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Le vicende degli eroi gemelli dei Maya - Integrazioni postclassiche

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view post Posted on 29/12/2019, 20:14
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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Le vicende degli eroi gemelli dei Maya - Integrazioni postclassiche

Come ho raccontato qui https://ostraka.forumfree.it/?t=77145446, secondo i miti dei Maya del Periodo Classico (200 a.C. – 800 d.C.) un ruolo importantissimo nelle vicende che portarono alla creazione dell’Uomo lo ebbero due gemelli, che i mayanisti hanno battezzato “i gemelli eroi”.

Nel corso dei secoli, soprattutto nel periodo successivo alla grande crisi della società Maya classica e fino all’arrivo dei conquistatori europei, la narrazione si accrebbe di molti episodi secondari.
Questi ebbero origine dalla commistione culturale con le genti immigrate, dopo il IX sec., nel territorio dei Maya classici propriamente detti, le quali portarono con sé abbondanti tracce dei contatti che avevano avuto con le popolazioni stanziate nel Messico centrale, contatti dovuti essenzialmente al commercio del sale.

Queste genti immigrate parlavano lingue affini a quelle dei Maya classici ed appartenevano a due etnie, Chontál e Putún, stanziate in origine vicino alla grande Laguna de Terminos, sulla costa del Golfo del Messico al confine tra gli attuali stati federati messicani di Campeche e Tabasco, zona nella quale tutt’ora esistono grandi coltivazioni saline.

Pur essendo etnie affini ai Maya, non erano culturalmente del tutto Maya, in quanto appunto avevano assorbito buona parte delle credenze religiose e dei miti cosmologici delle genti con le quali da secoli commerciavano, quelle stanziate nella valle dell’Anáhuac: Toltechi, Tlaxcaltechi, Totonachi e soprattutto Cicimechi e Teotihuacani (i Mexica/Aztechi arrivarono nella zona dell’attuale Città del Messico solo attorno al 1300 d.C.).

Da queste genti appresero il culto del serpente piumato, in náhuatl Quetzalcóatl, ribattezzato da essi Kukulcan, che altro non è che la traduzione quasi letterale dell’originario nome nahua (quetzal = k’uk = uccello dalle piume verde smeraldo, ul è un attributo che identifica la sacralità, cóatl = k’an = serpente).

Col tempo, Kukulcan divenne Gucumatz e anche Kukumatz, nome con il quale viene citato nel Popol Vuh e nei vari Libri del Chilam Balam, testi che riportano antichi miti trasmessi oralmente e messi per iscritto ben dopo l’arrivo degli Spagnoli, probabilmente nella seconda metà del XVIII sec.

In origine, i due gemelli eroi si chiamavano Hunahpú, cioè Primo Signore (hun significa uno, ahpú significa cacciatore con la cerbottana ma era utilizzato anche come sinonimo di ajaw, signore), e Ix Balam, cioè Lei Giaguaro. Alla fine del mito “classico” sono ricompensati diventando l’uno il Sole, l’altro/a la Luna (la dea Luna è Ix Chel, Lei Luna, ecco il perché di Ix Balam.)
Anche il loro nome, col tempo, subì delle modifiche: nel Popol Vuh vengono chiamati rispettivamente Xhunahpú, cioè Giovane Primo Signore, e Ixbalanqué o Xbalanqué.

Assieme al dio serpente piumato, Chontáles e Putúnes importarono anche i grandi sacrifici umani.
I Maya classici si limitavano a sacrificare re e generali catturati in battaglia, mentre i nuovi venuti importarono i sacrifici “di massa” per così dire, in particolare sacrificavano giovani di entrambi i sessi e individui affetti da nanismo e da deformazioni alla spina dorsale, gettandoli nelle acque dei cenotes sacri (cenote, dal maya dzonot, è una cavità carsica sul cui fondo si trova un lago d’acqua dolce, spesso molto profondo.)

In realtà, una prima penetrazione culturale e non solo, da parte della grande potenza di Teotihuácan si ebbe già nel IV secolo a Tikal, importantissima città del Periodo Classico Maya, situata nel Petén, il cuore della zona Maya classica.

La stele 31 eretta nella piazza principale di questa grandissima città testimonia che il 31 gennaio del 378 d.C. arrivò in città l’esercito teotihuacano comandato dal più potente dei sui generali, il quale, in vacanza di governo locale (il precedente re in carica era morto da 15 giorni, senza eredi diretti), installò sul trono un figlio del re di Teotihuácan. Per legittimare la cosa, il nuovo re sposò una principessa del sangue reale della precedente dinastia di Tikal.

