Ostraka - Forum di archeologia

Kogi e altre etnie della Sierra Nevada de Santa Marta, Colombia, Introduzione al prossimo racconto mitologico, vedi sezione Miti e leggende

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view post Posted on 21/3/2020, 09:57
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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Prossimamamente, nella sezione Miti e leggende, pubblicherò alcuni racconti legati alla mitologia dei Kogi.
Dato che credo che pochi frequentatori di questo forum conoscano l'esistenza di questa popolazione, ho pensato di pubblicare una presentazione della loro organizzazione sociale.

I Kogi

I Kogi (= giaguari, o anche Kágaba cioè “gente”) sono un’etnia indigena della Colombia, con una popolazione stimata di circa 11.000 persone.
Essi si considerano i discendenti degli antichi Tairona, nome dato dagli spagnoli ad una popolazione che si stabilì sulla Sierra Nevada de Santa Marta probabilmente nel I sec. d.C. e sviluppò una rete di villaggi attorno al X sec.

https://it.wikipedia.org/wiki/Tairona#/med...olitan_2006.jpg
I Tairona, nome che gli spagnoli derivarono dall’indigeno Teyuna, furono grandi orefici, superbi produttori di statuette in oro e sue leghe, in particolare quella chiamata tumbaga, vedi www.academia.edu/34489548/I_primi_...work_card=title

Molti villaggi dei Tairona/Teyuna vennero distrutti dagli spagnoli, per depredare i capi dei loro splendidi pendenti, e gli abitanti vennero massacrati o deportati.
Sopravvissero villaggi molto isolati sulla Sierra, attorno alla cosiddetta Ciudad Perdida, nota anche come Buritaca e chiamata Teyuna dai Kogi, da cui forse lo spagnolo Tairona.
Al tempo della conquista Buritaca era assolutamente irraggiungibile per i conquistadores e rimase sconosciuta anche agli archeologi sino al 1972.
Gli abitanti dei villaggi superstiti, rimasti isolati l’uno dall’altro, diedero origine alle varie etnie indigene che oggi sopravvivono sulle montagne più impervie della regione, Kogi, Arhuaco, Wiwa, Kankuama, Arsario e altre ancora.

Immagini della Ciudad Perdida
www.google.it/maps/place/Ciudad+Pe...3;4d-73.9251331
https://panel.baquianos.com/img/tours/ciud...erdida-m5v6.jpg

l’antica scalinata che conduceva alla Ciudad Perdida, riportata alla luce dagli archeologi
www.marcosteiner.it/wp-content/uplo...776-748x748.jpg
www.marcosteiner.it/wp-content/uploads/2019/01/IMG_3689.jpeg

I Kogi sono stanziati sui versanti occidentali della Sierra Nevada de Santa Marta, in prossimità del rio Buritaca, ad un'altitudine compresa tra i 1000 e 2000 metri. La loro economia è basata sull'agricoltura, praticata con il metodo del debbio, il taglia-e-brucia.
Coltivano mais, platano (una specie di grossa banana, còlta quand’è ancora verde e da consumare cotta), zucche e yucca. Su scala domestica praticano anche l’allevamento di maiali e di qualche bovino.
Per procurarsi ciò di cui hanno necessità, si dedicano sporadicamente e solo per specifiche esigenze, al taglio di alcune essenze arboree, al fine di ottenere legname di pregio facilmente barattabile.
Coltivano anche piante di coca, le cui foglie vengono utilizzate tenendole costantemente in bocca. Le mischiano ad una sostanza ottenuta mescolando bava di lumaca e polvere di calcare, ottenuta raschiando l’interno di grosse conchiglie di molluschi marini del genere Strombus.

Conchiglia di Strombus gigas, mollusco gasteropode tipico dei Caribe, foto dell’esterno superiore e inferiore
https://i.ebayimg.com/images/g/7rYAAOSw7mNcmf94/s-l300.jpg
https://i.ebayimg.com/images/g/JEYAAOSwr05drYLF/s-l300.jpg

Riducono il tutto a un bolo che posizionano in bocca, tra la guancia e i denti, bolo che insalivano continuamente e poi succhiano.
Gli Strombus vivono nel mare, per cui alcuni individui sono deputati a scendere fino alle spiagge, per procurarseli dai locali pescatori. Dato che le spiagge sono frequentate da molti turisti, hanno imparato a chiedere un po’ di denaro a quanti li vogliono fotografare, in modo da poter pagare le conchiglie.

