Ogni promessa è debito, però forse è il caso che annoi i miei 24 (? magari!) lettori con alcune precisazioni.
I Maya non sono né mai sono stati un popolo, bensì un gran numero di etnie, che parla(va)no lingue diverse, appartenenti addirittura a 2 differenti gruppi linguistici
Oggi si contano ben 22 lingue, in tempi precolombiani erano almeno 6 e la situazione era molto simile a quella della Grecia classica: un gran numero di città, perennemente in conflitto tra loro, ciascuna delle quali controllava un territorio di dimensioni proporzionate all’importanza della città capoluogo, con alleanze molto varie, che mutavano anche in modo repentino.
Si può al più parlare di cultura Maya, o meglio, di un insieme di pratiche magico-religiose e di tratti culturali condivisi, ma c’erano notevoli differenze, oltre che nelle lingue parlate, anche nelle narrazioni mitiche, cosmologiche e cosmogoniche “circolanti” nelle varie città.
Non sono un archeologo né uno storico delle civiltà di quella zona, riguardo a questi argomenti sono un autodidatta, quindi non pretendo minimamente di conoscere tutte le varie versioni di queste narrazioni.
In particolare, i nomi delle divinità furono e sono numerosissimi e sono cambiati nel corso dei secoli.
Dopo la grande crisi della società Maya del Periodo Classico, avvenuta tra il IX e il X sec., con l’immigrazione delle genti Putún e Chontál nello Yucatán e nel Petén, zone a loro precedentemente precluse dai Maya “classici”, il numero delle divinità crebbe a dismisura e la relativa nomenclatura cambiò quasi totalmente. Ulteriori cambiamenti avvennero dopo la Conquista.
Di conseguenza, essendo quanto scrivo frutto delle mie letture, se qualcuno dei miei lettori effettuerà ricerche in rete a proposito dei miti di cui parlo, sicuramente si imbatterà anche in versioni, sia dei racconti sia dei nomi dei protagonisti, diverse da quelle che cito.
Vengo all’argomento che ho promesso di trattare.
Le vicende dei tre personaggi protagonisti della saga di cui ho scritto negli interventi precedenti, che per comodità continuerò a chiamare con il nome “classico” di Hun Hunahpu, Hunahpu e Ix Balam, pare nascondano un simbolismo legato alla coltivazione di tre vegetali e alla produzione di loro derivati, fondamentali nell’alimentazione di tutte le popolazioni mesoamericane: il mais, il cacao e le zucche.
Cominciamo dal mais.
Hun Hunahpu viene ucciso e seppellito nel terreno dai Signori dell’Inframondo.
Il suo corpo viene riassemblato dai due figli gemelli ed egli, come si vede nella raffigurazione del cosiddetto “piatto della resurrezione”, resuscita da una spaccatura della Terra, mentre Ix Balam versa acqua nella spaccatura.
E resuscita nei panni di Hun Nal Ye, generalmente detto dai mayanisti “il giovane dio del mais” e il cui nome molti di essi traducono in “primo mais manifestato”.
Non solo, a Hun Nal Ye viene affidato il compito di creare l’uomo della quinta era, l’Era del Sole o dell’Oro, quella attuale, mescolando il suo sangue con la farina di mais per creare un “golem” che prende vita e si dimostra del tutto adatto a soddisfare i desideri degli dei, dopo i quattro precedenti tentativi, miseramente falliti.
www.veneto.antrocom.org/blog/wp-content/piatto_k1892.jpgHun Hunahpu resuscita come Hun Nal Ye nel dipinto del Piatto della ResurrezioneCome si vede nel dipinto, Hunahpu sta porgendo qualcosa al padre, ma una mancanza nella pittura non ci permettere di distinguere cosa gli stia porgendo: probabilmente si tratta dell’infiorescenza femminile del mais o di un elote, cioè la giovane spiga di granoturco, appena spuntata.