Iniziò così in quella città una dinastia regale, destinata a durare 400 anni, che portò un immediato cambiamento nell’iconografia locale (da quel momento in poi, i re di Tikal vennero ritratti abbigliati in stile tipicamente teotihuacano), nelle tecniche di combattimento (venne introdotto l’uso dell’atlatl, il lanciadardi, in precedenza sconosciuto ai Maya) e nelle pratiche religiose.
Tuttavia, queste novità rimasero “confinate” al solo regno di Tikal, non si estesero alle altre città Maya, in particolare a Calakmul, la grande rivale di Tikal, che la sconfisse più volte, tanto da renderla inoffensiva per circa 150 anni, a partire dal 500 d.C.

Torno alle vicende dei due eroi gemelli e ai miti che li riguardano, introdotti in epoca postclassica e riportati sia nei libri di cui ho parlato in precedenza, sia sui dipinti presenti su vasi di pregevole fattura.
Di questi vasi vedremo due esempi più avanti.

Secondo il mito classico, i gemelli eroi semplicemente decisero di discendere dal Cielo, dove vivevano protetti dai nonni adottivi, tra i quali si era rifugiata la madre, Ixquic cioè Signora Sangue, per cercare nell’Inframondo sotterraneo, l’oscuro Xibalbá regno della morte e delle malattie, i resti del padre, Hun Hunahpu (vedi quanto ho raccontato nella discussione di cui ho trascritto l’indirizzo all’inizio di questa).
Una volta decisi, lo fecero, senza problemi discesero nell’Inframondo.

Le narrazioni mitologiche dei mondi sotterranei elaborate dalle genti della valle dell’ Anáhuac, invece, narravano di spaventose prove da superare, per raggiungere la parte “tranquilla” dell’Inframondo, un po’ come accade ad Eracle, nel racconto della sua discesa agli Inferi.
Questa versione fu accolta dalle genti mayoidi che vennero a contatto con gli abitanti di quella valle ed elaborate alla maniera “maya”.
Di conseguenza, secondo i miti elaborati da Chontáles e Putunés e raccolti nei libri scritti successivamente, Xibalbá è una grande città, per raggiungere la quale il percorso è pieno di difficoltà, prove e trappole per chiunque entri.

La città è la sede di almeno sei pericolose case, piene di prove per i visitatori, ma già il sentiero d’ingresso, che conduce alla città, è costellato di pericoli.

Si inizia da un fiume colmo di scorpioni, seguito da uno di sangue, e per finire uno di pus.
Passati questi, si trova una crocevia presso il quale i viaggiatori devono scegliere tra quattro strade che parlano nel tentativo di confonderli e ingannarli.

Dopo aver passato questi ostacoli si arriva al luogo del concilio di Xibalbá, dove i visitatori incontrano i Signori in seduta. Manichini realistici sono seduti vicino ai Signori per confondere e umiliare le persone che li salutano, e i confusi vengono allora invitati a sedersi su di una panchina, che è in realtà una piastra rovente per cucinare.
Questo perché i Signori di Xibalbá si divertono umiliando le persone in questo modo prima di inviarle ad una delle tante prove mortali, quelle delle sei case.

La prima è la «Casa Buia», in cui per fare luce si devono usare delle torce da NON consumare.
A questa prova vennero sottoposti, dopo aver disturbato i Signori dell’Inframondo, giocando rumorosamente a palla, Hun Hunahpú e Vucub Hunahpú, i due primi gemelli, padre e zio degli Eroi.
Essi fallirono e per questo fallimento furono condannati a morte e i loro corpi vennero smembrati.
I due Gemelli Eroi, invece, superarono la prova utilizzarono come torce dei sigari che non si spegnevano durante la notte ed emettevano un denso fumo, che confuse i Signori degli Inferi. Al mattino, i sigari scomparvero e questo ingannò i Signori.

Seguono la «Casa dei Rasoi», piena di rasoi che si muovono di spontanea volontà, la «Casa Fredda», in cui ci sono tempeste troppo fredde per sopravvivere, la «Casa Calda», un “inferno” di fuoco e lava e la «Casa dei Giaguari», in cui i Giaguari devono mangiare le persone.
I due Gemelli eroi superano tutte queste prove con vari altri espedienti.

