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Le "misteriose" sfere di pietra del Costa Rica sud occidentale

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view post Posted on 12/5/2011, 11:05
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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Misteri veri e presunti: le sfere di pietra del Costa Rica

Per la bibliografia citata nel testo vedihttps://ostraka.forumfree.it/?t=55633809

Qualche immagine, per iniziare
Alcune degli sferoidi della zona del Diquís, Costa Rica sud occidentale, come sono stati recentemente sistemati
https://www.elpais.cr/2023/06/23/costa-ric...omo-patrimonio/

5 sferoidi provenienti dalla zona del Diquíis, come si trovano sistemati nel giardino del Museo Nacionál di San José, capiteale della Costa Rica
https://upload.wikimedia.org/wikipedia/com...eo_Nacional.jpg

Un enorme sferoide, dalla forma chiaramente “imperfetta”, sempre proveniente dal Diquís e sistemato nel giardino di cui sopra, scorrendo l’articolo se ne vedono altri, l’ultima foto ritrae la sistemazione attuale di alcuni sferoidi nel parco della cittadina di Palmar sur, prossima alla zona in cui sono stati rinvenuti
https://ifigeniaquintanilla.com/2014/01/21...-de-costa-rica/


Costa Rica, un paese archeologicamente sconosciuto eppure importante

A dispetto delle sue ridotte dimensioni, solo 51.100 kmq sui quali vivono poco più di 5 milioni di abitanti, il territorio della Repubblica di Costa Rica nell'America Centrale è molto importante dal punto di vista archeologico.
Questa realtà è ignorata dalla stragrande maggioranza dei turisti nordamericani ed europei che visitano il paese, i quali sono per lo più attratti dalla tanto pubblicizzata bellezza delle sue risorse naturali e delle sue spiagge.

Certo, non esistono in Costa Rica resti di antiche città ricche di edifici maestosi e grandi piramidi a gradoni quali si possono visitare in Messico e Guatemala, tuttavia San José, capitale di questo piccolo Stato, ospita tre importanti musei: il Museo Nacionál, dove è esposto un compendio di tutta l'archeologia costaricense, lo stupefacente Museo del Oro Precolombino, che accoglie una notevole collezione di oggetti precolombiani in oro e non solo, e l'incredibile e pressoché sconosciuto Museo del Jade, il più grande museo al mondo dedicato esclusivamente alla manifattura precolombiana della giada.

In particolare, il Museo Nacionál ospita nel cortile di ingresso una piccola collezione dei più enigmatici tra gli oggetti di manifattura precolombiana rinvenuti in Costa Rica.
Si tratta di sferoidi di pietra, di dimensioni da medie a molto grandi, provenienti dalla parte sudoccidentale del paese, situata a circa 200 km di distanza da San José, qui trasportati tra il 1960 e il 1970.
Il diametro di questi sferoidi varia dai 60 ai 150 cm circa, ma ce ne sono di molto più piccolo, del diam di 20 – 40 cm circa, e di molto più grandi, fino a quasi 3mt di diam.

Valutando ad occhio, il loro contorno sembra molto regolare, molto vicino ad un cerchio o ad una ellissi.
In realtà tale valutazione non può essere corretta, in quanto tutti sono appoggiati su terreno 'morbido', prato o ghiaia, per cui non è visibile la loro parte 'bassa', a parte il fatto che il nostro occhio ha un campo di visione distinta piccolissimo e una altrettanto limitata capacità di risoluzione, per cui riesce molto difficile valutare con precisione la forma di oggetti di grande dimensione.

Sferoidi di questo tipo a San José se ne possono vedere molti, sparsi nelle piazze, nei giardini pubblici, in quelli delle ville più eleganti e persino alcuni abbandonati nelle strade periferiche della città: tutti sono giunti nella capitale dalla stessa zona in cui sono stati rinvenuti quelli visibili nel cortile del Museo Nacionál.
I pochi turisti che visitano il Museo non prestano molta attenzione a questi grandi oggetti, giudicandoli in genere dei prodotti recenti, contemporanei, frutto del lavoro di qualche artista poco noto, mentre invece sono oggetti di grande interesse dal punto di vista storico-archeologico, anche se non antichissimi.

Gli sferoidi di pietra

Numerosi sono i grandi sferoidi di pietra venuti alla luce nel sud ovest del Costa Rica, quasi tutti nella zona del Delta del Diquís, tra le cittadine di Palmár Sur e Ciudad Cortés, nonché nella limitrofa Penisola di Osa e 2 nell'Isola del Caño, poco al largo della Penisola stessa.

I primi furono scoperti alla fine del 1939, quando la compagnia United Fruit iniziò il disboscamento di una parte considerevole della pianura del Diquís, creata dalle esondazioni del Rio Grande de Térraba e la prima pubblicazione in merito, che riguarda una cinquantina di questi sferoidi, è del 1943.
La United Fruit impiantò nella zona un certo numero di bananeti, che vennero dismessi negli anni ’50.

Nel corso degli impianti e della coltivazione dei banani ne vennero alla luce molti altri, le cui vicessitudini si vedranno più avanti.
In totale quelli superstiti e quelli rinvenuti nel corso di numerose campagne di ricognizione e scavo che durano ancor oggi, son circa 300 di grandi dimensioni (dai 50 a oltre i 250 cm di diametro) e un grandissimo numero di piccole dimensioni.

Alcuni esemplari di piccole dimensioni vennero rinvenuti anche molto lontano dall'area indicata, ma solo pochissimi di grandi dimensioni sono stati rinvenuti nella zona della Fila Costeña, attorno a San Vito de Java (o de Coto Brus) e Ciudad Neilly, e vicino alla località di Bolas, le prime città un po' più a sud, l'altra un po' più a est di Palmár.

Un raggruppamento così numeroso di grandi manufatti subsferici in pietra, oltretutto concentrato in un territorio così piccolo, costituisce un unicum assoluto al mondo e fa sorgere i classici interrogativi: chi li ha realizzati, quando, come e perché?
Purtroppo, non tutti i grandi sferoidi sono stati rinvenuti nel corso di vere indagini archeologiche e la situazione del territorio su cui insistono, soggetto a violente scosse di terremoto e a periodiche inondazioni, ha fatto sì che molti siano stati almeno in parte sepolti dai detriti alluvionali o comunque si siano spostati dal sito di originaria collocazione.

Questo non ha consentito di stabilire l'esatta posizione originaria della maggior parte di quelli conosciuti e studiati: per esempio, sembra evidente che uno di quelli di maggior diametro conosciuto (El Silencio, mt 2.57 di diam.) sia rotolato giù dal un monticolo (mound) sul quale era stato inizialmente collocato.