https://c8.alamy.com/compit/f296jh/close-u...seta-f296jh.jpginfiorescenza femminile del mais, in inglese viene chiamata “mais silk”, cioè “seta del mais”https://c8.alamy.com/compit/e63b64/pianta-...ania-e63b64.jpgelotes ancora “incartati”Nel Libro del Chilam Balam Balam di Chumayel, che riporta antichi miti trasmessi oralmente ma messi per iscritto in Maya yucateco dopo la Conquista, Hun Nal Ye viene chiamato Aj Mun, cioè Signore del Frutto Giovane/Acerbo, mentre gli attuali Maya Lacandones lo chiamano Mu’un Nal, lett. Frutto Giovane/Acerbo del Mais.
Venne raffigurato sempre come un individuo giovane, con il capo rasato a parte il ciuffo di lunghi capelli lasciato sulla sommità (per questo viene detto anche “il dio tonsurato”), spesso con una spiga nell'acconciatura, mentre spunta dalla Terra o ha sotto i suoi piedi il Mostro della Terra.
Tre di questi particolari si vedono nella raffigurazione del piatto (la testa allungata e rasata, ciuffo sommitale a parte, e il Mostro della Terra cioè il teschio che si vede appena sotto la spaccatura nel carapace della Grande Tartaruga/Terra.)
Segno di alta nobiltà, la sua testa è quella, fra tutte le divinità, che presenta il più pronunciato allungamento artificiale. Era pratica usuale, tra i nobili Maya di alto rango, chiudere la testa dei neonati tra due tavolette fermate con una fasciatura, al fine di allungare loro il cranio, in un tipo di deformazione che viene chiamato tabulare obliqua, a differenza degli Olmechi che praticavano la deformazione tabulare eretta.
http://mayaruins.com/palenque/j2_2073.jpgtesta ritratto, in stucco modellato, di Pacal, grande sovrano di Palenque. Si vedono bene la deformazione tabulare obliqua del cranio e il ponte nasale artificiale, in genere costituito da un pezzo di giadeite verde mela, appositamente sagomato e fissato con della gomma appiccicosahttps://upload.wikimedia.org/wikipedia/com..._serpentine.jpgstatuetta olmeca in serpentino, shamano giaguaro con evidente deformazione del cranio tabulare eretta
Talvolta le raffigurazioni mostrano che i sovrani, abbigliati con i caratteristici indumenti e attributi di Hun Nal Ye, lo imitano nell'azione di coltivare o più spesso di spargere gocce di sangue, azione considerata analoga alla semina.
Notare la somiglianza dell’acconciatura di Pacal con quella di Hun Nal Ye visibile nel piatto, anche se quest’ultima è più complessa di quella del ritratto del sovrano.
Notare anche la collana al petto della divinità, composta da una serie di grani nel cui mezzo spicca una maschera. I sovrani Maya erano soliti indossare qualcosa di molto simile, una collana di conterie di giadeite, dalla quale pendeva una maschera dello stesso materiale. In genere, la maschera era il ritratto di una divinità solare oppure di una divinità legata alla fertilità, come il dio della pioggia Chaak.
Passiamo alle zucche.
Sia nella vicenda che riguarda la primigenia coppia di gemelli, Hun Hunahpu e Vucub Hunahpu, sia in quella che riguarda i due Gemelli Eroi, Huanhpu e Ix Balam, di cui i precedenti erano rispettivamente padre e zio, ad un certo punto compare una zucca, che serve a rimpiazzare la testa di uno dei gemelli, rispettivamente Hun Hunahpu e Hunahpu, decapitato dalle divinità dell’Inframondo.