La sesta e ultima è la «Casa dei Pipistrelli», la “sfida” più pericolosa di Xibalbà: giganteschi pipistrelli, fra cui «Camazotz», tentano di uccidere con gli artigli le vittime.

www.lascimmiapensa.com/wp-content/...06/Camazotz.jpg
questa è una rappresentazione di epoca coloniale di Camatzotz, che probabilmente diede origine alla figura di Batman

In questa sfida viene decapitato Xhunahpú e la sua testa viene utilizzata dai Signori come palla da gioco.
Ma Xbalanque riesce mettere sul corpo del gemello una zucca a forma di testa, poi distrae i Signori in modo che Xhunahpú possa recuperare la sua vera testa e rimetterla al proprio posto.
A questo punto, i Signori si spazientiscono e decidono di uccidere i due Gemelli eroi.
Creano una pozione alcoolica e velenosa, la somministrano ai due gemelli, che si ubriacano e muoiono.
I Signori ne bruciano i corpi in un forno scavato nella terra argillosa, poi ne triturano le ossa e gettano ceneri e polveri delle ossa in uno dei tre fiumi, per disperderle.
Ma le ceneri affondano immediatamente e si depositano sul fondale, restando unite, dando vita a due pesci gatto, che dopo cinque giorni riemergono alla superficie, dove gli abitanti di Xibalbà ne riconoscono i visi, per cui i gemelli resuscitano definitivamente.

www.mayavase.com/3266web.jpg
vaso con la raffigurazione dei Gemelli Eroi, rinati come pesci gatto, mentre nuotano nelle acque di un fiume

www.mayavase.com/4871web.jpg
vaso con i Gemelli Eroi trasformati in oggetti celesti, il sole e la luna, alla fine della loro epopea


Da qui in avanti, anche la narrazione del Popol Vuh segue il mito tradizionale.
Tuttavia, nei diversi Libri dei Chilam Balam sono riportati anche molti altri episodi della vita dei due Gemelli Eroi e delle loro vicende tra i Signori di Xibalbà, un po’ come succede nei racconti della vita della giovinezza di Cristo riportati dai Vangeli Apocrifi.

A differenza delle vicende descritte in quei Vangeli, però, la descrizione data nel Popol Vuh delle prove alle quali furono sottoposti i Gemelli Eroi nasconde un simbolismo legato alla vita quotidiana dei Maya, in particolare riguarda la idealizzazione del ciclo di coltivazione e consumo di tre alimenti di origine vegetale, per loro indispensabili.
Ne scriverò in un prossimo intervento.

Edited by Usékar - 30/12/2019, 17:39
 
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view post Posted on 30/12/2019, 14:14
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[QUOTE=Usékar,29/12/2019, 20:14 ?t=77229272&st=0#entry636903300]

Necessito di qualche chiarimento.

CITAZIONE
In origine, i due gemelli eroi si chiamavano Hunahpú, cioè Primo Signore (hun significa uno, ahpú significa cacciatore con la cerbottana ma era utilizzato anche come sinonimo di ajaw, signore), e Ix Balam, cioè Lei Giaguaro. Alla fine del mito “classico” sono ricompensati diventando l’uno il Sole, l’altro/a la Luna (la dea Luna è Ix Chel, Lei Luna, ecco il perché di Ix Balam.)
Anche il loro nome, col tempo, subì delle modifiche: nel Popol Vuh vengono chiamati rispettivamente Xhunahpú, cioè Giovane Primo Signore, e Ixbalanqué o Xbalanqué.

Posso dedurne che il prefisso (?) Ix indichi il genere femminile?

CITAZIONE
I Maya classici si limitavano a sacrificare re e generali catturati in battaglia, mentre i nuovi venuti importarono i sacrifici “di massa” per così dire, in particolare sacrificavano giovani di entrambi i sessi e individui affetti da nanismo e da deformazioni alla spina dorsale, gettandoli nelle acque dei cenotes sacri (cenote, dal maya dzonot, è una cavità carsica sul cui fondo si trova un lago d’acqua dolce, spesso molto profondo.)

Questo mi ricorda la figura del pharmakòs presente nelle culture preistoriche del vicino oriente.

CITAZIONE
Tuttavia, queste novità rimasero “confinate” al solo regno di Tikal, non si estesero alle altre città Maya, in particolare a Calakmul, la grande rivale di Tikal, che la sconfisse più volte, tanto da renderla inoffensiva per circa 150 anni, a partire dal 500 d.C.

Mi è poco chiaro quel "la sconfisse due volte". Significa che Calakmul sconfisse Tikal o il contrario?