Calcare ricavato da conchiglia macinata di Strombus, mentre viene mescolato alla bava di lumaca
https://assets.survivalinternational.org/p...ews_medium.jpeg © Danilo Villafañe

Vivono in piccoli villaggi, chiamati Kuibolos, costituiti da massimo 50 capanne circolari, costruite su un basamento rialzato, con le pareti di incannicciato e il tetto conico, di foglie di palma.

https://thumbs.dreamstime.com/z/villaggio-...ia-89478337.jpg
https://previews.123rf.com/images/mathess/...rk-colombia.jpg
https://previews.123rf.com/images/mathess/...rk-colombia.jpg

In realtà, il villaggio viene utilizzato solo quando si riuniscono per celebrare determinate cerimonie o per ascoltare le prediche/comunicazioni dei loro shamani (vedi più avanti).
Ciascuna famiglia vive isolata nella selva, in una capanna analoga a quelle del villaggio, costruita in prossimità dell’appezzamento di terreno coltivato in quel momento.
Dato che il terreno disboscato può essere coltivato al massimo per 3 anni consecutivi, gli appezzamenti vengono continuamente ruotati, ogni famiglia ne possiede almeno 5, nei pressi di ciascuno dei quali costruisce una abitazione, utilizzata nel momento in cui il relativo appezzamento viene coltivato.

Non utilizzano calzature di alcun genere, vestono abiti bianchi molto semplici e non tagliano i nerissimi capelli, che portano molto lunghi e poco curati.
Le donne e i bambini sono sempre a capo scoperto, gli uomini, soprattutto quelli di rango, indossano un cappello bianco a tronco di cono e portano una borsetta appesa al collo con una tracolla ricamata con cotone colorato con tinte vegetali, che è l’unica nota di colore del loro abbigliamento.

https://simonechierchini.files.wordpress.c..._1623.jpg?w=560
https://pbs.twimg.com/media/D7UiRgNW0AA-Hh0.jpg

La borsetta serve a contenere le foglie di coca e il poporo, la boccetta fatta con una zucchetta vuota, contenente il calcare da mischiare con le foglie per fare il bolo da mettere in bocca. I Tairona/Teyuna ne produssero di bellissimi in oro e/o tumbaga

https://upload.wikimedia.org/wikipedia/com...ista_Perene.jpg
poporo Tairona in oro, con aghetto dello stesso materiale, utilizzato per estrarre la polvere di calcare impastata con bava di lumaca

https://live.staticflickr.com/7225/7301467...18992cf50_b.jpg
poporo costruito con una zucca vuota essiccata, notare il deposito di calcare all'esterno dell'imboccatura

Con un bastoncino, che si vede nella foto spuntare dalla zucchetta, prelevano un po’ di polvere e la portano alla bocca per mescolarla alle foglie di coca pre-masticate: in questo modo l’alta alcalinità del calcare proveniente dalle conchiglie, mescolato con la bava di lumaca, reagisce con la saliva e il succo delle foglie, stimolando l’azione dei principi attivi.
Quando si estrae la polvere dal poporo, quella in eccesso si fissa sull’apertura del poporo stesso, dove con il passare del tempo forma un bordo molto spesso

utilizzo della miscela prelevata dal poporohttp://exploringworldfogar.altervista.org/Kogi.jpg (se il link diretto non funziona, click con tasto dx e scegliere "apri link in altra scheda", oppure copiare e incollare in una nuova scheda)

un Kogi con il tipico bolo in bocca, vedi "gonfiore" sulla guancia
https://cdn.kimkim.com/files/a/content_art...98c9d024130.jpg

La società dei Kogi è ordinata da rigide regole.
Al vertice, stanno gli shamani, chiamati mama, che riassumono in sé le funzioni di capo politico e religioso del villaggio.
Subito sotto stanno i loro aiutanti e allievi, dopo i quali vengono delle specie di vassalli, che esercitano le funzioni di medici e guaritori, perché conoscono le virtù terapeutiche di erbe e piante della selva e quelle delle pratiche magiche.
Tutti questi non lavorano la terra né allevano animali, vengono mantenuti dagli altri componenti il gruppo che si raduna nel villaggio, i comuni, tra i quali vige una netta suddivisione di compiti e proprietà tra maschi e femmine.

