Ostraka - Forum di archeologia

La vera identità del Partenone, Scoperta eccezionale o bislacca interpretazione?

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icon14  view post Posted on 20/12/2019, 09:56
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- Γνῶθι σεαυτόν -

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E' di appena qualche giorno fa l'annuncio sulle principali testate giornalistiche italiane:

CITAZIONE
Il vero Partenone molto probabilmente non è l’edificio che tutto il mondo conosce come tale, cioè il grande tempio della dea greca Atena che sorge sulla sommità dell’Acropoli di Atene. Lo sostiene l’archeologo olandese Janric van Rookhuijzen, dell’Università di Utrecht, in uno studio in uscita sul numero di gennaio 2020 della prestigiosa rivista «American Journal of Archaeology»

Questo l'incipit dell'articolo de Il Corriere della Sera, a firma di Antonio Carioti, che prosegue poi riportando le tesi espresse dal giovane studioso accademico: sulla base di un confronto fra la descrizione degli inventari del Partenone e quella del tesoro dell'Eretteo, visto dal viaggiatore Pausania nel II secolo d.C., il ricercatore arriva infatti a ipotizzare che il Partenone originario non fosse in realtà l'edificio che da secoli ormai conosciamo con questo nome, bensì la porzione dell'Eretteo che chiamiamo oggi "Loggia delle Cariatidi".

L'articolo, in uscita su AJA 2020, è destinato a sollevare un gran polverone nel mondo accademico... Ma davvero la presunta "scoperta" di van Rookhuijzen può essere ritenuta tale? Personalmente, qualche dubbio ce l'avrei (a cominciare proprio dalla lettura di Pausania)... Sarà comunque interessante poter approfondire il suo studio in formato integrale, quando a gennaio sarà finalmente reso disponibile.

Nell'attesa, lascio qui il link all'articolo sopra citato: www.corriere.it/cultura/19_dicembr...0cfbfe3f2.shtml.
 
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view post Posted on 20/12/2019, 11:34
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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Il lancio di Rainews è molto sintetico e in qualche modo fuorviante, il primo che ho letto era all'interno di un notiziario online del National Geographic e riportava più o meno quanto scritto nell'articolo citato da Perseo. Idem dicasi per altri articoli lanciati da diverse testate italiane.
In particolare, mi lascia perplesso questa affermazione, dal Corriere attribuita allo studioso olandese, dato che è riportata in virgolettato
«non c’è altra conclusione possibile: il Partenone era parte del tempio piccolo».

Un po' fuori dal coro è invece questo
http://www.ilgiornale.it/news/mondo/parten...eo-1800966.html
 
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view post Posted on 20/12/2019, 15:34
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- Γνῶθι σεαυτόν -

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CITAZIONE (Usékar @ 20/12/2019, 11:34) 
In particolare, mi lascia perplesso questa affermazione, dal Corriere attribuita allo studioso olandese, dato che è riportata in virgolettato «non c’è altra conclusione possibile: il Partenone era parte del tempio piccolo».

Citazione che fa da pendant con un'altra sempre del Corriere della Sera, ossia:

CITAZIONE
È estremamente logico — scrive l’archeologo olandese — che gli antichi Greci chiamassero una porzione di questo tempio Partenone, ossia “casa delle vergini”».

E' proprio su questo "estremamente logico" che nutro forti dubbi: in primis, leggendo le fonti antiche per quello che dicono (mi riferisco a Pausania, ma non solo); e poi anche facendo delle considerazioni di carattere vario (epigrafico, topografico etc.), soprattutto sulla questione dell'Eretteo e della loggetta delle Cariatidi, che questo van Rookhuijzen - almeno a quel che riportano i giornali - sembrerebbe ignorare.

Che poi, anche sulla versione dei vari giornalisti credo vada eventualmente fatta un'ulteriore bella tara... <_<
 
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view post Posted on 20/12/2019, 19:59
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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CITAZIONE (Perseo87 @ 20/12/2019, 15:34) 
Che poi, anche sulla versione dei vari giornalisti credo vada eventualmente fatta un'ulteriore bella tara... <_<

Totalmente d'accordo, vedi per es. titoloni sul cappellino egizio, del quale stiamo parlando qui https://ostraka.forumfree.it/?t=77192038, ed effettivo contenuto di quanto pubblicato dagli archeologi stando all'abstract...
 