La situazione è stata inoltre aggravata dal fatto che molti di questi oggetti sono stati prelevati dal loro sito originario e trasferiti in zone molto lontane, ancor prima che gli studiosi potessero esaminarli e non pochi sono stati distrutti con la dinamite dai cercatori di tesori, perché nacque la diceria che al loro interno fossero stati in qualche modo collocati oggetti d’oro.
Ciò non ostante, dagli studi effettuati si sono potute trarre alcune conclusioni.

Qualche risposta agli interrogativi

Anzitutto, occorre precisare che questi manufatti non si rinvengono in aree prive di altre tracce di presenza umana in tempi antichi, anzi, le indagini e gli scavi, che proseguono ancora oggi, ci dicono che la zona era sicuramente abitata almeno a partire dal IV sec. d.C., anche se si suppone che a quel tempo l'area fosse interamente coperta, come lo era ancora nel 1940, da una fitta foresta tropicale umida, quale si può attualmente vedere nella citata Penisola di Osa.

Sono stati rinvenuti in quella zona numerosissimi monticoli (mounds = terrapieni sopraelevati rispetto al suolo originario, anche di 2 mt, trattenuti da muretti a secco costruiti con ciottoli fluviali) e molte aree cimiteriali, nonché manufatti in terracotta e in oro o tumbaga (lega oro-rame) e bellissimi manufatti in pietra tra cui grandi statue antropomorfe (cosidette peg-based cioè 'con base a piolo' perché presentano un tenone destinato ad essere interrato per sostenere la statua) e bellissimi metates (pietre per macinare manualmente semi e granaglie).
Questi manufatti ci hanno aiutato a dare una risposta ad almeno 3 delle domande elencate.

La domanda 'quando?' è forse quella a cui è stato più facile rispondere, tanto che lo fece già l'archeologo Samuel Lothrop, pur con molte cautele (Lothrop, 1963, pag.24).

I grandi sferoidi non sono molto antichi: gli oggetti trovati in associazione con gli sferoidi che si sono potuti studiare in situ ci dicono che l'inizio della loro manifattura risale all'arrivo nella zona della cultura dell'oro, quindi all'incirca al 400 d.C.
La loro manifattura continuò per secoli, forse addirittura fin oltre l'arrivo degli Spagnoli, dato che statuette lavorate con arnesi di ferro sono state rinvenute sotto uno di questi grandi sferoidi, il che testimonia che perlomeno la sua collocazione avvenne dopo l'arrivo dei conquistatori, visto che le popolazioni amerindie precolombiane non conoscevano la siderurgia.

Questo ci ha fatto capire anche quali popolazioni li abbiano realizzati: furono popolazioni di lingua chibcha che importarono la cultura dell'oro dall'attuale Ecuadór attraverso la Colombia.

Attualmente, in una riserva a circa 20 km da Palmár sono stanziati indios Brunka, che pure parlano una lingua del gruppo chibcha. Però i Brunka sono stati trasferiti qui abbastanza recentemente.
In origine, la zona era abitata dai Téribe o Térraba (donde il nome di Rio Grande de Térraba con cui localmente è chiamato il maggiore dei fiumi della zona), indios anch'essi di lingua chibcha, i quali furono trasferiti dai conquistatori spagnoli sulla costa del Caribe più o meno nel XVIII sec.

Alla domanda 'perché?', ci danno una risposta indicativa sia le prospezioni eseguite da Lothrop (cit., pagg.15-25) che le indagini successive, le quali ci dicono che questi oggetti erano concepiti come indicatori sociali o marcatori di aree sacre.

In pratica, per quanto si è potuto accertare gli sferoidi erano posizionati ai lati della rampa di accesso ai monticoli (mounds) su cui sorgevano le abitazioni di grandi capi o potenti shamani oppure sul piano di monticoli su cui insistevano aree cerimoniali civili e/o di culto (vedi per esempio il ritrovamento effettuato nel 2007, foto a pag. 72 in Quintanilla Jiménez y Badilla Cambronero, 2001).

Pochissimi sono i casi nei quali si è potuto osservare un posizionamento che identificasse un allineamento apparentemente significativo, in pratica l'unico noto è quello segnalato da Lothrop (cit., pag.21) nel quale 3 grandi sferoidi risultavano allineati con il nord magnetico.
In un altro caso (cit., pag.22, ove è riportato il disegno di un rilievo pubblicato da D. Z. Stone nel 1943) 6 sferoidi raggruppati a 2 a 2 sembrano allineati con il nord, non è chiaro se quello magnetico o geografico, ma non viene indicata la loro esatta posizione in gradi (i disegni di D. Z. Stone e Lothrop sono riprodotti a pag. 252 di Corrales Ulloa, 2021).
Purtroppo, è impossibile al giorno d'oggi ripetere le misurazioni perché tutti questi sferoidi sono stati spostati o non sono più identificabili con certezza.
Nulla di significativo si può quindi desumere da tali allineamenti.

È invece molto difficile dare una risposta alla domanda 'come vennero realizzati?'.

Il materiale con cui sono stati fatti non è disponibile in loco, o almeno non lo è attualmente.
L'andesite, il gabbro e la granodiorite, tutte rocce di origine vulcanica con i quali i manufatti sono stati realizzati, si possono trovare solo su montagne abbastanza lontane dalla pianura in cui la maggior parte degli sferoidi si trovano, forse a una cinquantina di km di distanza, anche se grossi blocchi di pietra lavica si possono tutt'oggi vedere nel Rio Grande de Térraba che attraversa Palmár, dividendola in P. Norte e P. Sur.

I blocchi visibili attualmente non sono sufficientemente grandi per poterne ricavare sferoidi di 2 mt di diametro, ma non è escluso che fossero disponibili nel letto del fiume blocchi di dimensioni adatte, all'epoca della realizzazione dei manufatti in questione.

È comunque rilevante il fatto che Cansot, unica località in cui sono state rinvenute prove che vi fosse situata una manifattura di questi oggetti (Fernández Esquivél e Quintanilla Jiménez, 2003, pag.216), si trova praticamente al centro della zona in cui sono più numerosi gli sferoidi, è molto vicina all'attuale corso del Rio Grande e forse lo era ancor di più nei secoli scorsi, o meglio, lo era il fiume, che forse ha mutato corso.

In ogni caso, anche se sono stati realizzati con materiale ricavato dal letto del fiume, resta da risolvere il problema di come tali blocchi siano stati lavorati e successivamente trasportati al sito di collocazione finale.

