Ostraka - Forum di archeologia

Le "misteriose" sfere di pietra del Costa Rica sud occidentale

« Older   Newer »
  Share  
Usékar
view post Posted on 12/5/2011, 11:05 by: Usékar
Avatar

Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

Group:
oikistés
Posts:
4,026
Location:
Verona - Forlì

Status:


Misteri veri e presunti: le sfere di pietra del Costa Rica

Per la bibliografia citata nel testo vedihttps://ostraka.forumfree.it/?t=55633809

Qualche immagine, per iniziare
Alcune degli sferoidi della zona del Diquís, Costa Rica sud occidentale, come sono stati recentemente sistemati
https://www.elpais.cr/2023/06/23/costa-ric...omo-patrimonio/

5 sferoidi provenienti dalla zona del Diquíis, come si trovano sistemati nel giardino del Museo Nacionál di San José, capiteale della Costa Rica
https://upload.wikimedia.org/wikipedia/com...eo_Nacional.jpg

Un enorme sferoide, dalla forma chiaramente “imperfetta”, sempre proveniente dal Diquís e sistemato nel giardino di cui sopra, scorrendo l’articolo se ne vedono altri, l’ultima foto ritrae la sistemazione attuale di alcuni sferoidi nel parco della cittadina di Palmar sur, prossima alla zona in cui sono stati rinvenuti
https://ifigeniaquintanilla.com/2014/01/21...-de-costa-rica/


Costa Rica, un paese archeologicamente sconosciuto eppure importante

A dispetto delle sue ridotte dimensioni, solo 51.100 kmq sui quali vivono poco più di 5 milioni di abitanti, il territorio della Repubblica di Costa Rica nell'America Centrale è molto importante dal punto di vista archeologico.
Questa realtà è ignorata dalla stragrande maggioranza dei turisti nordamericani ed europei che visitano il paese, i quali sono per lo più attratti dalla tanto pubblicizzata bellezza delle sue risorse naturali e delle sue spiagge.

Certo, non esistono in Costa Rica resti di antiche città ricche di edifici maestosi e grandi piramidi a gradoni quali si possono visitare in Messico e Guatemala, tuttavia San José, capitale di questo piccolo Stato, ospita tre importanti musei: il Museo Nacionál, dove è esposto un compendio di tutta l'archeologia costaricense, lo stupefacente Museo del Oro Precolombino, che accoglie una notevole collezione di oggetti precolombiani in oro e non solo, e l'incredibile e pressoché sconosciuto Museo del Jade, il più grande museo al mondo dedicato esclusivamente alla manifattura precolombiana della giada.

In particolare, il Museo Nacionál ospita nel cortile di ingresso una piccola collezione dei più enigmatici tra gli oggetti di manifattura precolombiana rinvenuti in Costa Rica.
Si tratta di sferoidi di pietra, di dimensioni da medie a molto grandi, provenienti dalla parte sudoccidentale del paese, situata a circa 200 km di distanza da San José, qui trasportati tra il 1960 e il 1970.
Il diametro di questi sferoidi varia dai 60 ai 150 cm circa, ma ce ne sono di molto più piccolo, del diam di 20 – 40 cm circa, e di molto più grandi, fino a quasi 3mt di diam.

Valutando ad occhio, il loro contorno sembra molto regolare, molto vicino ad un cerchio o ad una ellissi.
In realtà tale valutazione non può essere corretta, in quanto tutti sono appoggiati su terreno 'morbido', prato o ghiaia, per cui non è visibile la loro parte 'bassa', a parte il fatto che il nostro occhio ha un campo di visione distinta piccolissimo e una altrettanto limitata capacità di risoluzione, per cui riesce molto difficile valutare con precisione la forma di oggetti di grande dimensione.