Il ricco contributo dell’elemento femminile alla costituzione della loro società appare solo nell’eredità orale del grande passato Tairona/Teyuna e non ha residui nelle attuali norme culturali Kogi, con il risultato di aver favorito uno squilibrio di genere in favore dei maschi, con gravi conseguenze sulle regole matrimoniali.
Secondo il loro mito, i nove lignaggi maggiori, discendenti dai nove figli e dalle nove figlie della Grande Madre, diedero origine a una regola di discendenza bilaterale costituita dai figli dei padri, che originarono i lignaggi maschili Tuxes, e dalle figlie delle madri, che originarono i lignaggi femminili Dakes, i cui animali totemici sono rispettivamente un predatore, per es. giaguaro, e una preda, per es. cervo.
Il matrimonio ideale dovrebbe avvenire tra un uomo appartenente ai Tuxes, il cui eponimo è un predatore, e una donna appartenente ai Dakes, il cui eponimo è una preda (credo siano evidenti gli importanti significati sociali, sottesi a questa antica usanza, vedi più avanti le conseguenze sulla separazione dei compiti).
A causa dei cambiamenti sociali in atto e della scarsità di donne provocata della selezione di genere alla nascita (con aborti tendenzialmente selettivi e infanticidi tra le femmine), da alcune generazioni queste regole matrimoniali sono in gran parte ignorate, anche se i mama più fondamentalisti continuano a insistere per il loro rispetto.
La poliginia non è frequente, ma un giovane, vista la scarsità di ragazze disponibili, può sposare una donna assai più anziana e poi sposare una più giovane quando, e se, ne trova una libera, mentre la prima moglie resta in famiglia a fare la ‘cuoca’, cioè la serva.
In realtà, dato che la poliginia è prerogativa dei maschi anziani detentori del potere, la difficoltà di trovare moglie per un giovane è ulteriormente aggravata.
Anche se l’ideale sono il matrimonio e la famiglia nucleare, da parecchi decenni la regola matrimoniale “tuxe sposa dake” è quasi impraticabile. Perciò la maggior parte delle unioni avviene fuori del matrimonio, con un forte tasso di infedeltà e rotture di rapporti.
D’altra parte la separazione tra marito e mogli + figli, che quando si trovano nel villaggio cerimoniale abitano in capanne diverse, non aiuta certo a mantenere un’unione stabile. Inoltre, in quelle occasioni gli uomini passano di solito la notte nella casa-tempio dei maschi, a danzare, bere, cantare e discutere gli affari del villaggio.

La casa, i campi e gli animali domestici passano di padre in figlio e di madre in figlia. Gli oggetti di provenienza archeologica tairona/teyuna, che sono oggetti d’oro e altri oggetti rituali ancora in possesso dei mama più potenti, e i poporo sono proprietà maschile, mentre gli aghi d’osso, il vasellame di cucina, le collane di perle tairona/teyuna sono proprietà femminile.

I bambini sono allevati con estrema severità, con l’accento posto sulla collaborazione, la divisione del cibo, il rispetto per gli anziani del villaggio, l’autocontrollo, l’obbedienza, il silenzio.
Il contatto tra il bambino e il padre durante l’infanzia è assai raro e dato che i figli degli agricoltori, salvo rare eccezioni a volte anche femminili, sono destinati ad essere a loro volta contadini e a non porre in questione chi comanda, l’aggressività è severamente punita e così ogni manifestazione di sessualità infantile.

Anche se l’aggressività è condannata, avvengono spesso piccoli furti e risse tra ubriachi e i Kogi, come la gran parte delle comunità piccole, isolate, con una forte differenziazione sociale e scarse possibilità di sfogo esterne, sono comunità assai litigiose. Ne seguono eterne e capziose discussioni su malefatte personali o comunitarie, che essi pensano possano aver provocato punizioni soprannaturali, come una malattia o un disastro naturale, per cui fondamentale strumento di controllo è l’istituzione della confessione pubblica, che copre una vasta gamma di offese, in particolare liti interpersonali e ‘peccati’ sessuali. La punizione consiste in solenni bastonature, lavori forzati a breve termine e/o penitenze religiose.

