Ostraka - Forum di archeologia

Discrepanze tra l'istruzione scolastica e le ricerche archeologiche

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lino85
view post Posted on 31/8/2014, 19:30




Segnalo anche il seguente articolo che peraltro è molto interessante per quanto riguarda lo stato attuale dell'insegnamento della storia nelle nostre scuole medie e superiori (almeno a giudicare dai manuali usati) e il confronto con i risultati più recenti in campo accademico:

http://www.historialudens.it/didattica-del...ei-manuali.html

Qualcuno di voi sa indicare casi simili di notevole differenza tra storia insegnata nei manuali di scuole superiori e ultimi risultati della ricerca archeologica e storiografica?

Ciao.
 
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view post Posted on 1/9/2014, 07:43
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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CITAZIONE (lino85 @ 31/8/2014, 20:30) 
Qualcuno di voi sa indicare casi simili di notevole differenza tra storia insegnata nei manuali di scuole superiori e ultimi risultati della ricerca archeologica e storiografica?

Il paragone è difficile e quasi improponibile, ma anche per quanto riguarda la storia della Mesoamerica precolombiana le discrepanze tra "verità archeologica" e insegnamento scolastico sono molto grandi.
Ad es., nei testi prevale ancora l'opinione degli anni '970, diffusa da E.J.S. Thompson, dei Maya paragonati agli Ateniesi dell'antichità, popolo pacifico dedito all'astronomia e alla matematica.
L'immaginario collettivo, invece, è stato travolto dalle idee dei fantacosi prima, von Deniken e Kolosimo in testa (i Maya dscendenti degli alieni e degli Atlantidi), seguiti dai seguaci di Psichedelia (funghetti ed erbette per tutti) e infine da quelli che chiamiamo New-agers (Maya, Hopi, Toltechi etc. depositari di una cultura plurimillenaria in pace con la natura e la Terra-Gea, i 13 teschi di cristallo che si riuniranno per salvare la Terra...).
Non va molto meglio per il Perù, sempre e solo Incaico, quando il nome Inka era quello del loro capo supremo (si potrebbe paragonare al nostro Imperatore) e la relativa cultura si espresse solo a partire dal XIV sec. d.C., mentre pressochè infinite sono le culture che la precedettero, a partire almeno dal IV millennio a.C.
Idem dicasi per le culture della Colombia, citate sempre e solo per l'El Dorado.
Potrei continuare, sia con l'America che con l'Africa Nera (i sopravvalutati Dogon, degli altri nulla...), con le culture del Corno d'Africa (per tutti, i Falasha, neri eritrei di religione ebraica, che si dicono discendenti dall'unione tra Salomone e la regina di Saba...).

Voglio citare ancora le culture cinesi: quanti di noi sanno che i cinesi sono ben altro che una etnia unitaria, quella dei maggioritari Han? Delle mummie del Tarim/Taklamakan (almeno 2000 a.C., tratti caucasici, occhi azzurri, capelli rossi, statura "fuori misura" per l'epoca, a volte oltre i 180 cm, popolazioni già citate da Plinio il Vecchio) alle culture della Mongolia Interna (almeno 5000 a.C.) e del basso Yanzi (o YangTze come mi insegnavano ai suoi tempi, circa 4500 a.C.) cosa ne sappiamo dai testi scolastici? E degli Uyghuri, oggi islamizzati, che abitano la zona del Turkestan, un tempo regno autonomo prima animista poi buddista, oggi chiamata regione Xinjiang Uyghur in piena esplosione autonomista/indipendentista con sanguinosi attentati dinamitardi pressochè giornalieri nei confronti dell'amministrazione centrale diretta dagli Han?

Infine, sempre nell'Estremo Oriente, cosa ci viene detto del fatto che il neolitico e soprattutto la produzione di terracotta nasce tra Siberia, Mongolia Interna, Corea e Giappone e che la attestazione della terracotta in quelle zone data dal 20000 a.C.? E che le più antiche pietre verdi levigate sono state rinvenute in Giappone e hanno la medesima datazione?

Dell'Oceania, si dice qualcosa di Maori e aborigeni australiani, ma quasi nulla.

