Ostraka - Forum di archeologia

Il Giardino di Giada e delle Pesche dell’Immortalità

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view post Posted on 9/10/2019, 10:58
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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Come i due racconti precedenti, “Le vergini di Liángzhŭ e la pietre di giada” e “Dove e come gli emissari Liángzhŭ trovarono la favolosa sorgente della giada”, anche quello che seguirà questa breve introduzione è frutto dalla mia interpolazione e interpretazione di quanto scritto da differenti antichi autori, che parlano della giada in Cina e riportano miti e leggende al suo riguardo.
Come per i precedenti ho cercato di costruire un racconto alla maniera di un monaco daoista, discepolo di un maestro nelle grotte di Mogao.

Spero che il racconto che ho messo insieme sia di vostro gradimento.

Il Giardino di Giada e delle Pesche dell’Immortalità

Tra le montagne del Gansu, nelle grotte di Mogao, scavate dagli antichi Venerati e Saggi Maestri del Dao, trascorsero ancora parecchie lune per noi, pochi e attenti discepoli di un Venerato e Saggio Maestro.

Un giorno di primavera, sul fianco della montagna, sotto la quale si estendeva una immensa foresta di bambù, passammo molte ore a meditare sui Suoi ultimi illuminati insegnamenti.
Nel tardo pomeriggio, terminata la lunga meditazione, ci sedemmo al Suo fianco, per contemplare la discesa del nostro Grande Padre Sole nel suo luogo di riposo.
Come ci era stato insegnato, quando il Grande Padre si abbassò sull’orizzonte, colorandosi di rosso, potemmo guardarlo direttamente, senza che la sua intensa luce offendesse i nostri deboli occhi.
Eliminando dalla mente, ad uno ad uno, i nostri pensieri, raggiungemmo il Wújí, il Primo Universo, l’Infinito, la Non Essenza, il vuoto mentale e fissando la discesa del Grande Padre, assieme al nostro Venerato e Saggio Maestro raggiungemmo la Pace Serena, così come insegna il Dao.
Quando il Grande Padre scomparve all’orizzonte, ritornammo nella nostra condizione di poveri e giovani discepoli che attendevano finalmente di raggiungere l’illuminazione, seguendo con grande attenzione e applicazione l’insegnamento del nostro Grande Maestro.

Fu allora che Egli decise di raccontarci una terza storia, per farci capire l’importanza della giada nella nostra futura vita, quella che ci attendeva se, avendo seguito i Suoi mirabili insegnamenti, avessimo anche noi raggiunto lo stato di Realizzazione nel Dao.

Per la terza volta, dunque, metto per iscritto le Sante e Venerabili Parole che uscirono dalla bocca del nostro Grande Maestro, perché non vadano perdute, sperando di riportare correttamente quanto Egli ci rivelò.

Ecco il terzo racconto che uscì da quelle Sante Labbra, così come l’ho raccolto.

<< Adorati e attenti discepoli, ormai è così che vi posso chiamare, perché siete rimasti in pochissimi, i più attenti e fedeli, gli altri si sono allontanati da questo luogo e dai miei insegnamenti, spaventati dall’impegno che si deve profondere per apprendere a seguire la Via Maestra.
Ormai, siete incamminati su di Essa ed è giunto il momento che io completi quanto vi ho raccontato sulla preziosissima giada nelle due precedenti storie, affinché voi comprendiate il motivo per il quale ve ne ho parlato.

Se seguirete attentamente e correttamente, come avete fatto fino ad oggi, i miei insegnamenti, potrete proseguire da soli il vostro cammino lungo la Via. E studiando i Libri dei Venerati e Grandi Sette Savi della Montagna che ci hanno preceduti, forse sarete in grado di raggiungere l’immortalità dei Savi e il vostro Spirito si trasferirà nella Loro dimora, il Giardino di Giada, nel quale già si trova il mio, per raggiungere infine il Regno della Pace Celeste.
Per fare questo, oltre allo studio e alla meditazione, ad un certo punto del Cammino sulla Via vi servirà l’aiuto della pietra delle Grandi Virtù, la Venerata Yù, la giada di cui vi ho già raccontato l’origine, come veniva raccolta e una parte delle sue virtù.
Ascoltate attentamente le mie parole, perché ora vi spiegherò quando questo accadrà.