Il fatto che soprattutto gli esemplari in granodiorite presentino chiari segni di bocciardatura ci dice che veniva utilizzata tale tecnica, almeno dopo la sbozzatura (la bocciardatura è la tecnica con cui la superficie di questa pietra è stata rifinita, dopo che l'originale blocco era stato ridotto alle dimensioni e alla forma voluta
Vedi http://it.wikipedia.org/wiki/Bocciardatura
prima dell'introduzione del martello con testa in ferro/acciaio veniva effettuata con martelli dalla testa in pietra molto dura quarziti, serpentiniti etc.).

Ma è proprio la fase iniziale che presenta i problemi maggiori, cioè come ricavare un approssimativo sferoide da un masso subcubico, unitamente al problema di come ruotare più volte l'intero oggetto, pesante nei casi maggiori più di 10 t, per controllare l'avanzamento dell'esecuzione.

Il problema del controllo della 'sfericità' è invece molto relativo: non occorrono grandi conoscenze per realizzare una dima di controllo.
Si è constatato come la granodiorite, sottoposta a riscaldamento seguito da rapido raffreddamento, si 'sfoglia' secondo linee curve, il che ha fatto pensare che questo fosse uno dei mezzi utilizzati per la sgrossatura e riduzione a 'subsferoidi' dei blocchi.
A parte la successiva bocciardatura, questo è tutto ciò che si può dire in merito.


Riassumendo

Non sappiamo esattamente come sia avvenuto il processo di lavorazione di tali manufatti né come siano stati trasportati al luogo di destinazione.
Possiamo però dire con ragionevole certezza che furono realizzati tra il V e il XVI sec. d.C. da popolazioni stanziate nella zona, che parlavano lingua chibcha.
Quanto alla loro funzione, è certo e testimoniato da numerose prove archeologiche che almeno una parte di essi costituiva un indicatore di status sociale.
Inoltre, dato il posizionamento riscontrato di gruppi di sferoidi sul piano sommitale di monticoli posti presumibilmente nel mezzo di zone coperte da fitta foresta tropicale umida, l'ipotesi che si sia trattato di collocazione intesa ad evidenziare un'area sacra, di tipo religioso o civile, è più che legittima.


I molti 'si dice'

Su questi sferoliti di grandi dimensioni circolano molte leggende e pseudonotizie, anche perché quasi tutti quelli che ne parlano e scrivono dimostrano di non averli mai visti, se non forse in foto, e di non aver letto quanto scritto dagli archeologi che hanno fatto ricercatesul campo.

Che non li abbiano mai visti è dimostrato da due affermazioni ubiquitarie: gli sferoidi sarebbero stati realizzati in granito e sarebbero ben levigati, secondo alcuni addirittura lucidi.

Per quanto riguarda il materiale, nella letteratura scritta da archeologi si legge che la maggioranza di essi venne realizzata in gabbro, roccia non molto dura, in granodiorite, una roccia simile al granito ma meno dura e compatta di questo, e in calcare (Fernández Esquivél e Quintanilla Jiménez, 2003, pag.216).

Personalmente, ne ho viste (e toccate) circa un centinaio e molte mi sono sembrate di andesite, una roccia molto comune in Costa Rica, di colore grigio uniforme tendente all'azzurro nelle parti non corrose dagli agenti atmosferici, con la quale i precolombiani realizzarono quasi tutte le grandi statue rinvenute nella zona meridionale nell'America Centrale (Nicaragua, Costa Rica, Panamá).
Altre erano chiaramente in gabbro, una minoranza presentava la tipica tessitura della granodiorite, mentre almeno due erano realizzate con una roccia detta coquina, un aggregato di calcare e resti di conchiglie e madrepore, piuttosto leggero e facile da lavorare, ma molto fragile (e infatti, presentavano entrambe delle evidenti mancanze).

Per quanto riguarda la levigatura, nessun sferolite costaricense risulta essere perfettamente levigato, nel senso comunemente attribuito a questo termine.
Come ben si vede dalle foto presentate agli indirizzi che ho trascritto all’inizio, questi sferoidi, quando integri, presentano una superficie abbastanza scabra.

Nel caso siano in andesite, che è una lava vescicolare simile alla pomice anche se molto più compatta, sono ben evidenti le vescicole, che non si possono eliminare con la sola levigatura superficiale.
Nel caso siano in gabbro o granodiorite, si notano quasi sempre i segni della bocciardatura alla quale il materiale è stato sottoposto.

Quelle in coquina sembrano più levigate ma si tratta in realtà di una illusione ottica dovuta al colore molto chiaro della coquina stessa.
Certo non è da escludere che in antico questi sferoidi fossero 'lucidi' a causa di una patina stesa superficialmente, ma se così è stato non se ne è finora trovata traccia.

Che i blogger non abbiano mai letto quanto scritto da chi ha esaminato attentamente sul campo questi oggetti, è dimostrato da tutta una serie di affermazioni circa il loro numero, la loro presunta antichità, la loro presunta sfericità, le loro dimensioni e il loro peso.

Questi sferoidi non sono molto antichi: già l'archeologo Samuel Lothrop rinvenne sotto alcuni di essi pezzi di statue e consistenti frammenti di ceramica databili al massimo al 400 d.C., alcuni addirittura potevano essere datati attorno al 1500 (Lothrop, 1963, pag.24).
Anche gli autori di ricerche molto più recenti concordano con queste datazioni (Fernández Esquivél e Quintanilla Jiménez, 2003, pag.215).

Si potrebbe obiettare che gli sferoidi siano rotolati sopra il materiale trovato sotto di essi.
La cosa è molto improbabile perché molti degli sferoidi trovati in situ insistevano su un mound, un terrapieno artificiale creato con terra di riporto e sostenuto da muretti di ciottoli fluviali. Ebbene, proprio al di sotto di questi sferoidi sono stati trovati frammenti di ceramica e di statuette in pietra, databili stilisticamente e in base alla tecnica di lavorazione.
Inoltre, gli ultimi e recenti ritrovamenti, l’ultimo del 2022 (vedi https://mcj.go.cr/sala-de-prensa/noticias/...o-de-importante e pagg. 98 e 99 in https://www.diquis.go.cr/investigaciones/I...orada.2007).pdf
testimoniano come alcuni di questi sferoidi fossero posizionati ai lati della rampa di accesso ad un terrapieno su cui insisteva una abitazione, ad indicare l'ingresso di abitazioni di personaggi molto importanti o di aree sacre (templi o quant'altro). I materiali trovati nell'area abitativa ci riportano alle datazioni di cui sopra (La Nación, 11.12.2007, articolo consultabile nel pdf sopra riportato).

