Per le fonti, rimando a
https://ostraka.forumfree.it/?t=59696825Miti e leggende sulla conquista spagnola del MessicoQuasi mai la voce dei vinti viene ascoltata e la loro versione dei fatti ha bisogno di molto tempo, per emergere, se mai ci riesce.
E' questo il caso anche delle vicende riguardanti il crollo di quello che viene chiamato, impropriamente, Impero Azteco.
Anzitutto, due precisazioni.
In primo luogo, la definizione di Impero.
Dal dizionario Sabatini Coletti:
"Impero - Organizzazione politico-territoriale perlopiù di consistente ampiezza, retta da un sovrano che ha il titolo di imperatore".
Da 'Impero e Imperi' di Franco Cardini (
www.dirittoestoria.it/8/Memorie/Rom...pero-Imperi.htm)
"...
la parola “impero” designa un complesso di significati e di valori storici che vanno riferiti essenzialmente ed esclusivamente, su un corretto piano storico, all’impero romano; e che soltanto in senso analogico per un verso, comparatico per un altro, e quindi con tutta la cautela che ciò comporta, può essere usata a indicare altre esperienze storiche, le quali dovranno volta per volta venir identificate nella loro peculiarità...
........
Dal concetto d’impero, e dalla storia dell’impero romano, si avviò fin dall’antichità una costante tendenza a definire “imperi” tutte le organizzazioni politico-territoriali di grande ampiezza, caratterizzate dal dominio di un solo sovrano universalmente riconosciuto come tale – o comunque di un soggetto politico dalle caratteristiche sostanzialmente statuali - su una pluralità d’istituzioni pubbliche e di popoli."
L'organizzazione politico-economica che Cortés e il suo 'seguito' incontrarono nel centro dell'attuale Messico non corrisponde se non in piccola parte a questo criterio.
In realtà, più che di un Impero, si trattava di una federazione di Stati indipendenti, pur se tributari dello Stato Azteco che aveva per capitale Tenochtitlán.
La denominazione di Impero deriva dal fatto che gli spagnoli per designare il sovrano di Tenochtitlán, che nelle sua lingua portava il titolo di Huey Tlatoani (Grande Oratore), utilizzarono tra i titoli a loro familiari quello che sembrò ad essi più adatto, cioè quello di 'imperatore'.
Gli storici più attenti preferiscono utilizzare la locuzione Triplice Alleanza Azteca, riferendosi alla iniziale alleanza tra i regnanti di Tenochtitlán, Texcoco e Tlacopán, alleanza il cui inizio Diego Durán nella sua Historia data attorno al 1420.
In secondo luogo, lo Stato che aveva per capitale Tenochtitlán, oggi 'ricoperta' dal centro di Città del Messico, era abitato da una popolazione che designava se stessa con il nome di Mexica.
Nel 1821 il Messico divenne uno stato indipendente, governato da personaggi appartenenti ad una aristocrazia di origine ispanica o che comunque a questa aristocrazia intendevano richiamarsi.
Dato che lo Stato si chiamava Mexico ed i sui abitanti Mexicanos, sembrò 'disonorevole' alla nuova classe dirigente che li si potesse confondere con i 'selvaggi' Mexica.
Per questo motivo, si adottò per gli antichi abitanti il termine Aztechi, coniato agli inizi XIX sec. dal geografo tedesco Alexander von Humboldt a partire dal nome della loro mitica terra di origine, che essi chiamavano Aztlán.
Dato che in termine Mexica è stato quasi del tutto abbandonato in favore di quello più recentemente inventato, per comodità userò nel seguito il termine Aztechi.
Al contrario dei Maya, che svilupparono una effettiva forma di scrittura glifica a partire dai segni elaborati ancora dagli EpiOlmechi forse addirittura prima del 200 a.C., i popoli del Messico centrale non avevano una forma di scrittura vera e propria.
Conservavano le loro 'memorie' ed annotazioni in 'libri' comunemente detti codici, annotandole sotto forma di pittogrammi, cioè immagini che servivano a richiamare dati, narrazioni e fatti storici tramandati oralmente e fissati nella memoria appunto con l'ausilio di immagini dipinte.
La sorte dei codici pittografici messicani fu simile a quella dei codici Maya: ne vennero fatti bruciare in grande quantità dai vescovi spagnoli dopo la conquista.