CITAZIONE
Secondo il mito classico, i gemelli eroi semplicemente decisero di discendere dal Cielo, dove vivevano protetti dai nonni adottivi, tra i quali si era rifugiata la madre, Ixquic cioè Signora Sangue, per cercare nell’Inframondo sotterraneo, l’oscuro Xibalbá regno della morte e delle malattie, i resti del padre, Hun Hunahpu (vedi quanto ho raccontato nella discussione di cui ho trascritto l’indirizzo all’inizio di questa).
Una volta decisi, lo fecero, senza problemi discesero nell’Inframondo.

Che cosa intendi esattamente per inframondo ?

CITAZIONE
I due Gemelli Eroi, invece, superarono la prova utilizzarono come torce dei sigari che non si spegnevano durante la notte ed emettevano un denso fumo, che confuse i Signori degli Inferi. Al mattino, i sigari scomparvero e questo ingannò i Signori.

Quindi i Maya fumavano sigari?

CITAZIONE
Ma le ceneri affondano immediatamente e si depositano sul fondale, restando unite, dando vita a due pesci gatto, che dopo cinque riemergono alla superficie, dove gli abitanti di Xibalbà ne riconoscono i visi, per cui i gemelli resuscitano definitivamente.

Scusa, dopo"cinque" che?

CITAZIONE
vaso con i Gemelli Eroi trasformati in oggetti celesti, il sole e la luna, alla fine della loro epopea

Ecco, m'interesserebbe sapere se ci sono altre leggende Maya che hanno come oggetto (o soggetto) dei corpi celesti.
 
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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Righel, grazie per le domande e per la segnalazione di una "mancanza".

Iniziamo da questa: dopo cinque "giorni"..., correggo anche il testo, chiedo scusa :worthy.gif: :rolleyes:

Ix in effetti indica il genere femminile, in pratica "lei", "la" o "signora", a seconda del testo, aj in spagnolo o ah nella versione inlgese indica il genere maschile, "egli", "il", "signore", sempre a seconda del testo.

Gli individui giovani gettati nei cenotes, in genere adolescenti maschi o più spesso giovani femmine presumibilmente vergini, erano considerati dei messaggeri nei confronti delle divinità dell'Inframondo, a loro venivano affidati messaggi e richieste.

Calakmul sconfisse due volte Tikal, prima di venire a sua volta sconfitta. dopo un secolo e mezzo. C'è una differenza nelle conseguenze.
Tikal rimase totalmente silente per circa 150 anni, dopo le due sconfitte subite, nel sito non vennero erette stele nè grandi monumenti e non viene citata in stele o epigrafi presenti nelle città sue alleate, tanto che questo periodo viene chiamato dai mayanisti "lo iato di Tikal".
Quando si rimise in piedi e sconfisse a sua voilta Calakmul, questa rimase comunque, nella zona di sua influenza, una potenza, sia pur ridotta, si eressero ancora stele nel sito e venne ancora nominata nelle stele di alcune sue città alleate.

I Maya e tutte le popolazioni mesoamericane non avevano il concetto di Inferno e Paradiso, bensì di una serie di mondi inferiori, in genere 9, e di mondi superiori, da 4 a 13 secondo le culture.
I mayanisti chiamano convenzionalmente "Inframondo" i mondi inferiori, dominati delle divinità della morte e delle infermità, mentre i mondi superiori erano quelli in cui andavano a vivere, dopo la morte, gli antenati divinizzati e, nel caso delle popolazioni della valle centrale del Messico (Anáhuac), i guerrieri morti valorosamente in battaglia e le donne morte di parto, essendo il parto considerato la battaglia che sostenevano le donne per poter mettere al mondo nuovi guerrieri.

I Maya classici non credo fumassero sigari, quelli dell'epoca postclassica, in particolare quelli contemporanei alla conquista, quando venne messo per iscritto il Popol Vuh (c'è chi afferma alla fine del XVI sec, chi nella II metà del XVII sec.) conoscevano il tabacco e i loro shamani lo utilizzavano come sostanza psicotropa, dato che la Nicotiana rustica nativa è molto molto molto più forte della Nicotiana tabacum che utilizziamo noi oggi (viene utilizzata tutt'ora, l'ho provata... non è stata una delle 10 esperienze più piacevoli della mia vita.)
E appunto ai racconti scritti nel Popol Vuh e nei Libri dei Chilam Balam si riferiscono i miti che ho definitop, nel titolo, integrazioni postclassiche.