Dunque, questi sferoidi sono contemporanei all'arrivo in zona della cultura dell'oro, databile appunto attorno al 400 d.C. e portata nella zona del cosiddetto Gran Chiriquí da genti di lingua chibcha, i Talamanca (localmente Téribe, o Térraba, e Bribrí ) e i Guaymíes (localmente Coto Brus e Ngäbere). I Bribrí e i Coto Brus tutt'ora popolano territori limitrofi all'area del Diquís, genti Guaymí vivono appena oltre il confine Costa Rica - Panamá, mentre i Téribe sono stati trasferiti sulla costa del Caribe al tempo della 'conquista'.

Per quanto riguarda il numero degli sferoidi, è necessario precisare che quelli conosciuti e documentati in letteratura sono ben lontani dalle migliaia di cui spesso si parla: se ne contano circa di 300: Lothrop, 1963, ne elenca 186 per l'intero Costa Rica, Fernandez Esquivél e Quintanilla Jimenez, 2003, per il Delta del Diquís ne elencano 176 di cui forse 121 non presenti nell'elenco di Lothrop, una ventina sono stati rinvenuti dopo il 2007, il che porterebbe ad un totale di 327.
Tra quelli elencati da Lothrop, solo 74 sono stati direttamente da lui verificati, 23 da Doris Z. Stone, degli altri gli fu fornita notizia da terzi, ma non ne verificò l'esattezza. Inoltre, alcuni di quelli da lui studiati, così come molti di quelli elencati dalla Stone, attualmente non sono più rintracciabili, sia perché spostati in altri luoghi senza tenerne registrazione sia perché materialmente distrutti.
In realtà, si può parlare di migliaia di sferoidi costaricensi solamente se si prendono in considerazione anche gli oggetti di piccole dimensioni, i quali sono stati rinvenuti in contesti totalmente differenti, in particolare nei sepolcreti, e non presentano particolari problemi interpretativi.

A proposito della loro forma, ritengo opportuno insistere sul termine sferoidi, in quanto nella maggior parte dei casi si tratta di oggetti la cui forma si avvicina appena a quella di una sfera, anche perché molti sono stati gravemente danneggiati dagli agenti atmosferici e dall'opera di chi ha creduto alle leggende che narrano come, al loro interno, sarebbe celato un tesoro aureo.
Viene invece spesso affermato che le loro proporzioni geometriche sono pressoché perfette e quasi tutti coloro che ne parlano e scrivono citano a conforto di quest'affermazione quanto ha o avrebbe scritto l'archeologo Samuel K. Lothrop nel 1963 (vedi bibliografia), in particolare le sue misurazioni.

Bene, Lothrop stesso ci dice che le sue misurazioni furono imprecise, per tre motivi:
- i grandi sferoidi da lui rinvenuti erano tutti almeno parzialmente affondati nella terra e non si poteva rimuoverli a causa del loro peso, per cui fu in grado misurarne solo la circonferenza della parte che emergeva dal terreno, senza accertare se la parte affondata fosse o meno appiattita;
- per effettuare la misurazione aveva a disposizione solo una cordella graduata, che non è strumento di grande precisione;
- la cordella doveva essere posizionata e trattenuta da più persone, il che non ne garantiva il corretto posizionamento.
Inoltre, nel caso degli sferoidi di maggiori dimensioni fece eseguire misurazioni della circonferenza lungo 5 assi differenti (escluso quello 'verticale', per impossibilità materiale, come già detto) e ne determinò per via matematica il diametro, facendo la media delle misurazioni effettuate, il che fornisce un 'diametro medio approssimato' appunto.
In nessun caso effettuò una misurazione diretta del diametro mediante una dima a calibro, il che significa che non fu in grado di valutare l'effetto di eventuali appiattimenti, non rilevabili ad occhio nudo come lui stesso ci dice (tutto ciò si legge in Lothrop, 1963, pagg. 16-17).

Inoltre, misurò tutto in pollici e tradusse le misurazioni nel sistema metrico, il che introdusse ulteriori errori di approssimazione e di calcolo.
A questo proposito in Lothrop, 1963, pag.20 è riportato lo specchietto con le 5 misurazioni effettuate sui 2 sferoliti di maggiori dimensioni tra quelli da lui esaminati. Secondo il calcolo dell'autore, la media delle circonferenze misurate porterebbe, per entrambi gli oggetti, ad un diametro estrapolato di 2.0066 mt. Sono un matematico e ho ripetuto più volte il calcolo, per entrambi gli sferoidi, che hanno tra loro misure leggermente diverse, il risultato per uno è di 1.9582 mt, per l'altro è di 1.9574 mt, quasi 5 cm in meno della misura indicata da Lothrop. Gli errori di questo tipo sono sistematici in tutte le 3 tabelle riportate a pag. 18, 19 e 20, pur se percentualmente diversi. Non so se ciò sia dovuto alla conversione tra i diversi sistemi di misurazione (da SCS in pollici a IS in metri) oppure ad errori materiali.
Per ragioni che coinvolgono anche le sue stime del peso di questi oggetti, sono portato a credere che Lothrop non ci sapesse molto fare con i numeri.

Tutto ciò per dire che le misure riportate da Lothrop andrebbero ripetute e controllate, cosa allo stato attuale materialmente non più possibile, perché non siamo in rado di identificare gli sferoidi che lui misurò.

In realtà, le proporzioni sembrano pressoché perfette misurandole ad occhio, ma ho già osservato che questo è un metodo impreciso, troppo impreciso per dedurne delle valutazioni qualitative circa, per esempio, la profonda conoscenza della matematica che questi oggetti dimostrerebbero.
Quando si afferma che l'errore rispetto alla perfetta sfericità è di meno di 2 millimetri su un diametro di 2 metri o che è meno di 6 millimetri su una circonferenza di 4.5 metri, si afferma il falso perché sino ad oggi nessuno ha effettuato misurazioni così precise da poter confermare una simile affermazione.