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view post Posted on 21/12/2019, 13:03
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- Γνῶθι σεαυτόν -

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CITAZIONE (Usékar @ 20/12/2019, 19:59) 
CITAZIONE (Perseo87 @ 20/12/2019, 15:34) 
Che poi, anche sulla versione dei vari giornalisti credo vada eventualmente fatta un'ulteriore bella tara... <_<

Totalmente d'accordo, vedi per es. titoloni sul cappellino egizio (...) effettivo contenuto di quanto pubblicato dagli archeologi stando all'abstract...

Ecco, dall'abstract di AJA quantomeno si può già partire per fare alcune considerazioni:

CITAZIONE
A location referred to as “Parthenon” appears in the fifth- and fourth-century BCE inventories of Athena's riches as one of the treasuries on the Acropolis of Athens, along with the Hekatompedon, the Proneos, the Opisthodomos, and the Archaios Neos. It is usually identified with the west room of the building today known as the Parthenon. Here, I offer a thorough review of the epigraphical, archaeological, and literary evidence and propose that the treasury called the Parthenon should be recognized as the west part of the building now conventionally known as the Erechtheion

Mi soffermerei innanzitutto su quei due "today known as the Parthenon" e "now conventionally known as the Erechtheion". Premesso che, al momento, si tratta solo di un abstract, non è corretto a mio avviso scrivere così, perché sembra che l'identificazione dei due monumenti sia un dato recente.

Parto con il citare la nostra principale fonte di conoscenza sui monumenti dell'Acropoli:

CITAZIONE
Per chi entra nel tempio che chiamano Partenone, tutte le raffigurazioni che si trovano nelle cosiddette "aquile" (= i frontoni) si riferiscono esclusivamente alla nascita di Atena, mentre quelle del frontone posteriore riguardano la gara sorta tra Poseidone e Atena per il possesso della regione. La statua della dea è d'avorio e d'oro e sopra la parte centrale dell'elmo reca l'immagine di una Sfinge (...) e su entrambi i lati dell'elmo sono scolpiti dei grifoni.
(Paus. 1, 24, 5)

E ancora:

CITAZIONE
Sull'Acropoli c'è anche un edificio chiamato Eretteo. Dinanzi all'ingresso si trova l'altare di Zeus Hypatos, sul quale gli Ateniesi non sacrificano esseri viventi, ma pongono solo focacce e, com'è usanza, non versano neppure vino. All'ingresso stanno degli altari: uno di Poseidone, sul quale, secondo le prescrizioni di un oracolo, fanno sacrifici anche in onore di Eretteo; quello dell'eroe Bute e quello di Efesto. Sulle pareti alcuni dipinti illustrano la stirpe dei Butadi e nell'interno dell'edificio, che è formato da due ambienti, c'è un pozzo d'acqua marina (...). Inoltre sulla roccia è visibile la figura di un tridente. Pozzo e tridente, secondo la tradizione, rappresentano le prove testimoniali per Poseidone nella lite per il possesso di questa regione...
(Paus. 1, 26, 5)

Che intorno alla metà del II secolo d.C. Pausania distinguesse chiaramente un Partenone e un Eretteo sull'Acropoli mi pare evidente, e mi pare altrettanto evidente che quello che gli Ateniesi chiamavano Partenone fosse l'edificio che conservava la rinomata statua crisoelefantina dell'Athena Parthenos, opera di Fidia (oltre alle celeberrime sculture frontonali, oggi note come "Marmi Elgin" ed esposte al British Museum).

Mi pare inoltre alquanto improbabile che, in età imperiale, i due edifici potessero anche solo eventualmente aver mutato nome - il "Partenone originario" in Eretteo e l'anonimo (?) edificio che gli stava accanto in Partenone. Infatti, sfogliando alcuni libri che ho qui a casa, ho rintracciato una citazione di un autore del III secolo a.C. - tale Eraclide di Creta - che afferma:

CITAZIONE
Il sontuoso tempio di Atena domina, e merita davvero di essere visto. E' chiamato Partenone e si trova sulla collina sopra il teatro. Produce un'impressione straordinaria nei visitatori.