Oggi ne sopravvivono circa 500, ma la maggior parte è stata redatta dopo il 1521, l'anno della conquista. Per questo motivo, in molti dei codici superstiti accanto ai pittogrammi sono annotati brevi testi esplicativi in castigliano (v.nota 1) oppure in quella che era la lingua dei Mexica e di quasi tutti i popoli loro tributari, il nahuatl, trascritta in caratteri latini.
In particolare, tutta la documentazione storica sugli Aztechi e sulla conquista dei loro territori da parte della piccola armata di Cortès proviene da fonti castigliane, cioè dei vincitori, o da nativi 'castiglianizzati' anche quando redatta sotto forma di codice pittografico (vedi
http://it.wikipedia.org/wiki/Codici_aztechi).
Ne consegue che tale documentazione o riporta la visione e la versione dei 'conquistadores', oppure è fortemente influenzata dal loro modo di vedere le cose.
Tanto per fare un esempio, alla destra del foglio superiore di questa pagina del Codice Mendoza
www.latinamericanstudies.org/aztecs/codex-warriors.jpg si vedono raffigurate alcune costruzioni con tanto di didascalia. Sopra la 1ͣ, 3ͣ e 4ͣ dall'alto c'e scritto 'casa', la 2 ͣ rappresenta una piramide alla cui sommità c'è un tempio. In nahuatl il tutto ha il nome di 'teocalli': ebbene, la didascalia in castigliano recita 'mezquita' (moschea), cioè l'unico luogo di culto non cristiano che evidentemente gli spagnoli conoscevano e potevano immaginare.
In realtà, gli unici documenti storici scritti contemporaneamente alla Conquista sono le lettere che Cortés inviò al suo sovrano Carlo V.
Queste lettere, le cui cinque principali vengono collettivamente chiamate Cartas de la Relación, chiaramente fotografano una situazione di parte, anche perchè il Conquistadór doveva giustificarsi di fronte all'Imperatore per aver agito di testa sua, ignorando i ripetuti richiami del governatore di Cuba, suo diretto superiore (vedi a questo proposito
http://en.wikipedia.org/wiki/Hern%C3%A1n_C...e_Relaci.C3.B3n e nota 2).
Cortés comandava un pugno di avventurieri, 508 con 13 cavalli, nemmeno ben armati, avendo in tutto 15 cannoni di piccolo calibro.
Per spiegare come essi, pur se comandati da un condottiero abile e sagace, siano riusciti a sconfiggere ed eliminare fisicamente un esercito forte di decine di migliaia di guerrieri abili, valorosi e anche bene armati, cannoni e cavalli a parte, sia Cortés che soprattutto i cronisti successivi ricorsero a tutta una serie di argomenti che sconfinano nel mito.
Essenzialmente, ricorsero a 3 spiegazioni 'mitiche':
- gli Aztechi aspettavano il ritorno di Quetzálcoatl, nella figura di un 'uomo bianco barbuto' che sarebbe tornato l'anno 1 canna, proveniendo da est
- i cavalli spaventarono a morte i nativi, che considerarono cavallo e cavaliere un essere unico
- l'armamento degli spagnoli era infinitamente superiore a quello dei nativi.
Probabilmente, le cose non furono nè così semplici nè così chiare.
L'argomento principale, però, fu l'atteso ritorno di Quetzálcoatl e la presunta identificazione di Cortés con questo 'sacerdote-dio'.
Una trattazione pressochè esaustiva, con una lettura comparata delle fonti e conseguente esegesi, si trova inella tesi di laurea di Stefano Liberti, di cui questa pubblicazione è un ampio riassunto
www3.unisi.it/cisai/liberti.htm.
Liberti sembra dare per note le condizioni ambientali in cui si sviluppò la vicenda della conquista, per cui cerco di riassumerne le argomentazioni, completandole con la contestualizzazione storica.
Prima dell'arrivo dei castigliani, Il Messico centrale fu 'colonizzato' da popolazioni provenienti dal nord, dalla mitica terra di Aztlán (vedi nota 3) nella quale, secondo il racconto leggendario, abitavano le sette genti di lingua nahuatl che a ondate successive si trasferirono più a sud.