Circa le indicazioni di 'rotte' non meglio specificate, fornite da presunti allineamenti di questi sferoidi, ho già osservato come l'unico allineamento effettivamente registrato che abbia una qualche rilevanza è quello riportato da Lothrop, i disegni di Stone non danno informazioni in questo senso.
Tre sferoidi allineati su un segmento di retta lungo 26 mt che indica la direzione del nord magnetico: mi sembra decisamente troppo poco per poterne trarre delle conclusioni.
Lotrhop (cit., pag.17) ha registrato anche un allineamento di 6 sferoidi che indicava una direzione 'est 10° sud', dalla quale lui non ricavò alcuna conclusione (cit., pag.24).
Inoltre, il fatto che la stragrande maggioranza di esse, a parte quelle dell'Isola di Caño, sia stata rinvenuta lontano dalla costa e in una zona che si suppone, molto ragionevolmente, coperta sino al 1940 da una fitta foresta tropicale umida esclude che questi sferoidi possano essere stati usati per indicare rotte di navigazione.

Edited by Usékar - 19/2/2024, 16:50
 
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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Un po' della tormentata storia delle indagini archeologiche relative agli sferoidi

Nel 1939 la Compañia Bananera de Costa Rica, una società di proprietà della statunitense United Fruit (divenuta nel 1970 United Brands Company e infine nel 1984 Chiquita Brands International), intraprese una grande campagna di dissodamento e appoderamento nella pianura alluvionale della zona di Palmár Sur, nel sud ovest del Costa Rica, al fine di realizzarvi una grande piantagione di banane.

La zona era coperta da una fitta foresta tropicale umida e si dovette procedere all'abbattimento di una grande quantità di giganteschi alberi e al livellamento del terreno.
Durante i lavori conseguenti, vennero alla luce un gran numero di siti archeologicamente rilevanti, siti nei quali vennero rinvenuti numerosi oggetti precolombiani in oro, grandi 'mounds' sorretti da muretti di ciottoli fluviali e grandi sferoidi di pietra.

In realtà, le 'gangs' (come le chiama Lothrop) che si occuparono dei lavori di disboscamento e sbancamento non prestarono alcuna attenzione alle antiche strutture, portarono a compimento quanto a loro era stato commissionato e non tennero alcuna registrazione riguardo alle strutture aborigene incontrate durante il loro lavoro.
'Anything that stood above ground usually was leveled with bulldozers, except the larger mounds and the stone balls which were too heavy to move' scrive Lothrop a pag. 13 del suo monumentale lavoro ('Tutto ciò che si elevava sopra il suolo di norma fu livellato da bulldozers, eccettuati i monticoli più grandi e le 'palle' di pietra che erano troppo pesanti per essere spostate', notare che non usa il termine 'spheres' ma 'balls').

Questo modo di procedere causò una immensa perdita di informazioni riguardo a quanto venne in seguito rinvenuto.
Nella disgrazia, però, sopravvenne un colpo fortunato, che salvò almeno in parte la situazione.
Al tempo, presidente delle United Fruit era Samuel Zemurray (se ne avete voglia, andate a vedere la biografia di questo discusso personaggio http://en.wikipedia.org/wiki/Sam_Zemurray), la cui figlia, Doris Zemurray, si era laureata in antropologia e archeologia nel 1930 a Cambridge, dove aveva sposato il fisico Roger Stone, il quale possedeva piantagioni di caffè in Costa Rica, poco lontano dalla capitale San José dove la coppia andò ad abitare nel 1939 (quando si dice il caso...).
Venuta a conoscenza delle grandi 'palle' rinvenute durante il disboscamento delle aree nelle quali la compagnia di suo padre stava lavorando, l'archeologa si occupò delle prime e più urgenti indagini.
Tali indagini erano divenute urgentissime anche perchè, durante i lavori di disboscamento gli operai avevano rinvenuto una notevole quantità di oggetti d'oro che si accaparrarono e vendettero sul mercato, disperdendo un vero patrimonio culturale (non si può, in questo caso, parlare di 'mercato clandestino' in quanto la cosa era in un certo modo legale, non avendo ancora il Costa Rica una chiara legislazione protezionistica in merito).
Gli oggetti venduti vennero recuperati solo in parte, andando a formare il nucleo centrale della collezione del Museo del Oro Precolombino di San José, di proprietà del Banco Centrál de Costa Rica. Certo, non fu possibile recuperare la loro contestualizzazione, che andò irrimediabilmente perduta.

Doris Z. Stone, come è meglio nota, pubblicò il primo risultato di queste sue indagini nel 1943, in un breve articolo apparso su American Antiquity, rivelando al mondo l'esistenza nella zona di Palmár di un gran numero di sferoliti, esistenza prima del tutto ignorata e che costituisce un unicum al mondo per numero e dimensioni degli oggetti.
Nel 1948 la Stone invitò Samuel Kirkland Lothrop, archeologo incaricato dal Peabody Museum di svolgere ricerche in Costa Rica, a lavorare sui terreni di proprietà della United Fruit nella zona di Golfito, sulla costa pacifica del paese, poco più a sud di Palmár, zona nella quale Lothrop si spostò quasi subito.

Nel corso delle sue indagini nella zona di Palmár Sur e dintorni, Lothrop svolse un lavoro incredibile, portando alla luce un gran numero di statue con basamento a tenone (peg-based), numerose sculture a forma di giaguaro, molto spesso bifronti, e poi metates cerimoniali molto frammentati e una collezione di oggetti in terracotta anch'essi spesso molto frammentati.
Inoltre, si imbattè in numerosi monticoli (mounds), in alcune necropoli e in un notevole numero di grandi sferoliti di pietra sui quali svolse approfondite indagini.
Poi per dirla con le parole di Lothrop stesso, 'circostanze imprevedibili ritardarono la pubblicazione' dei dati relativi alle sue ricerche.
Finalmente, nel 1963 il suo lavoro vide la luce e a tutt'oggi il volume da lui pubblicato (citato nella bibliografia) costituisce la pietra miliare sull'argomento 'sfere di pietra del Delta del Diquís'.

Le indagini e gli studi successivi, soprattutto quelli molto recentemente pubblicati da Ifigenia Quintanilla, hanno fatto un po' più di luce sull'argomento.
 
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Nel settembre dello scorso anno è stata portata alla luce, pressoché intatta e in situ, una delle grandi sfere di pietra lavica presenti nella pianura alluvionale del Diquìs, in Costa Rica.

La straordinarietà del ritrovamento sta nel fatto che sono stati rinvenuti anche gli strumenti con i quali è stata lavorata.