Eraclide fa riferimento a un Partenone che supera tutti gli altri templi di Atene e che si trova sulla collina (cioè l'Acropoli) sopra il teatro. Questa notazione topografica, a mio avviso, è molto importante, perché il teatro è chiaramente il Teatro di Dioniso, che si trova a ridosso delle pendici sud-orientali dell'Acropoli, e il Partenone gli sta praticamente sopra. Chi osserva l'Acropoli venendo da Sud ne vede infatti le pendici meridionali, oggi inquadrate fra l'odeion di Erode Attico e il Teatro di Dioniso, e più sopra la sagoma del Partenone, che con la sua imponenza maschera l'Eretteo (che gli sta dietro e che è molto più modesto). Inoltre il Partenone - seppure si discuta oggi se definirlo o meno un "tempio" - è chiaramente legato alla sola figura di Atena, mentre l'Eretteo, come si evince da Pausania, racchiudeva una gran quantità di culti (divini ed eroici).
 
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view post Posted on 21/12/2019, 17:16
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- Γνῶθι σεαυτόν -

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Ci sono poi anche alcuni ulteriori ragionamenti un po' fallaci, che si leggono tuttavia solo sui giornali, non comparendo nell'abstract (e che dunque andranno verificati sull'articolo originario, una volta che sarà reso accessibile online).

In primis, la questione della Loggia delle Cariatidi.
Cito da Il Corriere della Sera:

CITAZIONE
(...) l’edificio comprendente le statue di alcune vergini, la famose Cariatidi, che sorreggono il tetto di una loggia, sarebbe stato indicato per secoli con un nome errato. «È estremamente logico — scrive l’archeologo olandese — che gli antichi Greci chiamassero una porzione di questo tempio Partenone, ossia “casa delle vergini”»

Questa ragionamento è tutt'altro che "estremamente logico", e per più di una motivazione.
Innanzitutto, va riconsiderata la questione delle parthenoi: le cariatidi dell'Eretteo sono scolpite in forma di giovani ragazze, ma questo non significa affatto che esse fossero intese in origine come parthenoi, tanto più che l'iscrizione presente sull'Eretteo le indica genericamente come korai. In questo senso, il nome italiano "Loggia delle Cariatidi" può trarre in inganno, ed è forse da preferire la dicitura inglese "Porch of Maidens", un po' più corretta nella resa filologica.
A livello tipologico, inoltre, questi sostegni antropomorfi richiamano da vicino le tipiche korai (votive, ma anche funerarie) che in età arcaica decoravano tanto i santuari quanto le necropoli. Secondo le più accreditate ricostruzioni, queste fanciulle dovevano stringere peraltro nella mano destra proprio una patera, ossia la tipica coppa per le offerte. E proprio su questo punto si innesta la questione topografica: la Loggia delle Cariatidi, infatti, non è stata costruita a caso sul lato meridionale dell'Eretto, bensì è andata a coprire il luogo dove, fin dall'età arcaica, si trovava il tumulo-heroon di Cecrope, il mitico primo re dell'Attica. Le fanciulle con la patera fra le mani sarebbero dunque da intendere più verosimilmente come offerenti, giunte a portare le libagioni sul sacrario del sovrano defunto (e proprio per questo, talvolta, alcuni arrivano addirittura a identificarle come le stesse Cecropidi, e cioè le mitiche figlie del re).