Il Giardino di Giada si trova tra i monti di cui vi ho più volte parlato, i monti che noi nella nostro antico, amato e musicale wényán chiamiamo Kūnlúnshān.
Esso viene chiamato anche Giardino delle Pesche, perché vi crescono gli alberi che nel nostro musicale wényán sono chiamati Xiāntáo, i Peschi Immortali che fruttificano ogni 4000 stagioni e i cui frutti, le Sacre Pesche dell’Immortalità che nel musicale wényán sono dette Pántáo, impiegano altre 8000 stagioni per maturare.

Questo giardino è anche la dimora di Colei che per prima si realizzò nel Dao, Xīwángmù, la Grande Madre dell’Occidente, la dea della Creazione di Taiji, il Materiale Mondo Illusorio.
Ella è protettrice delle partorienti, le quali appunto creano la Vita nell’ingannevole Mondo Materiale, a Lei spettano molti titoli, come Jīnmù Yuanjun, cioè La Prima Sovrana del Mondo, o Wángmùniángniáng, la Grande Madre Imperatrice.
Il nome che le diamo noi che seguiamo gli insegnamenti del Dao è Yáochí Jīnmù, Grande Madre del Yáochí, il Lago di Giada come Ella chiamò lo Hēihăi, il Mare Nero da cui nasce lo Hēiyù hé, il Fiume della Giada Nera nel nostro musicale e sacro wényán, Karakash per i barbari Uyghuri.

Ogni 12 stagioni Xīwángmù organizza nel Giardino di Giada il pántáoshènghuì, un grandioso banchetto al quale assieme a Lei partecipa un solo invitato, Yù Huáng Shàngdì, il Puro Imperatore di Giada, il Sovrano del Tiānguó hépíng, il Regno della Pace Celeste, colui che ha l’ultima parola sulle vicende dell’Universo.

Alla fine del banchetto, vengono servite le Sacre Pesche dell’Immortalità assieme a una bevanda, composta di purissima acqua del Lago di Giada e di giada ridotta in finissima polvere. Questi ingredienti, la polpa delle Sacre Pesche, la polvere di giada e l’acqua purissima garantiscono l’assoluta incorruttibilità dei due grandi personaggi e la loro immortalità.

Come vi ho detto, il mio spirito ha già raggiunto il Giardino di Giada, dimora di Xīwángmù, e tra poco anche il mio corpo vi lascerà, cosicché potrò essere ammesso a gustare le Sacre Pesche dell’Immortalità e la bevanda di giada.
Ascoltate quindi con attenzione ancora maggiore di quanta ne abbiate messa sino ad oggi questi miei ultimi insegnamenti.
Se seguirete la Via Maestra, approfondendo la conoscenza di quanto ci hanno lasciato scritto i Sette Savi della Montagna, e mediterete a lungo sulle loro parole, senza mai lasciarvi distrarre dalle lusinghe di Taiji, la Grande Illusione del Mondo Materiale, potrete anche voi essere accolti nel Giardino di Giada ed essere ammessi a gustare le Sacre Pesche dell’Immortalità assieme alla bevanda di giada.
In questo modo Yù Huáng Shàngdì, il Puro Imperatore di Giada, potrà accompagnarvi nel Regno della Pace di cui Egli è il Grande Sovrano, e vivere per sempre nella Pace Celeste.

Ma siate attenti e cercate di comprendere fino in fondo quanto vi dico e quanto vi insegneranno gli scritti lasciatici dai Venerati e Grandi Sette Savi della Montagna. Meditate a lungo sulle loro parole, perché solo così comprenderete che il Giardino di Giada e il Regno della Pace Celeste sono luoghi senza tempo.

