Ostraka - Forum di archeologia

La Conquista del Messico: miti e leggende

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 21/12/2011, 18:06
Avatar

Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

Group:
oikistés
Posts:
4,026
Location:
Verona - Forlì

Status:


Per le fonti, rimando a https://ostraka.forumfree.it/?t=59696825


Miti e leggende sulla conquista spagnola del Messico

Quasi mai la voce dei vinti viene ascoltata e la loro versione dei fatti ha bisogno di molto tempo, per emergere, se mai ci riesce.
E' questo il caso anche delle vicende riguardanti il crollo di quello che viene chiamato, impropriamente, Impero Azteco.

Anzitutto, due precisazioni.

In primo luogo, la definizione di Impero.
Dal dizionario Sabatini Coletti:
"Impero - Organizzazione politico-territoriale perlopiù di consistente ampiezza, retta da un sovrano che ha il titolo di imperatore".
Da 'Impero e Imperi' di Franco Cardini (www.dirittoestoria.it/8/Memorie/Rom...pero-Imperi.htm)
"...la parola “impero” designa un complesso di significati e di valori storici che vanno riferiti essenzialmente ed esclusivamente, su un corretto piano storico, all’impero romano; e che soltanto in senso analogico per un verso, comparatico per un altro, e quindi con tutta la cautela che ciò comporta, può essere usata a indicare altre esperienze storiche, le quali dovranno volta per volta venir identificate nella loro peculiarità...
........
Dal concetto d’impero, e dalla storia dell’impero romano, si avviò fin dall’antichità una costante tendenza a definire “imperi” tutte le organizzazioni politico-territoriali di grande ampiezza, caratterizzate dal dominio di un solo sovrano universalmente riconosciuto come tale – o comunque di un soggetto politico dalle caratteristiche sostanzialmente statuali - su una pluralità d’istituzioni pubbliche e di popoli.
"
L'organizzazione politico-economica che Cortés e il suo 'seguito' incontrarono nel centro dell'attuale Messico non corrisponde se non in piccola parte a questo criterio.
In realtà, più che di un Impero, si trattava di una federazione di Stati indipendenti, pur se tributari dello Stato Azteco che aveva per capitale Tenochtitlán.
La denominazione di Impero deriva dal fatto che gli spagnoli per designare il sovrano di Tenochtitlán, che nelle sua lingua portava il titolo di Huey Tlatoani (Grande Oratore), utilizzarono tra i titoli a loro familiari quello che sembrò ad essi più adatto, cioè quello di 'imperatore'.
Gli storici più attenti preferiscono utilizzare la locuzione Triplice Alleanza Azteca, riferendosi alla iniziale alleanza tra i regnanti di Tenochtitlán, Texcoco e Tlacopán, alleanza il cui inizio Diego Durán nella sua Historia data attorno al 1420.

In secondo luogo, lo Stato che aveva per capitale Tenochtitlán, oggi 'ricoperta' dal centro di Città del Messico, era abitato da una popolazione che designava se stessa con il nome di Mexica.
Nel 1821 il Messico divenne uno stato indipendente, governato da personaggi appartenenti ad una aristocrazia di origine ispanica o che comunque a questa aristocrazia intendevano richiamarsi.
Dato che lo Stato si chiamava Mexico ed i sui abitanti Mexicanos, sembrò 'disonorevole' alla nuova classe dirigente che li si potesse confondere con i 'selvaggi' Mexica.
Per questo motivo, si adottò per gli antichi abitanti il termine Aztechi, coniato agli inizi XIX sec. dal geografo tedesco Alexander von Humboldt a partire dal nome della loro mitica terra di origine, che essi chiamavano Aztlán.
Dato che in termine Mexica è stato quasi del tutto abbandonato in favore di quello più recentemente inventato, per comodità userò nel seguito il termine Aztechi.


Al contrario dei Maya, che svilupparono una effettiva forma di scrittura glifica a partire dai segni elaborati ancora dagli EpiOlmechi forse addirittura prima del 200 a.C., i popoli del Messico centrale non avevano una forma di scrittura vera e propria.
Conservavano le loro 'memorie' ed annotazioni in 'libri' comunemente detti codici, annotandole sotto forma di pittogrammi, cioè immagini che servivano a richiamare dati, narrazioni e fatti storici tramandati oralmente e fissati nella memoria appunto con l'ausilio di immagini dipinte.
La sorte dei codici pittografici messicani fu simile a quella dei codici Maya: ne vennero fatti bruciare in grande quantità dai vescovi spagnoli dopo la conquista.
Oggi ne sopravvivono circa 500, ma la maggior parte è stata redatta dopo il 1521, l'anno della conquista. Per questo motivo, in molti dei codici superstiti accanto ai pittogrammi sono annotati brevi testi esplicativi in castigliano (v.nota 1) oppure in quella che era la lingua dei Mexica e di quasi tutti i popoli loro tributari, il nahuatl, trascritta in caratteri latini.
In particolare, tutta la documentazione storica sugli Aztechi e sulla conquista dei loro territori da parte della piccola armata di Cortès proviene da fonti castigliane, cioè dei vincitori, o da nativi 'castiglianizzati' anche quando redatta sotto forma di codice pittografico (vedi http://it.wikipedia.org/wiki/Codici_aztechi).
Ne consegue che tale documentazione o riporta la visione e la versione dei 'conquistadores', oppure è fortemente influenzata dal loro modo di vedere le cose.
Tanto per fare un esempio, alla destra del foglio superiore di questa pagina del Codice Mendoza www.latinamericanstudies.org/aztecs/codex-warriors.jpg si vedono raffigurate alcune costruzioni con tanto di didascalia. Sopra la 1ͣ, 3ͣ e 4ͣ dall'alto c'e scritto 'casa', la 2 ͣ rappresenta una piramide alla cui sommità c'è un tempio. In nahuatl il tutto ha il nome di 'teocalli': ebbene, la didascalia in castigliano recita 'mezquita' (moschea), cioè l'unico luogo di culto non cristiano che evidentemente gli spagnoli conoscevano e potevano immaginare.

In realtà, gli unici documenti storici scritti contemporaneamente alla Conquista sono le lettere che Cortés inviò al suo sovrano Carlo V.
Queste lettere, le cui cinque principali vengono collettivamente chiamate Cartas de la Relación, chiaramente fotografano una situazione di parte, anche perchè il Conquistadór doveva giustificarsi di fronte all'Imperatore per aver agito di testa sua, ignorando i ripetuti richiami del governatore di Cuba, suo diretto superiore (vedi a questo proposito http://en.wikipedia.org/wiki/Hern%C3%A1n_C...e_Relaci.C3.B3n e nota 2).
Cortés comandava un pugno di avventurieri, 508 con 13 cavalli, nemmeno ben armati, avendo in tutto 15 cannoni di piccolo calibro.
Per spiegare come essi, pur se comandati da un condottiero abile e sagace, siano riusciti a sconfiggere ed eliminare fisicamente un esercito forte di decine di migliaia di guerrieri abili, valorosi e anche bene armati, cannoni e cavalli a parte, sia Cortés che soprattutto i cronisti successivi ricorsero a tutta una serie di argomenti che sconfinano nel mito.
Essenzialmente, ricorsero a 3 spiegazioni 'mitiche':
- gli Aztechi aspettavano il ritorno di Quetzálcoatl, nella figura di un 'uomo bianco barbuto' che sarebbe tornato l'anno 1 canna, proveniendo da est
- i cavalli spaventarono a morte i nativi, che considerarono cavallo e cavaliere un essere unico
- l'armamento degli spagnoli era infinitamente superiore a quello dei nativi.

Probabilmente, le cose non furono nè così semplici nè così chiare.

L'argomento principale, però, fu l'atteso ritorno di Quetzálcoatl e la presunta identificazione di Cortés con questo 'sacerdote-dio'.

Una trattazione pressochè esaustiva, con una lettura comparata delle fonti e conseguente esegesi, si trova inella tesi di laurea di Stefano Liberti, di cui questa pubblicazione è un ampio riassunto www3.unisi.it/cisai/liberti.htm.
Liberti sembra dare per note le condizioni ambientali in cui si sviluppò la vicenda della conquista, per cui cerco di riassumerne le argomentazioni, completandole con la contestualizzazione storica.

Prima dell'arrivo dei castigliani, Il Messico centrale fu 'colonizzato' da popolazioni provenienti dal nord, dalla mitica terra di Aztlán (vedi nota 3) nella quale, secondo il racconto leggendario, abitavano le sette genti di lingua nahuatl che a ondate successive si trasferirono più a sud.
Una di queste ondate migratorie, stabilitasi nella zona che ebbe come centro principale Tollán-Tula nel Messico centro-orientale, fu quella costituita dai Toltecas (Toltechi), che si stabilirono sull'altipiano centrale del Messico attorno al IX sec.
Nel 1168, Tula venne conquistata e distrutta dai Chichimecas (Cicimechi), altra popolazione di lingua nahuatl proveniente da Aztlán.
Quetzálcoatl era il leggendario sacerdote tolteco che, secondo la tradizione riportata dai codici indigeni, nel XII secolo abbandonò Tula a seguito dell'invasione Cicimeca, guidando i Toltechi nello Yucatán, dove conquistarono Chichén Itzá, fondandovi lo stato Maya-Tolteco.
Ma Quetzálcoatl per i Toltechi era anche il Serpente Piumato, dio del vento e di Venere, stella del mattino e per i Maya divenne il dio Kukulkán (traduzione in maya yucateco di Quetzálcoatl).
Siamo in presenza, quindi, di una figura storico-leggendaria nelle quale il dio e il suo sacerdote si confondono, tanto che il dio Quetzálcoatl forse altro non è che la divinizzazione del sacerdote, il quale predicava, in nome del dio, l'abbandono dei sacrifici umani dovuti invece all'altra divinità comune a tutti i popoli di Aztlán, il feroce Huitzilopochtli, assetato di sangue umano.

Gli Aztechi giunsero nella valle centrale del Messico nel XIII sec., e vi si stanziarono sconfiggendo dopo varie vicessitudini i Cicimechi (le vicende della migrazione degli Aztechi sono narrate dai pittogrammi della Tira de la Peregrinación, vedi nota 4).
Per legittimarsi, al tempo di Ixcoatl i loro 'nobili' si autoproclamarono discendenti dei Toltechi della città sacra di Colhuacán, dove era stato molto vivo il culto di Quetzálcoatl e dalla quale gli Aztechi, proprio a causa della ferocia dei loro sacrifici umani, erano stati scacciati prima di fondare Tenochtitlán.
Come già detto, gli Aztechi adoravano principalmente Huitzilopochtli (il cui duale era Xipe Totec ed il cui sommo sacerdote era il tlatoani in carica) e Tlaloc, divinità alle quali erano dedicati i due tempietti posti alla sommità della Grande Piramide di Tenochtitlán, quella che i castigliani chiamarono Templo Mayor e che venne demolita per edificare la Cattedrale di Città del Messico.
Quetzálcoatl era solo una divinità minore, il duale del dio della guerra Tezcatlipoca.
In realtà, non vi era un tempio ad esso dedicato, il suo nome era il titolo portato dai due sacerdoti che officiavano nei due templi della Grande piramide: Quetzálcoatl Totec Tlamacazqui per Huitzilopochtli, Quetzálcoatl Tlaloc Tlamacazqui per Tlaloc.
L'unica città nella quale il culto di Quetzálcoatl era ancora quello principale era la mixteca Cholula: a questa divinità i Mixtechi avevano dedicato il tempio posto sulla sommità della più grande piramide oggi nota e ancora visibile, 400mt di lughezza per ogni lato, 55mt di altezza attualmente, forse 70 con il tempio oggi distrutto.

Quando i castigliani sbarcarono sulle coste dell'attuale Stato messicano di Veracruz, in effetti il loro aspetto fisico, pelle chiara con folte barbe e lunghi baffi, e i loro mezzi, cavalli, corazze e armi da fuoco, suscitarono meraviglia e sgomento tra gli indigeni.
Probabilmente, il ricordo delle narrazioni relative al leggendario Quetzálcoatl tornò prepotente ed è possibile che abbiano visto nei nuovi arrivati una specie di divinità o di inviati dalle stesse.
Pensarono che i cannoni fossero i loro cani (li descrissero come cani con lunghe code, orecchie che pendevano fino a terra, occhi scintillanti che emettevano fuoco, fiamme e tuono...) e videro i cavalli come dei grossi cervi senza corna.
Però è del pari sicuro che si accorsero subito che cavallo e cavaliere erano esseri distinti ed in breve scoprirono anche che i nuovi venuti si potevano ferire e anche uccidere.
Inoltre, li spiarono attentamente e videro che mangiavano, bevevano, dormivano e compivano tutte le funzioni corporali e gli atti di normali esseri umani.

