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La creazione dell'Umanità nel mito Kogi, parte I

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view post Posted on 22/3/2020, 11:47
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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Nel mito Kogi il racconto della creazione dell'Umanità è lunghissimo, per cui l'ho diviso in più parti, in modo che la lettura risutli meno pesante.
Ho tradotto il racconto dalla versione in spagnolo, come riportato nel sito di ADEPAC (Amici della Psicologia Analitica in Colombia) http://www.adepac.org/inicio/articulos-2/m.../kogi-creacion/
Questa versione del mito fu raccolta nel 1950 circa dall'antropologo austro-colombiano Gerardo Reichel-Dolmatoff e pubblicata nel suo lavoro del 1952 intitolato Los Kogi: Una Tribu de la Sierra Nevada de Santa Marta, Colombia.

Ecco la prima parte.


La creazione dell'Umanità - parte I

Così è stato il tutto. Così fu come nacque Sintána e Sintána nacque così: la Madre staccò un pelo del suo inguine e lo unse con il sangue del suo mese.
Così formò il primo uomo, soffiando gli diede vita.
Quattro volte formò l'uomo, ma il primo era senza ossa, il secondo senza corpo, il terzo senza forza. Però il quarto uomo era un uomo come gli uomini di oggi.

Così è stato il tutto. Così nacque.
Per primo nacque il dito grande del suo piede, poi il piede, poi il polpaccio, poi il ginocchio, poi la coscia, poi il tronco, le braccia e infine la testa. Però non aveva la lingua e non poteva parlare. Allora la Madre gli formò la lingua. Così nacque il primo uomo. La madre lo battezzò e lo chiamò Sintána.

In mezzo al mare c'era una piccola casa. Si chiamava Nyídulúma, cioè "Schiuma dell'Acqua" nella lingua dei fratelli minori. In questa casa nacque Sintána. Sintána nacque nel mare. E' nato nella Casa di Schiuma, al buio, nell’acqua. Aveva paura a nascere. Non c'era ancora terra, né persone, né animali, né piante, né cibo. Non c'era sole né luna. Tutto era buio.

Quando nacque Sintána la madre non aveva marito, c’era un bastone di legno e con esso ella si faceva la cosa (si masturbava, ndr). Un giorno la Madre risultò grassa (incinta, ndr) e dopo nove mesi diede alla luce nove figli. Così nacquero i Padri e Padroni del Mondo, dalla Madre. Così sono nati Sintána, Seihukúkui, Seyánkua, Kímaku, Kunchavitauéya, Aldauhuíku, Jantána e Duesángui.

La madre allora sembrava un uomo. Aveva barba e baffi e portava borsa (per le foglie di coca, ndr) e poporo come gli uomini.
Ordinò ai suoi figli di fare i mestieri da donna, come di andare a prendere l'acqua, cucinare e lavare i vestiti. Questo non stava bene. Per cui i figli non la rispettarono. Si burlarono di lei. Ma un giorno, la madre diede i suoi poporo, le sue borse ai figli e anche i baffi e la barba. Cominciò a portare l'acqua lei stessa, a cucinare e lavare i vestiti. Questo stava bene. Così i suoi figli la rispettarono.

Ancora non c'erano donne. I figli della Madre non avevano donne, perciò ognuno era sposato con una cosa, uno con la pentola, l'altro con il telaio, l’altro ancora con la pietra da macina. Non sapevano cosa fosse una donna. Stancavano la terra (si masturbavano, ndr) e pensavano che fosse una donna.

Poi, dopo nove mesi dopo, la Madre partorì un’altra volta. Così è stato tutto questo. Sintána estrasse il bastoncino del suo poporo e mise nell'ombelico della Madre un pelo, un'unghia di lei e una pietra piccola, chiamata Kággaba-kuítsi e spingendo con il bastoncino del poporo li fece entrare nel corpo della Madre. Così la madre partorì nove figlie. Così nacquero Nabobá, Séi-nake, Hul-dáke, Shivaldungáxa, Nunkalyi, Nábia, Lumíntia, Hélbyel-dake y Kalbexa. Così la Madre teneva nove figlie, le nove terre. Così nacque la Terra Bianca, la Terra Rossa, la Terra Gialla, la Terra Blu, la Terra Sabbiosa, la Terra Bruciata, la Terra come Cenere, la Terra Rocciosa, la Terra Nera.
 
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view post Posted on 25/3/2020, 18:00
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Questa nascita dal mare o da qualcosa emersa dal mare è comune a molte mitologie euro-asiatiche. Dagli Egizi ai Greci, alle popolazioni del'Anatolia...

Altrettanto (e ancora più ampiamente) dicasi per la Dea Madre.
 
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view post Posted on 26/3/2020, 09:24
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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L'inizio di questa seconda parte non è male, il seguito è molto noioso, non avete idea della fatica che mi costa la traduzione.
Attenzione: maiuscole e minuscole non sono scelte a caso (vedi Terra, cioè il Mondo, e terra, cioè il terreno) e la traduzione è pressoché letterale, ho messo tra () alcune note esplicative, anche se chi ha letto con un po' di attenzione questo https://ostraka.forumfree.it/?t=77459489 dovrebbe essere in grado di capire quasi tutto.
Ho conservato la punteggiatura, la suddivisione in paragrafi e quasi tutti gli "a caporiga", solo in pochi casi ne ho aggiunto, per rendere il testo più chiaro e dargli un minimo di scorrevolezza.

Seguirà una terza parte.


