riviste di settore, e così la comprensione di un'opera nel suo insieme finisse per essere compromessa (non irrimediabilmente, certo, ma al punto da costringere poi gli studiosi successivi a farsi un gran "mazzo" per rimettere insieme il tutto).
All'archeologo, a mio avviso, si deve richiedere oggi questo tipo di approccio multidisciplinare, che non significa assolutamente arrogarsi competenze altrui, né surrogare alla meglio le specificità dei colleghi (epigrafisti, chimici etc.), ma semmai integrare il loro parere e la loro esperienza, avendo chiaro fin da subito quanti e quali dati debbano essere presi in considerazione, per arrivare a una lettura il più possibile completa di un manufatto antico.

CITAZIONE
Seconda cosa: l'archeologo fa lo storico? E fino a che punto? Ovvero, è titolato (anche con l'ausilio della Storia) a ricostruire, sulla base dei ritrovamenti materiali, le dinamiche politiche, economiche, sociali e culturali di un dato tempo e in un dato luogo? Questo attiene al suo mestiere o si limita a quel tanto che basta per correlare e interpretare i propri reperti? (...)
A questa domanda se ne ricollegherebbe poi anche un'altra: lo storico, come figura professionale, esiste veramente? O esiste il giurista che fa la storia giuridica, l'archeologo che fa la storia della cultura materiale, ecc...?

L'archeologia è un tipo particolare di indagine, fra quelli a nostra disposizione, che concorre a ricostruire la storia - non sempre e necessariamente la grande Storia, molto spesso, anzi, è l'anonima vita quotidiana di gente comune (ma sempre di una ricostruzione del passato comunque si tratta). Non solo: anche nel caso di un'anonima storia di vita quotidiana, l'archeologo deve sì cercare di ricostruire sempre il singolo contesto, calandolo poi però nel più ampio ambito storico di pertinenza.

Immagina, per esempio, il rinvenimento di una statua di culto romana in bronzo, pressoché intatta, volontariamente occultata all'interno di un contesto d'epoca paleocristiana. Questo tipo di scoperta può raccontare molto di un periodo buio della civiltà romana, da un punto di vista politico (gli editti degli imperatori che favorivano e legittimavano la distruzione dei simboli pagani), economico (la ricerca di bronzi da rifondere per recuperare metallo prezioso), sociale (l'ascesa del Cristianesimo e la sua influenza sulla vita dell'Impero), culturale (l'idea di una intolleranza che porta a distruggere un'opera d'arte, perché non conforme al pensiero religioso dominante). Ma, al netto della fantasia, basterebbe nominare anche solo alcuni degli storici studi di Carandini, per rendere l'idea di quante informazioni si possano trarre da reperti molto più comuni e meno nobili (come i frammenti ceramici).
Anche da piccoli pezzi di vita quotidiana si possono ricavare dati di grande interesse, che assumono tuttavia maggior senso se calati nel loro contesto storico. Sono strade che partono da punti diversi, ma che alla fine finiscono per intrecciarsi e tendere tutte più o meno verso la stessa meta ideale.

CITAZIONE
nell'indecisione fra archeologia e storiografia, con preferenza -per ora- per la seconda- quale corso di laurea mi consigliate per la triennale? Io, personalmente, propenderei per Lettere classiche, che mi sembra più completo e maggiormente spendibile rispetto alle altre opzioni. Del corso in Storia che ne pensate? Insomma, qual'è, secondo voi, il corso che offre le nozioni e le competenze più utili in vista di un futuro nella ricerca storiografica? (la domanda si allarga poi anche alla magistrale, su cui però ho più tempo per riflettere).
Esiste, e se sì dove, una triennale in Archeologia?