Di tutto questo Motecuhzoma Xocoyotzín, il Tlatoani di Tenochtitlán (vedi nota 5), veniva costantemente tenuto al corrente, per cui quando incontrò per la prima volta Cortés già sapeva che si trattava di un essere umano e non di un dio.
Cortés scrisse che il Tlatoani gli rivolse un discorso che, nella trascizione del Conquistadór, sembra richiamare il racconto mitico: parlò del fatto che sapeva che gli Aztechi, la sua gente, non erano originari del Messico, che erano venuti di lontano, guidati da un Signore che se ne era andato dirigendosi verso est, che essi credevano un giorno sarebbe tornato, che dato che Cortés e i suoi venivano dalla quella direzione e che si proclamavano inviati da un grande re pensava fossero i discendenti di quel Signore...
Questa è la versione del castigliano, che sembra ricalcare il mito trasmessoci.
Però, mai viene fatto, nella lettera a Carlo V, il nome di Quetzálcoatl nè si parla di un dio o semidio, ma di un Signore di cui tutti gli Aztechi erano in origine vassalli (il primo a parlare esplicitamente della identificazione Cortés-Quetzálcoatl da parte degli indigeni fu Lopez de Gómara nel 1552, cioè più di 30 anni dopo la Conquista).
C'è poi da osservare che il rapporto Cortés -Mohtecuzoma era molto complicato dal fatto che c'erano di mezzo 2 traduttori: Doña Marina la Malinche traduceva dal nahuatl al maya e Geronimo de Aguilár dal maya al castigliano (vedi nota 6). E questo non giovava certo alla piena comprensione dei reciproci discorsi, anzi di sicuro dava origine a fraintendimenti.

Altri fatti contribuiscono a rendere l'identificazione Cortés-Quetzálcoatl da parte di Mohtecuzoma altamente improbabile.
Il Tlatoani volle che il Conquistadór lo accompagnasse all'interno del tempietto dedicato a Huitzilopochtli, per assistere ad una cerimonia.
Cortés lo seguì ignaro dello spettacolo che lo aspettava: un sacrificio umano, con tanto di estrazione del cuore dal petto, eseguito da alcuni sacerdoti coperti di sangue umano rappreso, su un altare di pietra incrostato dello stesso sangue, attorniato da ricettacoli in pietra pieni di cuori umani in putrefazione.
L'Hidalgo non resistette, scappò fuori del tempio vomitando, sconvolto dalla visione e soprattutto dal fetore.
Profferì rabbiose parole nei confronti del Tlatoani, il quale si adirò altrettanto se non di più e cambiò atteggiamento nei confronti del nuovo venuto, offeso dalla grande mancanza di rispetto che Cortés dimostrava per il suo credo.
Inoltre, Motecuhzoma non poteva certo ignorare che gli spagnoli avevano saccheggiato e distrutto la città di Cholula, come ricordato poc'anzi l'unica in cui ancora si praticava, sentitamente, il culto di Quetzálcoatl: un dio-sacerdote che distrugge la città dove viene adorato non credo si sia mai visto, tantopiù che si trattava di una divinità pacifica, ben diversa dagli dei sanguinari e guerrieri degli Aztechi.

Quindi, inconsistente la identificazione dei nuovi venuti con dei o semidei, inconsistente il terrore nei confronti del binomio cavallo-cavaliere, subito identificato come composto da un umano ed un animale.
Inoltre, si vide che era relativamente facile abbattere gli equini con l'utilizzo dei boleadores, i lanciatori di lacci terminanti con una palla, lacci che si avvolgevano attorno alle zampe degli animali.

Inconsistente anche la presunta superiorità dell'armamento degli spagnoli.
Le corazze vennero presto abbandonate, troppo pesanti e scomode per chi si avventura nelle foreste tropicali che si incontrano nel tratto della costa est del Messico in cui sbarcarono i nuovi arrivati.
Quasi subito essi adottarono la 'corazze' di spesso cotone portate dai guerrieri nativi, più leggere, più fresche e pratiche e altrettanto efficaci nei confronti delle armi degli indigeni.
Inoltre, i soldati armati di schioppo e i loro cannoni erano troppo pochi per fare massa critica, oltre al fatto che i cannoni non erano granchè efficaci in quelle condizioni e soprattutto molto pesanti ed ingombranti, difficili da trasportare in luoghi in cui quasi non esistevano strade.

Ne segue che le ragioni della 'facile' caduta in mani spagnole di tutto il Messico centrale vanno ricercate in argomenti ben diversi da quelli mitici elencati all'inizio.

Alla prossima puntata.



Note
(1) Al tempo della conquista, così ancora veniva chiamato quello che comunemente oggi si chiama spagnolo.
La riunificazione della Spagna era un fatto ancora troppo recente (1469), il castigliano ancora non era visto come la lingua comune, i nobili, gli hidalgos e i caballeros,
venivano anch'essi definiti 'castigliani', perchè la corona era retta dei sovrani di Castiglia e Navarra.
Del resto, dalla (ri)nascita della monarchia spagnola il 22.11.1975, la Catalogna gode di larghissime autonomie ed è tornata ad usare come lingua principale il catalano.
Lo stesso succede nei Paesi Baschi e altre regioni spagnole, Galizia, Asturia e altre, vanno via via sempre più riutilizzando le parlate locali, relegando lo spagnolo-castigliano al ruolo
di 'lingua di stato' (vedi http://it.wikipedia.org/wiki/Lingue_della_Spagna).

(2) Per un riassunto del contenuto delle 5 lettere, vedi http://es.wikipedia.org/wiki/Cartas_de_relaci%C3%B3n.

(3) Gli studi più recenti hanno trovato, in antiche mappe spagnole e non, tracce dell'indicazione che Aztlán si possa identificare con la regione del Gran Lago Salato, nello Utah (USA), vedi anche discussione https://ostraka.forumfree.it/?t=55498755 e i siti
www.sscnet.ucla.edu/chavez/Aztlanah...c%20exhibit.htm
che riporta alla fine una imponente bibliografia in merito alla mostra Aztlanahuac-Mesoamerica in North America Map Exhibit, Wednesday, April 14th to Wednesday, June 30, 2004 at Charles E. Young Research Library (YRL), consultabile qui
www.sscnet.ucla.edu/chavez/Aztlanahuac/index.htm
con riassunto dei temi qui www.sscnet.ucla.edu/chavez/Aztlanahuac/info.htm
e anche il sito www.geographicus.com/blog/rare-and-...e-and-atzlatan/ dove si possono vedere immagini delle mappe in questione.

(4) La Tira de la Peregrinación è nota anche come Codice Boturini, riportato per intero, con tytte le spiegazioni del caso, qui
www.arqueomex.com/S9N4SumarEsp26.html, cliccare su 'cronologia de la peregrinación mexica' per vederlo tutto intero in una sola pagina
www.arqueomex.com/S9N5n1Esp26.html
www.arqueomex.com/PDFs/S9N4cronoEsp26.pdf
www.arqueomex.com/PDFs/S9N4mapaEsp26.pdf

(5) Si tratta di quello che noi solitamente chiamiamo Montezuma, in nahuatl suona Motēuczōma.
Tlatoani, cioè 'grande oratore' nel senso di 'colui che parla con gli dei', era il suo titolo.
Il suo nome significa letteralmente 'sole rannuvolato', cioè 'dio accigliato, arrabbiato' (egli era il dio vivente, e poichè la massima espressione del dio era per essi il sole...).
Xocoyotl significa 'giovane', in precedenza gli Aztechi avevano già avuto un tlatoani con lo stesso nome, Motecuhzoma Ilhuicamina (che lancia frecce in cielo) poi detto
HuehueMohtecuhzoma cioè Vecchio Motecuhzoma ,
tzin è il suffisso che indica la nobiltà, quindi Xocoyotzin è 'nobile giovane', noi diremmo più semplicemente 'secondo'.

(6) Doña Marina la Malinche (Malineli Tenepatl Malitzin in nahuatl) era una schiava azteca originaria di Cotzacoalcos, di nobile origine, catturata da genti Maya e
donata a Cortés dagli abitanti di Tabasco, che parlavano Maya Yucateco.
Geronimo de Aguilár era uno spagnolo naufragato sulle coste dello Yucatán, catturato dai Maya e liberato da Cortés sull'isola di Cozumel, dopo vari anni di prigionia.

Edited by Usékar - 4/4/2020, 09:22
 
Top
view post Posted on 31/12/2011, 11:10
Avatar

Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

Group:
oikistés
Posts:
4,026
Location:
Verona - Forlì

Status:


Correggo un errore ripetuto più volte nella 'puntata' precedente: l'accentazione corretta è Quetzalcóatl (e non Quetzálcoatl, come ho scritto ripetutamente).

In nahuatl, cóatl significa serpente e quetzál è il nome di un uccello dalle lunghe penne caudali di colore verde smeraldo http://unisci24.com/data_images/wlls/41/311981-quetzal.jpg e http://it.wikipedia.org/wiki/Pharomachrus_mocinno).

Quetzalcóatl era dunque un serpente coperto di penne verde smeraldo, come la vegetazione tropicale. In particolare, si pensa che il culto di una simile creatura sia nato dall'osservazione del 'serpentino' ondeggiare del vento tra le foglie del mais.

Immaginatevi un contadino analfabeta, la cui cultura era fondamentalmente animistica, che vede ondeggiare nel suo campo, sotto la spinta del vento, i culmi delle piante del mais con le loro lunghe e verdissime foglie... come se fra di esse passasse un grande serpente coperto di piume verdi... :o:

Edited by Usékar - 4/4/2020, 09:19
 
Top
view post Posted on 31/12/2011, 11:35
Avatar

Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

Group:
oikistés
Posts:
4,026
Location:
Verona - Forlì

Status:


La conquista del Messico: la struttura sociale e statale degli Aztechi-Mexica-Tenocha

All'inizio della parte prima, ho accennato al fatto che non è corretto definire Impero l'organizzazione statale degli Aztechi.
Dato che proprio il loro tipo di organizzazione sociale e statale ebbe molta parte nelle vicende della Conquista, è utile illustrarne l'evoluzione almeno per sommi capi.
Le vicende sono illustrate nella Tira de la Peregrinación-Codice Boturini (vedi parte I, nota 4 per i link) e narrate nel Codice Durán, ovvero la Historia de las Indias de Nueva España e islas de la tierra firme, scritta da fray Diego Durán nel 1568 (vedi Durán, tomo I http://www.archive.org/stream/historiadela...age/n1/mode/2up).

Quando i Mexica-Aztechi, buoni ultimi tra gli abitanti del Chicomoztoc (vedi nota 1 e https://ostraka.forumfree.it/?t=55498755), raggiunsero l'Anahuac, cioè la valle del Messico centrale nella quale sorge oggi Città del Messico, erano divisi tribù, ciascuna delle quali si stanziò in una diversa zona della valle.
Una di queste tribù portava il nome di Tenocha (vedi nota 2): su una delle isole del più grande lago della valle, oggi totalmente prosciugato, nel 1325 (secondo altri, nel 1345) i Tenocha fondarono una città che dal nome della tribù venne chiamata Tenochtitlán. Analogamente, le altre tribù fondarono altre città, come Tlacopán e Texcoco: quest'ultima diede il suo nome anche al lago.
Alcuni anni dopo, sempre ad opera dei Tenocha, venne fondata Tlatelolco, la città gemella di Tenochtitlán che ne seguì sempre le vicende.

L'iniziale situazione era molto simile a quella delle poleis della Grecia classica: ogni città costituiva uno stato indipendente, detto altepetl (lett. 'montagna d'acqua'), retto da un tlatoani, che dominava quella parte di territorio circostante che poteva mantenere sotto stretto controllo 'militare', in quanto i mexica-azteca erano in origine guerrieri semi-nomadi.
Durante la migrazione, pare che l'unità militare di base fosse costituita da venti guerrieri ed era detta calpulli. Venti calpulli costituivano una unità comandata da un guerriero di rango, che apparteneva ad una specie di società, le più importanti delle quali tra i Tenocha erano i 'guerrieri aquila' e i 'guerrieri giaguaro'.