Dovrete comprendere che il tempo, la sostanza corporea, la vecchiaia e la morte sono pura illusione creata da Xīwángmǔ, la Grande Creatrice di Taiji, l’ingannevole Mondo Materiale. Solo quando abbandonerete questa illusione potrete raggiungere quei luoghi immateriali e senza tempo e questo sarà ciò che vi renderà immortali. Infatti, non è possibile invecchiare e morire in un luogo nel quale la materia e il tempo non esistono e si è condotti allo stato puramente spirituale. >>

Queste furono le parole che uscirono dalle Sante Labbra del Venerato e Saggio Maestro quella sera.

Ho cercato di riportarle il più fedelmente possibile, in modo che restino scritte e si conservino a lungo, perché poco dopo si compì il destino che ci aveva annunciato il Venerato e Saggio Maestro.
Egli consumò con noi, pochi, umili e fedeli discepoli, il frugale pasto serale. Quindi, si addormentò per non svegliarsi mai più, e il suo corpo scomparve, essendo Egli entrato nell’Immensa e Incorruttibile Pace Celeste.
 
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view post Posted on 9/10/2019, 12:48
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Bellissimo, Grazie.
Non trovo il racconto “Dove e come gli emissari Liángzhŭ trovarono la favolosa sorgente della giada”. Sono davvero rincitrullito?
 
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view post Posted on 9/10/2019, 15:10
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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In effetti non hai tutti i torti, il titolo del racconto è quello, ma il titolo con cui compare nell'elenco del forum è L'origine della giada secondo il mito.
Probabilmente lo hai già letto, trascrivo comunque l'indirizzo https://ostraka.forumfree.it/?t=77027612
 
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view post Posted on 9/10/2019, 15:58
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Tutto bene quindi, l'avevo naturalmente letto.
L'importante è che il mio cervello non sia troppo simile all'Emmentaler, tutto grossi buchi, dato poi che non è neppure il formaggio svizzero che preferisco.
 
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view post Posted on 9/10/2019, 16:50
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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view post Posted on 10/10/2019, 19:21
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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Qualche notizia che rende più chiaro il racconto precedente, dato che esso è frutto di una mia fantasiosa interpolazione tra vari antichi racconti.

Due differenti pietre prendono comunemente il nome di giada. I gemmologi chiamano la più tenera nefrite e la più dura giadeite.
Dal 4500 a.C. circa e fino al 1750 d.C. circa, i cinesi conobbero e lavorarono solo la nefrite, proveniente dalla catena montuosa del Kūnlún.
A partire dal 1750 d.C., iniziarono a lavorare la più dura e traslucida giadeite, proveniente dalle cave del Myanmar e per questo chiamata anche giada Burma.

Il luogo mitico in cui si trovava il Giardino di Giada venne fin dall’inizio indicato con il nome di Monti Kūnlún.
In origine era per l’appunto un luogo mitico, collocato genericamente “a ovest” della zona in cui nacque l’iniziale regno cinese, ma non precisamente localizzato.
Quando vennero individuate le zone da cui proveniva la nefrite, e cioè i monti della catena adiacente all’attuale provincia cinese del Qinghai, si attribuì a quella catena montuosa l’antico nome Kūnlúnshān. Essa si trova a circa 3500 km di distanza in linea d’aria dai territori nei quali ebbe inizio la lavorazione della nefrite, territori situati nei pressi delle attuali citta di Nanchino e Shànghái, vicino al delta del Fiume Lungo, lo Yángzí Jiāng in Pinyin o Yangtsze Kiang in Wade - Giles.
L’attuale provincia cinese del Qinghai, quella dello Xīnjiāng (Sinkiang in Wade – Giles) e il Tibet erano stati indipendenti, al di fuori del controllo degli imperatori cinesi, per cui nacquero una serie di leggende e di racconti su come gli imperatori riuscivano a procurarsi la nefrite.