Ecco un articolo di presentazione, abbastanza esauriente. Purtroppo, non sono state pubblicate immagini degli strumenti, solo quelle della sfera, lasciata parzialmente interrata per poterla meglio preservare.
L'articolo è in inglese, nei prossimi giorni verdrò di trovare il tempo per riassumerne il contenuto.

https://newearth.media/researchers-costa-r...e-stone-sphere/
 
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view post Posted on 23/8/2019, 14:35
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Le stesse notizie in un articolo in lingua spagnola

https://www.eltiempo.com/vida/ciencia/deve...sta-rica-117388

Interessante il richiamo finale alla tradizione orale degli indigeni del posto

"Las tradiciones orales y poblaciones indígenas justificaban la existencia de las esferas porque el dios Trueno las lanzaba a los huracanes para alejarlos con una gigantesca cerbatana."

cioè

"Le tradizioni orali e le popolazioni indigene giustificavano l'esistenza delle sfere in quanto il dio Tuono, con una gigantesca cerbottana, le scagliava contro gli uragani per allontanarli."
 
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view post Posted on 24/8/2019, 16:02
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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Di seguito l'indirizzo del sito che tratta in modo più esaustivo la questione.
Mi trovo in disaccordo solo sue due affermazione: che le sfere siano di duro granito (ne ho viste decine, nessuna era di granito e ben si vede dalle foto che sono quasi tutte in andesite) e che non ci sia traccia delle stesse nelle narrazioni mitiche degli attuali indigeni del Costa Rica (vedi post precedente, per es.)

https://www.monografias.com/trabajos910/es...s-piedra4.shtml
 
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view post Posted on 26/8/2019, 07:33

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CITAZIONE (Usèkar @ 12/5/2011, 12:05)
Misteri veri e presunti: le sfere di pietra del Costa Rica
E' invece molto difficile dare una risposta alla domanda 'come vennero realizzati?'...
Ma è proprio la fase iniziale che presenta i problemi maggiori, cioè come ricavare un approssimativo sferoide da un masso subcubico, unitamente al problema di come ruotare più volte l'intero oggetto, pesante nei casi maggiori più di 10 t, per controllare l'avanzamento dell'esecuzione.

è stata verificata o esclusa l'ipotesi che possa trattarsi di elementi inizialmente già con una geometria sferoidale e successivamente rielaborati manualmente? sono state osservate con attenzione le aree di provenienza naturali dei blocchi? perchè, a parte il caso della coquina, non è infrequente trovare in affioramento (e poi svincolati da questo naturalmente o artificialmente) blocchi pressoché sferici di questi materiali
https://www.google.com/search?q=onion+skin...iw=1517&bih=694
 
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view post Posted on 26/8/2019, 10:50
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Per quanto ne so, come ho scritto sono state identificate le zone di origine dell'andesite utilizzata per la stragrande maggioranza dei grandi sferoidi.
La fonte di approvvigionamento si trova a circa 80 km di distanza.

Nessuno dei molti archeologi di cui ho letto i lavori accenna al fatto che chi ha lavorato gli sferoidi sia partito da massi già inizialmente sferoidali.
Se così fosse dovrebbero trovarsi nel letto del grande fiume che ha creato la pianura alluvionale nella quale è stata rinvenuta la stragrande maggiopranza degli sferoidi, il Rio Grande de Tèrraba.
Dall'altra denominazione con la quale questo fiume è conosciuto, Diquìs, prende il nome l'intera zona archeologica, considerata una "sottozona" del Gran Chiriquì.

Tuttavia, attualmente nel letto del fiume non c'è traccia di massi a geometria sferoidale, il fiume l'ho visitato e ho visto solo ciottoli/ciottoloni più o meno appiattiti e di dimensione relativamente piccola, nemmeno lontanamente paragonabile a quella dei grandi sferoidi lavorati.
Il fatto che non se ne vedano attualmente non esclude che ci fossero in passato e siano stati più o meno esauriti da coloro che li hanno lavorati, ma nessun testo accenna a questa ipotesi, anche perchè il fiume non passa per la fila di basse montagne dalle quali gli archeologi sono certi provenga l'andesite.
 
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view post Posted on 26/8/2019, 17:03

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CITAZIONE (Usékar @ 26/8/2019, 11:50) 
Se così fosse dovrebbero trovarsi nel letto del grande fiume che ha creato la pianura alluvionale nella quale è stata rinvenuta la stragrande maggiopranza degli sferoidi, il Rio Grande de Tèrraba.

Tuttavia, attualmente nel letto del fiume non c'è traccia di massi a geometria sferoidale, il fiume l'ho visitato e ho visto solo ciottoli/ciottoloni più o meno appiattiti e di dimensione relativamente piccola, nemmeno lontanamente paragonabile a quella dei grandi sferoidi lavorati.
(...) anche perchè il fiume non passa per la fila di basse montagne dalle quali gli archeologi sono certi provenga l'andesite.

purtroppo le cose non sono così semplici;
non trovare blocchi simili sul letto attuale del fiume non significa granchè: il fiume ha divagato sulla piana attuale esondabile per tutta la sua larghezza e deve aver cambiato posizione più e più volte anche in tempi storici; la dinamica fluviale può essere cambiata nel corso del tempo per cause naturali e antropiche; ciò che sembra attualmente impossibile che venga trasportato durante una piena fluviale può esserlo stato in tempi passati; sedimenti più fini, compatibili con una diminuita competenza della dinamica fluviale attuale, possono aver ricoperto depositi molto più grossolani; peraltro piene eccezionali in cui vengono trasportati blocchi metrici possono avere tempi di ritorno più che secolari, anche nel contesto climatico attuale della regione;
occorrerebbe valutare se le montagne da cui proviene l’andesite ricadono all’interno del bacino idrografico del fiume ma, soprattutto, se gli affioramenti da cui è stata prelevata la roccia siano in qualche punto caratterizzati da quella caratteristica esfoliazione cipollare di cui dicevo (onion skin weathering); se fossero note le cave o i luoghi di estrazione del materiale, la circostanza sarebbe verificabile;
dico questo perché leggo che le sfere di pietra della Costa Rica siano le uniche per le quali sia certa l’origine antropica (sfere di pietra sicuramente naturali, e anche più grandi, si rinvengono in diversi posti), ma permangono difficoltà rispetto alla comprensione delle modalità con cui sono state lavorate: ecco, io proverei, se fossi nei panni dei ricercatori (magari l’hanno già fatto eh!) ad indagare anche in questa direzione.
 
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view post Posted on 26/8/2019, 17:26
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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Mi pare che una delle affermazioni fatte da uno degli archeologi che scavano attualmente sia chiara, copio e incollo dall'articolo in spagnolo, che credo si capisca, in caso contrario dimmelo, te lo traduco:

“Hemos encontrado las herramientas que se utilizaban cerca de las esferas y los instrumentos para darles el alisado. Hay esferas muy perfectas, de casi el 96 por ciento, y otras más bastas. Se fabricaban en varios materiales, rocas de granito y gabro, piedra caliza o arenisca, pero la mayor parte en gabro”, dijo el arqueólogo.