Sferoidi di questo tipo a San José se ne possono vedere molti, sparsi nelle piazze, nei giardini pubblici, in quelli delle ville più eleganti e persino alcuni abbandonati nelle strade periferiche della città: tutti sono giunti nella capitale dalla stessa zona in cui sono stati rinvenuti quelli visibili nel cortile del Museo Nacionál.
I pochi turisti che visitano il Museo non prestano molta attenzione a questi grandi oggetti, giudicandoli in genere dei prodotti recenti, contemporanei, frutto del lavoro di qualche artista poco noto, mentre invece sono oggetti di grande interesse dal punto di vista storico-archeologico, anche se non antichissimi.

Gli sferoidi di pietra

Numerosi sono i grandi sferoidi di pietra venuti alla luce nel sud ovest del Costa Rica, quasi tutti nella zona del Delta del Diquís, tra le cittadine di Palmár Sur e Ciudad Cortés, nonché nella limitrofa Penisola di Osa e 2 nell'Isola del Caño, poco al largo della Penisola stessa.

I primi furono scoperti alla fine del 1939, quando la compagnia United Fruit iniziò il disboscamento di una parte considerevole della pianura del Diquís, creata dalle esondazioni del Rio Grande de Térraba e la prima pubblicazione in merito, che riguarda una cinquantina di questi sferoidi, è del 1943.
La United Fruit impiantò nella zona un certo numero di bananeti, che vennero dismessi negli anni ’50.

Nel corso degli impianti e della coltivazione dei banani ne vennero alla luce molti altri, le cui vicessitudini si vedranno più avanti.
In totale quelli superstiti e quelli rinvenuti nel corso di numerose campagne di ricognizione e scavo che durano ancor oggi, son circa 300 di grandi dimensioni (dai 50 a oltre i 250 cm di diametro) e un grandissimo numero di piccole dimensioni.

Alcuni esemplari di piccole dimensioni vennero rinvenuti anche molto lontano dall'area indicata, ma solo pochissimi di grandi dimensioni sono stati rinvenuti nella zona della Fila Costeña, attorno a San Vito de Java (o de Coto Brus) e Ciudad Neilly, e vicino alla località di Bolas, le prime città un po' più a sud, l'altra un po' più a est di Palmár.

Un raggruppamento così numeroso di grandi manufatti subsferici in pietra, oltretutto concentrato in un territorio così piccolo, costituisce un unicum assoluto al mondo e fa sorgere i classici interrogativi: chi li ha realizzati, quando, come e perché?
Purtroppo, non tutti i grandi sferoidi sono stati rinvenuti nel corso di vere indagini archeologiche e la situazione del territorio su cui insistono, soggetto a violente scosse di terremoto e a periodiche inondazioni, ha fatto sì che molti siano stati almeno in parte sepolti dai detriti alluvionali o comunque si siano spostati dal sito di originaria collocazione.

Questo non ha consentito di stabilire l'esatta posizione originaria della maggior parte di quelli conosciuti e studiati: per esempio, sembra evidente che uno di quelli di maggior diametro conosciuto (El Silencio, mt 2.57 di diam.) sia rotolato giù dal un monticolo (mound) sul quale era stato inizialmente collocato.

La situazione è stata inoltre aggravata dal fatto che molti di questi oggetti sono stati prelevati dal loro sito originario e trasferiti in zone molto lontane, ancor prima che gli studiosi potessero esaminarli e non pochi sono stati distrutti con la dinamite dai cercatori di tesori, perché nacque la diceria che al loro interno fossero stati in qualche modo collocati oggetti d’oro.
Ciò non ostante, dagli studi effettuati si sono potute trarre alcune conclusioni.

Qualche risposta agli interrogativi

Anzitutto, occorre precisare che questi manufatti non si rinvengono in aree prive di altre tracce di presenza umana in tempi antichi, anzi, le indagini e gli scavi, che proseguono ancora oggi, ci dicono che la zona era sicuramente abitata almeno a partire dal IV sec. d.C., anche se si suppone che a quel tempo l'area fosse interamente coperta, come lo era ancora nel 1940, da una fitta foresta tropicale umida, quale si può attualmente vedere nella citata Penisola di Osa.