Xīwángmù era inizialmente una divinità “negativa”, in quanto creatrice del mondo illusorio. Veniva rappresentata con aspetto feroce, metà umano e metà bestiale, con grandi zanne che le uscivano dalla bocca.
Fu la narrativa di ispirazione daoista, attorno al VI sec. a.C., a trasformarla in una divinità positiva, colei che custodiva il segreto dell’immortalità e che proteggeva le partorienti.

Finché la Cina è stata “proprietà” di un imperatore, la giada era di diretta e assoluta proprietà imperiale e chi veniva trovato in possesso di un oggetto di giada non consegnatogli direttamente da un Imperatore era passibile di morte.
Alla pietra veniva data una tale importanza che il potere reale ed effettivo era detenuto dal sigillo che veniva realizzato per ciascun Imperatore all’atto della sua ascesa al trono.
L’Imperatore consegnava ai suoi più diretti collaboratori e ai Governatori delle varie province un sigillo di giada, che testimoniava l’affidamento, alla persona che ne era in possesso, di una serie di poteri, assegnatigli per delega imperiale.

Ai comuni mortali non era dato conoscere da dove arrivasse la pietra grezza e alcuni re e imperatori cercarono di far passare se stessi per il personaggio che aveva accesso al banchetto che ogni 3 anni veniva preparato nella dimora di Xīwángmù , dal quale ritornavano a corte con un gran carico di giada grezza.
In un’antica tomba rinvenuta nell’attuale città di Wèihuī, l’antica Jíxiàn nella provincia dello Henan, venne rinvenuta una cronaca, scritta su rotoli di “carta” fatta con strisce di bambù, un po’ come l’egizia carta di papiro, ma più consistente.
La cronaca, nota con il nome di Mù tiānzí zhuán, cioè La storia di (re) Mù, il Figlio del Cielo, viene considerata una specie di diario della vita di Zhōu Mù Wáng, cioè Re Mù della dinastia degli Zhōu Occidentali (XI sec.-770 a.C.), il quale regnò tra il 976 e il 922 a.C., quinto re di quella dinastia.
Tuttavia, la tomba in cui il documento venne ritrovato era quella di un re del periodo degli Sati Combattenti (V sec. – 221 a.C.), il re Xiāng dello stato di Wèi, (c. 335 – 319 a.C.). Il documento era stato sepolto nella sua tomba come parte della biblioteca del defunto.
Tornando a Zhōu Mù, in base a questo documento si presume che sia vissuto fino all'età di 105 anni.
Le cronache del tempo narrano che gli piaceva viaggiare, e in particolare visitare le montagne del Kūnlún durante il suo regno, e questa “abitudine” è attestata anche in quel documento. In particolare, non solo amava viaggiare, ma condusse in quei luoghi lunghe campagne militari, cercando di ottenerne il controllo.
Benché il documento affermi che le campagne si conclusero in maniera positiva, sembra che in realtà egli non abbia ottenuto altro che l’imposizione di una serie di tributi alle fiere popolazioni locali, imposizione che non durò a lungo.
Tuttavia, questo bastò perché egli potesse affermare di aver visitato il Giardino delle Pesche, banchettando con Xīwángmù e ottenendo così la sospirata immortalità.
Questa cronaca è probabilmente all’origine di una serie di leggende sulla vita di Zhōu Mù Wáng, che sognava di essere un dio immortale.
Per esempio, si racconta che un abile postiglione, di nome Tsao Fu, utilizzava il suo carro per trasportare l'imperatore a destinazione, conducendo otto destrieri capaci di percorrere 10.000 lí al giorno per incontrare Xīwángmù, la Madre dell’Ovest, al Lago di Giada (lí/li2 里è una antica misura di lunghezza cinese, che nel corso dei secoli ha variato le sue dimensioni, per lo più corrispondenti 500/600 mt, ma 10.000 lí indica una distanza grandissima, praticamente infinita, per dare una idea la Grande Muraglia è chiamata Wànlí Chángchéng cioè "il muro di 10.000 lí").
Prima della sua ripartenza, la Madre dell’Ovest regalò a Zhōu Mù otto carri carichi di giada e si accordò con il sovrano per rincontrarsi tre anni dopo.