Le strutture gerarchiche sono assai importanti sia nel pensiero mitico che nella vita quotidiana.
Tra queste popolazioni a parte gli antichi oggetti d’oro/tumbaga, il potere non si manifesta tanto tramite il possesso di oggetti materiali, che sono difficili da gestire in un sistema di agricoltura semi-itinerante, quanto in conoscenza esoterica che esalta le qualità morali e religiose dell’élite intellettuale, cioè i mama, e si traduce in potere politico.
L’intero orientamento sociopolitico si basa sui concetti che i Kogi sono al centro del mondo, i fratelli maggiori dell’umanità, la cui vita è esemplare e da imitare.
Questi concetti sono martellati dai mama, nelle menti degli assistenti e di coloro che ho chiamato “vassalli”, come principi basilari della vita sociale, familiare e personale.
Come ho scritto, i mama e i membri delle altre due categorie si autodefiniscono i “fratelli maggiori” e ritengono di possedere una saggezza e una capacità di comprensione mistiche che superano quelle degli altri uomini, cioè i bianchi invasori, a cui si riferiscono con il termine di “fratelli minori”.
I fratelli maggiori credono che sia loro responsabilità mantenere l’equilibrio dell’universo.
Con grande pazienza e spirito di sopportazione essi devono insegnare ai fratelli minori le regole che sono state da questi ultimi abbandonate e dimenticate e che, se continuamente trasgredite, porteranno ad una sanzione soprannaturale, sotto forma di disastro ecologico. Quando nel mondo si verificano uragani, siccità o carestie, ne attribuiscono la responsabilità all’incapacità dei fratelli minori di mantenere l’armonia nel mondo.
L’equilibrio può essere ripristinato facendo offerte ai siti sacri per restituire alla terra ciò che le è stato tolto.

Il succo del messaggio è che se non viene rafforzato il potere dell’élite religiosa dominante, minacciato dalla modernità che offre possibilità e occasioni diverse a giovani e donne, il mondo crollerà.

Alcuni lignaggi di mama pretendono di essere i signori di certe regioni su cui governavano gli antichi Tairona/Teyuna, e per questo ottengono un alto prestigio, ma non vi è nessuna unità tra i vari villaggi, nessun mama è stato deputato da tutti i villaggi a discutere con l’autorità politica centrale colombiana, per cui, anche se attualmente è riconosciuta una notevole autonomia al popolo Kogi, spesso i villaggi vengono a confliggere con il governo centrale per le pretese legali sui territori da essi reclamati, in particolare le zone archeologiche Tairona/Teyuna.
Situazioni di conflitto, per esempio, si verificano regolarmente nei confronti dei coloni che hanno occupato le pendici inferiori delle montagne abitate dai Kogi, spingendoli sempre più in alto.
I coloni sono quelli che nel recente passato hanno impiantato coltivazioni di coca in grande stile, per fornire ai narcos la materia prima per la produzione del cloridrato di cocaina.
Il problema è che la coca veniva raffinata anche dai guerriglieri antigovernativi delle FARC, per autofinanziarsi, per cui a dispetto della loro natura pacifica, Kogi, Arhuachi, Wiwa, Arsario e Kankuama sono stati spesso vittime dei fuochi incrociati dell’esercito e dei gruppi armati clandestini; molti sono stati uccisi o costretti a fuggire dalla quasi guerra civile che per anni è infuriata sulla loro terra.

Andatevene dalla nostra terra!
https://assets.survivalinternational.org/[email protected]

"Proibita l’entrata alle persone non indigene, tantomeno riprese fotografiche o video”: cartello affisso all’ingresso di un villaggio arhuaco (credo che “afirmación” sia un errore ortografico per “filmación”, altrimenti “affermazione fotografica” mi sembra priva di senso)
© Kelly Loudenberg/Arianna Lapenne

Per quanto riguarda il contrasto con le missioni archeologiche, riporto le parole di Mama Ramon Gil, uno degli shamani capi villaggio Kogi più influenti:

Per noi, rubare nelle tombe equivale ad asportare a nostra madre le viscere, strapparle i denti e sostituirli con una dentiera, toglierle un occhio e al suo posto metterle del vetro.”

Un aspetto particolare della loro opposizione alla “modernizzazione” deriva dal loro reverente culto per l’acqua, considerata ñi, cioè assolutamente sacra.
Gli indigeni di tutte le etnie citate si oppongono con forza alle dighe per invasi utilizzati per la produzione di energia idroelettrica, già esistenti o solo progettate nella loro regione, sia per motivi religiosi, dato che le dighe interferiscono col ciclo naturale dell’acqua, sia perché minacciano le colture e il bestiame delle tribù.
Inoltre, i bacini idroelettrici frazionano il loro territorio e per loro diventa sempre più difficile spostarsi al suo interno e mantenere i sia pur pochi e fragili contatti esistenti tra i vari villaggi e le varie etnie.
Non bastasse questo, i bacini realizzati hanno coperto alcuni dei luoghi sacri a queste popolazioni, impedendone l’utilizzo al fine di fare offerte alle loro divinità, mentre quelli in progetto sono accusati di provocare danni ancora maggiori.