Sono stati rinvenuti in quella zona numerosissimi monticoli (mounds = terrapieni sopraelevati rispetto al suolo originario, anche di 2 mt, trattenuti da muretti a secco costruiti con ciottoli fluviali) e molte aree cimiteriali, nonché manufatti in terracotta e in oro o tumbaga (lega oro-rame) e bellissimi manufatti in pietra tra cui grandi statue antropomorfe (cosidette peg-based cioè 'con base a piolo' perché presentano un tenone destinato ad essere interrato per sostenere la statua) e bellissimi metates (pietre per macinare manualmente semi e granaglie).
Questi manufatti ci hanno aiutato a dare una risposta ad almeno 3 delle domande elencate.

La domanda 'quando?' è forse quella a cui è stato più facile rispondere, tanto che lo fece già l'archeologo Samuel Lothrop, pur con molte cautele (Lothrop, 1963, pag.24).

I grandi sferoidi non sono molto antichi: gli oggetti trovati in associazione con gli sferoidi che si sono potuti studiare in situ ci dicono che l'inizio della loro manifattura risale all'arrivo nella zona della cultura dell'oro, quindi all'incirca al 400 d.C.
La loro manifattura continuò per secoli, forse addirittura fin oltre l'arrivo degli Spagnoli, dato che statuette lavorate con arnesi di ferro sono state rinvenute sotto uno di questi grandi sferoidi, il che testimonia che perlomeno la sua collocazione avvenne dopo l'arrivo dei conquistatori, visto che le popolazioni amerindie precolombiane non conoscevano la siderurgia.

Questo ci ha fatto capire anche quali popolazioni li abbiano realizzati: furono popolazioni di lingua chibcha che importarono la cultura dell'oro dall'attuale Ecuadór attraverso la Colombia.

Attualmente, in una riserva a circa 20 km da Palmár sono stanziati indios Brunka, che pure parlano una lingua del gruppo chibcha. Però i Brunka sono stati trasferiti qui abbastanza recentemente.
In origine, la zona era abitata dai Téribe o Térraba (donde il nome di Rio Grande de Térraba con cui localmente è chiamato il maggiore dei fiumi della zona), indios anch'essi di lingua chibcha, i quali furono trasferiti dai conquistatori spagnoli sulla costa del Caribe più o meno nel XVIII sec.

Alla domanda 'perché?', ci danno una risposta indicativa sia le prospezioni eseguite da Lothrop (cit., pagg.15-25) che le indagini successive, le quali ci dicono che questi oggetti erano concepiti come indicatori sociali o marcatori di aree sacre.

In pratica, per quanto si è potuto accertare gli sferoidi erano posizionati ai lati della rampa di accesso ai monticoli (mounds) su cui sorgevano le abitazioni di grandi capi o potenti shamani oppure sul piano di monticoli su cui insistevano aree cerimoniali civili e/o di culto (vedi per esempio il ritrovamento effettuato nel 2007, foto a pag. 72 in Quintanilla Jiménez y Badilla Cambronero, 2001).

Pochissimi sono i casi nei quali si è potuto osservare un posizionamento che identificasse un allineamento apparentemente significativo, in pratica l'unico noto è quello segnalato da Lothrop (cit., pag.21) nel quale 3 grandi sferoidi risultavano allineati con il nord magnetico.
In un altro caso (cit., pag.22, ove è riportato il disegno di un rilievo pubblicato da D. Z. Stone nel 1943) 6 sferoidi raggruppati a 2 a 2 sembrano allineati con il nord, non è chiaro se quello magnetico o geografico, ma non viene indicata la loro esatta posizione in gradi (i disegni di D. Z. Stone e Lothrop sono riprodotti a pag. 252 di Corrales Ulloa, 2021).
Purtroppo, è impossibile al giorno d'oggi ripetere le misurazioni perché tutti questi sferoidi sono stati spostati o non sono più identificabili con certezza.
Nulla di significativo si può quindi desumere da tali allineamenti.