Una di queste ondate migratorie, stabilitasi nella zona che ebbe come centro principale Tollán-Tula nel Messico centro-orientale, fu quella costituita dai Toltecas (Toltechi), che si stabilirono sull'altipiano centrale del Messico attorno al IX sec.
Nel 1168, Tula venne conquistata e distrutta dai Chichimecas (Cicimechi), altra popolazione di lingua nahuatl proveniente da Aztlán.
Quetzálcoatl era il leggendario sacerdote tolteco che, secondo la tradizione riportata dai codici indigeni, nel XII secolo abbandonò Tula a seguito dell'invasione Cicimeca, guidando i Toltechi nello Yucatán, dove conquistarono Chichén Itzá, fondandovi lo stato Maya-Tolteco.
Ma Quetzálcoatl per i Toltechi era anche il Serpente Piumato, dio del vento e di Venere, stella del mattino e per i Maya divenne il dio Kukulkán (traduzione in maya yucateco di Quetzálcoatl).
Siamo in presenza, quindi, di una figura storico-leggendaria nelle quale il dio e il suo sacerdote si confondono, tanto che il dio Quetzálcoatl forse altro non è che la divinizzazione del sacerdote, il quale predicava, in nome del dio, l'abbandono dei sacrifici umani dovuti invece all'altra divinità comune a tutti i popoli di Aztlán, il feroce Huitzilopochtli, assetato di sangue umano.
Gli Aztechi giunsero nella valle centrale del Messico nel XIII sec., e vi si stanziarono sconfiggendo dopo varie vicessitudini i Cicimechi (le vicende della migrazione degli Aztechi sono narrate dai pittogrammi della Tira de la Peregrinación, vedi nota 4).
Per legittimarsi, al tempo di Ixcoatl i loro 'nobili' si autoproclamarono discendenti dei Toltechi della città sacra di Colhuacán, dove era stato molto vivo il culto di Quetzálcoatl e dalla quale gli Aztechi, proprio a causa della ferocia dei loro sacrifici umani, erano stati scacciati prima di fondare Tenochtitlán.
Come già detto, gli Aztechi adoravano principalmente Huitzilopochtli (il cui duale era Xipe Totec ed il cui sommo sacerdote era il tlatoani in carica) e Tlaloc, divinità alle quali erano dedicati i due tempietti posti alla sommità della Grande Piramide di Tenochtitlán, quella che i castigliani chiamarono Templo Mayor e che venne demolita per edificare la Cattedrale di Città del Messico.
Quetzálcoatl era solo una divinità minore, il duale del dio della guerra Tezcatlipoca.
In realtà, non vi era un tempio ad esso dedicato, il suo nome era il titolo portato dai due sacerdoti che officiavano nei due templi della Grande piramide: Quetzálcoatl Totec Tlamacazqui per Huitzilopochtli, Quetzálcoatl Tlaloc Tlamacazqui per Tlaloc.
L'unica città nella quale il culto di Quetzálcoatl era ancora quello principale era la mixteca Cholula: a questa divinità i Mixtechi avevano dedicato il tempio posto sulla sommità della più grande piramide oggi nota e ancora visibile, 400mt di lughezza per ogni lato, 55mt di altezza attualmente, forse 70 con il tempio oggi distrutto.
Quando i castigliani sbarcarono sulle coste dell'attuale Stato messicano di Veracruz, in effetti il loro aspetto fisico, pelle chiara con folte barbe e lunghi baffi, e i loro mezzi, cavalli, corazze e armi da fuoco, suscitarono meraviglia e sgomento tra gli indigeni.
Probabilmente, il ricordo delle narrazioni relative al leggendario Quetzálcoatl tornò prepotente ed è possibile che abbiano visto nei nuovi arrivati una specie di divinità o di inviati dalle stesse.
Pensarono che i cannoni fossero i loro cani (li descrissero come cani con lunghe code, orecchie che pendevano fino a terra, occhi scintillanti che emettevano fuoco, fiamme e tuono...) e videro i cavalli come dei grossi cervi senza corna.
Però è del pari sicuro che si accorsero subito che cavallo e cavaliere erano esseri distinti ed in breve scoprirono anche che i nuovi venuti si potevano ferire e anche uccidere.
Inoltre, li spiarono attentamente e videro che mangiavano, bevevano, dormivano e compivano tutte le funzioni corporali e gli atti di normali esseri umani.