Concordo sostanzialmente con la tua idea di partire da una triennale di Lettere Classiche (magari integrando qualche esperienza sul campo fin dai primi anni, come suggeriva LA, per capire se questa strada ti possa realmente piacere). Triennali in archeologia non credo che esistano (o almeno, non più): oggi mi sembra che si privilegi l'idea di lauree brevi il più generiche possibile, che offrano ampie conoscenze dall'Antichità all'Età contemporanea. Questo può anche avere un suo senso... ma non è il caso di mettersi qui a dissertare sulla questione. Anche il corso di laurea triennale in Storia può comunque essere valido. L'importante è tenere a mente che entrambi ti fornirebbero comunque le carte per tenerti aperta la strada dell'insegnamento scolastico (qualora ti interessasse), e che dalla triennale potresti poi fare comunque il passaggio a una magistrale in Archeologia (magari con qualche corso o esame integrativo, non so come funzioni adesso). Considera però anche che la strada dell'archeologo è molto più lunga di quella del classicista o dello storico: i primi due possono infatti già operare con il titolo magistrale; nel nostro settore, invece, per determinati concorsi e incarichi nella PA occorre invece necessariamente avere almeno un dottorato o un diploma di scuola di specializzazione (meglio ancora se li hai entrambi).

Valuta quindi bene... ma con tutta calma e serenità, che il tempo non ti manca :)

In bocca al lupo! ;)
E se ti va, apri ogni tanto qualche discussione su temi che ti interessano o ti incuriosiscono: io di Medioevo mi intendo molto poco, ma magari qualche spunto lo puoi trovare da altri utenti.
view post Posted: 4/1/2021, 10:17 Ciao a tutti - Presentazioni
Ben trovata Livia! :)

L'Appennino tosco-emiliano (più tosco che emiliano, per la verità) è realtà cara anche a me. Un po' meno il periodo medievale... però, se hai necessità di aiuto, prova ad aprire una discussione e vediamo cosa possiamo fare tutti insieme.

Non so di quale contesto tu stia parlando in particolare, ma consiglio fin da subito prudenza in questi contesti, perché la storia dei borghi di montagna (specialmente quelli più piccoli) è spesso infarcita di elementi leggendari, che nulla hanno di storico, ma che servono a nobilitare le origini di una comunità altrimenti più o meno anonima. Lo dico per esperienza diretta di un'area particolare dell'Appennino pistoiese, dove in secoli passati si è giocato soprattutto su una toponomastica ricostruita in modo fantasioso, per tentare di dare illustri natali a piccoli paesi, la cui storia si sarebbe altrimenti persa nelle nebbie dell'alto medioevo.

In ogni caso aspettiamo tutti di leggerti con piacere :)
view post Posted: 25/12/2020, 08:15 Dies natalis - Di tutto un po'...
Mi dispiace moltissimo leggere di tutto questo, caro Dceg, mi unisco a tutti gli altri amici del forum in un grande abbraccio mandato con il pensiero e con il cuore, nella speranza che tu possa avvertire anche un po' della mia vicinanza, in questo momento così difficile e che invece dovrebbe essere di gioia.
view post Posted: 14/12/2020, 19:34 RICOSTRUIRE le Rovine - Restauro e conservazione dei beni culturali
Un bell'esempio di ricostruzione non invasiva di una rovina?
Segnalo il primo dei tre casi riportati in questo sito (la cosiddetta "Porta dei Pagani" di Carnutum): https://archaeology-travel.com/top-picks/i...econstructions/.
view post Posted: 14/12/2020, 12:15 L'identità dei Bronzi di Riace - Archeologia della Magna Grecia
CITAZIONE (Mario_A @ 13/12/2020, 23:22) 
Avevo già visto questo servizio de Le Iene (in rete perchè non seguo certo il loro programma televisivo). E' un genere che non mi piace, TV spettacolo che spesso riporta dicerie come fatti certi. In questo caso, se qualcuno era in grado di recuperare una statua di bronzo di quelle dimensioni, perchè prenderne solo una e non tutte e tre?