È invece molto difficile dare una risposta alla domanda 'come vennero realizzati?'.

Il materiale con cui sono stati fatti non è disponibile in loco, o almeno non lo è attualmente.
L'andesite, il gabbro e la granodiorite, tutte rocce di origine vulcanica con i quali i manufatti sono stati realizzati, si possono trovare solo su montagne abbastanza lontane dalla pianura in cui la maggior parte degli sferoidi si trovano, forse a una cinquantina di km di distanza, anche se grossi blocchi di pietra lavica si possono tutt'oggi vedere nel Rio Grande de Térraba che attraversa Palmár, dividendola in P. Norte e P. Sur.

I blocchi visibili attualmente non sono sufficientemente grandi per poterne ricavare sferoidi di 2 mt di diametro, ma non è escluso che fossero disponibili nel letto del fiume blocchi di dimensioni adatte, all'epoca della realizzazione dei manufatti in questione.

È comunque rilevante il fatto che Cansot, unica località in cui sono state rinvenute prove che vi fosse situata una manifattura di questi oggetti (Fernández Esquivél e Quintanilla Jiménez, 2003, pag.216), si trova praticamente al centro della zona in cui sono più numerosi gli sferoidi, è molto vicina all'attuale corso del Rio Grande e forse lo era ancor di più nei secoli scorsi, o meglio, lo era il fiume, che forse ha mutato corso.

In ogni caso, anche se sono stati realizzati con materiale ricavato dal letto del fiume, resta da risolvere il problema di come tali blocchi siano stati lavorati e successivamente trasportati al sito di collocazione finale.

Il fatto che soprattutto gli esemplari in granodiorite presentino chiari segni di bocciardatura ci dice che veniva utilizzata tale tecnica, almeno dopo la sbozzatura (la bocciardatura è la tecnica con cui la superficie di questa pietra è stata rifinita, dopo che l'originale blocco era stato ridotto alle dimensioni e alla forma voluta
Vedi http://it.wikipedia.org/wiki/Bocciardatura
prima dell'introduzione del martello con testa in ferro/acciaio veniva effettuata con martelli dalla testa in pietra molto dura quarziti, serpentiniti etc.).

Ma è proprio la fase iniziale che presenta i problemi maggiori, cioè come ricavare un approssimativo sferoide da un masso subcubico, unitamente al problema di come ruotare più volte l'intero oggetto, pesante nei casi maggiori più di 10 t, per controllare l'avanzamento dell'esecuzione.

Il problema del controllo della 'sfericità' è invece molto relativo: non occorrono grandi conoscenze per realizzare una dima di controllo.
Si è constatato come la granodiorite, sottoposta a riscaldamento seguito da rapido raffreddamento, si 'sfoglia' secondo linee curve, il che ha fatto pensare che questo fosse uno dei mezzi utilizzati per la sgrossatura e riduzione a 'subsferoidi' dei blocchi.
A parte la successiva bocciardatura, questo è tutto ciò che si può dire in merito.


Riassumendo

Non sappiamo esattamente come sia avvenuto il processo di lavorazione di tali manufatti né come siano stati trasportati al luogo di destinazione.
Possiamo però dire con ragionevole certezza che furono realizzati tra il V e il XVI sec. d.C. da popolazioni stanziate nella zona, che parlavano lingua chibcha.
Quanto alla loro funzione, è certo e testimoniato da numerose prove archeologiche che almeno una parte di essi costituiva un indicatore di status sociale.
Inoltre, dato il posizionamento riscontrato di gruppi di sferoidi sul piano sommitale di monticoli posti presumibilmente nel mezzo di zone coperte da fitta foresta tropicale umida, l'ipotesi che si sia trattato di collocazione intesa ad evidenziare un'area sacra, di tipo religioso o civile, è più che legittima.