Quindi, lasciamo perdere la questione del Parthenon da identificare con il Portico delle Cariatidi, perché, secondo il mio modesto parere, non regge minimamente su più piani di ragionamento.
Secondo l'opinione maggiormente diffusa fra gli archeologi, il Parthenon doveva essere invece la grande sala quadricolonnata posta alle spalle della cella del Partenone (ossia l'Hekatompedon menzionato in un altro inventario, e contenente fra l'altro anche l'agalma crisoelefantino di Atena). Come e perché si sia arrivati poi, già nel III secolo a.C., a indicare l'intero edificio come Partenone, questo non saprei dirlo; ma non mi pare una cosa poi così difficile da immaginare.
Spesso, infatti, accade che una realizzazione anche di grandi dimensioni prenda il suo nome da un singolo elemento minore. Già che siamo alle porte del Natale, si può prendere il caso emblematico del Presepe, che noi intendiamo per tradizione come la rappresentazione della grotta-stalla della Natività, corredata almeno con le immagini di Gesù neonato, adagiato nella mangiatoia, della Madonna, di San Giuseppe, del bue e dell'asino, quando in latino il nome praesepium fa semplicemente riferimento alla sola mangiatoia. Dunque, anche nel caso del Partenone potrà essere accaduto che il nome di uno degli ambienti abbia finito con il connotare l'intera struttura, come una pars pro toto.

Da ultimo, si pone la questione dell'inventario del Parthenon:

CITAZIONE
(...) l’archeologo olandese osserva che un antico testo romano, un itinerario di viaggio, si soffermava sull’attuale Eretteo e citava alcuni eccezionali oggetti custoditi al suo interno, dei quali abbiamo notizia solo nella già citata lista d’inventario del tesoro detto Partenone

Qui van Rookhuijzen dovrebbe fare riferimento al bottino sottratto dai Greci ai Persiani, che Pausania nel II secolo d.C. afferma di poter vedere in uno degli ambienti dell'Eretteo. Tuttavia, ammesso (e concesso) che il tesoro menzionato negli inventari sia davvero lo stesso visto da Pausania in età imperiale, un dubbio più che lecito potrebbe essere avanzato. Gli inventari del Partenone, come si legge anche nell'abstract, si datano al V-IV secolo a.C., mentre Pausania visita l'Acropoli alla metà del II secolo d.C. (e cioè, più di 450 anni dopo la compilazione degli inventari!): considerando questo notevole periodo di vuoto nelle attestazioni epigrafiche e letterarie, sarebbe impensabile che, per le più svariate motivazioni a noi ignote, una parte del tesoro della dea fosse stata eventualmente trasferita, in un periodo imprecisato, da un edificio all'altro della stessa Acropoli?

La lettura dell'articolo di van Rookhuijzen sarà fondamentale per capire se (e come) lo studioso avrà eventualmente affrontato tutti i problemi che qui stiamo ponendo, anche in relazione all'abstract da lui pubblicato e alle interviste rilasciate fino a oggi alla stampa internazionale. Ma certo è che non sarà affatto facile far passare una proposta così rivoluzionaria per il filtro dell'intero mondo accademico...
 
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view post Posted on 22/12/2019, 11:35
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- Γνῶθι σεαυτόν -

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Aggiungo un'ultima riflessione (per il momento), derivante da una breve ricerca svolta ieri sera, per provare a togliermi il dubbio.
Cito ancora da Il Corriere:

CITAZIONE
negli stessi documenti compare anche il nome Partenone, riferito tuttavia a un altro tesoro, comprendente antiche offerte del più vario genere, tra le quali spade persiane e strumenti musicali

Prendo il passo di Pausania che descrive i votivi dell'Eretteo:

CITAZIONE
Altre offerte votive degne di considerazione (= in aggiunta al sacro xoanon di Ermes, di cui parla all'inizio del passo), sono, tra quelle antichissime, un seggio pieghevole, opera di Dedalo, e le spoglie tratte ai Persiani e cioè la corazza di Masistio, comandante della cavalleria persiana a Platea, e una scimitarra che sarebbe quella di Mardonio. In effetti so che Masistio morì per mano dei cavalieri ateniesi; ma Mardonio combatté nella schiera che si opponeva agli Spartani e fu ucciso da uno spartiata. Pertanto gli Ateniesi non avrebbero potuto raccogliere la sua scimitarra, e probabilmente gli Spartani non avrebbero loro permesso di portarsela via.
(Paus. 1, 27, 1)

Il passo è interessante, perché Pausania nomina solo due armi in particolare, e le assegna a due personaggi storici ben precisi (anche se riconosce per una delle due un'attribuzione verosimilmente falsa).