Di tutto questo Motecuhzoma Xocoyotzín, il Tlatoani di Tenochtitlán (vedi nota 5), veniva costantemente tenuto al corrente, per cui quando incontrò per la prima volta Cortés già sapeva che si trattava di un essere umano e non di un dio.
Cortés scrisse che il Tlatoani gli rivolse un discorso che, nella trascizione del Conquistadór, sembra richiamare il racconto mitico: parlò del fatto che sapeva che gli Aztechi, la sua gente, non erano originari del Messico, che erano venuti di lontano, guidati da un Signore che se ne era andato dirigendosi verso est, che essi credevano un giorno sarebbe tornato, che dato che Cortés e i suoi venivano dalla quella direzione e che si proclamavano inviati da un grande re pensava fossero i discendenti di quel Signore...
Questa è la versione del castigliano, che sembra ricalcare il mito trasmessoci.
Però, mai viene fatto, nella lettera a Carlo V, il nome di Quetzálcoatl nè si parla di un dio o semidio, ma di un Signore di cui tutti gli Aztechi erano in origine vassalli (il primo a parlare esplicitamente della identificazione Cortés-Quetzálcoatl da parte degli indigeni fu Lopez de Gómara nel 1552, cioè più di 30 anni dopo la Conquista).
C'è poi da osservare che il rapporto Cortés -Mohtecuzoma era molto complicato dal fatto che c'erano di mezzo 2 traduttori: Doña Marina la Malinche traduceva dal nahuatl al maya e Geronimo de Aguilár dal maya al castigliano (vedi nota 6). E questo non giovava certo alla piena comprensione dei reciproci discorsi, anzi di sicuro dava origine a fraintendimenti.
Altri fatti contribuiscono a rendere l'identificazione Cortés-Quetzálcoatl da parte di Mohtecuzoma altamente improbabile.
Il Tlatoani volle che il Conquistadór lo accompagnasse all'interno del tempietto dedicato a Huitzilopochtli, per assistere ad una cerimonia.
Cortés lo seguì ignaro dello spettacolo che lo aspettava: un sacrificio umano, con tanto di estrazione del cuore dal petto, eseguito da alcuni sacerdoti coperti di sangue umano rappreso, su un altare di pietra incrostato dello stesso sangue, attorniato da ricettacoli in pietra pieni di cuori umani in putrefazione.
L'Hidalgo non resistette, scappò fuori del tempio vomitando, sconvolto dalla visione e soprattutto dal fetore.
Profferì rabbiose parole nei confronti del Tlatoani, il quale si adirò altrettanto se non di più e cambiò atteggiamento nei confronti del nuovo venuto, offeso dalla grande mancanza di rispetto che Cortés dimostrava per il suo credo.
Inoltre, Motecuhzoma non poteva certo ignorare che gli spagnoli avevano saccheggiato e distrutto la città di Cholula, come ricordato poc'anzi l'unica in cui ancora si praticava, sentitamente, il culto di Quetzálcoatl: un dio-sacerdote che distrugge la città dove viene adorato non credo si sia mai visto, tantopiù che si trattava di una divinità pacifica, ben diversa dagli dei sanguinari e guerrieri degli Aztechi.
Quindi, inconsistente la identificazione dei nuovi venuti con dei o semidei, inconsistente il terrore nei confronti del binomio cavallo-cavaliere, subito identificato come composto da un umano ed un animale.
Inoltre, si vide che era relativamente facile abbattere gli equini con l'utilizzo dei boleadores, i lanciatori di lacci terminanti con una palla, lacci che si avvolgevano attorno alle zampe degli animali.
Inconsistente anche la presunta superiorità dell'armamento degli spagnoli.
Le corazze vennero presto abbandonate, troppo pesanti e scomode per chi si avventura nelle foreste tropicali che si incontrano nel tratto della costa est del Messico in cui sbarcarono i nuovi arrivati.
Quasi subito essi adottarono la 'corazze' di spesso cotone portate dai guerrieri nativi, più leggere, più fresche e pratiche e altrettanto efficaci nei confronti delle armi degli indigeni.
Inoltre, i soldati armati di schioppo e i loro cannoni erano troppo pochi per fare massa critica, oltre al fatto che i cannoni non erano granchè efficaci in quelle condizioni e soprattutto molto pesanti ed ingombranti, difficili da trasportare in luoghi in cui quasi non esistevano strade.