La storia dei ragazzini che fanno loro per primi la scoperta dei Bronzi, vanno a fare la denuncia che poi non compare? Mah! Diciamo che trovo sorprendente che dei ragazzini di età compresa tra i 12 e 16 anni, in un piccolo centro, sapessero che quando si trova un reperto archeologico, bisogna fare una denuncia alle autorità!

Inoltre io ricordo abbastanza bene che quando la notizia del ritrovamento fu annunciata la prima volta in televisione, dissero che il sub Stefano Mariottini vide una mano sporgere dal fondale e pensò ad un cadavere e avvertì i carabinieri. Solo dopo si scoprì che erano statue di bronzo, in quanto interamente ricoperte dalla sabbia.
Come avrebbero fatto i ragazzini, a realizzare che invece sotto la sabbia si nascondevano delle statue di bronzo?

Come ho detto, il programma de Le Iene può piacere o meno, non è questo il punto: l'unico motivo per cui ho pubblicato quel link è stato per evidenziare come la posizione dei due Bronzi, così come rilevata al momento del recupero, potrebbe non essere stata effettivamente quella della loro originaria giacitura sul fondale di Riace.
Nell'inchiesta di Giuseppe Braghò (altro personaggio di cui si può discutere, e che, come il libro-inchiesta che ha portato avanti, può essere ritenuto più o meno affidabile) si riportano infatti alcuni elementi che qualche dubbio sulla vicenda dovrebbero farlo quantomeno spuntare. Della storia dei quattro ragazzi non so che pensare, ma della denuncia fatta da questa signora Diano, che nei giorni del ritrovamento dei Bronzi vide alcuni uomini uscire dall'acqua, a poca distanza dal punto della scoperta, e allontanarsi dalla spiaggia con in mano uno scudo rotondo e un'asta spezzata che poteva essere una lancia metallica, beh, questo mi pare almeno un punto fermo da considerare, soprattutto alla luce del fatto che anche il Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri, a suo tempo, giudicò attendibile questa testimonianza.
view post Posted: 12/12/2020, 19:29 Nuove sepolture scoperte nel Peloponneso - Archeologia della Grecia Classica
CITAZIONE (Righel @ 12/12/2020, 13:38) 
E' questo il tipo di logica che conosco ma non riesco a capire.
Anche la presenza di un λουτροφόρος (citato nell'articolo che linki) mi fa venire in mente quello della tomba di Agathon e Sosykrates (vedi) che è addirittura finto!

Queste logiche di cui tu parli, spesso e volentieri, non erano in effetti quelle degli antichi, ma sono quelle che noi - talvolta magari anche su basi preconcette - attribuiamo alla mentalità degli antichi, nel tentativo di decifrarne le azioni rituali.

La piegatura dello specchio (= il danneggiamento volontario di un bene del corredo funerario) potrebbe avere anche altre interpretazioni, per cui, prima di tutto, sarebbe opportuno avere chiaro un quadro il più possibile ampio relativo alla casistica di questi rinvenimenti, in relazione alle epoche, ai contesti geografici ed etnici e alla frequenza con cui sono attestati.
Non vorrei sbagliare, ma ho un vago ricordo del mio professore di Etruscologia che, quando parlava della presenza in tomba di vasi in ceramica con un'ansa "rotta ritualmente", la spiegava (o se la spiegava?) come un rimando alla vita del defunto che si era spezzata: dunque, come la persona non avrebbe più potuto partecipare alla vita familiare e comunitaria, così anche quell'oggetto del corredo non avrebbe più potuto essere utilizzato dai vivi, assolvendo allo scopo per cui era stato creato. Questa visione, per quanto difficile da provare, mi è sempre sembrata più plausibile rispetto a quella che vorrebbe quel bene immaginato per un uso esclusivo del morto (ma come avrebbe potuto utilizzarlo, se durante la cerimonia era stato volutamente danneggiato?). Ma le considerazioni dovrebbero e potrebbero essere molte altre, e purtroppo non sempre le fonti ci vengono in aiuto con una spiegazione soddisfacente.