Nel frattempo, ho rintracciato una tesi di dottorato dell'Università La Sapienza di Roma, che al suo interno riporta proprio i vari inventari del Partenone. Quelli del Parthenon, in particolare, nominerebbero fra le armi "7 daghe persiane, 1 elmo placcato d'oro, 4 elmi in bronzo, 30 corazze, un centinaio di scudi, 9 sciabole e 9 spade" (cfr. pp. 115-116).
Riporto qui il link alla tesi, liberamente scaricabile e consultabile in pdf: http://padis.uniroma1.it/bitstream/10805/2...initiva%203.pdf.

Ora, io non ho modo di andare a ricercare e tradurre tutti i singoli frammenti di queste liste... ma una verifica rapida l'ho fatta: sono andato sul database epigrafico del Packard Humanities Institute (https://inscriptions.packhum.org) e ho fatto una ricerca per nome, fra le sole epigrafi dell'Attica (IG I-III): la cosa interessante è che i nomi di Masistio e Mardonio non saltano mai fuori in relazione ai documenti epigrafici dell'Acropoli.

Ora, se le cose stanno realmente come lo studioso olandese afferma (o meglio, come i giornalisti dicono che lui affermi), non riesco davvero a capire come quest'ultimo possa pretendere di collegare le armi persiane elencate negli inventari del Parthenon con quelle viste da Pausania nella cella orientale dell'Eretteo: se le seconde, infatti, sono chiaramente attribuite dal periegeta a due personaggi storici ben precisi, le prime sembrerebbero essere invece semplicemente armi persiane, prive del nome del loro proprietario originario (o comunque non riconducibili nello specifico a Masistio e Mardonio). Se i nomi di questi soggetti fossero stati presenti nelle liste, il dubbio circa la presenza di queste armi nell'Eretto avrebbe anche potuto essere lecito (anche se, come detto, si sarebbero comunque potute addurre altre mille valide ipotesi, per spiegare lo spostamento di questi cimeli fuori dal Partenone). Ma se non c'è neppure una chiara corrispondenza fra le armi citate nelle due fonti, su che base si può pensare di effettuare questa identificazione?

A questo punto sono sempre più curioso di leggere il testo di van Rookhuijzen, anche se questa proposta da lui formulata mi sembra veramente sempre più assurda...
 
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Righel.1
view post Posted on 22/12/2019, 16:38




Una bufala Ateniese? blow
 
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view post Posted on 22/12/2019, 19:39
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CITAZIONE (Righel.1 @ 22/12/2019, 16:38) 
Una bufala Ateniese? blow

Caro Righel, più che ateniese, ti direi olandese! :shifty:

Per il resto, non so se sia una "bufala" o meno (per formulare un giudizio definitivo, come detto, occorrerà aver letto prima attentamente il contributo di AJA)... Ma certo è che, sulla base dei ragionamenti e delle conoscenze messi insieme qui sopra, mi parrebbe un po' una cosa destinata presto a sgonfiarsi.

Voglio dire, se van Rookhuijzen avesse detto di essere in possesso di qualche mirabolante dato inedito, ancora ancora avrei potuto restarmene qui in trepidante attesa; ma se dice di aver sostanzialmente lavorato su una rilettura dell'edito... Signori, alla fine l'edito è edito, ed è alla portata di (quasi) tutti. I dati sono quelli, e con le giuste pubblicazioni alla mano si dovrebbe far presto a smascherare l'eventuale bufala.

Io ho portato le citazioni delle fonti letterarie antiche che, a mio avviso, mettono in forte crisi la proposta dell'autore, per come lui stesso parrebbe averla venduta alla stampa internazionale (nonché sintetizzata nel suo abstract). Inoltre, ci sono dati di carattere archeologico e topografico che ho potuto ritrovare su pubblicazioni tutto sommato recenti: la principale è, senza dubbio, E. Greco (a cura di), Topografia di Atene. Sviluppo urbano e monumenti dalle origini al III secolo d.C., Tomo 1 (Acropoli - Areopago - Tra Acropoli e Pnice), Atene-Paestum, Pandemos, 2010; ma più o meno le stesse informazioni le ho potute rintracciare anche nella breve (e più recente) guida all'Acropoli di K. Tsakos (The Acropolis and its new Museum: a guide to the history and archaeology, Athens, Hesperos, 2014), che acquistai qualche anno fa, durante un viaggio ad Atene. Senza contare che le epigrafi dell'Attica dovrebbero praticamente essere oggi tutte accessibili online (ho citato il database del PHI, ma c'è anche per esempio "AIO - Attic Inscriptions Online", e se non sbaglio altri ancora).