Oggetti celesti.
In alcune varianti del finale del mito dei Gemelli Eroi, essi vengono trasformati nei due aspetti di Venere, Vespero è Ix Balam o meglio Xbalanque o Ixbalanque, Lucifero è Hunahpu o meglio Xhunahpu.
Se hai letto tutto quanto ho scritto a proposito dei loro miti cosmogonici/cosmologici, e se ricordi la mia ultima "conversazione" presso la sede degli archeoastronomi napoletani, ci sono altre stelle inserite nei racconti mitici.
Tre stelle di quella che è per noi la Costellazione dei Gemelli sono state da essi identificate come la coppia copulante dei progenitori, la Prima Madre e il Primo Padre, che in epoca classica non avevano nome.
Le tre stelle di quella che per noi è la Cintura di Orione, per i Maya erano la Grande Tartaruga, che finì per sostenere la Terra.
Il triangolo apparente costituito dalle stelle che noi chiamiamo Righel (in pratica tu), Alnitak e Saiph è il triangolo delle Tre Pietre del Cuore o del Focolare, al cui centro essi riuscivano a scorgere la nebulosa M42, che per loro era il Fumo del Primo Fuoco.

Un solo autore, per quanto ne so, non concorda con questa versione relativa al triangolo e alla M42, ma non ricordo esattamente cosa significano per lui i glifi relativi, presenti sul lato est della stele C di quiriguà.


Si è quasi sicuri che, oltre a quelli di Venere, conoscevano i moti di Marte, qualcuno si spinge a dire anche quelli di Giove e Saturno, almeno in parte.
Tuttavia, per quanto ne so non ci sono miti noti ad essi legati.

Di più, non ti so dire.
 
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view post Posted on 30/12/2019, 17:48
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Ti ringrazio.
Sei riuscito a compattare in un unico post tutti i riferimenti che mi interessano.
 
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view post Posted on 1/1/2020, 15:34
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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Ogni promessa è debito, però forse è il caso che annoi i miei 24 (? magari!) lettori con alcune precisazioni.

I Maya non sono né mai sono stati un popolo, bensì un gran numero di etnie, che parla(va)no lingue diverse, appartenenti addirittura a 2 differenti gruppi linguistici
Oggi si contano ben 22 lingue, in tempi precolombiani erano almeno 6 e la situazione era molto simile a quella della Grecia classica: un gran numero di città, perennemente in conflitto tra loro, ciascuna delle quali controllava un territorio di dimensioni proporzionate all’importanza della città capoluogo, con alleanze molto varie, che mutavano anche in modo repentino.

Si può al più parlare di cultura Maya, o meglio, di un insieme di pratiche magico-religiose e di tratti culturali condivisi, ma c’erano notevoli differenze, oltre che nelle lingue parlate, anche nelle narrazioni mitiche, cosmologiche e cosmogoniche “circolanti” nelle varie città.

Non sono un archeologo né uno storico delle civiltà di quella zona, riguardo a questi argomenti sono un autodidatta, quindi non pretendo minimamente di conoscere tutte le varie versioni di queste narrazioni.
In particolare, i nomi delle divinità furono e sono numerosissimi e sono cambiati nel corso dei secoli.
Dopo la grande crisi della società Maya del Periodo Classico, avvenuta tra il IX e il X sec., con l’immigrazione delle genti Putún e Chontál nello Yucatán e nel Petén, zone a loro precedentemente precluse dai Maya “classici”, il numero delle divinità crebbe a dismisura e la relativa nomenclatura cambiò quasi totalmente. Ulteriori cambiamenti avvennero dopo la Conquista.
Di conseguenza, essendo quanto scrivo frutto delle mie letture, se qualcuno dei miei lettori effettuerà ricerche in rete a proposito dei miti di cui parlo, sicuramente si imbatterà anche in versioni, sia dei racconti sia dei nomi dei protagonisti, diverse da quelle che cito.

Vengo all’argomento che ho promesso di trattare.

Le vicende dei tre personaggi protagonisti della saga di cui ho scritto negli interventi precedenti, che per comodità continuerò a chiamare con il nome “classico” di Hun Hunahpu, Hunahpu e Ix Balam, pare nascondano un simbolismo legato alla coltivazione di tre vegetali e alla produzione di loro derivati, fondamentali nell’alimentazione di tutte le popolazioni mesoamericane: il mais, il cacao e le zucche.