I molti 'si dice'

Su questi sferoliti di grandi dimensioni circolano molte leggende e pseudonotizie, anche perché quasi tutti quelli che ne parlano e scrivono dimostrano di non averli mai visti, se non forse in foto, e di non aver letto quanto scritto dagli archeologi che hanno fatto ricercatesul campo.

Che non li abbiano mai visti è dimostrato da due affermazioni ubiquitarie: gli sferoidi sarebbero stati realizzati in granito e sarebbero ben levigati, secondo alcuni addirittura lucidi.

Per quanto riguarda il materiale, nella letteratura scritta da archeologi si legge che la maggioranza di essi venne realizzata in gabbro, roccia non molto dura, in granodiorite, una roccia simile al granito ma meno dura e compatta di questo, e in calcare (Fernández Esquivél e Quintanilla Jiménez, 2003, pag.216).

Personalmente, ne ho viste (e toccate) circa un centinaio e molte mi sono sembrate di andesite, una roccia molto comune in Costa Rica, di colore grigio uniforme tendente all'azzurro nelle parti non corrose dagli agenti atmosferici, con la quale i precolombiani realizzarono quasi tutte le grandi statue rinvenute nella zona meridionale nell'America Centrale (Nicaragua, Costa Rica, Panamá).
Altre erano chiaramente in gabbro, una minoranza presentava la tipica tessitura della granodiorite, mentre almeno due erano realizzate con una roccia detta coquina, un aggregato di calcare e resti di conchiglie e madrepore, piuttosto leggero e facile da lavorare, ma molto fragile (e infatti, presentavano entrambe delle evidenti mancanze).

Per quanto riguarda la levigatura, nessun sferolite costaricense risulta essere perfettamente levigato, nel senso comunemente attribuito a questo termine.
Come ben si vede dalle foto presentate agli indirizzi che ho trascritto all’inizio, questi sferoidi, quando integri, presentano una superficie abbastanza scabra.

Nel caso siano in andesite, che è una lava vescicolare simile alla pomice anche se molto più compatta, sono ben evidenti le vescicole, che non si possono eliminare con la sola levigatura superficiale.
Nel caso siano in gabbro o granodiorite, si notano quasi sempre i segni della bocciardatura alla quale il materiale è stato sottoposto.

Quelle in coquina sembrano più levigate ma si tratta in realtà di una illusione ottica dovuta al colore molto chiaro della coquina stessa.
Certo non è da escludere che in antico questi sferoidi fossero 'lucidi' a causa di una patina stesa superficialmente, ma se così è stato non se ne è finora trovata traccia.

Che i blogger non abbiano mai letto quanto scritto da chi ha esaminato attentamente sul campo questi oggetti, è dimostrato da tutta una serie di affermazioni circa il loro numero, la loro presunta antichità, la loro presunta sfericità, le loro dimensioni e il loro peso.

Questi sferoidi non sono molto antichi: già l'archeologo Samuel Lothrop rinvenne sotto alcuni di essi pezzi di statue e consistenti frammenti di ceramica databili al massimo al 400 d.C., alcuni addirittura potevano essere datati attorno al 1500 (Lothrop, 1963, pag.24).
Anche gli autori di ricerche molto più recenti concordano con queste datazioni (Fernández Esquivél e Quintanilla Jiménez, 2003, pag.215).