Se fabricaban con grandes bloques de piedras que se trasladaban hasta donde se colocaban, utilizando herramientas también de piedra, como martillos, y después se realizaba un trabajo más fino de pulido”, añade.

Però, subito dopo

Según el arqueólogo, las sociedades indígenas trabajaron la piedra hace milenios. Alrededor del 400 a. C. empezaron la manufactura de las esferas, inspiradas, tal vez, en cantos rodados de los ríos.

Mi sembra possibile che quel "trasladaban hasta done se colocaban" possa riferirsi al trasporto dal fiume fino al lugo di lavorazione, però ripeto che non ho mai letto di una simile ipotesi.
Per quanto riguarda le tue osservazioni in merito, il suggerimento andrebbe rivolto a loro, però forse hanno già compiuto gli esami che citi, ma non ho mai avuto occasione di leggere qualcosa in merito a una simile ipotesi (vedi bibliografia citata nel corso dei miei post e quella allegata nell'apposita sezione).

Due osservazioni in merito a quanto si legge nell'articolo.

1. Come ho scritto in precedenza, non ho mai visto sferoidi in granito. Però, di fronte all'affermazione di un archeologo che lavora sul campo e certo ne sa più di me, semplice appassionato, cedo. Probabilmente, quelle in granito sono molto poche e non sono né nella pianura né nel Museo Nacional.

2. La parte che ho trascritto come seconda non è un virgolettato dell'archeologo, è ciò che ha capito il giornalista. Per quanto mi risulta, gli sferoidi più antichi sono datati attorno all'800 d.C. C'è da dite che i latino americani sono portati ad esagerare, riguardo l'antichità e la valenza di quanto prodotto dalle culture precolombiane, anche quando si tratta di archeologi serissimi qualche esagerazione gli scappa. soprattutto se parlano con giornalisti. Del resto, accade anche da noi.
 
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view post Posted on 26/8/2019, 20:12

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CITAZIONE (Usékar @ 26/8/2019, 18:26) 
Mi pare che una delle affermazioni fatte da uno degli archeologi che scavano attualmente sia chiara, copio e incollo dall'articolo in spagnolo, che credo si capisca, in caso contrario dimmelo, te lo traduco:
“Hemos encontrado las herramientas que se utilizaban cerca de las esferas y los instrumentos para darles el alisado. Hay esferas muy perfectas, de casi el 96 por ciento, y otras más bastas. Se fabricaban en varios materiales, rocas de granito y gabro, piedra caliza o arenisca, pero la mayor parte en gabro”, dijo el arqueólogo.

si Usekar, quello è chiaro; io mi riferisco soprattutto a quanto dicevi nel post iniziale:
"Il fatto che soprattutto gli esemplari in granodiorite presentino chiari segni di bocciardatura (3) ci dice che veniva utilizzata tale tecnica, almeno dopo la sbozzatura.
Ma è proprio la fase iniziale che presenta i problemi maggiori, cioè come ricavare un approssimativo sferoide da un masso subcubico, unitamente al problema di come ruotare più volte l'intero oggetto, pesante nei casi maggiori più di 10 t, per controllare l'avanzamento dell'esecuzione.
Il problema del controllo della 'sfericità' è invece molto relativo: non occorrono grandi conoscenze per realizzare una dima di controllo".

CITAZIONE (Usékar @ 26/8/2019, 18:26) 
Mi sembra possibile che quel "trasladaban hasta done se colocaban" possa riferirsi al trasporto dal fiume fino al lugo di lavorazione, però ripeto che non ho mai letto di una simile ipotesi.

mi sembra in effetti una forzatura

CITAZIONE (Usékar @ 26/8/2019, 18:26) 
Según el arqueólogo, las sociedades indígenas trabajaron la piedra hace milenios. Alrededor del 400 a. C. empezaron la manufactura de las esferas, inspiradas, tal vez, en cantos rodados de los ríos.

cosa significa (anche se potrebbe trattarsi di una libera interpretazione del giornalista)?
 
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view post Posted on 27/8/2019, 05:28
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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Mi è sorto un dubbio e quindi ho fatto un controllo.
La pietra con cui sono stati realizzati alcuni, pochi, degli sferoidi ancora visibili (nel corso del tempo, dai primi studi di Stone e Lothrop ne sono spariti circa 200) è classificata come granodiorite.
Ho più volte scritto che non ci sono sferoidi di granito: mea culpa, la granodiorite appartiene alla famiglia dei graniti.
Mi scuso per l'errore, dovevo controllare prima, dato che non sono né archeologo né, in questo caso, un petrologo/petrografo.

Per quanto riguarda la tua osservazione circa il tipo di esame al quale la conformazione della superficie delle pietre presenti nelle cave d'estrazione dovrebbe essere sottoposta, qualche esame è certamente stato condotto sugli sferoidi, visto che sono stati rilevati segni di bocciardatura e lisciatura.
Nessun testo accenna ad esami del tipo da te indicato
"se gli affioramenti da cui è stata prelevata la roccia siano in qualche punto caratterizzati da quella caratteristica esfoliazione cipollare di cui dicevo (onion skin weathering); se fossero note le cave o i luoghi di estrazione del materiale, la circostanza sarebbe verificabile;".
Credo che le cave non siano state rinvenute, la provenienza credo sia stata stabilita attraverso l'analisi della composizione dell'andesite con cui è stata realizzata la stragrande maggiornaza degli sferoidi.
Del resto, in zone soggette a frequenti eruzioni vulcaniche con forti e fortissime scosse sismiche, che più volte hanno sconvolto il territorio nel corso dei secoli, mi sembra difficile poter rintracciare antiche cave di materiale lapideo di origine vulcanica, appunto.
Però questa è una considerazione fatta da un profano.

CITAZIONE (Usékar @ 26/8/2019, 18:26)
Según el arqueólogo, las sociedades indígenas trabajaron la piedra hace milenios. Alrededor del 400 a. C. empezaron la manufactura de las esferas, inspiradas, tal vez, en cantos rodados de los ríos.

cosa significa (anche se potrebbe trattarsi di una libera interpretazione del giornalista)?


Non capisco la tua domanda.

Il giornalista scrive che 'secondo l'archeologo' le società indigene lavorarono le pietre da millenni fa. Intorno al 400 a.C. iniziarono la manifattura delle sfere, forse ispirata dagli arrotondati massi fluviali.