Cominciamo dal mais.
Hun Hunahpu viene ucciso e seppellito nel terreno dai Signori dell’Inframondo.
Il suo corpo viene riassemblato dai due figli gemelli ed egli, come si vede nella raffigurazione del cosiddetto “piatto della resurrezione”, resuscita da una spaccatura della Terra, mentre Ix Balam versa acqua nella spaccatura.
E resuscita nei panni di Hun Nal Ye, generalmente detto dai mayanisti “il giovane dio del mais” e il cui nome molti di essi traducono in “primo mais manifestato”.
Non solo, a Hun Nal Ye viene affidato il compito di creare l’uomo della quinta era, l’Era del Sole o dell’Oro, quella attuale, mescolando il suo sangue con la farina di mais per creare un “golem” che prende vita e si dimostra del tutto adatto a soddisfare i desideri degli dei, dopo i quattro precedenti tentativi, miseramente falliti.

www.veneto.antrocom.org/blog/wp-content/piatto_k1892.jpg
Hun Hunahpu resuscita come Hun Nal Ye nel dipinto del Piatto della Resurrezione

Come si vede nel dipinto, Hunahpu sta porgendo qualcosa al padre, ma una mancanza nella pittura non ci permettere di distinguere cosa gli stia porgendo: probabilmente si tratta dell’infiorescenza femminile del mais o di un elote, cioè la giovane spiga di granoturco, appena spuntata.

https://c8.alamy.com/compit/f296jh/close-u...seta-f296jh.jpg
infiorescenza femminile del mais, in inglese viene chiamata “mais silk”, cioè “seta del mais”

https://c8.alamy.com/compit/e63b64/pianta-...ania-e63b64.jpg
elotes ancora “incartati”

Nel Libro del Chilam Balam Balam di Chumayel, che riporta antichi miti trasmessi oralmente ma messi per iscritto in Maya yucateco dopo la Conquista, Hun Nal Ye viene chiamato Aj Mun, cioè Signore del Frutto Giovane/Acerbo, mentre gli attuali Maya Lacandones lo chiamano Mu’un Nal, lett. Frutto Giovane/Acerbo del Mais.
Venne raffigurato sempre come un individuo giovane, con il capo rasato a parte il ciuffo di lunghi capelli lasciato sulla sommità (per questo viene detto anche “il dio tonsurato”), spesso con una spiga nell'acconciatura, mentre spunta dalla Terra o ha sotto i suoi piedi il Mostro della Terra.
Tre di questi particolari si vedono nella raffigurazione del piatto (la testa allungata e rasata, ciuffo sommitale a parte, e il Mostro della Terra cioè il teschio che si vede appena sotto la spaccatura nel carapace della Grande Tartaruga/Terra.)
Segno di alta nobiltà, la sua testa è quella, fra tutte le divinità, che presenta il più pronunciato allungamento artificiale. Era pratica usuale, tra i nobili Maya di alto rango, chiudere la testa dei neonati tra due tavolette fermate con una fasciatura, al fine di allungare loro il cranio, in un tipo di deformazione che viene chiamato tabulare obliqua, a differenza degli Olmechi che praticavano la deformazione tabulare eretta.

http://mayaruins.com/palenque/j2_2073.jpg
testa ritratto, in stucco modellato, di Pacal, grande sovrano di Palenque. Si vedono bene la deformazione tabulare obliqua del cranio e il ponte nasale artificiale, in genere costituito da un pezzo di giadeite verde mela, appositamente sagomato e fissato con della gomma appiccicosa

https://upload.wikimedia.org/wikipedia/com..._serpentine.jpg
statuetta olmeca in serpentino, shamano giaguaro con evidente deformazione del cranio tabulare eretta

Talvolta le raffigurazioni mostrano che i sovrani, abbigliati con i caratteristici indumenti e attributi di Hun Nal Ye, lo imitano nell'azione di coltivare o più spesso di spargere gocce di sangue, azione considerata analoga alla semina.
Notare la somiglianza dell’acconciatura di Pacal con quella di Hun Nal Ye visibile nel piatto, anche se quest’ultima è più complessa di quella del ritratto del sovrano.
Notare anche la collana al petto della divinità, composta da una serie di grani nel cui mezzo spicca una maschera. I sovrani Maya erano soliti indossare qualcosa di molto simile, una collana di conterie di giadeite, dalla quale pendeva una maschera dello stesso materiale. In genere, la maschera era il ritratto di una divinità solare oppure di una divinità legata alla fertilità, come il dio della pioggia Chaak.