Una volta giunti nell'Anahuac e diventati stanziali, il vocabolo calpulli passò a designare la struttura di base della loro società: le città erano suddivise in quartieri-calpulli e calpulli si chiamava il villaggio contadino.
Da chi fosse composto e come fosse esattamente organizzato il calpulli-quartiere-villaggio non è ben chiaro: non si trattava più o non solo di una unità militare, ma anche di una suddivisione della popolazione in gruppi di individui con legami di sangue, si potrebbe dire clans di membri imparentati tra loro, con una struttura che si pensa fosse governata in maniera simile a quella del 'pater familias' e delle gentes dei latini (vedi nota 3).



Note

(1) Chicomoztoc è il 'luogo delle sette caverne', abitato dalle sette genti nahua che a poco a poco migrarono in Messico, forse da identificare con la regione del Gran Lago Salato, nell'attuale Stato dello Utah, USA.
Secondo le narrazioni Azteche, qui era situata la città di Aztlán, luogo di origine dei Mexica-Tenocha-Aztechi.

(2) L'etimologia dei nomi Mexica e Tenocha è incerta: forse Tenocha significa 'quelli del nord', il che sembrerebbe riferirsi al fatto che appunto il loro luogo di provenienza, Aztlán, si trovava molto più a nord dell'Anahuac.

(3) Nella Mesoamerica, in generale, la trasmissione del potere avveniva per linea maschile, ma l'eredità avveniva per linea femminile, o meglio, il maschio primogenito riceveva il potere dal padre ma ereditava i beni materiali dallo zio materno.
Inoltre, benchè le donne avessero un ruolo assolutamente subordinato, il lignaggio di sangue era riconosciuto in base alla linea femminile.
Per questo motivo, i Tlatoque (plur.di tlatoani) Tenocha sposavano principesse di Colhuacán, antica città di cultura Tolteca e abitata da genti di quella stirpe, i Toltechi, considerata quasi 'sacra' dai Tenocha perchè ritenuti discendenti degli abitanti della mitica Tula-Tollán.
In questo modo, i Tlatoque Tenocha ritenevano di legittimare il loro diritto al potere.
Per fare un paragone, è come se Carlo V avesse sposato una principessa romana della casata dei Massimo per legittimare il suo diritto ad essere proclamato e riconosciuto Sacro Romano Imperatore. In conseguenza di questo matrimonio, i suoi figli non avrebbero portato il cognome di Asburgo, bensì quello di Massimo.
In fin dei conti, è il riconoscimento di ciò che avviene anche nelle nostre famiglie: ci si avvicina e si entra più all'interno della famiglia di origine della madre che non a quella del padre.
E anche dal punto di vista del patrimonio genetico ereditato, siamo più figli della mamma che del papà :lol:
Chissà che loro non lo sapessero, date le conoscenze incredibili che vengono attribuite dai fantacosi agli Amerindi :woot_jump.gif:

Incidentalmente, la figura dello zio materno, quando scapolo, è stata molto importante anche all'interno della società contadina veneta, tanto da avere anche un nome particolare: lo zio 'barba'.
 
Top
view post Posted on 3/1/2012, 17:00
Avatar

Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

Group:
oikistés
Posts:
4,026
Location:
Verona - Forlì

Status:


La conquista del Messico: la struttura sociale e statale degli Aztechi-Mexica-Tenocha - parte II

Il potere 'centrale' era detenuto da un 're', il Tlatoani, affiancato da un consiglio composto da 4 membri della sua stessa famiglia, ciascuno dei quali era anche un'alta autorità militare.
Il tlatoani veniva 'eletto' dal consiglio scegliendo tra i membri della famiglia reale, un po' come avviene oggi nella monarchia saudita.
Quasi sempre l'eletto era uno dei 4 del consiglio, quello che portava il titolo di Tlacochcalcatl, una specie di responsabile dell'arsenale militare (i 4 consiglieri sono i guerrieri illustrati alla fine di questa pagina del Codice Mendoza www.latinamericanstudies.org/aztecs/codex-warriors.jpg, notare che la didascalia al di sopra di essi li indica come 'vassalli', sempre a causa del fatto che gli spagnoli cercavano di ricondurre a realtà a loro note soggetti della cultura azteca per loro difficilmente interpretabili).
Il consiglio aveva anche potere amministrativo e giudiziario: dal 1440 circa in poi, il membro più importante del consiglio portò anche il titolo di Cihuacoatl, cioè Donna-Serpente, nome di una divinità appartenente alla mitologia religiosa degli Aztechi, la dea della fertilità che impastando la cenere con il suo sangue dette origine alla stirpe umana del quinto sole, l'era in cui vivevano gli Aztechi del XV secolo.
Nella gerarchia statale dei Tenocha, però, il suo nome/titolo venne sempre portato da un membro maschile della dinastia regnante ed il primo, dal 1440 appunto, fu Tlacaelel.
Nessuna decisione veniva presa dal Tlatoani senza consultare il Cihuacoatl ed il suo parere era vincolante, per lo meno al tempo di Tlacaelel (www.ancientsites.com/aw/Article/736744).
Di fatto, quindi, durante il periodo in cui Tlacaelel mantenne la carica di Cihuacoatl, periodo che durò almeno sotto 3 Tlatoque, il potere del Tlatoani era fortemente ridimensionato, lo Stato di Tenochtitlán era retto da una diarchia.
Come vedremo più avanti, questo ebbe il suo peso nella Conquista.

A parte alcune eccezioni, ad ogni calpulli veniva assegnata una porzione di terra coltivabile da suddividere tra i suoi membri.
Per gli Aztechi, la terra coltivabile non era un bene personale, era di proprietà dello Stato e della casta sacerdotale, i quali la suddividevano assegnando a ciascun calpulli l'estensione necessaria a sostenerne i membri: a ciascun capofamiglia veniva concesso l'uso di quella porzione di terreno che egli e i suoi figli potevano coltivare e che era necessaria al loro sostentamento nonchè a produrre i beni per sostenere sacerdoti e membri della famiglia reale (dalle mie 'antiche' letture del Mommsen, mi pare che qualcosa di simile succedesse anche nella Roma 'antica').
Ai calpulli della città di Tenochtitlán venivano assegnati appezzamenti posti sulle chinampas, isole galleggianti nel lago Texcoco.
Queste isole artificiali erano create puntellando con pali piantati sul fondo del lago, che aveva un livello molto basso, fasci di canne sulle quali veniva poi depositato fango fertile prelevato dal fondo del lago.
E anche questa pratica ebbe la sua influenza sulla Conquista.

Un po' alla volta, a fianco di quella dei membri delle società di guerrieri si creò una casta nobiliare, formata dai molti discendenti della dinastia reale appartenenti ai rami cadetti.
Infatti, i Tlatoque presero l'abitudine di sposare più di una principessa appartenente alla nobiltà delle popolazioni tributarie ed ebbero molti figli.
Per mantenere i membri di queste due caste, nobili e guerrieri di rango, le terre statali non vennero più assegnate direttamente ai calpulli, bensì suddivise tra i nobili e i guerrieri, i quali a loro volta le suddividevano tra i calpulli a loro 'pertinenti' in cambio di tributi.
La cosa non fu ovviamente priva di conseguenze, in quanto determinò un aumento dei tributi a carico della popolazione dei calpulli.
 
Top
view post Posted on 4/1/2012, 19:12
Avatar

Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

Group:
oikistés
Posts:
4,026
Location:
Verona - Forlì

Status:


La conquista del Messico: la struttura sociale e statale degli Aztechi-Mexica-Tenocha, p. III

Le popolazioni delle varie città fondate dagli Aztechi erano perennemente in guerra tra di loro e con le altre popolazioni 'del circondario'.
In particolare, alla metà del XIV sec. il predominio venne assunto dai Tepanechi (altra tribù azteca) della città di Atzcapotzalco, soprattutto quando nel 1370 divenne loro Tlatoani Tizozomoc, il quale regnò per circa 50 anni.
Questo sovrano fu una specie di Cesare Borgia: per allargare il suo dominio, utilizzò ogni mezzo a sua disposizione, compresi il tradimento e l'assassinio dei suoi rivali interni ed esterni.
Sottomise tutte le città dell'Anahuac, imponendo ad esse pesanti tributi e soprattutto la 'fornitura' di uomini validi come guerrieri, da inquadrare nelle sue unità militari.
In questa maniera i guerrieri Tenocha, già di per sè molto abili, furono ulteriormente addestrati, dimostrando però in seguito di essere rimasti fedeli al loro signore 'feudale', il Tlatoani di Tenochtitlán.
Alla fine, i Tenocha si dimostrarono i più abili, sia militarmente che nello stringere alleanze. Abilissimo fu soprattutto il Tlatoani Ixcoatl, che nel 1429 sconfisse finalmente i Tepanechi, segnando l'ascesa militare di Tenochtitlán.
Poco dopo l'ascesa al trono di Mohtecuzoma Ilhuicamina, divenuto Huey Tlatoani di Tenochtitlán succedendo nel 1440 a Ixcoatl, in tutto l'Anahuac si verificò una lunga e pesante siccità con conseguente carestia (secondo Durán, cap. XXX pag.245, iniziò nel 1454 e durò almeno 3 anni), per risolvere la quale Tlacaelel, il primo Cihuacoatl in carica, pensò bene di intensificare le pratiche di sacrifici umani, alle quali erano destinati i guerrieri catturati in battaglia (vedi nota 4).
Al fine di scongiurare il reciproco annientamento, Mohtecuzoma riuscì a stabilire una alleanza tra Tenochtitlán, Texcoco e Tlacopán, nella quale la prima aveva un ruolo predominante mentre la terza un ruolo di quasi semplice vassallaggio. Questa alleanza venne chiamata Excan Tlatoloyan, cioè 'tribunale delle tre sedi'.
Tramite la Triplice Alleanza, Tenochtitlán fu in grado di sviluppare una notevole potenza bellica, ben maggiore di quella delle 'nazioni' circostanti, per mezzo della quale queste ultime vennero sconfitte e ne divennero tributarie.
Molto importante fu la sottomissione dei Tlaxcaltechi, oltre a quella dei Tepanechi.

I popoli sottomessi dai Tenocha-Mexica-Aztechi non venivano 'annessi' alla Excan Tlatoloyan, ne diventavano tributari, soprattutto nei confronti della predominante Tenochtitlán.
Per questo motivo non si può parlare di 'Impero Azteco': la Triplice Alleanza si limitava ad esigere pesanti tributi dagli sconfitti, i quali rimanevano formalmente indipendenti.
I tributi più pesanti ed odiosi erano quelli in esseri umani da destinare alla schiavitù e soprattutto al sacrificio, atto per il quale la scelta cadeva su elementi di spicco delle etnie tributarie di appartenenza.
A parte le catture effettuate durante le periodiche Guerre dei Fiori, la cui cadenza era prefissata e in qualche modo accettata, venivano comunque organizzate nei confronti dei tributari spedizioni belliche in caso di necessità di vittime sacrificali.
Quando nel 1484 Tlacaelel fece inaugurare la nuova 'riedificazione' del Templo Mayor di Tenochtitlán, occasione assolutamente straordinaria, molte furono le vittime sacrificate e di queste la maggior parte pare sia stata di etnia tlaxcalteca (vedi nota 5).
Non solo, per diminuire l'onerosità del carico tributario che gravava sui calpulli, una parte di esso fu spostato sulle popolazioni tributarie confinanti, generando tra queste ulteriore malcontento.
E tutto questo ebbe grande peso nella Conquista.

Tlacaelel morì nel 1487, quando da appena un anno era stato eletto Tlatoani di Tenochtitlán Axayácatl.
Questi causò una grave crisi interna perchè invase e sottomise la città gemella Tlatelolco, sottoponendola ad un governatore militare dopo aver catturato e fatto sacrificare il locale Tlatoani, che era anche un suo consaguineo (incidentalmente, sotto il regno di Axayácatl venne scolpita la famosa Piedra del Sol, nota anche come Calendario Azteco http://it.wikipedia.org/wiki/Piedra_del_Sol).
A questo punto, la carica di Tlatoani di Tlatelolco venne unita a quella di Tenochtitlán.
La carica di Cihuacoatl venne ridimensionata e perse importanza, mentre crebbe sempre di più l'importanza della classe nobiliare e di quella dei guerrieri aquila e giaguaro.

