E'una storia lunga: ci vorrà pazienza.
Tanti anni fa per qualche tempo sono stato radioamatore, soprattutto mi confrontavo con alcuni cari amici sul canale 5 della "banda cittadina" (11 metri, 27 Mhz).
Eravamo alla fine degli anni'70 e, di concerto con un paio di loro incontrati per l'occasione di persona, decidemmo di mettere alla prova la credulità del pubblico in generale.
Una notte, intorno alle 2, mentre stavamo chiacchierando del più e del meno, improvvisamente interruppi la comunicazione per qualche minuto per poi riprendere con aria allarmata affermando che dalla finestra del mio studio avevo visto, in lontananza una strana luce nel cielo che si muoveva a scatti ma restando sempre nella stessa zona di cielo.
Eravamo in cinque a chiacchierare, ma sapevamo benissimo che ci sarebbero state almeno una cinquantina di altre persone ad ascoltare in incognito: il nostro era un canale molto ascoltato per l'originalità e l'interesse dei temi trattati.
Ovviamente mi chiesero in che direzione era visibile ed io indirizzai i loro sguardi verso occidente, là dove si stava costruendo un viadotto della nascente Tangenziale di Napoli.
Gli altri due che erano in combutta con me esitarono un po', poi cominciarono a descrivere anche loro quello strano oggetto che prendeva una forma ben definita man mano che ce lo inventavamo, adattandoci ognuno alla descrizione dell'altro.
Ne venne fuori un oggetto piatto, discoidale, con tre protuberanze sferiche, al di sotto, ed una dall'aspetto di un basso cilindro sulla faccia superiore.
Qualche "estraneo" al gruppo si intromise per chiedere supplementi di descrizione, qualcun altro disse che dalla posizione in cui si trovava non gli era possibile vederlo.
Non dimenticherò mai una tale
Romeo (nome di stazione, oggi si direbbe
nick name o
avatar) che affermò desolato:
"Io, da via Caravaggio non vedo quella zona: ho davanti un palazzo!
Ma distinguo nettamente il rumore!!"
Gli "
ascoltatori abituali" del canale 5 erano usi ascoltare su quella frequenza dotte discussioni scientificamente o culturalmente approfondite e non si aspettavano che tre di noi li prendessimo per i fondelli.
Poi qualcuno si ricordò che mi occupavo di astronomia e che una volta avevo affermato di avere a casa un piccolo telescopio. Così mi invitò ad usarlo e a fotografarlo.
E così feci... o almeno dissi di avere fatto.
Nel frattempo l'UFO era atterrato sul tratto in costruzione della Tangenziale ma dopo una decina di minuti decise di ripartire a velocità altissima per scomparire nel buio della notte.
Per molte sere e notti seguenti i miei amici ed io fummo tormentati da continue richieste di ulteriori informazioni e con la pretesa di vedere quella foto.
Così presi il piattino d'argento del portacenere sulla mia scrivania, una scatoletta cilindrica di plastica che conteneva un nastro della macchina da scrivere, tre palline da ping-pong del mio nipotino che abitava due piani sopra il mio appartamento e costruii l'UFO.
Poi, sempre d'accordo con il mio nipotino, legai il tutto con un robusto filo di cotone nero sottratto a mia moglie e lo consegnai al bambino che con cautela lo calò dal suo balcone fino all'altezza del mio.
A questo punto fotografare in piena notte l'UFO sullo sfondo della Tangenziale fu un gioco da ragazzi.
Sceso a piano terra, dove avevo un piccolo laboratorio fotografico (sapeste che cos'altro è uscito da quella camera oscura!
) sviluppai la pellicola e la stampai.
Finalmente annunziai sul canale 5 che la domenica successiva, alle 11, mi sarei recato in piazza Medaglie d'Oro, davanti al bar Sangiuliano (che non esiste più) perché quello era il luogo dove frequentemente ci incontravamo con quella decina di amici che frequentavamo più spesso e avrei mostrato la famigerata foto.
Ero ancora distante una cinquantina di metri dal luogo dell'appuntamento quando mia moglie, allarmata, pretese di scendere e di proseguire a piedi verso la casa dei miei genitori, poco lontana.
Davanti a noi si stendeva, dal lato opposto della piazza, una marea nera di persone: almeno una cinquantina, ma forse molte di più. Sembravano una riunione del Sindacato prima di iniziare il corteo.
Ma non erano sindacalisti. Erano
UFOfili venuti da tutta la città e provincia. Un gruppo proveniva da Bari e un altro da Roma!
Un po' preoccupato ma giovanilmente coraggioso li affrontai.
Ci cascarono tutti, nessuno si accorse del trucco. Qualcuno mi chiese di regalargli la foto (
"tanto hai la negativa") ma rifiutai seccamente, con la scusa che dovevo studiare a fondo la situazione prima di esprimere un giudizio definitivo.
Non finì lì. Ancora per due settimane fummo "assaliti" da richieste d'informazioni e di copie della foto, tanto che i miei amici ed io non riuscivamo più a parlare in santa pace dei fatti nostri o a proseguire le nostre discussioni filosofiche.
Un tale
Elios affermò che sua madre era una "contattista" ed avuto saputo da fonte sicura che si era trattato di un disco volante che aveva la sua base "
dietro il Vesuvio". Aveva avuto un guasto al sistema di propulsione ed era stato costretto ad atterrare per pochi minuti per effettuare le necessarie riparazioni.
Evidentemente la signora riteneva che dietro il Vesuvio ci fosse una landa deserta, recintata e con il cartello "
HIC SUNT LEONES". Chissà dov'era finito quel mezzo milione di abitanti che a me risultava risiedesse lì!
Quando non ne potemmo più presi una decisione (sempre d'accordo con gli altri due).
Una sera dissi:
"Basta! non chiedete più nulla stasera. Domani, intorno a mezzanotte, ritornate sul 5 e finalmente vi dirò tutto quello che sono riuscito a scoprire"
A mezzanotte precisa chiesi la parola col consueto "
break" e con calma, nel silenzio assoluto, spiegai che era stato uno scherzo ma al tempo stesso un interessante esperimento su come si possono diffondere le notizie false. Descrissi come avevo costruito e fotografato l'UFO ed i particolari dell'intera vicenda.
Per le successive settimane, finalmente, potemmo riprendere a parlare del sesso degli angeli e di altre amenità.
FINE
o no?
Ennò!, sarebbe troppo facile!
Il resto alla prossima, emozionante puntata.