Passiamo alle zucche.
Sia nella vicenda che riguarda la primigenia coppia di gemelli, Hun Hunahpu e Vucub Hunahpu, sia in quella che riguarda i due Gemelli Eroi, Huanhpu e Ix Balam, di cui i precedenti erano rispettivamente padre e zio, ad un certo punto compare una zucca, che serve a rimpiazzare la testa di uno dei gemelli, rispettivamente Hun Hunahpu e Hunahpu, decapitato dalle divinità dell’Inframondo.
Non solo, la testa di Hun Hunahpu si maschera tra le zucche, frutti di una pianta che si arrampica sul fusto di un alto albero, una ceiba alla sommità del quale sta appollaiato il malefico Vucub Caquix.

http://research.mayavase.com/uploads/mayavase/hires/5615.jpg
la testa di Hun Hunahpu si nasconde tra i frutti di due piante: nell’angolo in alto all’estrema sx, la si vede dietro una grossa zucca, al centro spunta sul tronco di un albero di cacao

Le popolazioni mesoamericane coltivavano numerose varietà di zucche ed esse erano molto importanti nella loro dieta. Per il nostro modo di vedere, il metodo di coltivazione era insolito: preparato il campo per la semina, prima venivano piantati i semi di mais. Una volta che le piante di mais fossero cresciute fino ad essere relativamente alte, venivano piantati in mezzo a loro semi di fagiolo e di zucca, in modo che le piantine che si sviluppavano da questi trovassero un sostegno adeguato sul quale arrampicarsi.
Vedremo più avanti che i semi di zucca sono legati in qualche modo a quelli di cacao.

Veniamo infine al cacao.
Come si può vedere nell’immagine precedente, la testa di Hun Hunahpu viene rappresentata anche mentre spunta in mezzo ai frutti di una pianta di cacao.
Questo personaggio è destinato a diventare Hun Nal Ye, il giovane dio del mais, e tra il mais e il cacao c’è uno “strano” collegamento.
Guardate queste immagini

https://st4.depositphotos.com/1011706/2018...othes-green.jpg
pannocchia di mais appena staccata (in realtà. sarebbe corretto chiamarla spiga, ma questo non c’entra con l’argomento che sto trattando)

https://as2.ftcdn.net/jpg/01/41/78/37/1000...Sg8Nw7BZfee.jpg
il frutto del cacao si chiama cabossa e questa è una cabossa aperta, i semi si chiamano fave

La disposizione delle fave del cacao all’interno della cabossa richiama quella delle cariossidi di mais ancora attaccate al tutolo.
Tutte le popolazioni della Mesoamerica amavano e amano i giochi di parole, soprattutto nelle figure retoriche come l’allitterazione, l’omeoteleuto, la paronomasia, l’assonanza, la consonanza, la metafora e, come in questo caso, quel tipo di metonimia che sostituisce un oggetto con un altro che in qualche modo gli somiglia o presenta qualche carattere affine, una specie di “traslazione laterale”, come la chiama Mark Miller Graham, un grande mayanista.
Di conseguenza, il frutto del mais è simile e intercambiabile nei glifi con quello del cacao e quindi Hun Nal Ye è contemporaneamente la divinità del mais e del cacao.

www.belizehistorysjc.com/uploads/3...4f043c_orig.jpg
Hun Nal Ye con cabosse di cacao che crescono dal suo corpo

Che cosa si celi nel racconto della resurrezione di Hun Hunahpu/ Hun Nal Ye, cioè il ciclo di vegetazione del mais e la natura dell’Uomo come creatura costituita dal suo alimento principale, il mais appunto, lo abbiamo già visto.
Ora vediamo cosa si “nasconde” nel racconto della cremazione dei due Gemelli Eroi, con successiva macinazione delle loro ossa e resurrezione nell’aspetto di due pesci (vedi post iniziale di questa discussione).

Questi gemelli sono figli di Hun Hunahpu/Hun Nal Ye, che abbiamo visto essere sia la divinità del mais che quella del cacao. Dato che essi sono suoi figli, sono il frutto sia della pianta del mais che di quella del cacao.
Nella Mesoamerica il ciclo che porta dalle fave al consumo della pasta di cacao è questo:
- le fave devono essere lasciate fermentare = le dure coppie di gemelli entrano nei mondi sotterranei;
- poi vengono arrostite = i due Gemelli Eroi, una volta assassinati, vengono cremati;
- per trasformarle in pasta di cacao vengono molite = le ossa dei due gemelli, calcinate, vengono macinate;
- per consumare la pasta di cacao, la si scioglie in acqua tiepida = le ceneri e la polvere ossea dei due gemelli vengono gettate nell’acqua.