I motivi sono differenti. E qui, esprimo opinioni del tutto personali.
Nel caso dell'America, forse solo per la zona a nord del Messico esistono ancora motivi ideologico-politici, per l'America Latina il tutto è retaggio delle opinioni diffuse con la seicentesca colonizzazione spagnola e di quelle espresse dai primi archeologi, dalla fine del '700 agli anni '980, condite con quelle dei più recenti fantacosi/psichedelici/new-agers.
Per Africa Nera e Corno d'Africa, credo che il motivo sia da ricercare nel fatto che la cultura occidentale ancora vede quella parte del continente come una fonte di rcchezza da sfruttare, non come una zona da studiare.
Per l'Estremo Oriente, esistono in effetti forti motivi politico-culturali.
Nella zona occupata oggi dalla RPC, c'è ancora il bisogno di affermare la supremazia culturale degli Han e del cinese mandarino, loro lingua principale.
In Giappone, le popolazioni di origine mongolo-cinese che occuparono l'arcipelago a partire probabilmente dal V sec. a.C. hanno avuto la necessità di cancellare anche il ricordo della popolazione dai tratti caucasici che abitava prima del loro arrivo almeno parte delle isole. Restano pochi Ainu, confinati nella più settentrionale delle isole, Hokkaido.

E mi fermo qui, sono tutt'altro che un esperto di antropologia culturale. E magari, ho scritto già qualche fesseria.
 
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lino85
view post Posted on 1/9/2014, 10:35




CITAZIONE (Usékar @ 1/9/2014, 08:43) 
L'immaginario collettivo, invece, è stato travolto dalle idee dei fantacosi prima, von Deniken e Kolosimo in testa (i Maya dscendenti degli alieni e degli Atlantidi), seguiti dai seguaci di Psichedelia (funghetti ed erbette per tutti) e infine da quelli che chiamiamo New-agers (Maya, Hopi, Toltechi etc. depositari di una cultura plurimillenaria in pace con la natura e la Terra-Gea, i 13 teschi di cristallo che si riuniranno per salvare la Terra...).

Va beh, ma mi risulta che le teorie di questi "fantarcheologi" non siano incluse nei manuali delle scuole preuniversitarie, almeno lo spero vivamente ^_^

CITAZIONE
I motivi sono differenti. E qui, esprimo opinioni del tutto personali.
Nel caso dell'America, forse solo per la zona a nord del Messico esistono ancora motivi ideologico-politici, per l'America Latina il tutto è retaggio delle opinioni diffuse con la seicentesca colonizzazione spagnola e di quelle espresse dai primi archeologi, dalla fine del '700 agli anni '980, condite con quelle dei più recenti fantacosi/psichedelici/new-agers.
Per Africa Nera e Corno d'Africa, credo che il motivo sia da ricercare nel fatto che la cultura occidentale ancora vede quella parte del continente come una fonte di rcchezza da sfruttare, non come una zona da studiare.
Per l'Estremo Oriente, esistono in effetti forti motivi politico-culturali.
Nella zona occupata oggi dalla RPC, c'è ancora il bisogno di affermare la supremazia culturale degli Han e del cinese mandarino, loro lingua principale.
In Giappone, le popolazioni di origine mongolo-cinese che occuparono l'arcipelago a partire probabilmente dal V sec. a.C. hanno avuto la necessità di cancellare anche il ricordo della popolazione dai tratti caucasici che abitava prima del loro arrivo almeno parte delle isole. Restano pochi Ainu, confinati nella più settentrionale delle isole, Hokkaido.

E mi fermo qui, sono tutt'altro che un esperto di antropologia culturale. E magari, ho scritto già qualche fesseria.

Io darei una motivazione molto più semplice per queste imprecisioni, guarda a caso tutte di popoli extra-occidentali, il fatto è che fino a pochi anni fa la stragrande maggioranza dei manuali usati nelle scuole preuniversitarie era impostata secondo la tradizionalissima nonché eurocentrica "storia generale" che presenta una narrazione finalistica semplice e ad una sola dimensione, dove lo "scettro della civiltà" è via via passato da popolo a popolo, del tipo popoli mesopotamici-egizi-persiani-greci-romani-regni romano-barbarici-sacro romano impero fino ad arrivare agli stati nazionali occidentali moderni, lasciando il resto del mondo come "fuori della civiltà" e quindi da lasciar studiare all'antropologia o al massimo da citare in pagine marginali a causa del contatto degli europei con esse. La conseguenza di questa minore importanza data a questi popoli è quindi una più alta quantità di imprecisioni, dovute a volte ad etnocentrismo o a motivazioni politiche, ma il più delle volte semplicemente a disinteresse nell'aggiornare i manuali agli studi accademici più recenti. Non so se questa mia impressione è confermata o meno da qualcun altro di voi, dite pure la vostra su quest'argomento.

