Fino a oggi, mi era ben noto il passo erodoteo che assegna la derivazione delle divinità greche da quelle egizie.
Già nel V secolo a.C., infatti, il padre della storiografia greca afferma che:
CITAZIONE
Anche le denominazioni di quasi tutte le altre divinità sono venute in Grecia dall'Egitto. Che siano venute dai barbari, ho trovato nelle mie ricerche che è realmente così, e ritengo che siano venute soprattutto dall'Egitto. Infatti, se si escludono quelle di Poseidone e dei Dioscuri, come già prima ho detto, e di Era e di Estia e di Themis e delle Cariti e delle Nereidi, gli Egiziani avevano da sempre nel loro paese i nomi degli altri dèi. Io non faccio che affermare quel che dicono gli Egiziani stessi. Quanto poi a quelle divinità delle quali dicono di non conoscere il nome, mi sembra che l'abbiano ricevuto dai Pelasgi, all'infuori di Poseidone, divinità che conobbero dai Libici. Nessun popolo infatti conobbe fino dai tempi più remoti il nome di Poseidone tranne i Libici, che venerano da sempre questa divinità. Gli Egiziani non hanno affatto l'abitudine di venerare gli eroi.
[
Storie, II, 50 - trad. A. Izzo d'Accinni, 2008]
Dunque, salvo alcune eccezioni, Erodoto si dice convinto di una derivazione diretta delle divinità greche dalla tradizione egizia - e al contempo, nega la presenza di culti eroici presso gli Egizi, salvo poi contraddirsi in relazione al caso di un presunto santuario dedicato a Perseo nella città di Chemmi (II, 91, 1-4). Sempre nel II Libro, su questa scia, lo scrittore greco afferma che "Iside in lingua greca è Demetra" (59, 2) e sostiene anche che "dopo aver spodestato Tifone [= Seth], regnò sull'Egitto Horus, figlio di Osiride, che i Greci chiamano Apollo. Osiride, poi, in lingua greca è Dioniso" (144, 2).
Tuttavia, proprio stamattina, facendo una piccola ricerca sullo zoomorfismo delle divinità greche, mi sono imbattuto in alcune versioni legate alla Tifonomachia e mi sono reso conto di un singolare dettaglio legato all'origine delle stesse divinità. Fra I e II secolo d.C., infatti, si ritrova più di una versione in cui si descrivono le metamorfosi degli dèi olimpici in animali, in fuga dalla Grecia verso l'Egitto a causa del terrore suscitatogli dalla violenza di Tifone.
La tradizione sembra esser stata inaugurata da Ovidio, nel I secolo d.C.
Nelle sue
Metamorfosi (5, vv. 139 e segg.), infatti, l'autore afferma che:
CITAZIONE
"[...] Giove divenne un ariete" - disse lei - "signore delle greggi, e così oggi il grande Ammone Libico [= Amon] è rappresentato con le corna arricciate. Il dio di Delo [= Apollo] si nascose sotto forma di corvo, il figlio di Semele [= Dioniso] sotto forma di una capra, Febe [= Diana] di un gatto, Saturnia [= Giunone] di una vacca bianca come la neve, Venere di un pesce e il Cillenio [= Mercurio] di un ibis".
Nel II secolo d.C., la versione di Ovidio è recepita - con alcune variazioni - da Antonino Liberale e dallo Pseudo-Igino.
Antonino Liberale (
Metamorfosi, 28), per esempio, afferma che:
CITAZIONE
Apollo divenne un falco, Hermes un ibis, Ares divenne un pesce, il lepidoto, Artemide un gatto, Dioniso prese le sembianze di una capra, Eracle di un cervo, Efesto di un bue e Letò di un toporagno.
Similmente si esprime anche lo Pseudo-Igino (
Astronomica, 2, 28):
CITAZIONE
Atterriti da questo [Tifone], essi [gli dèi dell'Olimpo] mutarono le loro sembianze in altre forme: Mercurio divenne un ibis, Apollo l'uccello che è chiamato Tracico, Diana un gatto. Per questa ragione dicono che gli Egiziani non permettono che sia fatto del male a queste creature, perché sono chiamate rappresentazioni degli dèi.
Per i testi dei predetti autori, si veda anche:
www.theoi.com/Gigante/Typhoeus.html.
La presenza, in particolare, dell'ibis (Hermes/Mercurio) e del gatto (Artemide/Diana) in tutte e tre le versioni esaminate, sembra rimandare inequivocabilmente alla sfera faunistica del paese d'Egitto. In aggiunta a questo, il racconto dello Pseudo-Igino aggiunge un ulteriore dettaglio: la trasfigurazione delle divinità olimpiche in animali costituirebbe, in certo qual modo, la spiegazione dello zoomorfismo delle divinità egizie (perlopiù rappresentate con la testa di animale).
Questa spiegazione non solo sembra cozzare palesemente con la più antica tradizione erodotea, ma - impressione mia - pare celare anche un certo gusto per l'erudizione; un gusto che, a naso, mi ricorda un po' quello presente nelle produzioni letterarie ellenistiche (e anzi, tipico proprio della corte alessandrina). Voi come giudicate questa discrepanza? Quale motivazione potrebbe aver spinto (apparentemente) a mutare il luogo di provenienza delle divinità? Io una mezza idea me la sono fatta, ma mi piacerebbe aprire un confronto con voi (anche in generale) sulla questione dello zoomorfismo delle divinità nel Mediterraneo antico (soprattutto nei miti e nei culti dell'antica Grecia).