In pratica, viene preparata una bevanda che sembrerebbe analoga alla nostra cioccolata. In realtà, è molto diversa, più liquida e amara, perché non zuccherata. Inoltre, viene agitata con un frustino, per renderla schiumosa.
Viene ancor oggi servita dentro un contenitore, che nell’antichità per gli abbienti era un bel vaso, per i comuni era una zucca essiccata e tagliata a metà, a mo’ di tazza.
Ecco il primo legame tra zucca e cacao.
Ce n’è un secondo: anche i semi di zucca veni(va)no tostati, macinati e utilizzati per preparare una bevanda molto simile, se non nel gusto, almeno nel colore.

Rimane da spiegare perché dalle polveri gettate nell’acqua “nascano” due pesci.
Ecco un esempio di come gli scribi Maya scrivevano la parola kakaua, da cui è derivata la nostra parola cacao (notare che scrivevano ka-ka-wa perché per omofonia, nei glifi l’ultima sillaba doveva terminare con la stessa vocale della prima, ma l’ultima vocale non veniva pronunciata, il glifo si leggeva kakau)

https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Ca..._vectorized.png

Le prime due sillabe di kakau sono omofone con la parola che in molte lingue Maya significa “pesce”, ka. A sua volta, ka è omofono di cha’, che significa due (la ch di cha’ sta ad indicare un leggera aspirazione della c, una specie di c toscana, per intenderci, mentre la a’ indica una glottalizzazione della vocale.)

http://www.famsi.org/mayawriting/dictionar...images/t203.gif
questo pesce è spesso utilizzato per la sillaba ka nella parola kakau

Una rappresentazione visiva di questo gioco di parole si verifica nelle ortografie glifiche di kakau, in cui un pesce, o una pinna di pesce, viene letto come la sillaba ka.
Vediamo alcuni esempi di glifi da leggersi “kakau”: in quello riportato nella prima immagine sottostante vediamo una pinna di pesce dietro la testa centrale, nel secondo si vede una specie di pesce palla, con i punti neri, sempre dipinti sul viso e sul corpo dei due Gemelli Eroi, e una pinna ventrale ben evidente, nel terzo si vede una testa di pesce con una evidente pinna.
Nel quarto, il pesce già visto, utilizzato per la sillaba “ka” in alcune versioni della parola kakau.
Purtroppo, non sono riuscito a trovare immagini ingrandite del 3° e 4° glifo…

https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Ca..._vectorized.png
https://i.pinimg.com/originals/5c/c1/a2/5c...5ab72df563b.jpg
http://www.famsi.org/mayawriting/dictionar...es/t738_130.gif
http://www.famsi.org/mayawriting/dictionar...images/t203.gif

Notare che:
- sopra la testa che compare nel primo glifo sono dipinti due punti neri, simbolo dei due gemelli;
- il “pesce palla” della seconda immagine sta espellendo dalla bocca due punti neri, idem c.s., e sulla sua “guancia” sono dip9inti dei “cerchietti” zigrinati, altro simbolo dei due gemelli;
- la sillaba ka, cioè pesce, è omofona alla sillaba cha’, che significa due e due sono i gemelli delle due coppie e due sono le sillabe ka nella parola kakau.
Tutto questo non è certamente casuale: le ceneri dei due gemelli, diluite nell’acqua, sono come la bevanda a base di cacao e la parola kakau è composta da due sillabe ka, pesce, omofone a cha’, due.
Quindi, la parola kakau “contiene” due pesci e di conseguenza dalle ceneri dei due Gemelli Eroi nascono appunto due pesci.

Oltre a spiegare il significato delle avventure narrate in questo racconto mitico, l'associazione tra cacao e pesce, rintracciata attraverso le narrazioni mitologiche e le rappresentazioni iconografiche, fornisce chiare informazioni sul valore metaforico del cacao come potente simbolo di rinascita.

Edited by Usékar - 2/1/2020, 17:50
 
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view post Posted on 2/1/2020, 15:59
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Non so che ne pensino gli altri 23 lettori, ma il tuo lavoro è interessantissimo e testimonia di profonde conoscenze e di un grande amore per la materia!
Grazie!
 
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view post Posted on 2/1/2020, 17:52
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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Grazie.

Ho colto l'occasione per rileggere l'ultimo intervento: non ostante l'avessi già riletto più volte, ho dovuto correggere alcuni errori di ortografia e aggiungere qualche parola a completamento di un paio di frasi, altrimenti non del tutto chiare.

Spero di aver eliminato tutti gli errori...
 
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