Questo re non è l’unico personaggio al quale viene attribuita una avventura simile.
L’opera di Zhang Hua (232-300 d.C.) intitolata Bówù zhì, cioè Collezione di Differenti Argomenti, scritta a corte nel periodo degli Xī Jìn occidentali (265-316), include una storia che si dice abbia avuto luogo durante il regno dell'imperatore Wu della dinastia Han, che regnò tra il 141 e l’87 a.C.
Riassumo brevemente quanto narra Zhang Hua.
L'imperatore era alla ricerca dell'immortalità, quando Xīwángmù mandò un'ambasciata che presentò alcuni cervi bianchi all'Imperatore. L’Imperatore se ne servì per un banchetto e nella notte del 7° giorno del 7° mese, apparve la stessa Xīwángmù, accompagnata da tre uccelli blu che le facevano da servitori. Tirò fuori sette pesche e ne diede cinque all'imperatore. Egli le mangiò e posò con cura i noccioli davanti alle sue ginocchia. Le pesche erano tanto dolci che desiderava piantarne i noccioli. Vedendo ciò, Xīwángmù rise e gli spiegò che ci volevano tremila anni perché una pesca potesse crescere.

Di questo racconto ci sono varie versioni, trascriverò appena possibile quella più lunga e secondo me più interessante.
 
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view post Posted on 10/10/2019, 21:05
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I tuoi bellisimi racconti mi fanno tener ancor più in considerazione alcuni piccoli oggetti, moderni, di valore minimo ma piacevoli, di "giada" che possediamo.
 
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view post Posted on 14/10/2019, 17:09
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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Mi sono scordato di spiegare il perché si parli, per questi incontri, di 7° giorno del 7° mese.
Parlando nei termini nostri, si direbbe il 7 luglio, ma in Cina non è così, si tratta di una data che ha una discreta variabilità di collocazione.

In Cina, dal 1912 il calendario ufficiale è quello gregoriano, però il calendario delle festività segue ancora l'antico calendario lunisolare, che si basa principalmente sul calcolo delle fasi lunari e della rotazione della Terra attorno al Sole.
Un anno è composto da 12 o 13 mesi che iniziano ad ogni fase di luna nuova, vale a dire quando la Luna e il Sole sono in congiunzione. Ogni mese ha 29 o 30 giorni e quindi il ciclo calendariale prevede anni con 12 oppure 13 mesi.

Di conseguenza, la posizione del 7° giorno del 7° mese del calendario tradizionale varia notevolmente rispetto alla data gregoriana.
Per fare un esempio, l'anno tradizionale cinese inizia tra il 21 gennaio e il 19 febbraio del calendario gregoriano, a seconda della sua posizione nel ciclo nel quale è inserito.
Di conseguenza, l'inizio del 7° mese varia pressapoco dalla metà di luglio alla metà di agosto nel calendario ufficiale.

Qual è il significato di questa festività e perché viene richiamata in questi miti?
Si tratta dell'equivalente del nostro "San Valentino", la festa degli innamorati, che per noi cade il 14 febbraio.
Mi sembra allora chiaro che, quando nei miti si accenna ad un incontro tra due persone che avviene in quel giorno, si tratta di un incontro con risvolti amorosi.
Inoltre, era tradizione che in quel giorno le mogli dimistrassero la loro abilità nelle faccende di casa, in particolare nella tessitura, arte della quale Xīwángmù era la patrona, uno dei suoi titoli era per l'appunto Grande Tessitrice.
 
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