Quindi, a fronte di quanto detto fino a ora, mi chiedo come si possa anche solo pensare di sostenere che il Partenone in origine corrispondesse all'Eretteo (o alla sola Loggia delle Cariatidi)... Per questo sono curioso di leggere l'articolo originale, e anche di assistere alle repliche che sicuramente ci solleveranno da più parti all'interno del mondo accademico internazionale. Potrei anche sbagliarmi, non ho l'ardire di credermi l'esperto che sicuramente non sono... Ma penso proprio che questa teoria finirà presto nel dimenticatoio, e che il vero e unico Partenone di Atene continuerà a torreggiare nella sua imponenza sulla cima dell'Acropoli.
 
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view post Posted on 18/1/2020, 10:02
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Con l'arrivo di gennaio, finalmente è stato reso disponibile alla consultazione anche il tanto atteso e discusso articolo di van Rookhuijzen.

Vi lascio qui il link ad AJA online: www.ajaonline.org/article/4044.
Il sito rimanda a Jstor, dove anche chi non è iscritto alla versione a pagamento può comunque effettuare gratuitamente la registrazione e sfogliare il testo in rete, per prendere visione dei dati e dei ragionamenti proposti dall'autore (e il mio consiglio è di iscrivervi comunque, perché su questo sito si possono trovare gli articoli più disparati e interessanti).

Inutile dire che io me lo sono già letto in questi giorni... :P
Premetto che il testo non è affatto semplice, dal momento che la ricostruzione della topografia e delle architetture dell'Acropoli di Atene è materia già di per sé estremamente discussa e controversa (e anche io, in alcuni casi, confesso di aver fatto non poca difficoltà a seguire il filo dell'autore). Detto questo, confermo comunque che il mio parere, nel complesso, resta quello che già a suo tempo avevo formulato in questa discussione: a mio avviso, il testo può presentare forse qualche spunto di riflessione più o meno interessante, ma in linea generale lo trovo comunque pieno di lampanti controsensi, forzature nella lettura delle fonti ed errori metodologici, che mi fanno alquanto dubitare dell'attendibilità delle conclusioni a cui l'autore è giunto.

Tuttavia, credo anche che buona parte del "terremoto" che lo studio di van Rookhuijzen ha provocato al momento del suo lancio sia dovuto anche al solito sensazionalismo della stampa (nazionale e internazionale), che a quel che leggo mi sembrerebbe aver forse in parte estremizzato il senso di questo contributo... Ma vi lascio in ogni caso il tempo e il modo di esaminare adeguatamente il testo, e poi con gli eventuali interessati potremo provare ad affrontare la complessa serie di questioni che esso solleva.
 
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view post Posted on 29/3/2020, 13:22
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Finalmente, dopo mesi di silenzio, una voce autorevole si leva contro la posizione di van Rookhuijzen sull'identificazione del "Partenone originario" con un'ala dell'Eretteo di Atene. E questa voce è quella di Emanuele Papi, già docente di Archeologia classica all'Università di Siena e oggi Direttore della Scuola Archeologica Italiana di Atene.

Purtroppo non ho modo di linkarvi l'articolo (comparso su Il Sole 24 Ore), perché dal web non riesco al momento a rintracciarlo; tuttavia, sulla pagina Facebook della S.A.I.A. è stata appena pubblicata una fotografia del pezzo, in cui si può leggere la replica di Papi, che ovviamente smonta (pur sempre con gli spazi e il linguaggio concessi a una testata giornalistica) la proposta dell'archeologo olandese (a partire da considerazioni anche abbastanza lampanti, ma che possono già sufficientemente mettere in crisi le conclusioni del ragionamento dello studioso).
 
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10 replies since 20/12/2019, 09:56   240 views
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