Ciao.
 
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view post Posted on 1/9/2014, 16:22
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CITAZIONE (lino85 @ 1/9/2014, 11:35) 
Io darei una motivazione molto più semplice per queste imprecisioni, guarda a caso tutte di popoli extra-occidentali, il fatto è che fino a pochi anni fa la stragrande maggioranza dei manuali usati nelle scuole preuniversitarie era impostata secondo la tradizionalissima nonché eurocentrica "storia generale" che presenta una narrazione finalistica semplice e ad una sola dimensione, dove lo "scettro della civiltà" è via via passato da popolo a popolo, del tipo popoli mesopotamici-egizi-persiani-greci-romani-regni romano-barbarici-sacro romano impero fino ad arrivare agli stati nazionali occidentali moderni, lasciando il resto del mondo come "fuori della civiltà" e quindi da lasciar studiare all'antropologia o al massimo da citare in pagine marginali a causa del contatto degli europei con esse.

Io la penso esattamente come Lino.
E' normale (se mi consentite il termine) che, per esempio, in Italia (e in Europa, in generale) si privilegi lo studio del mondo occidentale (inteso come storia e arte del periodo greco, romano e medievale, più qualche riferimento al Vicino Oriente e all'Egitto), poiché, di fatto, è da questo che è sorta la nostra cultura, e di questa eredità sono intrisi i nostri attuali sistemi politici, il nostro diritto, la nostra arte, l'architettura etc.

Alla fine, per esempio, chi sono storicamente, per noi, i polinesiani? Li conosciamo forse giusto per i quadri di Gauguin, che ne hanno reso celebri le locali bellezze femminili, ma per il resto è una storia che, in un certo senso (anche questo, concedetemelo), 'non ci riguarda da vicino'. Dunque, non sorprende che il 'nostro mondo' privilegi un certo tipo di storia. Mi sono sempre chiesto, in effetti, se, per esempio, nelle scuole di America e Cina si facciano una cultura tanta sull'Impero Romano, la cui esistenza ha sì e no raggiunto il loro mondo (e nel primo caso non è neanche certo che sia realmente avvenuto).

Che sia giusto o meno (non sta a me deciderlo), ritengo che questa sia la logica sottostante: ognuno pensa principalmente a inculcare ai giovani quella che è la storia e la cultura del proprio paese, perché è quello che forma la consapevolezza della futura persona (uomo o donna che sia) circa la sua eredità (e identità) culturale.
Un mio personalissimo modo di interpretare la cosa, su cui tutti possono discordare.
 
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view post Posted on 1/9/2014, 17:52
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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CITAZIONE (lino85 @ 1/9/2014, 11:35) 
CITAZIONE (Usékar @ 1/9/2014, 08:43) 
L'immaginario collettivo, invece, è stato travolto dalle idee dei fantacosi prima, von Deniken e Kolosimo in testa (i Maya dscendenti degli alieni e degli Atlantidi), seguiti dai seguaci di Psichedelia (funghetti ed erbette per tutti) e infine da quelli che chiamiamo New-agers (Maya, Hopi, Toltechi etc. depositari di una cultura plurimillenaria in pace con la natura e la Terra-Gea, i 13 teschi di cristallo che si riuniranno per salvare la Terra...).

Va beh, ma mi risulta che le teorie di questi "fantarcheologi" non siano incluse nei manuali delle scuole preuniversitarie, almeno lo spero vivamente ^_^

Si, è vero, il fatto è che allargavo un po' il discorso appunto all'immaginario collettivo, che non è il risultato di quanto letto sui testi scolastici, ma di quanto diffondono i mass media, adeguandosi alla moda, "a quello che tutti sanno", come ben dice Antonio Brusa, autore degli appunti su Mario Liverani da te indirizzati.

Per quanto riguarda il resto, secondo me c'è di più che non il solo fatto che studiamo maggiormente e quasi esclusivamente le vicende storiche accadute nei territori a noi più vicini.
Per rispondere ad un interrogativo di Perseo, ho più volte interrogato in merito docenti delle scuole del Costarica e gente "comune" dello stesso paese, e poi messicani e peruviani.
Ebbene, anche loro a scuola studiano di più la storia greco-romana che non quella dei popoli precolombiani che abitarono le loro terre e di cui a volte sono loro stessi dei discendenti. Persino le vicende della conquista spagnola con successiva colonizzazione europea vengono riportate secondo la visuale nostra (spagnola in particolare, nel caso dell'America Latina, oppure anglo-francese, più anglo che francese, nel caso di USA e Canada).