Si potrebbe obiettare che gli sferoidi siano rotolati sopra il materiale trovato sotto di essi.
La cosa è molto improbabile perché molti degli sferoidi trovati in situ insistevano su un mound, un terrapieno artificiale creato con terra di riporto e sostenuto da muretti di ciottoli fluviali. Ebbene, proprio al di sotto di questi sferoidi sono stati trovati frammenti di ceramica e di statuette in pietra, databili stilisticamente e in base alla tecnica di lavorazione.
Inoltre, gli ultimi e recenti ritrovamenti, l’ultimo del 2022 (vedi https://mcj.go.cr/sala-de-prensa/noticias/...o-de-importante e pagg. 98 e 99 in https://www.diquis.go.cr/investigaciones/I...orada.2007).pdf
testimoniano come alcuni di questi sferoidi fossero posizionati ai lati della rampa di accesso ad un terrapieno su cui insisteva una abitazione, ad indicare l'ingresso di abitazioni di personaggi molto importanti o di aree sacre (templi o quant'altro). I materiali trovati nell'area abitativa ci riportano alle datazioni di cui sopra (La Nación, 11.12.2007, articolo consultabile nel pdf sopra riportato).

Dunque, questi sferoidi sono contemporanei all'arrivo in zona della cultura dell'oro, databile appunto attorno al 400 d.C. e portata nella zona del cosiddetto Gran Chiriquí da genti di lingua chibcha, i Talamanca (localmente Téribe, o Térraba, e Bribrí ) e i Guaymíes (localmente Coto Brus e Ngäbere). I Bribrí e i Coto Brus tutt'ora popolano territori limitrofi all'area del Diquís, genti Guaymí vivono appena oltre il confine Costa Rica - Panamá, mentre i Téribe sono stati trasferiti sulla costa del Caribe al tempo della 'conquista'.

Per quanto riguarda il numero degli sferoidi, è necessario precisare che quelli conosciuti e documentati in letteratura sono ben lontani dalle migliaia di cui spesso si parla: se ne contano circa di 300: Lothrop, 1963, ne elenca 186 per l'intero Costa Rica, Fernandez Esquivél e Quintanilla Jimenez, 2003, per il Delta del Diquís ne elencano 176 di cui forse 121 non presenti nell'elenco di Lothrop, una ventina sono stati rinvenuti dopo il 2007, il che porterebbe ad un totale di 327.
Tra quelli elencati da Lothrop, solo 74 sono stati direttamente da lui verificati, 23 da Doris Z. Stone, degli altri gli fu fornita notizia da terzi, ma non ne verificò l'esattezza. Inoltre, alcuni di quelli da lui studiati, così come molti di quelli elencati dalla Stone, attualmente non sono più rintracciabili, sia perché spostati in altri luoghi senza tenerne registrazione sia perché materialmente distrutti.
In realtà, si può parlare di migliaia di sferoidi costaricensi solamente se si prendono in considerazione anche gli oggetti di piccole dimensioni, i quali sono stati rinvenuti in contesti totalmente differenti, in particolare nei sepolcreti, e non presentano particolari problemi interpretativi.

A proposito della loro forma, ritengo opportuno insistere sul termine sferoidi, in quanto nella maggior parte dei casi si tratta di oggetti la cui forma si avvicina appena a quella di una sfera, anche perché molti sono stati gravemente danneggiati dagli agenti atmosferici e dall'opera di chi ha creduto alle leggende che narrano come, al loro interno, sarebbe celato un tesoro aureo.
Viene invece spesso affermato che le loro proporzioni geometriche sono pressoché perfette e quasi tutti coloro che ne parlano e scrivono citano a conforto di quest'affermazione quanto ha o avrebbe scritto l'archeologo Samuel K. Lothrop nel 1963 (vedi bibliografia), in particolare le sue misurazioni.