Non solo, la testa di Hun Hunahpu si maschera tra le zucche, frutti di una pianta che si arrampica sul fusto di un alto albero, una ceiba alla sommità del quale sta appollaiato il malefico Vucub Caquix.
http://research.mayavase.com/uploads/mayavase/hires/5615.jpgla testa di Hun Hunahpu si nasconde tra i frutti di due piante: nell’angolo in alto all’estrema sx, la si vede dietro una grossa zucca, al centro spunta sul tronco di un albero di cacao Le popolazioni mesoamericane coltivavano numerose varietà di zucche ed esse erano molto importanti nella loro dieta. Per il nostro modo di vedere, il metodo di coltivazione era insolito: preparato il campo per la semina, prima venivano piantati i semi di mais. Una volta che le piante di mais fossero cresciute fino ad essere relativamente alte, venivano piantati in mezzo a loro semi di fagiolo e di zucca, in modo che le piantine che si sviluppavano da questi trovassero un sostegno adeguato sul quale arrampicarsi.
Vedremo più avanti che i semi di zucca sono legati in qualche modo a quelli di cacao.
Veniamo infine al cacao.
Come si può vedere nell’immagine precedente, la testa di Hun Hunahpu viene rappresentata anche mentre spunta in mezzo ai frutti di una pianta di cacao.
Questo personaggio è destinato a diventare Hun Nal Ye, il giovane dio del mais, e tra il mais e il cacao c’è uno “strano” collegamento.
Guardate queste immagini
https://st4.depositphotos.com/1011706/2018...othes-green.jpgpannocchia di mais appena staccata (in realtà. sarebbe corretto chiamarla spiga, ma questo non c’entra con l’argomento che sto trattando)https://as2.ftcdn.net/jpg/01/41/78/37/1000...Sg8Nw7BZfee.jpgil frutto del cacao si chiama cabossa e questa è una cabossa aperta, i semi si chiamano fave
La disposizione delle fave del cacao all’interno della cabossa richiama quella delle cariossidi di mais ancora attaccate al tutolo.
Tutte le popolazioni della Mesoamerica amavano e amano i giochi di parole, soprattutto nelle figure retoriche come l’allitterazione, l’omeoteleuto, la paronomasia, l’assonanza, la consonanza, la metafora e, come in questo caso, quel tipo di metonimia che sostituisce un oggetto con un altro che in qualche modo gli somiglia o presenta qualche carattere affine, una specie di “traslazione laterale”, come la chiama Mark Miller Graham, un grande mayanista.
Di conseguenza, il frutto del mais è simile e intercambiabile nei glifi con quello del cacao e quindi Hun Nal Ye è contemporaneamente la divinità del mais e del cacao.
www.belizehistorysjc.com/uploads/3...4f043c_orig.jpgHun Nal Ye con cabosse di cacao che crescono dal suo corpoChe cosa si celi nel racconto della resurrezione di Hun Hunahpu/ Hun Nal Ye, cioè il ciclo di vegetazione del mais e la natura dell’Uomo come creatura costituita dal suo alimento principale, il mais appunto, lo abbiamo già visto.
Ora vediamo cosa si “nasconde” nel racconto della cremazione dei due Gemelli Eroi, con successiva macinazione delle loro ossa e resurrezione nell’aspetto di due pesci (vedi post iniziale di questa discussione).
Questi gemelli sono figli di Hun Hunahpu/Hun Nal Ye, che abbiamo visto essere sia la divinità del mais che quella del cacao. Dato che essi sono suoi figli, sono il frutto sia della pianta del mais che di quella del cacao.
Nella Mesoamerica il ciclo che porta dalle fave al consumo della pasta di cacao è questo:
- le fave devono essere lasciate fermentare = le dure coppie di gemelli entrano nei mondi sotterranei;
- poi vengono arrostite = i due Gemelli Eroi, una volta assassinati, vengono cremati;
- per trasformarle in pasta di cacao vengono molite = le ossa dei due gemelli, calcinate, vengono macinate;
- per consumare la pasta di cacao, la si scioglie in acqua tiepida = le ceneri e la polvere ossea dei due gemelli vengono gettate nell’acqua.