Per quanto ci riguarda, e torno a dire che anche la mia è una opinione personale, sono d'accordo con Antonio Brusa, di cui riporto un passo testuale.
<<le sottolineature non sono redazionali. Sono mie. Mettono in evidenza le affermazioni sbagliate o problematiche. In pratica, fatta eccezione per l’etimologia di “Bibbia”, l’intero testo prende per oro colato il sapere diffuso e ignora i portati della ricerca storica attuale. Se questa è la vulgata proposta dalla scuola, non ha la minima possibilità di diventare uno strumento critico per contrastare, mettere in dubbio, discutere quella di riferimento nel dibattito pubblico. Si comporta esattamente come quei giornalisti che, per ottenere successo, occhieggiano a “quello che tutti sanno”.>>

Bene, almeno dalla Cina e dal Giappone, ci arrivano notizie spesso volutamente "adattate" a quella che deve essere la "realtà voluta e divulgata", ben diversa dalla "realtà archeologica". E i nostri mezzi di informazione, compresi i testi scolastici per quel poco che ne parlano, si adeguano, perché la versione "adattata" è proposta in maniera da collimare appunto con "quello che tutti sanno".
Perseo, tu stesso hai scritto che preferisci sempre controllare direttamente le fonti, non fidandoti delle trascrizioni riportate da terzi (a proposito delle Canarie).
Ebbene, l'informazione, scolastica e non (nel caso di quella scolastica, dovrei dire "l'istruzione"), quasi sempre funziona esattamente al contrario.
E così, tanto per dire, ci trasciniamo ancora accenni all'Homo Pekinensis come possibile prova dell'ipotesi della "nascita" diffusa e regionalistica dell'Homo Sapiens, laddove gli stessi genetisti cnesi hanno dimostrato che questa ipotesi non sta in piedi.

Ah, dimenticavo, mi sembra che siamo andati un po' OT, rispetto al tema iniziale, "Merenptah, gli hapiru e il racconto dell'Esodo". :lol: ;)
Ma ci stiamo divertendo, mi pare, o almeno io. :lol:
 
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lino85
view post Posted on 1/9/2014, 18:26




CITAZIONE (Usékar @ 1/9/2014, 18:52) 
Per rispondere ad un interrogativo di Perseo, ho più volte interrogato in merito docenti delle scuole del Costarica e gente "comune" dello stesso paese, e poi messicani e peruviani.
Ebbene, anche loro a scuola studiano di più la storia greco-romana che non quella dei popoli precolombiani che abitarono le loro terre e di cui a volte sono loro stessi dei discendenti. Persino le vicende della conquista spagnola con successiva colonizzazione europea vengono riportate secondo la visuale nostra (spagnola in particolare, nel caso dell'America Latina, oppure anglo-francese, più anglo che francese, nel caso di USA e Canada).

Forse però questo è dovuto al fatto che in quei paesi americani si è diffusa nelle scuole la storia insegnata portata dai coloni di origine europea e dai loro discendenti... o questo accade anche in paesi con la maggioranza della popolazione di origine precolombiana?

CITAZIONE
Per quanto ci riguarda, e torno a dire che anche la mia è una opinione personale, sono d'accordo con Antonio Brusa, di cui riporto un passo testuale.
<<le sottolineature non sono redazionali. Sono mie. Mettono in evidenza le affermazioni sbagliate o problematiche. In pratica, fatta eccezione per l’etimologia di “Bibbia”, l’intero testo prende per oro colato il sapere diffuso e ignora i portati della ricerca storica attuale. Se questa è la vulgata proposta dalla scuola, non ha la minima possibilità di diventare uno strumento critico per contrastare, mettere in dubbio, discutere quella di riferimento nel dibattito pubblico. Si comporta esattamente come quei giornalisti che, per ottenere successo, occhieggiano a “quello che tutti sanno”.>>

Bene, almeno dalla Cina e dal Giappone, ci arrivano notizie spesso volutamente "adattate" a quella che deve essere la "realtà voluta e divulgata", ben diversa dalla "realtà archeologica". E i nostri mezzi di informazione, compresi i testi scolastici per quel poco che ne parlano, si adeguano, perché la versione "adattata" è proposta in maniera da collimare appunto con "quello che tutti sanno".