Nel 1502 divenne Huey Tlatoani delle due città Mohtecuzoma Xocoyotzin, il quale viene generalmente presentato, dalle cronache post Conquista, come una specie di 're tentenna', un regnante con poco nerbo, perennemente indeciso se accogliere benevolmente i nuovi arrivati oppure respingerli decisamente con le armi.
In realtà, le cronache sono fortemente influenzate da due visioni contrapposte che però convergono nel negativo giudizio (le convergenze parallele... famoso ossimoro).
Quelle scritte dai discendenti della classe nobiliare azteca sono molto critiche nei confronti di Mohtecuzoma II sia per motivi che vedremo tra poco, sia perchè vogliose di 'legittimarsi' agli occhi dei conquistatori.
Quelle castigliano-spagnole tendono a cercare nel comportamento altalenante del Tlatoani una giustificazione alle nefandezze commesse dagli uomini agli ordini di Cortés.

Salito al trono, Mohtecuzoma II cominciò ad adoperarsi per modificare l'assetto delle gerarchie precostituite.
In particolare, cercò di diminuire l'importanza e l'influenza della classe nobiliare e di quella dei guerrieri, concentrando il potere nelle mani dei membri della classe sacerdotale. Il che, in fin dei conti, non significava altro che aumentare il suo potere personale, essendo egli stesso il supremo sacerdote in quanto dio vivente in terra.
E' quindi ovvio che abbia causato contrasti e rivalità interne nelle due classi che erano dominanti prima della sua ascesa al trono.
Forse la situazione interna alle strutture gerarchico-statali di Tenochtitlán si può paragonare a quella di Roma al tempo di Cesare, forse se Mohtecuzoma II avesse avuto il tempo di portare avanti la riforma che aveva iniziato sarebbe effettivamente nato un Impero Azteco.
Sta di fatto che nel 1519, quando si presentò sulle coste del Golfo del Messico un piccolo esercito di stranieri, la società dei Tenocha stava vivendo forti tensioni e contrasti interni, ai quali si aggiungevano ancor maggiori tensioni e contrasti con le popolazioni tributarie, in particolare i Tlaxcaltechi.



Note

(4) Talcaelel è un personaggio molto importante nella storia dei Tenocha.
Secondo quanto riporta Durán, ridefinì e rafforzò il concetto degli Aztechi come 'popolo prescelto', elevò il dio/eroe tribale Huitzilopochtli nel pantheon degli dei, eliminandone di fatto Quetzalcóatl, e aumentò il militarismo ed il potere della casta dei guerrieri.
Inoltre, aumentò l'importanza del sacrificio umano e diede inizio alla pratica delle Guerre dei Fiori (vedi https://ostraka.forumfree.it/?t=59122675&st=30, pag.3, 6° intervento), rivolte soprattutto contro i Tlaxcaltechi.
Sempre secondo Durán, fu Tlacaelel che fece bruciare i codici che narravano le 'antichità' dei Tenocha e quelli delle popolazioni che vennero sottomesse, al fine di creare una nuova 'mitologia' che giustificasse e imponesse appunto la superiorità dei Tenocha.
Non si ha notizia di personaggi che abbiano portato il titolo di Cihuacoatl prima di lui. Dopo di lui, che visse più di 80 anni e portò il titolo e la carica al fianco di almeno 3 tlatoque, l'importanza del Cihuacoatl si ridimensionò sino all'arrivo di Cortés.

(5) Le fonti 'castigliane' certamente esagerano al proposito. E' del tutto inattendibile la cifra, riportata da alcune cronache, di 84.000 vittime in 4 giorni. La cerimonia del sacrificio veniva eseguita all'interno del tempietto posto sulla sommità della piramide, che consentiva di sacrificare una vittima alla volta, data l'esigutà dello spazio. Anche ammettendo che si lavorasse a ciclo continuo sulle 24 ore, significherebbe una sacrificio ogni 4 secondi circa... impossibile tagliare le costole della vittima ed estrarne il cuore palpitante in così poco tempo.
Forse più attendibile è la cifra di 2000 sacrifici, eseguiti in un lasso di tempo imprecisato.
 
Top
view post Posted on 10/1/2012, 16:00
Avatar

Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

Group:
oikistés
Posts:
4,026
Location:
Verona - Forlì

Status:


Per le fonti, rimando a https://ostraka.forumfree.it/?t=59696825

Riassumo alcuni tratti salienti della evoluzione della società mexica-tenocha-azteca e dei rapporti con i popoli circonvicini, chiarendo e completando alcuni passaggi.

I Tenocha-Mexica-Aztechi (a volte si trova anche Tenochca, li chiamerò per brevità Aztechi perchè è il nome con cui sono noti in storiografia), una etnia Nahua proveniente forse dalla zona del Gran Lago Salato, Utah, giunsero nella valle centrale del Messico, da essi chiamata Anahuac, alla fine del XIII sec.
A quel tempo, si trattava di un popolo di guerrieri nomadi, la cui struttura sociale era minima: erano organizzati in calpultin (plurale di calpulli) cioè gruppi di 20 guerrieri con famiglia, probabilmente consanguinei, ciascun calpulli era comandato da un guerriero di rango detto tehcutli (= capo), il consiglio dei tehcutli eleggeva il tlatoani (= oratore, plur. tlatoque), il 'sovrano' in carica.

Nel 1325 (o 1345) gli Aztechi fondarono Tenochtitlán e divennero stanziali e ad ogni calpulli venne assegnata una parcella di terreno coltivabile sulle chinampas.
Alcuni anni dopo, a seguito di una discordia sulla suddivisione di queste isolette galleggianti, venne fondata la gemella Tlatelolco.
Però gli Aztechi conservarono ancora la loro antica struttura sociale, rimanendo un popolo di guerrieri che compivano periodiche scorrerie ai danni delle popolazioni del circondario.
Anche tutte queste popolazioni erano di etnia Nahua, e anch'esse erano giunte nell'Anahuac proveniendo da nord, pur se in tempi molto precedenti l'arrivo degli Aztechi.

Fra tutte le popolazioni dell'Anahuac, tutte organizzate in città-stato, vi era uno stato di guerra continuo, un 'tutti contro tutti'.
Allo stesso tempo, però, praticamente tutte le dinastie dominanti sulle varie città erano tra loro imparentate, una situazione analoga a quella riscontrabile in Europa a partire dal Medioevo (vedi nota 1).
Quando toccò agli Aztechi diventare i dominatori della valle, oltre che nell'uso delle armi, essi si dimostrarono molto abili sia nella scelta degli imparentamenti sia nell'individuare i punti deboli negli imparentamenti delle altre dinastie.

A partire dal 1370, quando Tezozomoc divenne tlatoani dei Tepanechi di Atzapotzalco, questa etnia prese il sopravvento, arrivando a rendere tributarie quasi tutte le città-stato della valle, ivi comprese Tenochtitlán, la sua gemella Tlatelolco, Texcoco e Tlacopán.
Questa fase duro all'incirca fino al 1426, quando il figlio di Tezozomoc pensò bene di massacrare tutti i tlatoque delle più importanti città tributarie, favorendo in questa maniera, senza volerlo, l'ascesa al potere a Tenochtitlán, Texcoco e Tlatelolco di 4 personaggi eccezionali: Ixcoatl (il nuovo tlatoani di Tenochtitlán), Mohtecuzoma Ilhuicamina (suo nipote, suo più importante generale e futuro tlatoani), Tlacaelel (= furia umana, fratellastro 'consanguineo' di Mohtecuzoma) e Nezahualcoyotl (= coyote digiunante, 'principe' di Texcoco in esilio).
Sotto la guida di questi 4 personaggi, gli Aztechi e i texcocani di etnia Acolhua sconfissero e sottomisero i Tepanechi, stabilendo quella che viene chamata Triplice Alleanza Azteca, in nahuatl Excan Tlatoloyan cioè Tribunale delle 3 sedi.

Dal punto di vista della storia degli Aztechi, il più importante tra i 4 personaggi citati è Tlacaelel, per il quale venne appositamente creata la carica di Cihuacoatl, alter ego del tlatoani.
In pratica, Ixcoatl ebbe l'idea di (o forse fu costretto a, vedi nota 2) creare una diarchia tlatoani-cihuacoatl che forse rispecchia la mentalità di tutti i popoli del Mesoamerica, mentalità tendente a vedere forme duali in ogni aspetto della natura, della religione, della vita quotidiana.
Ixcoatl mentenne per sè la carica di tlatoani, alla quale aggiunse il predicato huey (grande), assumendo il comando dell'esercito e la direzione di tutte le azioni belliche, mentre Tlacael assunse le funzioni legislative, religiose e rappresentative.

Fino alla elezione di Ixcoatl e all'avvento di Tlacaelel, gli Aztechi erano rimasti un popolo di guerrieri 'uguali', con un certo numero di tehcutli a capo dei calpultin (in sostanza una specie di 'pater familias' essendo i calpultin composti da consanguinei) i quali eleggevano il loro tlatoani, che quindi era una specie di 'primus inter pares'.
L'unico cambiamento intervenuto nella loro società era stata la parziale trasformazione da guerrieri nomadi a guerrieri 'stanziali', residenti in una città-stato edificata su un'isola del lago Texcoco.
Tlacaelel trasformò la struttura sociale degli Aztechi, agendo sotto addirittura 5 tlatoque (correggo un mio errore precedente, avevo scritto 3).
Durán raccolse nel suo scritto la narrazione di quando e come ebbe inizio la riforma, che riassumo brevemente.
Non ostante i Tepanechi si fossero dimostrati così feroci, gli abitanti di Tenochtitlán erano contrari ad intraprendere una guerra contro di essi, ma il tlatoani Ixcoatl, fautore della guerra ed appoggiato da Tlacaelel, evidentemente già personaggio molto influente, tenne loro un discorso proponendo un patto che si può sintetizzare così:
"se verremo sconfitti ci consegneremo in vostro potere e farete di noi ciò che vorrete ma se vinceremo, voi ed i vostri discendenti sarete per sempre nostri servi".
Almeno questo è quanto capì e ci riferisce Duràn (cap.IX, pag. 75 e vedi nota 3).

A seguito della riforma di Tlacaelel, la struttura della società Azteca divenne piramidale e verticistica: da una società di 'uguali', governata da un vasto consiglio degli anziani in cui il tlatoani era un 'primus inter pares', passò a una diarchia di stampo assolutista, blandamente mitigata da un consiglio dei 4 più importanti generali, tutti consanguinei dei diarchi, cui faceva seguito una notevole massa di privilegiati, nobili e guerrieri di rango, che sfruttavano la gran parte della popolazione.
Questa venne divisa in calpultin i quali, più che sulla consanguineità com'era in precedenza, si basavano sul tipo di occupazione: ciascun calpulli era costituito da individui che svolgevano lo stesso lavoro (artigiani divisi per categoria, commercianti idem, agricoltori etc.).
Questa suddivisione sociale si rispecchiava anche nella suddivisione in quartieri della città di Tenochtitlán.
Inoltre, Tlacaelel si occupò di riformare la 'religione di stato', imponendo l'abbandono quasi totale delle pratiche devozionali nei confronti del 'moderato' Quetzacóatl, a favore dei più 'sanguinari' Tlaloc e Huitzilopchtli.
A tale scopo, oltre che iniziare la riedificazione del grande tempio centrale, oggi noto come Templo Mayor, fece anche bruciare tutti i codici che narravano in maniera pittografica la storia degli Aztechi e quelli delle città-stato sottomesse, al fine di imporre una riscrittura della storia stessa che esaltasse la nobiltà e il diritto divino alla supremazia da parte dei suoi 'connazionali' (vedi nota 4).

Per quanto riguarda i rapporti con l'esterno, tutto si mantenne come prima, solo che alla supremazia dei Tepanechi di Atzcapotzalco si sotituì quella degli Aztechi di Tenochtitlán e della Triplice Alleanza.
Tra le città-stato che aderivano all'alleanza venne stipulato un vero e proprio patto di suddivisione delle zone di influenza 'assoluta' e dei tributi che erano a carico delle popolazioni tributarie 'comuni'.
Secondo quanto ci narra Duràn (cap. XV, XXV e XXVI) i tributi comuni venivano suddivisi in questa proporzione: 40% a Tenochtitlán, 40% a Texcoco e 20% a Tlacopán.
Inoltre, a Tenochtitlán veniva attribuito un ruolo militare e governativo assolutamente preminente per quanto riguarda la 'trattazione' degli affari esterni.
Come ho già osservato, a causa del crescere del numero di nobili e guerrieri di rango, i tributi divennero molto pesanti.
Inoltre, cosa ancor più odiosa per le popolazioni tributarie, essi erano espressi anche in vite umane, in uomini e donne di nobile origine destinati a diventare vittime sacrificali.
A tal fine, venivano organizzate anche scorrerie nei territori delle popolazioni tributarie, perchè i normali tributi in vite umane non erano sufficienti a placare la 'sete di sangue' delle due divinità privilegiate dalla riforma di Tlacaelel a scapito del più moderato Quetzacóatl.