Secondo me, significa che 'secondo l'archeologo' la pietra locale si iniziò a lavorare milleni di anni fa, e questo mi sembra semplicemente ovvio.
Poi l'archeologo si sarebbe spinto ad affermare che attorno al 400 a.C. sarebbe iniziata la manifattura degli sferoidi, forse ispirata dalla forma dei massi fluviali.
Sulla datazione, ho forti dubbi, dato che a me risulta che le più antiche risalgano all'800 d.C., quindi 12 secoli dopo l'indicazione che all'articolista sarebbe stata riportata dall'archeologo.
Quanto alla fonte di ispirazione della forma sferoidale degli oggetti di cui stiamo parlando, di per sè l'ipotesi non mi pare assurda, ma se ne possono fare molte altre.
 
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view post Posted on 27/8/2019, 07:10

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CITAZIONE (Usékar @ 27/8/2019, 06:28) 
Nessun testo accenna ad esami del tipo da te indicato
"se gli affioramenti da cui è stata prelevata la roccia siano in qualche punto caratterizzati da quella caratteristica esfoliazione cipollare di cui dicevo (onion skin weathering); se fossero note le cave o i luoghi di estrazione del materiale, la circostanza sarebbe verificabile;".
Credo che le cave non siano state rinvenute, la provenienza credo sia stata stabilita attraverso l'analisi della composizione dell'andesite con cui è stata realizzata la stragrande maggiornaza degli sferoidi.
Del resto, in zone soggette a frequenti eruzioni vulcaniche con forti e fortissime scosse sismiche, che più volte hanno sconvolto il territorio nel corso dei secoli, mi sembra difficile poter rintracciare antiche cave di materiale lapideo di origine vulcanica, appunto.
Però questa è una considerazione fatta da un profano.

peccato, dunque l'ipotesi di un rimaneggiamento di masse già sbozzate naturalmente non è al momento falsificabile;

"Según el arqueólogo, las sociedades indígenas trabajaron la piedra hace milenios. Alrededor del 400 a. C. empezaron la manufactura de las esferas, inspiradas, tal vez, en cantos rodados de los ríos". - non capivo il senso di ciò che avevo indicato in grassetto
 
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view post Posted on 27/8/2019, 10:56
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Ah, bene, lo spagnolo a volte è molto differente dall'italiano.
Ecco perché scrivo sempre "si capisce, ma sono pronto a fornire la mia traduzione".

Per quanto riguarda le sorgenti di materiale lapideo, c'è un caso emblematico che è quello della giadeite.
Vista la grande quantità di oggetti realizzati in tempi precolombiani (500 a.C. - 800 d.C.) nella Costa Rica con tale pietra, sembra inverosimile che l'unica fonte di approvvigionamento si trovi nella valle del rio Motagua, sulla Sierra de las Minas, a un migliaio di km di distanza, in linea d'aria, dalla Costa Rica, anche perché le culture sviluppatesi nei territori in mezzo (attuali Guatemala meridionale, Honduras, Salvador e Nicaragua centro-settentrionale) non hanno quasi conosciuto oggetti realizzati con tale materiale né soprattutto le relative tecniche di lavorazione.

La penisola di Santa Helena, Costa Rica nord occidentale, presenta tutte le caratteristiche morfologiche perché sia presente localmente la giadeite, ma le ricerche in merito hanno sempre dato esito negativo.

Fino a poco tempo fa (2006) non era nota nella valle del Motagua la presenza di giadeite del colore e delle caratteristiche di quella utilizzata principalmente nella Costa Rica, la cosiddetta Olmec-blue jade.
Di conseguenza, molti hanno ipotizzato che affioramenti di giadeite ci siano stati in passato nella zona della penisola, ma che siano stati esauriti (ma almeno si dovrebbero trovare tracce dell'estrazione, sotto forma di sfridi e dei resti degli strumenti litici utilizzati per l'estrazione, come succede sulla Sierra de las Minas) oppure un cataclisma di grandi proporzioni, avvenuto attorno all'800 d.C. o un po' prima, abbia fatto sprofondare nel Pacifico la parte della penisola nella quale tali affioramenti si trovavano.

Nel 2006, dopo il passaggio dell'uragano Mitch che sconvolse in maniera molto pesante tra l'altro la valle del rio Motagua, sono stati rinvenuti sulla Sierra de las Minas grossi blocchi di giadeite Olmec-blue, dalle caratteristiche affini alle pietre utilizzate nell'antica Costa Rica (analisi eseguita mediante diffrazione ai raggi X.)

Tuttavia, la querelle non è ancora finita, perché a causa della distanza tra fonte e luogo di lavorazione della giadeite, resta ancora il sospetto di cui ho scritto poc'anzi.

Edited by Usékar - 27/8/2019, 12:15
 
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view post Posted on 2/9/2019, 14:22
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Ifigenia Quintanilla è un'archeologa costaricense che molto ha studiato la lavorazione della pietra nel suo paese.
Oltre ad aver pubblicato numerosi lavori sull'argomento, ha aperto da anni un blog complesso, nel quale raccoglie praticamente tutte le informazioni in merito, sia quelle pubblicate nel passato, sia quelle emergenti mano a mano che avanzano gli studi.

Probabilmente è il blog più aggiornato in materia e non tratta solo degli sferoidi.
Lo si trova a questo indirizzo

https://ifigeniaquintanilla.com/

Premetto che non ero al corrente del fatto che fossero stati rinvenuti, nella mitica Finca 6 di Palmar Sur, due sferoidi in parte emergenti dal terreno alluvionale e reputati in situ.
Ecco cosa Quintanilla ne scrive nel suo blog

https://ifigeniaquintanilla.com/2015/05/02...el-sol-cenital/

Quintanilla si occupa anche di un altro aspetto della scultura in pietra della zona del Diquìs/Gran Chiriquì, del quale si sente parlare pochissimo: la produzione di cilindri (barriles) figurati

https://ifigeniaquintanilla.com/2017/04/19...lamos-de-ellos/

Qui, un suo articolo su la tecnica di lavorazione
https://ifigeniaquintanilla.com/2014/04/06...sfera-perfecta/

Edited by Usékar - 2/9/2019, 15:42
 
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view post Posted on 2/9/2019, 20:22

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mi incuriosisce la foto riportata qui
https://ifigeniaquintanilla.com/2018/07/19...-lo-redondeado/

il blocco a destra può senz'altro derivare da quei processi geomorfologici che dicevo
 
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