CITAZIONE (Mario_A @ 22/9/2023, 09:50)
Tuttavia, con il mio post, non intendevo discutere sulla colonizzazione umana nelle Americhe nè sulla datazione del suo inizio. Volevo semplicemente commentare il fatto della nascita ed evoluzione delle civiltà americane in totale isolamento rispetto alle civiltà del Vecchio Mondo (Egitto ed Eurasia).
Nella mia risposta non voleva esserci intento polemico, mi faceva piacere riattizzare, come sta succedendo, una discussione che attira sempre lettori, cosa che a un forum giova sempre, nella speranza dell'ingresso di qualche nuovo contributore (contribuente non mi sembra il termine più adatto...)
CITAZIONE (Mario_A @ 22/9/2023, 09:50)
Indipendentemente da eventuali retrodatazioni dell'arrivo dell'uomo nelle Americhe, rimane valido il fatto che l'America è stata colonizzata dall'uomo durante il Paleolitico, e che le civiltà americane siano sorte e si siano sviluppate senza apporti significativi da altre civiltà (i Polinesiani non credo abbiano avuto molto da contribuire oltre alla gallina), al contrario delle civiltà sorte in Egitto ed Eurasia, che hanno potuto beneficiare di una estesa rete di contatti, diretti o indiretti.
Concordo pienamente e giustamente dceg ha fatto osservare la "stranezza" dell'Australia, nella quale gli umani sono arrivati probabilmente 40.000 anni fa, quindi molto prima che nelle Americhe, eppure non ebbero in pratica alcuno sviluppo, né culturale né "artigianale", solo artistico.
Tornando al tema della popolazione dell'America meridionale, come sempre i lanci d'agenzia sono poco attendibili.
Cerco di riassumere il più brevemente possibile i veri dati emersi dalle analisi del DNA ricavato dai resti di 34 individui, rinvenuti nel Brasile sud orientale e datati tra 8.000 e 10.000 anni fa.
Iniziamo dalla storia di Luzio, o meglio, Luzia, perché dei resti di un ominide di sesso femminile si tratta, per i paleoantropologi è Lapa Vermelha IV Hominid 1 ma è chiamata affettuosamente Luzia in onore della ben più celebre Lucy.
I resti del suo scheletro, incompleto ma comprendenti il cranio e il bacino, vennero alla luce nel 1975 nel sito di Lapa Vermelha, nei pressi di Lagoa Santa o Lapa Santa, poco a nord di Belo Orizonte, stato di Minas Gerais, Brasile.
Tutti i suoi resti si credevano perduti nell'incendio che nel 2018 distrusse il Museo Nazionale del Brasile, ma vennero in gran parte successivamente recuperati.
Le indagini sui resti, fortunatamente già condotte nel 2000 da André Menezes Strauss, professore archeologo presso il Museo di Archeologia ed Etnologia e coordinatore del primo Max Planck Partner Group presso l'Università di San Paolo (Brasile), e quelle con il radiocarbonio, pubblicate da M. Fortugne nel 2013, portano alla conclusione che risalivano a 11.500 anni fa, che questa donna era alta c. 1,50mt ed era morta a circa 20 anni di età.
Lo studio al quale si riferiscono i lanci di agenzia non ha potuto prendere in esame i resti di Luzia, perché condotto dopo l'incendio che li ha comunque danneggiati.
In realtà, ha preso in esame i reperti di 34 ominidi rinvenuti in Brasile, provenienti sia dalle caverne che circondano la citata Lapa Santa sia da siti posti nella parte sud orientale del Brasile, e che si ipotizzava avessero non meno di 8.000 anni e non più di 10.000
I risultati della ricerca e degli esami, condotti da un gruppo interdisciplinare composto da 52 ricercatori brasiliani, dei quali fa parte il citato Strauss, ha di fatto confermato l'ipotesi formulata dallo stesso relativamente a Luzia attraverso l'esame dei soli resti ossei, in particolare la morfologia del cranio, e cioè che appunto che già 10.000 anni fa la zona sud orientale del Brasile fosse popolata di ominidi imparentati con i loro contemporanei africani e austopolinesiani.
Strauss ha poi dichiarato alla stampa che questo significa che questo significa che nel Paleolitico superiore nel Brasile sud orientale c'erano esseri imparentati strettamente con gli amerindiani attuali e che questo portava a confermare che l'Homo sapiens aveva iniziato a colonizzare le Americhe almeno 16.000 anni fa.
Ma questo dato non è rilevabile direttamente dallo studio pubblicato, che non ne parla assolutamente, è una "induzione" di Strauss.
In pratica, vista la velocità relativa con la quale gli umani potevano espandersi a quei tempi, per essere arrivati sino al Brasile sud orientale 10.000 anni fa dovevano aver iniziato a occupare i territori del'America settentrionale almeno 6.000 anni prima.
Fonti:
l'articolo completo
www.nature.com/articles/s41559-023-02114-9stampa
www.archaeology.org/news/11621-230801-brazil-sambaquis-dnahttps://cosmosmagazine.com/history/archaeo...dna-similarity/