Bene, Lothrop stesso ci dice che le sue misurazioni furono imprecise, per tre motivi:
- i grandi sferoidi da lui rinvenuti erano tutti almeno parzialmente affondati nella terra e non si poteva rimuoverli a causa del loro peso, per cui fu in grado misurarne solo la circonferenza della parte che emergeva dal terreno, senza accertare se la parte affondata fosse o meno appiattita;
- per effettuare la misurazione aveva a disposizione solo una cordella graduata, che non è strumento di grande precisione;
- la cordella doveva essere posizionata e trattenuta da più persone, il che non ne garantiva il corretto posizionamento.
Inoltre, nel caso degli sferoidi di maggiori dimensioni fece eseguire misurazioni della circonferenza lungo 5 assi differenti (escluso quello 'verticale', per impossibilità materiale, come già detto) e ne determinò per via matematica il diametro, facendo la media delle misurazioni effettuate, il che fornisce un 'diametro medio approssimato' appunto.
In nessun caso effettuò una misurazione diretta del diametro mediante una dima a calibro, il che significa che non fu in grado di valutare l'effetto di eventuali appiattimenti, non rilevabili ad occhio nudo come lui stesso ci dice (tutto ciò si legge in Lothrop, 1963, pagg. 16-17).

Inoltre, misurò tutto in pollici e tradusse le misurazioni nel sistema metrico, il che introdusse ulteriori errori di approssimazione e di calcolo.
A questo proposito in Lothrop, 1963, pag.20 è riportato lo specchietto con le 5 misurazioni effettuate sui 2 sferoliti di maggiori dimensioni tra quelli da lui esaminati. Secondo il calcolo dell'autore, la media delle circonferenze misurate porterebbe, per entrambi gli oggetti, ad un diametro estrapolato di 2.0066 mt. Sono un matematico e ho ripetuto più volte il calcolo, per entrambi gli sferoidi, che hanno tra loro misure leggermente diverse, il risultato per uno è di 1.9582 mt, per l'altro è di 1.9574 mt, quasi 5 cm in meno della misura indicata da Lothrop. Gli errori di questo tipo sono sistematici in tutte le 3 tabelle riportate a pag. 18, 19 e 20, pur se percentualmente diversi. Non so se ciò sia dovuto alla conversione tra i diversi sistemi di misurazione (da SCS in pollici a IS in metri) oppure ad errori materiali.
Per ragioni che coinvolgono anche le sue stime del peso di questi oggetti, sono portato a credere che Lothrop non ci sapesse molto fare con i numeri.

Tutto ciò per dire che le misure riportate da Lothrop andrebbero ripetute e controllate, cosa allo stato attuale materialmente non più possibile, perché non siamo in rado di identificare gli sferoidi che lui misurò.

In realtà, le proporzioni sembrano pressoché perfette misurandole ad occhio, ma ho già osservato che questo è un metodo impreciso, troppo impreciso per dedurne delle valutazioni qualitative circa, per esempio, la profonda conoscenza della matematica che questi oggetti dimostrerebbero.
Quando si afferma che l'errore rispetto alla perfetta sfericità è di meno di 2 millimetri su un diametro di 2 metri o che è meno di 6 millimetri su una circonferenza di 4.5 metri, si afferma il falso perché sino ad oggi nessuno ha effettuato misurazioni così precise da poter confermare una simile affermazione.

Circa le indicazioni di 'rotte' non meglio specificate, fornite da presunti allineamenti di questi sferoidi, ho già osservato come l'unico allineamento effettivamente registrato che abbia una qualche rilevanza è quello riportato da Lothrop, i disegni di Stone non danno informazioni in questo senso.
Tre sferoidi allineati su un segmento di retta lungo 26 mt che indica la direzione del nord magnetico: mi sembra decisamente troppo poco per poterne trarre delle conclusioni.
Lotrhop (cit., pag.17) ha registrato anche un allineamento di 6 sferoidi che indicava una direzione 'est 10° sud', dalla quale lui non ricavò alcuna conclusione (cit., pag.24).
Inoltre, il fatto che la stragrande maggioranza di esse, a parte quelle dell'Isola di Caño, sia stata rinvenuta lontano dalla costa e in una zona che si suppone, molto ragionevolmente, coperta sino al 1940 da una fitta foresta tropicale umida esclude che questi sferoidi possano essere stati usati per indicare rotte di navigazione.

Edited by Usékar - 19/2/2024, 16:50
 
Top
18 replies since 12/5/2011, 11:05   1462 views
  Share