In pratica, viene preparata una bevanda che sembrerebbe analoga alla nostra cioccolata. In realtà, è molto diversa, più liquida e amara, perché non zuccherata. Inoltre, viene agitata con un frustino, per renderla schiumosa.
Viene ancor oggi servita dentro un contenitore, che nell’antichità per gli abbienti era un bel vaso, per i comuni era una zucca essiccata e tagliata a metà, a mo’ di tazza.
Ecco il primo legame tra zucca e cacao.
Ce n’è un secondo: anche i semi di zucca veni(va)no tostati, macinati e utilizzati per preparare una bevanda molto simile, se non nel gusto, almeno nel colore.
Rimane da spiegare perché dalle polveri gettate nell’acqua “nascano” due pesci.
Ecco un esempio di come gli scribi Maya scrivevano la parola kakaua, da cui è derivata la nostra parola cacao (notare che scrivevano ka-ka-wa perché per omofonia, nei glifi l’ultima sillaba doveva terminare con la stessa vocale della prima, ma l’ultima vocale non veniva pronunciata, il glifo si leggeva kakau)
https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Ca..._vectorized.pngLe prime due sillabe di kakau sono omofone con la parola che in molte lingue Maya significa “pesce”, ka. A sua volta, ka è omofono di cha’, che significa due (la ch di cha’ sta ad indicare un leggera aspirazione della c, una specie di c toscana, per intenderci, mentre la a’ indica una glottalizzazione della vocale.)
http://www.famsi.org/mayawriting/dictionar...images/t203.gifquesto pesce è spesso utilizzato per la sillaba ka nella parola kakau
Una rappresentazione visiva di questo gioco di parole si verifica nelle ortografie glifiche di kakau, in cui un pesce, o una pinna di pesce, viene letto come la sillaba ka.
Vediamo alcuni esempi di glifi da leggersi “kakau”: in quello riportato nella prima immagine sottostante vediamo una pinna di pesce dietro la testa centrale, nel secondo si vede una specie di pesce palla, con i punti neri, sempre dipinti sul viso e sul corpo dei due Gemelli Eroi, e una pinna ventrale ben evidente, nel terzo si vede una testa di pesce con una evidente pinna.
Nel quarto, il pesce già visto, utilizzato per la sillaba “ka” in alcune versioni della parola kakau.
Purtroppo, non sono riuscito a trovare immagini ingrandite del 3° e 4° glifo…
https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Ca..._vectorized.pnghttps://i.pinimg.com/originals/5c/c1/a2/5c...5ab72df563b.jpghttp://www.famsi.org/mayawriting/dictionar...es/t738_130.gifhttp://www.famsi.org/mayawriting/dictionar...images/t203.gifNotare che:
- sopra la testa che compare nel primo glifo sono dipinti due punti neri, simbolo dei due gemelli;
- il “pesce palla” della seconda immagine sta espellendo dalla bocca due punti neri, idem c.s., e sulla sua “guancia” sono dip9inti dei “cerchietti” zigrinati, altro simbolo dei due gemelli;
- la sillaba ka, cioè pesce, è omofona alla sillaba cha’, che significa
due e
due sono i gemelli delle
due coppie e
due sono le sillabe ka nella parola kakau.
Tutto questo non è certamente casuale: le ceneri dei due gemelli, diluite nell’acqua, sono come la bevanda a base di cacao e la parola kakau è composta da due sillabe ka, pesce, omofone a cha’, due.
Quindi, la parola kakau “contiene” due pesci e di conseguenza dalle ceneri dei due Gemelli Eroi nascono appunto due pesci.
Oltre a spiegare il significato delle avventure narrate in questo racconto mitico, l'associazione tra cacao e pesce, rintracciata attraverso le narrazioni mitologiche e le rappresentazioni iconografiche, fornisce chiare informazioni sul valore metaforico del cacao come potente simbolo di rinascita.
Edited by Usékar - 2/1/2020, 17:50