Nel 1502 venne eletto Huey Tlatoani di Tenochtitlán Mohtecuzoma Xocoyotzin: a quanto ci dice il solito Durán (cap. LIII), questi si adoperò subito in una ulteriore riforma statale, sopprimendo di fatto la carica di cihuacoatl, che dopo la morte di Talcaelel aveva già perso molta della sua importanza, accentrando tutto il potere nelle mani del tlatoani, limitando ulteriormente le prerogative del consiglio dei 4 e le facoltà e prebende di nobili e guerrieri di rango.
Istituì una specie di guardia pretoriana a difesa e controllo sia delle sue residenze come del territorio e volle che tutti i figli legittimi dei membri della sua casa e dei nobili Tenocha nonchè quelli degli individui più notabili delle città alleate, ivi compresi quelli dei tlatoani delle città-stato tributarie e alleate, venissero raccolti, allevati e istruiti in un unico luogo, debitamente controllato dalla sua guardia e dagli istruttori.
L'istruzione impartita in questa 'casa' comprendeva il servizio presso le residenze del Huey Tlatoani e la completa sottomissione ai suoi voleri.
Di fatto, si trattò di una scuola per ostaggi.

In meno di un secolo, insomma, la struttura della società degli Aztechi passò attraverso due sostanziali riforme: da una società di guerrieri nomadi 'uguali', governata da un consiglio degli anziani, fu trasformata in una società di cittadini divisi in classi, governata da un pugno di persone, per diventare infine una monarchia assoluta.
Ripeto che non si può parlare di Impero ed Imperatore, perchè non esisteva una struttura di controllo nè delle popolazioni tributarie nè dei loro territori, il controllo diretto si limitava al territorio circostante la città-stato di Tenochtitlán.
Tutto il territorio tributario veniva controllato mediante l'imposizione di matrimini di comodo, acquisizione di ostaggi e periodiche guerre.
Gli Aztechi rimanevano un popolo la cui casta più importante era costituita da abili guerrieri di professione, attraverso i quali il Huey Tlatoani imponeva tributi.
Però era stata istituita già da Ixcoatl e rafforzata dai tlatoque successivi una classe di amministratori, istruiti ed educati in apposite scuole, che si occupavano del controllo e della esazione dei tributi.

Tutto ciò generò uno stato di grande tensione, sia all'interno della società degli Aztechi, a causa del fatto che le varie classi sociali mal digerirono le trasformazioni imposte nei loro confronti, sia all'esterno, con popolazioni tributarie che si ribellavano a turno a causa delle continue vessazioni cui erano sottoposte.



Note

(1) Incrociando i dati fornitici dagli 8 codici precolombiani mixtechi rimastici (www.famsi.org/spanish/research/pohl...ohlmixtec2.html), è stato addirittura possibile ricostruire quasi interamente la genealogia e gli incroci avvenuti all'interno di alcune caste regnanti.
Non solo, attraverso lo studio di questi codici, si è potuto dedurre che il complicato pantheon delle popolazioni Nahua del Messico centrale è composto dalla divinizzazione dei mitici antenati di queste dinastie.
Per esempio, in questa ricostruzione della pagina 42 del codice Zouche-Nuttal www.famsi.org/research/pohl/jpcodic...uttall42_tn.jpg viene evidenziata la genealogia del re 9 Cervo di Tilantongo.
La figura in basso a dx http://upload.wikimedia.org/wikipedia/comm.../Tilantongo.jpg mostra una piramide-teocalli. Nel tempio posto alla sommità si vede una figura umana rannicchiata: è il fardo (così viene chiamato il 'fagotto' nel quale venivano impachettati i resti mummificati degli antenati di rango) contenente le reliquie di 9 Vento, mitico antenato poi divenuto divinità patrona di Tilantongo e identificato successivamente anche lui con Quetzalcóatl ( vedi p.es. http://es.wikipedia.org/wiki/Tilantongo).

(2) Tlacaelel, nipote di Ixcoatl, era diventato probabilmente il membro più influente del 'consiglio della corona', in grado di mettere in minoranza il tlatoani stesso.
Alla morte di Ixcoatl, poteva aspirare al titolo di tlatoani, e così anche alla morte dei 3 tlatoque successivi, ma non lo fece mai, preferendo mantenere la carica di cihuacoatl, che forse dava minor visibilità.

(3) Il fatto è riportato da Durán in forma di dialogo molto colorito tra il tlatoani e il suo popolo.
" Tl.: Non temete, figli miei, perchè vi libereremo (dalla servitù di Atzapotzalco, ndr) senza che ne abbiate alcun male.
Po.: E se non riuscirete, che sarà di noi?
Tl.: Se non riusciremo nel nostro intento, ci metteremo nelle vostre mani, affinchè le nostre carni siano vostro nutrimento, così vi vendicherete di noi e ci mangerete in recipienti
rotti e sudici, cosicchè tutto il nostro essere e le nostre carni siano trattati in modo infamante.
Po.: Va bene, così faremo perchè voi stessi vi date la sentenza, e così noi ci obblighiamo, se riuscirete nell'intento, a servirvi e darvi tributi e ad essere vostri braccianti e a costruire
le vostre case e a servirvi come nostri veri signori, e a darvi le nostre figlie, sorelle e nipoti perchè vi serviate di esse, e quando sarete in guerra porteremo sulle spalle i vostri
carichi, le vettovaglie e gli armamenti, e vi serviremo per tutto il cammino che imprenderete. E infine, a vendere e assogettare le nostre persone e i nostri beni al vostro servizio
per sempre".
Il tutto fu suggellato da solenne giuramento.

(4) E' interessante notare come già all'epoca dell'elezione di Mohtecuzoma Ilhuicamina si fosse persa la nozione precisa della collocazione di Aztlán, mitica terra di origine dei Tenocha.
Durán, cap. XXVII, racconta come questo tlatoani mandò una spedizione di 60 saggi alla sua ricerca (vedi anche https://ostraka.forumfree.it/?t=55498755 per la discussione su Aztlán, al 6° intervento un brevissimo riassunto sulla spedizione).

Edited by Usèkar - 10/1/2012, 16:20
 
Top
view post Posted on 14/1/2012, 18:20
Avatar

Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

Group:
oikistés
Posts:
4,026
Location:
Verona - Forlì

Status:


Miti e leggende sulla conquista del Messico - i fatti - parte I

La prima spedizione spagnola a incontrare i Maya fu quella di Hernández de Córdoba, nel 1517. Dopo aver toccate le coste dello Yucatán, si diresse a sud, arrivando fino al Nicaragua.
Secondo le cronache, metà dei componenti della spedizione rimase uccisa durante scontri con i Maya della costa, quasi tutti gli altri furono feriti.

I primi europei ad incontrare i (Tenocha-Mexica-)Aztechi furono gli spagnoli al seguito della spedizione successiva, comandata da Juan de Grijalva, inviata nell'aprile del 1518 dal governatore di Cuba, Diego Velázquez de Cuellár.
Questa spedizione raggiunse la costa dell'attuale stato messicano di Tabasco, alla foce del rio Grijalva (così chiamato appunto dal capo della spedizione), sulla costa settentrionale dello Yucatán.
La zona era abitata da genti Maya, con le quali la spedizione ebbe pochi ma disastrosi contatti, perdendo parecchi uomini, uccisi o catturati.
Grijalva e i suoi risalirono la costa del Golfo del Messico fino a raggiungere la foce del rio Jamapa, in prossimità dell'attuale Veracruz, una zona controllata dagli Aztechi, con i quali riuscirono a stabilire un contatto pacifico.
Secondo Bernál Diaz del Castillo, che partecipò alla spedizione e ne scrisse 60 anni più tardi, gli spagnoli rimasero a contatto con queste genti per dieci giorni e sembra che Mohtecuzoma ne sia stato debitamente informato.
Grijalva continuò poi a cabotare verso nord lungo le coste del Golfo fino a raggiungere la foce del rio Pánuco, da dove decise di fare rotta verso Cuba.
A lui si deve la prima denominazione data alla zona appena esplorata, Nueva España, anche se, al suo ritorno, gli venne tolto l'incarico affidatogli perchè non aveva fondato una nuova colonia nei territori raggiunti.

Tale incarico venne affidato a Cortés, il quale partì da Cuba nel febbraio del 1519, guidando una spedizione composta da 508 spagnoli, 200 indigeni cubani, alcune donne e almeno un interprete, un maya catturato dalla spedizione del 1517. Portavano con sè 15 piccoli cannoni, alcuni archibugi, 13 cavalli e un buon numero di cani, molossoidi addestrati alla guerra.
Cortés raggiunse le coste dello Yucatán nei pressi dell'isola di Cozumél, prese contatto con i Maya locali e, con l'aiuto dell'interpete, venne a conoscenza del fatto che 'uomini barbuti' erano prigionieri di un capo locale.
Organizzò una sortita che riuscì a liberare uno di questi, fra Gerónimo de Aguilár, uno dei dispersi della spedizione di Grijalva. Questi si rivelò poi utilissimo, perchè aveva nel frattempo imparato il maya yucateco.
Seguendo la costa, la spedizione si imbattè nella città maya di Potonchán, i cui abitanti si dimostrarono molto ostili.
Cortés decise di sbarcare e dare battaglia e, nonostante la grande inferiorità numerica (la cifra di 16.000 combattenti indigeni non sembra esagerata), sbaragliò i Maya.
Il successo fu dovuto effettivamente all'aver potuto spiegare convenientemente l'artiglieria e la cavalleria, che provocarono grande scompiglio tra i guerrieri avversari che non avevano mai visto nè i cannoni nè i cavalli.
Inoltre, non erano abituati ad essere assaliti da cani di così grande mole (i cani allevati al tempo in Mesoamerica erano molto piccoli, si pensi al chihuahua e al perro nudo) nè alla tattica di combattimento degli spagnoli (per i Maya la cosa importante era catturare il comandante, le sue insegne e un buon numero di nobili guerrieri vivi, l'annientamento fisico dell'esercito avversario non era, per così dire, previsto).
Gli spagnoli fecero molti prigionieri, ma il Capitano si dimostrò magnanimo e li restitui alla città, cosicchè potonchani si presentarono il giorno successivo con offerte in beni materiali e soprattutto ostaggi, in particolare una ventina di donne.
Tra di esse vi era Malineli Tenepatl, una Azteca di nobile origine (Malineli veniva chiamata Malitzin, essendo -tzin il suffisso nobiliare, da cui lo spagnolo Malinche), probabilmente nativa di Cotzacoalcos i cui abitanti erano stati sconfitti, anni addietro, dai Maya Yucatechi.
Era perciò stata ceduta, ancora bambina, come schiava e come tale venne passata agli spagnoli.
Oltre al Nahuatl, sua lingua madre, parlava Maya Yucateco: per questo, per la sua intelligenza, per la sua conoscenza delle ostilità esistenti tra le varie popolazione del Messico centrale e per la sua capacità di capire le falle del sistema di controllo azteco, questo personaggio ebbe una grandissima importanza negli avvenimenti successivi.
Passò alla storia come Doña Marina, fu moglie di almeno due tra i più importanti uomini al seguito di Cortés e da questi ebbe anche una figlia.
Utilizzando il doppio ponte linguistico Gerónimo de Aguilár (spagnolo->maya yucateco) - Doña Marina (maya yucateco->nahuatl), ora Cortés era in grado di comunicare con tutte le genti che abitavano il Messico centrale, sia pure con tutti gli inconvenienti del caso.
 
Top
view post Posted on 15/1/2012, 17:53
Avatar

Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

Group:
oikistés
Posts:
4,026
Location:
Verona - Forlì

Status:


Miti e leggende sulla conquista del Messico - i fatti - parte II

A proposito di cannoni e cavalli, alcune fonti invertono le cifre, parlando di 13 cannoni e 15 cavalli.