Sì, diciamo che anche questo dimostra l'influenza di "quanto diffondono i mass media" e che paradossalmente prescinde da eventuali interessi ideologici degli autori dei manuali (Brusa infatti nota che anche manuali con orientamenti di certo non "clericali" riportano tranquillamente come storici certi dati della narrazione biblica già confutati da tempo dalla ricerca accademica).

CITAZIONE
Ah, dimenticavo, mi sembra che siamo andati un po' OT, rispetto al tema iniziale, "Merenptah, gli hapiru e il racconto dell'Esodo". :lol: ;)
Ma ci stiamo divertendo, mi pare, o almeno io. :lol:

In effetti forse è meglio spostare gli interventi che partono dalla mia segnalazione del saggio di Brusa, formando un nuovo thread del tipo "disparità tra i manuali preuniversitari e risultati della ricerca attuale"... Comunque mi sono divertito anch'io. :lol:

Ciao.
 
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view post Posted on 1/9/2014, 20:05
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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CITAZIONE (lino85 @ 1/9/2014, 19:26) 
CITAZIONE (Usékar @ 1/9/2014, 18:52) 
Per rispondere ad un interrogativo di Perseo, ho più volte interrogato in merito docenti delle scuole del Costarica e gente "comune" dello stesso paese, e poi messicani e peruviani.
Ebbene, anche loro a scuola studiano di più la storia greco-romana che non quella dei popoli precolombiani che abitarono le loro terre e di cui a volte sono loro stessi dei discendenti. Persino le vicende della conquista spagnola con successiva colonizzazione europea vengono riportate secondo la visuale nostra (spagnola in particolare, nel caso dell'America Latina, oppure anglo-francese, più anglo che francese, nel caso di USA e Canada).

Forse però questo è dovuto al fatto che in quei paesi americani si è diffusa nelle scuole la storia insegnata portata dai coloni di origine europea e dai loro discendenti... o questo accade anche in paesi con la maggioranza della popolazione di origine precolombiana?

La questione è più complessa e coinvolge anche il fatto che già al tempo della conquista molti dei nativi più importanti e influenti, socialmente parlando, fecero di tutto per "adeguarsi" alla cultura dei nuovi venuti.
In nessun paese dell'America Latina i discendenti degli europei costituiscono la maggioranza della popolazione, anzi.
Però, molti discendenti dei nativi si considerano più spagnoli degli spagnoli stessi, difendono la hispanidad e arrivano ad affermare di parlare il vero spagnolo (il che, tra l'altro, è vero, nel senso che lo spagnolo che si parla in Costarica, Messico e Perù è vero castigliano, diciamo lingua italiana manzoniana sciacquata in Arno, per fare un paragone con quanto studiamo noi a scuola, mentre lo spagnolo che si parla in Spagna è per così dire un gergo del castigliano).
Il 12 dicembre in Perù è festa nazionale, chiamata Fiesta de la Raza, ma non la razza dei nativi...
Il nome dei Mexica venne "rettificato" in Aztechi, adottando un vocabolo inventato da Alexander von Humboldt a fine '800, perchè alla oligarchia dominante in Messico sembrava "sconveniente" e "degradante" che il vocabolo che li designava, cioè messicani, richiamasse un popolo "inferiore", "selvaggio". E questa oligarchia era costituita dai discendenti dei maggiorenti Mexica e di altre etnie (molte delle famiglie nobili della corte di Motecuhzoma sopravvissero egregiamente alla conquista ed ebbero titoli nobiliari dalla corona spagnola, così come molte delle famiglie dei sovrani Maya dello Yucatàn settentrionale, idem dicasi per i discendenti della famiglia di Atahualpa, ultimo Inka, e di quelle dei nobili di Cuzco. E queste famiglie sono tutt'ora fiorenti).

In parole povere, c'è stata la precisa volontà di adeguarsi alla cultura del conquistatore.

Mi raccontò un insegnante di scuola superiore costaricense, un vero indio talamanca/bribri, discendente di una famiglia di caciques, di aver avuto problemi durante i corsi universitari.
Durante una lezione, il docente affermò che la popolazione del Costarica è bianca. E lui, vero bribri di pelle scurissima come moltissimi indios costaricensi, se ne uscì dicendo "Bianchi? e io e tutti quelli come me che stanno qui ad acoltare?". E prese la parola, continuando lui la lezione (forse il suo racconto era un po' esagerato nel finale...).