Un giovane aspirante mama di etnia Kogi davanti ad un monolite, sul quale si vedono antiche sacre incisioni, di epoca pre-coloniale. Notare la borsa con le foglie di coca, a tracolla, e il poporo nella mano sinistra
https://i.pinimg.com/originals/76/f2/51/76...7025f1821b2.jpg

Edited by Usékar - 21/3/2020, 17:01
 
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view post Posted on 21/3/2020, 15:07
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Grazie per il bellissimo ed intressantissimo contributo!
Se non erro l'uso delle foglie di coca presenta analogie con quello delle noci di betel asiatiche.

Il link: https://thumbs.worthpoint.com/zoom/images4...8414718c482.jpg non funziona correttamente e appare l'avviso: 403 Forbidden
 
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view post Posted on 21/3/2020, 17:06
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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Grazie.
Per quanto riguarda l'indirizzo che non funziona, ieri sera e stamattina funzionava tutto, controllati tutti gli indirizzi uno per uno, più volte... oggi pomeriggio non funziona nemmeno a me, né qui sul forum né nella versione minuta, memorizzata sul mio disco... boh, sia come sia, l'ho sostituito, spero che il nuovo funzioni regolarmente, visto che viene da wiki britannica...

A breve, come ho scritto all'inizio, spero di pubblicare due racconti, legati rispettivamente alla cosmogonia Kogi e alla "invenzione" della coca da parte del mitico primo grande mama, Tayuna.
 
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view post Posted on 21/3/2020, 18:28
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view post Posted on 21/3/2020, 22:06
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apò ña spitha èni jinumèna aćà khàra

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Coltivano mais, platano (una specie di grossa banana, còlta quand’è ancora verde e da consumare cotta)

Il platano si consuma anche fritto, è ottimo.

La discendenza è sia matrilineare sia patrilineare? Mi sembra di sì, dato che i maschi ereditano dai padri e le figlie dalle madri.
 
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view post Posted on 22/3/2020, 05:40
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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CITAZIONE (ratapena @ 21/3/2020, 22:06) 
CITAZIONE
Coltivano mais, platano (una specie di grossa banana, còlta quand’è ancora verde e da consumare cotta)

Il platano si consuma anche fritto, è ottimo.

Si, si consuma fritto dove si ha l'abitudine di friggere, i Kogi lo consumano nelle zuppe, assieme a varie radici e all'elote (pannocchia di mais ancora verde e tenera), o comunque bollito.
Anche in America centrale, oltre che fritto, si consuma nelle zuppe di verdura, comunque sempre quando è ancora almeno un po' verde.
Personalmente, quando ho abitato in Costarica e nello Yucatán, lo mangiavo crudo, dopo averlo lasciato maturare finché la buccia diventa gialla e si assottiglia molto. Benché, anche quando è molto maturo rimanga leggermente allappante, lo trovo ottimo, è più sodo delle banane, dolce e con una persistente e apprezzabile nota agrumata.
Tuttavia, i locali si stupivano di questa mia abitudine...
Tra l'altro, in Costarica si chiama maduro, anche se come ho scritto lo si utilizza quando è ancora verde e non si consuma crudo, mentre in Perù con la parola platano si indica la banana.



CITAZIONE (ratapena @ 21/3/2020, 22:06) 
La discendenza è sia matrilineare sia patrilineare? Mi sembra di sì, dato che i maschi ereditano dai padri e le figlie dalle madri.

Si, è così.
Credo che la discendenza totalmente matrilineare sia stata in antico un costume delle popolazioni di lingua chibcha che, proveniendo dall'attuale Colombia, attorno al II sec. d.C. iniziarono a espandersi lungo tutto l'istmo di Panama, sino a raggiungere nel VII-VIII sec. il rio San Juan, che segna l'attuale confine tra Costarica e Nicaragua.
Tra i Chorrotega, i Cabecar, gli Orotiña, i Bribri e i Malekus del Costarica, all'arrivo degli spagnoli i clan dei villaggi erano matrilineari, anche se la proprietà e il potere erano sempre e solo in mano ai maschi.
Di conseguenza, i figli ereditavani i beni dello zio materno, non quelli del padre.
 
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view post Posted on 24/3/2020, 17:40
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Anche nell'area mediterranea ci sono stati esempi di matrilinearità, nel Neolitico e nella protostoria.
 
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