Fu qui a Potonchán, dopo la battaglia svoltasi il 15 marzo 1519, che Cortés venne a conoscenza di un 'paese' a ovest, nell'interno, che i locali chiamavano Mexico.
La spedizione riprese il mare seguendo la costa verso nord ovest ed il giorno 20 aprile, giovedi santo, sbarcò nella baia di fronte alla città Txcalteca di Quiahuitzlan e vi fondò l'insediamento di Veracruz (vera croce).
I suoi seguaci lo proclamarono Capitano Generale, per svincolarsi dall'autorità del Governatore di Cuba, e Cortés si autonominò anche Maggiore di Giustizia.
Subito dopo, scrisse la prima delle famose cinque lettere a Carlo V (in realtà, le lettere sono molte di più, ma 5 sono le 'maggiori').
Mohtecuzoma era già stato informato sia della sua spedizione come della precedente, con tutti i particolari del caso: aspetto dei nuovi venuti, loro armi, presenza di cavalli e cani, nonchè soprattutto della loro natura di mortali, che potevano quindi essere uccisi, feriti e catturati.
Ciò non ostante, non si dimostrò ostile, inviando a Veracruz i suoi ambasciatori con doni e soprattutto pittori che ritraessero ogni aspetto della vita dei nuovi venuti.
Cortés accolse pacificamente l'ambascieria ma insistette per poter incontrare il tlatoani, che si fece negare.
I doni portati dagli ambasciatori comprendevano anche parecchi splendidi oggetti in oro, per cui il nome della colonia appena fondata fu completato in seguito come Villa Rica de Vera Cruz.

Gli spagnoli entrarono subito in contatto con i Totonachi della vicina Cempoala.
E qui entra in ballo la bella Malitzin-Malinche-Doña Marina.
Fu lei che con tutta probabilità rese edotto Cortés della situazione politica in cui si trovava Mohtecuzoma: capo di una popolazione decisamente minoritaria, ancorchè molto bellicosa, che controllava una federazione instabile e circondata da popolazioni sottomesse e gravate di pesanti tributi, alcune delle quali anche recentemente si erano ribellate all'oppressione degli Aztechi.
Quasi certamente Doña Marina era al corrente del fatto che circa 2 anni prima due città tributarie si erano ribellate e l'esercito di Mohtecuzoma, pur avendo alla fine vinto entrambi i conflitti, al primo scontro era stato duramente sconfitto sia dagli abitanti di Huejotzingo che da quelli di Tlaxcala, e questo aveva non poco minato il prestigio del tlatoani di fronte al suo popolo.
Forse Doña Marina non sapeva ancora che la classe dirigente Azteca non aveva digerito l'ascesa al trono di un tlatoani che si era dimostrato così dispotico ed accentratore e che, tantomeno, l'avevano digerita le classi dirigenti delle città federate e di quelle tributarie, che erano state costrette a consegnare a Mohtecuzoma i loro giovani migliori, con la scusa di educarli convenientemente ma di fatto sottomettendoli come ostaggi.
Se non ne era già a conoscenza, di questa complicata situazione la informarono i Totonachi, ed anche di questo Cortés venne messo al corrente.
I capi di Cempoala, la maggiore città totonaca, e di altre venti piccole città totonache proposero agli spagnoli un'alleanza militare in funzione anti-azteca.
La reazione dell'assemblea tenutasi tra gli spagnoli non fu entusiasta e Cortés dovette usare tutta la sua capacità oratoria per convincere la sua truppa sia della grande opportunità che veniva loro offerta sia del fatto che per il governatore di Cuba, loro diretto superiore, erano già dei fuorilegge.
Ottenuto l'appoggio dei membri della spedizione e formalizzata l'allleanza con i Totonachi, Cortés fece incendiare tutte le navi rimaste (una era già stata rispedita in Spagna con la lettera e i doni di Mohtecuzoma, destinati a Carlo V), per stroncare ogni velleità di sedizione, cosa che per poco non provocò una rivolta contro di lui.
Contemporaneamente, riuscì a mettere in fuga una piccola spedizione inviatagli contro dal governatore di Cuba, catturandome parte dei membri che così rinforzarono le sue magre truppe.

Gli ambasciatori Aztechi comunicarono a Cortés l'ingiunzione, da parte di Mohtecuzoma, a lasciare il paese, il che lo indusse invece a mettersi in marcia verso l'interno.
Un manipolo di spagnoli e alcuni cannoncini furono lasciati a presidio di Veracruz, mentre la spedizione si mise in marcia verso l'Anahuac a metà agosto del 1519, forte di 400 fanti spagnoli, 15 cavalli, 7 cannoncini, circa 13.000 armati Totonachi con 1000 portatori, nonchè 40 notabili aztechi, cioè i membri dell'ambascieria.
Il terreno non era adatto al trasporto dei cannoncini, ma in qualche maniera il piccolo esercitò riuscì a portarseli appresso.
Inoltre, gli spagnoli abbandonarono le loro corazze di metallo, ingombranti, poco maneggevoli e soprattutto opprimenti nella calura messicana, per adottare in combattimento la sopraveste in cuoio e la sottoveste in cotone indossate dagli indigeni.

A fine agosto, raggiunta Xocotlan, la Malinche ne convinse il capo, Olinteche, ad unirsi alla spedizione, che giunse in prossimità della città di Tlaxcala.
Questa era a capo della nazione Tlaxcalteca, una federazione di 4 città governata da un consiglio paritario di anziani.
Si trattava dei più bellicosi tra gli avversari degli Aztechi, la nazione da questi più vessata e più soggetta alle scorrerie note come 'Guerre dei Fiori', le incursioni effettuate dagli Aztechi per procurarsi prigionieri di nobile origine da destinare a vittima sacrificali sugli altari di Tlaloc e Huitzilopchtli (vedi https://ostraka.forumfree.it/?t=59122675&st=30, pag.3, 6° intervento).
Xicohténcatl Axayacatzin, il 'presidente del senato' tlaxcalteco, negò agli stranieri il permesso di passaggio, per cui il 2 settembre 1519 si venne ad un primo scontro, il cui esito fu favorevole all'esercito di Cortés.
Il giorno seguente, nuovo scontro e uguale risultato, cosa che provocò la defezione di 2 delle città federate con conseguente ritirata dei loro contingenti.
Il terzo giorno, altro scontro, con esito identico.
A questo punto, il senato ordinò a Xicohténcatl Axayacatzin di cessare le ostilità per proporre ai nuovi venuti una alleanza in funzione anti-azteca, cosa che Cortés accettò di buon grado, fermandosi a Tlaxcala circa un mese per riorganizzarsi, dato che molti totonachi erano caduti e le loro fila dovevano essere rimpinguate con i tlaxcaltechi.
Di fatto, l'alleanza con i Tlaxcaltechi si dimostrò cruciale per le sorti della spedizione.

A Tlaxcala, il 20 settembre, giunse una nuova ambascieria di Mohtecuzoma, recante doni e proposte molto più concilianti ed amichevoli, proposte accettate da Cortés il quale si rimise in marcia il successivo giorno 23.
Sulla strada per Tenochtitlán rimaneva la sola grande città di Cholula, acerrima nemica di Tlaxcala e seconda città del Messico dopo Tenochtitlán, ultimo centro in cui fosse ancora vivo e praticato il culto di Quetzalcóatl.
Cortés vi arrivò il 16 ottobre e vi fu accolto con tutti gli onori.
Durante la notte, la Malinche venne a conoscenza del fatto che gli Aztechi, con la collaborazione dei Cholutechi, avevano preparato per il giorno seguente una imboscata per l'esercito di Cortés. Il che dimostra cosa si nascondesse sotto le amichevoli proposte avanzate da Mohtecuzoma.
Cortès ne fu immediatamente avvisato e prese adeguate contromisure. Lo scontro avvenne il giorno successivo e l'esercito di Cortés dovette affrontare circa 20.000 guerrieri aztechi, che furono letteralmente sbaragliati dai Tlaxcaltechi con l'aiuto degli spagnoli.
Il 18 ottobre Cortés lasciò mano libera ai suoi alleati, i quali compirono una vera strage all'interno della odiata città di Cholula, massacrando pare dai 5000 ai 10000 abitanti maschi (della sorte delle femmine non si parla ma si può immaginare, con un po' di fantasia).
La stessa grandissima piramide di Cholula (più di 400 mt di lato, forse 75 di altezza complessiva, oggi raggiunge i 55/64) fu danneggiata, il tempio di Quetzalcóatl alla sua sommità venne incendiato e distrutto (http://it.wikipedia.org/wiki/File:Mexico.P....Pyramid.01.jpg http://it.wikipedia.org/wiki/File:Mexico.P....Pyramid.03.jpg, alla sua sommità fu costruita la chiesa di Nuestra Señora de los Remedios).
Questo episodio va sotto il nome di 'matanza de Cholula' e di esso Cortés chiese perdono al suo imperatore Carlo V nella narrazione che ne fece nella seconda lettera.
L'esercito conquistatore rimase a Cholula fino agli inizi di novembre e quando ripartì, Cholula venne data alle fiamme (cosa facile, dato che, piramidi a parte, le costruzioni dell'epoca erano in legno e foglie di palma).

A questo punto, la strada per Tenochtitlán era aperta: Cortés e il suo esercito, che contava adesso solo 7500 effettivi, giunsero in vista della città il giorno 7 novembre 1519.

Edited by Usèkar - 16/1/2012, 14:57
 
Top
view post Posted on 16/1/2012, 14:54
Avatar

Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

Group:
oikistés
Posts:
4,026
Location:
Verona - Forlì

Status:


Miti e leggende sulla conquista del Messico - i fatti - alcune precisazioni e aggiunte alla parte II

Subito dopo lo sbarco degli spagnoli a Veracruz, Mohtecuzoma mandò contro di loro, nel tentativo di spaventarli ed indurli a fuggire, un piccolo 'esercito' di maghi, stregoni ed incantatori.
Il tentativo non sortì l'effetto sperato, per cui il tlatoani ripiegò su un'ambascieria di pace (Durán, cap. LXVII e LXVIII).



Per dare una idea del livello di inimicizia esistente tra i Tlaxcaltechi e i Cholultechi, quasi tutte le cronache della Conquista riportano questo episodio.

Prima di entrare in Cholula, i Tlaxcaltechi inviarono un'ambascieria con proposte di pace alla città.
I Cholultechi tagliarono entrambe le mani, il naso e le orecchie agli ambasciatori e poi li rispedirono indietro (per le mani, sopecificano che 'les cortaron las manos hasta el pulso' cioè 'tagliarono loro le mani fino al polso', mentre per naso e orecchie utilizzano il verbo 'desollar' che letteralmente significa 'scorticare' anche se viene usato a volte nel senso di 'fare a pezzi').

E' però possibile che questo episodio sia una pura invenzione dei cronisti, al fine di giustificare il successivo comportamento dei Tlaxcaltechi, anche perchè non si capirebbe il successivo ingresso in città dell'esercito cortesiano, secondo le cronache fatto oggetto di tutti gli onori.



La tattica di guerra dei nativi messicani non era del tutto uguale a quella dei Maya.
I guerrieri utilizzavano
- grandi spade di legno (maquahuitl), con doppio filo costituito da affilate lame di ossidiana (qui una ricostruzione http://it.wikipedia.org/wiki/File:Una_mazza_Maquahuitl.jpg, per quanto ne so non ne sopravvivono esemplari originali)
- pesanti mazze (cuauhololli, https://www.historymuseum.ca/blog/wp-conte...II-G-818.v1.jpg)
- lunghe lance (tepoztopilli, qui una ricostruzione http://it.wikipedia.org/wiki/File:Tepoztopilli.jpg, l'ultimo esemplare originale pare sia andato distrutto nel 1884 durante un incendio nell'Armeria Reale di Madrid)-
lunghi giavellotti che scagliavano con l'ausilio di lanciatori (atlatl, http://en.wikipedia.org/wiki/Atlatl)
- fionde di fibra vegetale (tematlatl, http://images.wikia.com/deadliestwarrior/i.../e/e1/Sling.gif)
- differenti tipi di frecce (mitl) scagliate con l'arco semplice (tlahuitolli, qui una ricostruzione, l'arco non mi sembra molto attendibile http://4.bp.blogspot.com/-Jc1yM_BM6ic/TWHZ...0/1bowarrow.jpg), quest'ultimo pare sconosciuto ai Maya.
Insomma, una serie di armi da offesa che non sembrano adatte ad un combattimento puramente rituale, bensì a procurare ferite anche mortali e a distanza, anche se pare che la 'corazza' di robusto cuoio, la tunica di pesante cotone imbottito e l'uso di scudi proteggessero a sufficienza i guerrieri dai dardi scagliati da lontano.
Più che altro, le catture avvenivano quando uno dei due eserciti si scomponeva dandosi alla fuga, soprattutto a causa della caduta in mani nemiche degli stendardi di ufficiali e comandanti.
Insomma, il contrario di quanto suggerisce il vecchio proverbio "a nemico che fugge, ponti d'oro".