Nel caso della λουτροφόρος, tuttavia, le cose potrebbero essere diverse. Quella che hai indicato non è infatti una λουτροφόρος "finta", ma è un sema (cioè un segnacolo) di marmo, usato per decorare i sepolcri ateniesi in età classica: lo si trova forse già dal tardo V secolo a.C., e per tutto il IV secolo a.C., fino alla promulgazione delle leggi suntuarie di Demetrio del Falero (che fra 317 e 307 a.C. colpiscono duramente tutto il comparto delle produzioni funerarie per le necropoli attiche). La sua presenza sul sepolcro ha una valenza particolare, e sono proprio le fonti in questo caso a dirci che le λουτροφόροι sulle sepolture servivano a indicare coloro che erano morti agamoi (e cioè prima di aver contratto il matrimonio). Quindi quel vaso in marmo sulle sepolture ha un valore ben specifico, che siamo in grado di decodificare però solo perché i testi degli antichi (anche solo indirettamente) ce ne parlano nello specifico.

Circa la presenza (e il trattamento) di molti altri materiali dei contesti funebri il senso può essere spesso solo ipotizzato sulla base di moderne congetture.
view post Posted: 12/12/2020, 09:50 L'identità dei Bronzi di Riace - Archeologia della Magna Grecia
CITAZIONE (leda77 @ 12/12/2020, 08:52) 
Questa intervista mi fa pensare che quello che mi raccontava anni fa un mio amico, che si stava laureando in architettura, fosse vero. Lui mi disse che sapeva che un funzionario della Soprintendenza della sua regione (non dico quale) aveva un bel "tesoretto" in casa.

Le interviste proseguono ovviamente, e per chi avesse voglia e tempo di vedersele tutte, qui c'è il link: www.iene.mediaset.it/2019/news/bro...ta_562132.shtml.

Io all'ipotesi del "terzo bronzo", che sarebbe oggi rinchiuso nei magazzini del P. Getty Museum, non so se credere o meno, sono sincero (mi sembrerebbe roba allucinante, seppure certo non impossibile...). Ma quello che trovo verosimile (e non solo io, evidentemente) è che una parte del materiale che si trovava in quel contesto archeologico sia effettivamente stata trafugata - e che, quindi, anche la posizione dei due bronzi (per tornare al problema sollevato da Mario) possa essere stata alterata, rispetto alla loro giacitura originaria, prima che la notizia ufficiale della loro scoperta fosse data alla stampa.

Alla storia dell'interro volontario dei Bronzi, come ho già scritto, non ho mai creduto, perché mi pareva assurda già prima che Maurizio ci confermasse l'effettiva difficoltà di pensare a una soluzione del genere... Resta allora l'ipotesi del naufragio - ma, come giustamente dice anche Mario, che non sia sopravvissuto nulla più che queste due statue pare abbastanza difficile. Nessuna traccia del relitto? Possibile che non si sia conservato neppure un pezzo di fasciame di questa presunta nave, o un'anfora, o un'altra piccola parte del carico? Eppure la zona dovrebbe essere stata battuta in lungo e in largo dai sommozzatori. Posso anche capire la vicinanza alla costa, le correnti, il legno che potrebbe anche non essersi conservato, per mille differenti motivi... ma il resto del carico? Cosa faceva questa nave, girava lungo le coste di Riace con solo queste due statue a bordo? La questione mi sembra molto difficile da immaginare in questi termini... In alternativa, si può pensare invece allo scarico in mare delle due statue, come possibile tentativo di alleggerire uno scafo in balìa di una eventuale tempesta (e questa, pur con tutte le sue criticità, mi sembra a oggi l'ipotesi più probabile). Ripeto, se le cose fossero davvero andate così come Le Iene le ricostruiscono, io non prenderei la posizione dei due Bronzi per buona come effettiva giacitura antica, perché non si può avere la certezza che quel contesto non sia stato alterato da mano umana prima del recupero ufficiale.
view post Posted: 11/12/2020, 15:37 Nuove sepolture scoperte nel Peloponneso - Archeologia della Grecia Classica
Su questa specifica pratica nel mondo peloponnesiaco (e greco più in generale) confesso di non conoscere confronti specifici. In ambito etrusco, invece, la scelta di piegare il manico di uno specchio inserito poi in un corredo funerario è stata interpretata come un atto volontario, volto a rendere questo accessorio inutilizzabile per i vivi e a "consacrarlo" al solo utilizzo da parte del morto:

CITAZIONE
Sometimes, by bending the handle or scratching across the reflecting surface the word suthina, « for the grave », it was effectively destroyed for the living, and consecrated to a different level of reality – the world of the dead, of ancestors, and of the gods

(Cfr: https://books.openedition.org/efr/2741?lang=it).
view post Posted: 10/12/2020, 18:28 Un altare per il dio Pan da una chiesa bizantina - Archeologia del Vicino e Medio Oriente
CITAZIONE (Righel @ 10/12/2020, 16:29) 
Osiiride... beh, Osiride è troppo complicato ma nemmeno lui muore completamente se, sia pure fatto a pezzi, riesce a rendere incinta Iside del figlio Horus.

Di questo episodio si parla però solo in seconda serata... :censored2.gif: :P

CITAZIONE (Righel @ 10/12/2020, 16:29) 
Tanti anni fa costruii una tabella con una moltitudine, o forse più, di personaggi morti per ferite a una coscia o un piede. Se riesco ritrovarla, negli oscuri meandri del mio computer, la tiro fuori e ci facciamo un'allegra chiacchierata sulla "debolezza inferiore" di questi personaggi, non solo della mitologia greca.

Mi viene in mente anche la figura di Talos, il gigante di bronzo che faceva la guardia all'isola di Creta, e che sarebbe stato ucciso da Medea, che lo costrinse con le sue arti magiche a rimuovere il chiodo che aveva infisso nel tallone, e che impediva all'icore (il sangue divino che lo manteneva in vita) di fuoriuscire. Se ti dovesse occorrere, ne trovi traccia nelle Argonautiche di Apollonio Rodio.

Parlando in generale di arti inferiori, ci sarebbe poi anche Edipo, l'eroe "dai piedi gonfi", che da piccolo sarebbe stato esposto sul monte Citerone con i piedi trafitti, per evitare che potesse compiersi la profezia dell'oracolo di Delfi, secondo cui, da adulto, questi avrebbe eliminato suo padre. In quanto a ferite alle cosce, anche Enea ne avrebbe subita una, e a questo episodio si lega fra l'altro un famoso affresco pompeiano, oggi conservato al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, di cui potete vedere qui immagine e scheda: https://www.museoarcheologiconapoli.it/it/...ve/affreschi-2/.

Sarebbe interessante aprire forse una discussione a parte sulla questione. Qualche indicazione utile comunque potresti trovarla probabilmente anche nei contributi del catalogo della mostra "Ai piedi degli dèi", che fu inaugurata agli Uffizi nel dicembre dello scorso anno.

CITAZIONE (Usékar @ 10/12/2020, 16:49) 
Non è patrimonio del mondo mediterraneo, anche tra le genti della Mesoamerica ci sono casi di divinità morte e risorte.

Io faccio sempre esempi "mediterranei" per evidenziare come, spesso, peculiarità che si potrebbero immaginare proprie del solo mondo classico siano in realtà patrimonio comune anche di altri popoli entrati in contatto con questa civiltà; ma questo, ovviamente, non esclude che l'orizzonte si possa sempre ampliare, anche oltre i confini di questo piccolo (per dirla con Socrate) "stagno" che è stato il Mare Nostrum.
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