Ne segue che le ragioni della 'facile' caduta in mani spagnole di tutto il Messico centrale vanno ricercate in argomenti ben diversi da quelli mitici elencati all'inizio.
Alla prossima puntata.
Note
(1) Al tempo della conquista, così ancora veniva chiamato quello che comunemente oggi si chiama spagnolo.
La riunificazione della Spagna era un fatto ancora troppo recente (1469), il castigliano ancora non era visto come la lingua comune, i nobili, gli hidalgos e i caballeros,
venivano anch'essi definiti 'castigliani', perchè la corona era retta dei sovrani di Castiglia e Navarra.
Del resto, dalla (ri)nascita della monarchia spagnola il 22.11.1975, la Catalogna gode di larghissime autonomie ed è tornata ad usare come lingua principale il catalano.
Lo stesso succede nei Paesi Baschi e altre regioni spagnole, Galizia, Asturia e altre, vanno via via sempre più riutilizzando le parlate locali, relegando lo spagnolo-castigliano al ruolo
di 'lingua di stato' (vedi
http://it.wikipedia.org/wiki/Lingue_della_Spagna).
(2) Per un riassunto del contenuto delle 5 lettere, vedi
http://es.wikipedia.org/wiki/Cartas_de_relaci%C3%B3n.
(3) Gli studi più recenti hanno trovato, in antiche mappe spagnole e non, tracce dell'indicazione che Aztlán si possa identificare con la regione del Gran Lago Salato, nello Utah (USA), vedi anche discussione
https://ostraka.forumfree.it/?t=55498755 e i siti
www.sscnet.ucla.edu/chavez/Aztlanah...c%20exhibit.htmche riporta alla fine una imponente bibliografia in merito alla mostra Aztlanahuac-Mesoamerica in North America Map Exhibit, Wednesday, April 14th to Wednesday, June 30, 2004 at Charles E. Young Research Library (YRL), consultabile qui
www.sscnet.ucla.edu/chavez/Aztlanahuac/index.htmcon riassunto dei temi qui
www.sscnet.ucla.edu/chavez/Aztlanahuac/info.htme anche il sito
www.geographicus.com/blog/rare-and-...e-and-atzlatan/ dove si possono vedere immagini delle mappe in questione.
(4) La Tira de la Peregrinación è nota anche come Codice Boturini, riportato per intero, con tytte le spiegazioni del caso, qui
www.arqueomex.com/S9N4SumarEsp26.html, cliccare su 'cronologia de la peregrinación mexica' per vederlo tutto intero in una sola pagina
www.arqueomex.com/S9N5n1Esp26.html www.arqueomex.com/PDFs/S9N4cronoEsp26.pdf www.arqueomex.com/PDFs/S9N4mapaEsp26.pdf(5) Si tratta di quello che noi solitamente chiamiamo Montezuma, in nahuatl suona Motēuczōma.
Tlatoani, cioè 'grande oratore' nel senso di 'colui che parla con gli dei', era il suo titolo.
Il suo nome significa letteralmente 'sole rannuvolato', cioè 'dio accigliato, arrabbiato' (egli era il dio vivente, e poichè la massima espressione del dio era per essi il sole...).
Xocoyotl significa 'giovane', in precedenza gli Aztechi avevano già avuto un tlatoani con lo stesso nome, Motecuhzoma Ilhuicamina (che lancia frecce in cielo) poi detto
HuehueMohtecuhzoma cioè Vecchio Motecuhzoma ,
tzin è il suffisso che indica la nobiltà, quindi Xocoyotzin è 'nobile giovane', noi diremmo più semplicemente 'secondo'.
(6) Doña Marina la Malinche (Malineli Tenepatl Malitzin in nahuatl) era una schiava azteca originaria di Cotzacoalcos, di nobile origine, catturata da genti Maya e
donata a Cortés dagli abitanti di Tabasco, che parlavano Maya Yucateco.
Geronimo de Aguilár era uno spagnolo naufragato sulle coste dello Yucatán, catturato dai Maya e liberato da Cortés sull'isola di Cozumel, dopo vari anni di prigionia.
Edited by Usékar - 4/4/2020, 09:22