Edited by Usékar - 4/4/2020, 09:30
 
Top
lama su
view post Posted on 16/1/2012, 18:31




P.S. indovina che cosa ho visto qualche settimana fa alla Bodleian library di Oxford? ;)
 
Top
view post Posted on 16/1/2012, 18:48
Avatar

Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

Group:
oikistés
Posts:
4,026
Location:
Verona - Forlì

Status:


@ Lama
Forse, parlando di arco sconosciuto presso i Maya, ho commesso un errore, nel senso che era sconosciuto nell'epoca definita classica, cioè tra il 200 d.C. e il 600 d.C.
E' possibile che sia arrivato nelle terre Maya con l'arrivo dei Toltechi, verso il 1000.
Cerco di documentarmi in proposito.
Per ora, vado avanti con la cronaca della conquista.

P.S.: il tuo messaggio mi è arrivato nella mia mail, ma qui vedo solo la riga della Bodleian Library...
Immagino tu abbia visto il codice Mendoza...



Miti e leggende sulla conquista del Messico - i fatti - parte III

Secondo quanto narrano alcuni cronisti, i quali come detto scrissero tutti molti anni dopo i fatti, l'arrivo di Cortés e del suo esercito era stato preceduto da una serie di eventi eccezionali: eruzioni vulcaniche spettacolari, misteriose voci notturne che lanciavano alte grida di lamento per le vie di Tenochtitlán, esseri con due teste che si aggiravano nottetempo per la città, il ribollire delle acque del lago che circondava la città, una grande pietra destinata a diventare altare per i sacrifici che non volle saperne di muoversi dalla cava.
In particolare, nel cielo del Messico centrale sarebbe apparsa una luminosa cometa, a proposito della quale Mohtecuzoma avrebbe chiesto spiegazioni a tutti gli astrologhi del suo territorio, senza ottenere che vaghe e fumose risposte (in particolare, Durán, cap. LXVI).
Sinceramente, nel leggere il racconto di Durán, il quale non dimentichiamolo era un religioso spagnolo, mi vengono in mente altri racconti a proposito di esseri più o meno divini il cui arrivo o la cui nascita fu preceduta da fenomeni straordinari, compresa l'apparizione di una grande cometa.
Mi sembra che questa parte dei racconti dei cronisti, in particolare di quelli che appartenevano ad un ordine religioso, sia 'costruita', fondata su un modello per così dire classico e già sperimentato, al fine di giustificare il presunto scompiglio che i nuovi arrivati, e in particolare il loro comandante, suscitarono negli Aztechi.
Questo appare chiaramente in contrasto con gli avvenimenti che lo stesso Durán ci descrive, e cioè i tentativi da parte degli Aztechi di respingere Cortés e il suo 'esercito' ancor prima che raggiungessero l'Anahuac.

I guerrieri Totonachi e Tlaxcaltechi si fermarono a Amecameca, città posta alle falde del vulcano Popocatepetl a circa 30 km da Tenochtitlán.
Il giorno 8 novembre 1519 Cortés e i soli spagnoli raggiunsero le rive del lago Texcoco, di fronte a Tenochtitlán.
Grande furono lo stupore e la meraviglia di fronte allo spettacolo che si parò loro davanti: una grande e ordinata città, costruita su un'isola in mezzo a un lago nel quale una lunghissima diga separava le acque dolci, che circondavano la città, dalle acque salmastre.
La città era unita alla terraferma da un lungo ponte di legno.
A poca distanza, su una seconda isola, sorgeva la città gemella di Tlatelolco e tutt'intorno alle due si scorgevano le molte e ordinate chinampas, isolotti galleggianti coltivati ad orto e separati tra di loro da canali che consentivano alle grandi canoe da trasporto di muoversi agevolmente al fine di rifornire le due città di prodotti orticoli freschi.
In particolare, la città di Tenochtitlán apparve loro come una vera metropoli, più grande di tutte le città spagnole (Durán, cap. LXVIIII).
In effetti, si calcola che potesse contare all'incirca 300.000 abitanti e quasi certamente nessuna città europea dell'epoca arrivava a tanto.

Mohtecuzoma uscì dalla città con il suo seguito e si fermò ad attendere Cortés che lo raggiunse con i suoi e soprattutto in compagnia di Malitzin-Malinche-Doña Marina (Durán la chiama sempre solo con quest'ultimo nome e non parla mai della presenza di fra Gerónimo de Aguilár, ma è inverosimile pensare che in così poco tempo la donna avesse già imparato a parlare correttamente in spagnolo, sono convinto che i traduttori fossero entrambi presenti).
Il Capitano venne invitato ad assistere ad una cerimonia religiosa, conclusa con un cruento sacrificio, cosa che lo fece montare in collera. Rimproverò aspramente il Tlatoani, che a sua volta se ne offese.
Alcuni cronisti narrano che Cortés abbia addirittura vomitato alla vista del sangue rappreso sulle vesti e sui capelli dei sacerdoti e a causa soprattutto del fetore che emanavano i cuori in decomposizione di cui erano pieni gli offertori.
Sia come sia, alla fine Cortés e i suoi furono invitati ad entrare nella città, accettarono e furono alloggiati in un grande palazzo del centro, accolti con una certa diffidenza ma approvvigionati di tutto.
Durán racconta che si misero subito alla ricerca dei tesori che ritenevano sicuramente custoditi nella città e che dopo parecchi giorni riuscirono a trovare la camera nascosta nella quale era depositato il tesoro per così dire 'della corona'.
Il frate si premura di precisare che non si trattava di beni personali del Tlatoani o nelle sue disponibilità, ma di un tesoro che nessuno poteva toccare, quello che gli antropologhi culturali contemporanei definiscono un 'bene inalienabile' (vedi https://ostraka.forumfree.it/?t=53431164).
Dopo parecchi mesi di permanenza nella città, ad inizo del maggio 1520 giunse la notizia che una spedizione, inviata dal governatore di Cuba e guidata da Panfilo de Narváez, era sbarcata a Veracruz per 'destituire' e arrestare Cortés.
Questi partì in gran fretta da Tenochtitlán assieme alla maggior parte dei suoi uomini, lasciando nella città un piccolo gruppo di soldati scelti tra i più fedeli, forse 70 o 100 secondo le fonti, lasciato al comando di Pedro de Alvarado.
A marce forzate, Cortés raggiunse Cempoala, raccogliendo per strada i guerrieri Totonachi e Tlaxcaltechi ad Amecameca.
Nella notte, assalì la città, sbaragliando le truppe di Alvarado: circa mille dei nuovi venuti andarono ad ingrossare le file dei vincitori.
Alvarado fu messo in catene e venne reimbarcato e rimandato a Cuba assieme ai superstiti che non accettarono di unirsi a Cortés.
Dopodichè gli spagnoli e i loro alleati tornarono verso Tenochtitlán.
 
Top
view post Posted on 16/1/2012, 20:24
Avatar

Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

Group:
oikistés
Posts:
4,026
Location:
Verona - Forlì

Status:


@ Lama
domanda: l'arco era sconosciuto ai maya? mi sembra di aver letto da qualche parte di un re di una città maya che era stato pagato dagli spagnoli per condurre delle razzie nei territori oltre in controllo spagnolo, e mi sembra di ricordare specificatamente che questo re aveva inviato proprio delle bande di arcieri yucatechi..


Questo accademico statunitense sembra darmi ragione, l'arco fu conosciuto dai Maya in epoca tarda, lo portarono gli Aztechi attraverso scambi commerciali
www.famsi.org/pipermail/aztlan/2007-April/002707.html

Dato che gli Aztechi datano dal 1100...
 
Top
view post Posted on 16/1/2012, 21:26
Avatar

Senior Member

Group:
oikistés
Posts:
19,435
Location:
Germania

Status:


Nel 2003 si era tenuta a Bonn una grande mostra sugli Aztechi, assai ricca di materiali tra cui anche diversi codici. Ho pututo visitare la mostra di cui ho anche il calalogo, con illustrazioni molto belle e saggi interessanti. La mostra venne tenuta anche a Londra e a Berlino, dove esiste una collezione messicana assai importante, che pure qualche anno fa ho, purtroppo troppo rapidamente, vedere.
 
Top
view post Posted on 17/1/2012, 15:23
Avatar

Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

Group:
oikistés
Posts:
4,026
Location:
Verona - Forlì

Status:


Miti e leggende sulla conquista del Messico - i fatti - parte IV

Errata corrige
Il fratellastro minore di Mohtecuzoma (erano entrambi figli di Axayacatl, ma di madri diverse), che gli successe nella carica di tlatoani e morì di vaiolo appena 80 gg dopo, si chiamava Cuitláhuac.
A lui successe il cugino Cuauhtémoc (k –outā`môk in nahuatl), passato alla storia come Guatimozín, versione spagnola del suo nome nobiliare Cuauhtemotzín (come già visto, il suffisso -tzin apposto al nome indica lo stato di nobile).
Durán lo definisce 'mozo' cioè molto giovane, in realtà aveva 29 anni.

Piccole aggiunte e precisazioni
Nel capitolo LXXVI, Durán fa ammenda di quanto affermato in precedenza, e cioè che la responsabilità del 'Massacro del Templo Mayór' sia stata di Cortés.
Dice che i racconti da lui raccolti indicano in Pedro de Alvarado il solo responsabile, dato che agì in assenza del suo comandante.
Afferma che ciò che lo spinse a considerare Cortés il responsabile è il fatto che, al ritorno dalla spedizione contro Narváez, egli sia bellamente rientrato in Tenochtitlán senza incontrare resistenza alcuna, cosa che portò Durán a pensare che il massacro, con conseguente rivolta degli Aztechi, fosse successo dopo il ritorno del capitano.
Cortés, nella sua quarta lettera, dice che ricevette la notizia dell'insurrezione mentre era ancora a Veracruz e anche Bernál Diaz del Castillo lo conferma.

Per fuggire dalla città, gli spagnoli approfittarono di una tempesta scatenatasi la sera del 30 giugno, con lampi, tuoni e grandine fitta.
Secondo il solito Durán, Cortés pensò che fosse stata inviata appositamente da 'Nuestra Señora de los Remedios', alla quale egli era devoto.
Questo sembra spiegare perchè a questo aspetto della Madonna in Messico siano dedicate molte chiese, compresa quella edificata sulla sommità della piramide di Cholula, nonchè una piazza che sorge sul luogo in cui si sarebbero raccolti i superstiti scampati al crollo del ponte.
Sempre secondo Durán, Cortés avrebbe raccomandato ai suoi di non prelevare alcunchè del tesoro accumulato, ma fu disobbedito e i cavalli furono stracaricati a sua insaputa (questo mi sembra difficile da credere, ma era buio e c'era la tempesta...)

Dando prova ancora una volta di contraddirsi spesso, Durán narra che gli Aztechi, fuggiti gli spagnoli, si misero a cercare Mohtecuzoma e lo trovarono nel palazzo assegnato alle truppe di Cortés, incatenato ai piedi e morto colpito da 5 pugnalate: nel cap.precedente, aveva detto che era stato ucciso da una grossa pietra che lo aveva colpito alla fronte...
Assieme al suo corpo, vennero rinvenuti quelli dei suoi cortigiani, o meglio, di gran parte di quei nobili che venivano tenuti presso la sua corte come ostaggi, tutti uccisi a pugnalate.
Durán non dice esplicitamente che furono gli spagnoli ad eseguire il massacro, però ne lamenta l'assenza di notizie da parte degli spagnoli stessi e conclude dicendo che, alla fin fine, era quello che il tlatoani e i suoi nobili si meritavano, a causa della 'sconcezza' della loro vita e di tutti i loro peccati: insomma, sembra una specie di 'excusatio non petita' per cui profuma di pretesto...
En passant, ho accennato al fatto che si sospetta che molti cronisti post conquista abbiano attinto ad una c.detta Crónica X: nel narrare questo episodio, Durán sembra confermare questa ipotesi, parlando di pitture che gli furono mostrate e che illustravano l'accaduto.