Questo, una ventina di anni fa. Ma ancora oggi nei testi scolastici e nelle statistiche ufficiali costaricensi si legge che la popolazione è bianca all'89%: chiunque giri un po' il paese, a cominciare dalle strade della capitale, si rende conto che la stragrande maggioranza è costituita da meticci, i bianchi sono veramente pochi (turisti e neo-residenti a parte).


CITAZIONE (lino85 @ 1/9/2014, 19:26) 
CITAZIONE (Usékar @ 1/9/2014, 18:52) 
Ah, dimenticavo, mi sembra che siamo andati un po' OT, rispetto al tema iniziale, "Merenptah, gli hapiru e il racconto dell'Esodo". :lol: ;)
Ma ci stiamo divertendo, mi pare, o almeno io. :lol:

In effetti forse è meglio spostare gli interventi che partono dalla mia segnalazione del saggio di Brusa, formando un nuovo thread del tipo "disparità tra i manuali preuniversitari e risultati della ricerca attuale"... Comunque mi sono divertito anch'io. :lol:

Ciao.

Beh, non credo resti molto da dire, fermiamoci qui, dai. :shifty: :lol:
 
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view post Posted on 17/4/2017, 14:33
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apò ña spitha èni jinumèna aćà khàra

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Però, molti discendenti dei nativi si considerano più spagnoli degli spagnoli stessi, difendono la hispanidad e arrivano ad affermare di parlare il vero spagnolo (il che, tra l'altro, è vero, nel senso che lo spagnolo che si parla in Costarica, Messico e Perù è vero castigliano, diciamo lingua italiana manzoniana sciacquata in Arno, per fare un paragone con quanto studiamo noi a scuola, mentre lo spagnolo che si parla in Spagna è per così dire un gergo del castigliano).

Lo spagnolo d'America è, fondamentalmente, anche se non completamente, molto più vicino all'andaluso che al castigliano, in particolare nella pronuncia. Come tutte le lingue trapiantate in altre zone, lo spagnolo americano presenta innovazioni (per es. semplificazione/variazione nella pronuncia, molto più facile da apprendere per un italiano rispetto a quella dello spagnolo standard di Spagna) e conservazioni in rapporto alla lingua della madrepatria. Ho avuto diverse badanti per i miei, ecuadoriane e peruviane, ebbene, quando parlavo con loro in spagnolo mi prendevano in giro per la mia pronuncia che consideravano affettata (intendo la pronuncia castigliana). Risultato: mi sono adattato e adesso sono gli spagnoli di Spagna che inorridiscono...
 
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view post Posted on 28/4/2017, 15:13
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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Non sono un linguista, quindi non conosco le differenze tra lo spagnolo parlato in Andalusia e quello della Castiglia.

Ascoltando quanto riportatomi da mio padre quand'ero bambino (11 anni di lavoro in Perù a partire dal 1949) e quanto affermano Costaricensi, Nicaraguensi e Messicani di buon livello culturale, con i quali ho conversato a lungo anche negli ultimi 20gg (vacanze pasquali in Costa Rica), essi sono convinti di parlare il vero e incorrotto castigliano, quello degli Hidalgos conquistatori nel 1500, a differenza degli attuali Spagnoli.

Al di là dei "modismos", le differenze molto evidenti nella pronuncia le trovo nella "s", che gli Spagnoli strascicano (sembrano porre la lingua tra le labbra, non conosco il termine tecnico) e nella "r", che gli Spagnoli quasi sempre pronunciano doppia e i Costaricensi addirittura quadrupla (p.es., pronunciano "Costarrrrica", facendo battere più volte la lingua sul palato...) e anche "rrrico".

Molto più corrotta è la pronuncia di Uruguagi e Argentini, che pronunciano "g" la "ll" (gallina diventa gagina, gallego diventa gagego, p.es.) e anche la "y" (ya diventa già, ma questo succede a volte anche in Costa Rica).

Corretta è la tua osservazione: in America Latina, la pronuncia tipicamente spagnola da parte di un non spagnolo viene considerata alla stregua di un "volersi distinguere", "fare il superiore".
E anche gli spagnoli, per quanto ho potuto constatare, non sono del tutto ben accetti, perché dimostrano oggettivamente una certa aria di superiorità nei confronti dei locali.
 
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