Torniamo ai fatti 'accaduti' così come ci sono stati narrati.
Abbiamo lasciato Alvarado e la retroguardia degli spagnoli intrappolati sul ponte crollato: Durán dice che erano più di 700, quelli che non vennero uccisi sul posto furono catturati e a poco a poco sacrificati sugli altari di Huitzilopochtli.
Alvarado, però, si salvò spiccando un gran salto, rimasto negli annali appunto come 'el salto de Alvarado'.
In questo frangente, come anche in precedenza, l'alleanza con i Tlaxcaltechi si rivelò veramente cruciale.
Gli spagnoli, ridotti ormai a circa 600 e con il loro capo ferito, accompagnati dai guerrieri alleati raccolti lungo la ritirata (probabilmente, si erano come sempre fermati a una certa distanza da Tenochtitlán, forse ancora ad Amecameca), si rifugiarono nella città di Tlaxcala.
Durante il cammino, a Otumbe furono attaccati un'altra volta dagli Aztechi, ma riuscirono comunque a vincere lo scontro.
Arrivati nella città alleata, scoprirono che i capi della federazione tlaxcalteca erano stati contattati da una ambascieria degli Aztechi: era tale l'odio che questa gente provava nei confronti degli Aztechi che resistettero alle profferte di alleanza di questi ultimi, in funzione anti-spagnola, e continuarono a mantenersi fedeli al patto stretto con gli spagnoli.
Solamente uno dei loro capi cercò di sollevare la sua gente contro gli spagnoli, ma la sua ribellione venne immediatamente soffocata.

Mentre gli Aztechi si organizzavano sotto il comando di Cuauhtémoc, Cortés e i Tlaxcaltechi cominciarono a fare terra bruciata attorno al lago, assalendo e distruggendo tutti i villaggi che rimanevano fedeli a Tenochtitlán.
A loro si unirono tutti gli storici nemici degli Aztechi, dagli abitanti di Huejotzingo ai superstiti di Cholula. Non solo, pare che un'altra spedizione, partita da Cuba, si sia nel frattempo unita alle truppe di Cortés (Durán è molto vago, dice che altri spagnoli giunsero al 'porto' e si unirono alle truppe di Cortés, il porto è presumibilmente Veracruz).
Devastato il territorio circostante, al quale peraltro Cuauhtémoc non prestò alcun aiuto, occuparono Texcoco.

A questo punto capitò il colpo di genio, che Durán attribuisce direttamente a Cortés, merito che nessuno ha mai smentito: ebbe la intuizione di far costruire delle barche che le cronache definiscono brigantini.
Immagino che non fossero così grandi come il nome vuole indicare, essendo il brigantino un due alberi di dimensioni medie.
Del resto, nel '500, sotto questo nome oltre al brigantino vero e proprio passava anche una imbarcazione dotata di albero e vela ma anche di 18 remi, una galera, insomma.
Si trattava comunque di barche dotate appunto di albero e vela, cosa sconosciuta agli Aztechi.
La costruzione di queste barche occupò circa 8 mesi, sotto la direzione di Martin Lopez.
Quando furono terminate e messe in acqua, permisero alle truppe di Cortés, che non erano poi molto numerose e non avrebbero potuto condurre un assedio in piena regola, di controllare il lago Texcoco, isolando completamente Tenochtitlán e la gemella Tlatelolco.
Soprattutto, una volta distrutto il ponte, alle due città vennero a mancare i rifornimenti provenienti dalle chinampas.
Inoltre, Cortés fece interrompere l'acquedotto che riforniva di acqua potabile Tenochtitlán.

Fu il vero inizio della fine: a causa della denutrizione il vaiolo, che già si era fatto vedere in precedenza, esplose nella città, causando molte più vittime di quante avessero fatte gli armati guerrieri: la popolazione ne venne probabilmente dimezzata e i continui attacchi dei nemici fecero il resto.
Alcuni situano in questo periodo il massacro dei nobili della corte di Mohtecuzoma, dovuto a dissidi interni alla nobiltà azteca.

L'ultimo ad arrendersi, assieme ad un manipolo di guerrieri, fu Cuauhtémoc, il quale si rifugiò a Tlatelolco, che era passata quasi indenne dall'epidemia di vaiolo, organizzandovi l'ultima resistenza.
In questa occasione, vennero sacrificati a Huitzilopochtli gli ultimi spagnoli catturati in precedenza, facevano parte del gruppo di Alvarado.
Secondo le diverse fonti, dopo 80 o 93 giorni di assedio e di combattimenti, l'ultimo Tlatoani venne catturato il 13 luglio 1521.
Nell'occasione, gli spagnoli e i loro alleati posero fine alla guerra con quello che viene ricordato come il 'Massacro di Tlatelolco': secondo lo stesso Cortés, almeno 40.000 Aztechi furono massacrati quel giorno (secondo Durán, la cifra comprende anche i caduti di spagnoli e loro alleati).

Questo atto pose praticamente fine alla cultura Azteca.


 
Top
view post Posted on 18/1/2012, 15:37
Avatar

Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

Group:
oikistés
Posts:
4,026
Location:
Verona - Forlì

Status:


Miti e leggende sulla conquista del Messico - conclusioni

Torno al punto di partenza di questa serie di 'racconti': i motivi che portarono alla caduta della confederazione Azteca nel 1521.

Ho cominciato elencando le 3 tre principali spiegazioni 'mitiche' fornite dai cronisti che ne scrissero subito dopo:
- gli Aztechi aspettavano il ritorno di Quetzalcóatl, nella figura di un 'uomo bianco barbuto' che sarebbe tornato l'anno 1 canna, proveniendo da est
- i cavalli spaventarono a morte i nativi, che considerarono cavallo e cavaliere un essere unico
- l'armamento degli spagnoli era infinitamente superiore a quello dei nativi.

Visto come sono andati effettivamente gli scontri tra l'esercito guidato da Cortés e gli Aztechi, è chiaro che le ultime due spiegazioni non reggono:
- i cavalli non servirono granchè, i nativi si resero quasi subito conto che cavallo e cavaliere erano due esseri ben distinti e impararono quasi subito a rendere inoffensivo il cavallo al fine di catturarne poi il cavaliere, oltre al fatto che quasi tutti i cavalli rimasti andarono perduti nelle Noche Triste
- gli spagnoli abbandonarono quasi subito le corazze per adottare le protezioni tipiche dei guerrieri locali
- i cannoni erano pochi, di piccolo calibro, poco maneggevoli e difficoltosi da trasportare, per cui quasi la metà venne lasciata a Veracruz, il resto venne perduto nella Noche Triste
- anche gli archibugi erano pochi e non potevano fare realmente la differenza.

Torniamo alla leggenda dell'identificazione di Cortés con Quetzalcóatl.

I francescani Lopez de Gómara, Bernardino de Sahagún, Gerónimo Mendieta e altri autori, nessuno dei quali contemporaneo alla Conquista, hanno molto insistito sulla leggenda che gli Aztechi vivessero nell'attesa del ritorno di Topiltzin Cé Ácatl Quetzalcóatl.
Nella città tolteca di Tollán questo personaggio era stato il grande sacerdote del dio Quetzalcóatl, un dio buono, che aborriva i sacrifici umani.
La leggenda raccontava che se ne era andato da Tollán predicendo il suo ritorno in uno degli anni che cominciavano con il giorno Cé Ácatl, Uno Canna, evento che si verificava nel calendario azteco ogni 52 anni.
Gli Aztechi consideravano il Toltechi i loro mitici antenati e il 1519, anno dello sbarco di Cortés sulle coste orientali del Golfo del Messico, iniziava appunto con il giorno Cé Ácatl.

Vera o falsa che sia la leggenda raccontata dai cronisti spagnoli e da quelli indigeni che scrissero in spagnolo, gli Aztechi avevano comunque pressochè abbandonato il culto di Quetzalcóatl, che pretendeva offerte di fiori e prodotti agricoli, sostituendolo con quello del feroce Huitzilopochtli, che invece pretendeva sacrifici umani frequenti.

Cortés, nelle sue lettere a Carlo V, di questa leggenda e dell'identificazione di Quetzalcóatl nella sua persona non parla e non ne parlano nè Diego Durán, il primo cronista (1568) a raccontare dei fatti accaduti in Messico tra il 1519 e il 1521, il quale scrive di aver 'intervistato' molti testimoni diretti e di averne 'letto' i testi pittografici, nè Bernál Diaz del Castillo, che fu compagno di Cortés durante la conquista e ne scrisse (1576) una cronaca dettagliata quasi quanto quella di Durán.
Inoltre, nei fatti narrati non si vede un evidente 'trattamento di favore' nei confronti di Cortés e del suo piccolo esercito: sin dal principio, Mohtecuzoma cercò di allontanarli, utilizzando tutti i mezzi che aveva a disposizione, dall'invio di maghi e stregoni per spaventarli, alle blandizie per trarli in inganno mentre progettava e organizzava una imboscata ai loro danni.
Non è certo il trattamento che ci si aspetterebbe venisse riservato ad un semidio il cui ritorno era tanto atteso.

Tentando di dare una spiegazione a questo atteggiamento da parte dei cronisti, è interessante notare che molti tra quelli che scrissero di questa leggenda e della conseguente identificazione dei nuovi venuti come dei semidei erano frati francescani o discendenti della nobiltà indigena.
Tra i francescani dell'epoca pare fosse rinato e diffuso una specie di culto del millenarismo, ragion per cui forse furono indotti a cercarne un qualche aspetto anche nei fatti di cui narrarono (vedi www.riforma.net/apologetica/schedeteologia/schmille.html e http://it.wikipedia.org/wiki/Gioacchino_da_Fiore).
Ed essendo questi religiosi molto influenti nella società ispano-messicana dell'epoca immediatamente successiva alla Conquista, alla loro versione probabilmente si adeguarono i discendenti della nobiltà 'nativa', ansiosi di accreditarsi ed acquistare per così dire meriti presso i conquistatori.


E' chiaro, invece, che Mohtecuzoma aveva perso molto del suo prestigio personale e aveva scontentato tutte le classi della società azteca, che nel 1519 si presentavano 'scollate' tra di loro e contrariate dalla riforma in senso assolutistico operata dal loro Tlatoani.
Per questo, probabilmente, lo abbandonarono alla immediata vigilia della Noche Triste.
Inoltre, gli Aztechi con il loro comportamento si erano creati acerrimi nemici nei Tlaxcaltechi e in altre popolazioni loro tributarie e Cortés, coadiuvato in questo dalla Malinche, fu molto abile nello sfruttare questa situazione.
Dal punto di vista militare, l'esercito che Tlaxcaltechi e Totonachi misero in campo al fianco dei Conquistadores era numericamente quasi pari a quello di cui poteva disporre Mohtecuzoma, la differenza in più la fecero gli spagnoli che 'scombinarono' per così dire la tattica di combattimento delle popolazioni indigene, applicando modalità a loro sconosciute.
Probabilmente, se Mohtecuzoma avesse chiamato subito a raccolta tutti gli armati a disposizione della Triplice Alleanza Azteca, avrebbe comunque avuto ragione degli invasori e questo fu forse il suo maggiore errore.
Con tutto questo, durante la Noche Triste i Conquistadores rischiarono la disfatta e solo i Tlaxcaltechi li salvarono dal completo annientamento.
Poi venne la grande intuizione di Cortés, che individuò il punto debole delle città azteche e promosse la costruzione e l'utilizzo dei brigantini.
Le città di Tenochtitlán e Tlatelolco erano difese dal lago, ma nello stesso tempo questo era il loro punto debole.
Costruiti i brigantini e isolate le città in modo che non potessero più approvvigionarsi nè di viveri nè di acqua potabile, non ci sarebbe stato altro da fare che aspettare.
Oltretutto, una grossa mano la diede agli spagnoli il vaiolo, che si incaricò di sfoltire le file degli assediati e dei loro soldati e capi.
Eliminati i capi e quasi tutti i guerrieri, restava la massa di contadini e artigiani.
A tutti costoro, già abituati alla completa sottomissione nei confronti dei membri delle classi più elevate e oltretutto fiaccati da fame, sete e diffusione del vaiolo, non restò altro da fare che adeguarsi alle condizioni loro imposte dai nuovi venuti.


Ci si aspetterebbe, a questo punto, di leggere che a Totonachi e Tlaxcaltechi fu riservato un trattamento di favore, con ampie ricompense in beni materiali e terre com'era stato loro promesso.
Non fu così: se essi furono fedeli agli spagnoli e mantennero la parola data, rivelandosi un elemetno fondamentale per il crollo degli Aztechi, ben diversamente si comportarono i conquistatori nei loro confronti.
Ma questa è un'altra storia.
 
Top
15 replies since 21/12/2011, 18:06   2448 views
  Share