La creazione dell'Umanità - parte II

Così è stato il tutto. Così fu come nacque Sintána e Sintána nacque così: la Madre staccò un pelo del suo inguine e lo unse con il sangue del suo mese.
Così formò il primo uomo, soffiando gli diede vita.
Quattro volte formò l'uomo, ma il primo era senza ossa, il secondo senza corpo, il terzo senza forza. Però il quarto uomo era un uomo come gli uomini di oggi.

Così è stato il tutto. Così nacque.
Per primo nacque il dito grande del suo piede, poi il piede, poi il polpaccio, poi il ginocchio, poi la coscia, poi il tronco, le braccia e infine la testa. Però non aveva la lingua e non poteva parlare. Allora la Madre gli formò la lingua. Così nacque il primo uomo. La madre lo battezzò e lo chiamò Sintána.

In mezzo al mare c'era una piccola casa. Si chiamava Nyídulúma, cioè "Schiuma dell'Acqua" nella lingua dei fratelli minori. In questa casa nacque Sintána. Sintána nacque nel mare. E' nato nella Casa di Schiuma, al buio, nell’acqua. Aveva paura a nascere. Non c'era ancora terra, né persone, né animali, né piante, né cibo. Non c'era sole né luna. Tutto era buio.

Prima dell’alba, la Madre comandò a tutti gli esseri, uomini e animali, di fare la loro casa. Alcuni la fecere bene, altri male. Quando venne l’alba, tutto si fermò e rimase com’era in quel momento. Allora la tacchina Sáldula-hábue, che era una figlia della Madre, gridò. “Ora è arrivata la luce!”.
(qui ci sono un po’ di contraddizioni, in teoria è già nato solo Sintána, non ci sono altri uomini, né animali, quindi non si capisce da dove spunti la tacchina… ndt)

Quando nacque Sintána la madre non aveva marito, c’era un bastone di legno e con esso ella si faceva la cosa (si masturbava, ndt). Un giorno la Madre risultò grassa (incinta, ndt) e dopo nove mesi diede alla luce nove figli. Così nacquero i Padri e Padroni del Mondo, dalla Madre. Così sono nati Sintána, Seihukúkui, Seyánkua, Kímaku, Kunchavitauéya, Aldauhuíku, Jantána e Duesángui.

La madre allora sembrava un uomo. Aveva barba e baffi e portava borsa (per le foglie di coca, ndt) e poporo (contenitore del calcare che si mescola alle foglie di coca, per consumarle, ndt) come gli uomini.
Ordinò ai suoi figli di fare i mestieri da donna, come di andare a prendere l'acqua, cucinare e lavare i vestiti. Questo non stava bene. Per cui i figli non la rispettarono. Si burlarono di lei. Ma un giorno, la madre diede i suoi poporo, le sue borse ai figli e anche i baffi e la barba. Cominciò a portare l'acqua lei stessa, a cucinare e lavare i vestiti. Questo stava bene. Così i suoi figli la rispettarono.

Ancora non c'erano donne. I figli della Madre non avevano donne, perciò ognuno era sposato con una cosa, uno con la pentola, l'altro con il telaio, l’altro ancora con la pietra da macina. Non sapevano cosa fosse una donna. Stancavano la terra (si masturbavano, ndr) e pensavano che fosse una donna.

Poi, dopo nove mesi dopo, la Madre partorì un’altra volta. Così è stato tutto questo. Sintána estrasse il bastoncino del suo poporo e mise nell'ombelico della Madre un pelo, un'unghia di lei e una pietra piccola, chiamata Kággaba-kuítsi e spingendo con il bastoncino del poporo li fece entrare nel corpo della Madre. Così la madre partorì nove figlie. Così nacquero Nabobá, Séi-nake, Hul-dáke, Shivaldungáxa, Nunkalyi, Nábia, Lumíntia, Hélbyel-dake y Kalbexa. Così la Madre teneva nove figlie, le nove terre. Così nacque la Terra Bianca, la Terra Rossa, la Terra Gialla, la Terra Blu, la Terra Sabbiosa, la Terra Bruciata, la Terra come Cenere, la Terra Rocciosa, la Terra Nera.

Quando nacquero i Padri del Mondo, essi iniziarono a tirar fuori la terra (cioè il terreno, non la Terra, ndt). Spinsero il mare più in là e fecero fossati per asciugare il suolo e canoe per navigare per via d’acqua. La Madre bevve la metà del mare. Si formavano montagne con la terra e l’acqua si ritirò.

Quando i Padri del Mondo fecero la casa nel cielo, si riunirono e ballarono e cantarono e decisero di fare la terra.
Sintána disse alla Madre: “Madre, dammi una donna, dammi una delle tue figlie come donna”. Allora la Madre gli dette Terra Bianca, ma era come cenere e non serviva.
Allora Sintána chiese un’altra volta e la Madre gli dette Terra Bruciata, ma anche questa non serviva, era secca e dura. Allora Sintána chiese un’altra terra e la Madre gli dette Terra Blu. Però questa terra era come amido e anch’essa non serviva.
Sintána chiese un’altra volta e la Madre gli dette Terra Sabbiosa, però essa era come la sponda del mare e anch’essa non serviva.
Allora Sintána chiese di nuovo un’altra terra e la Madre gli diede Terra Gialla. Però questa terra era come argilla per fare vasi e anch’essa non serviva.
Sintána disse: “Madre, dammi buone terre, dammi una delle tue figlie”. Però la Madre disse: “non ho più figlie”. Ma non era vero. Dietro sette porte, nell’ultima stanza di sette stanze, era chiusa Terra Nera (significa che era nata settimina, ndt).
Era la migliore e la più bella, era terra buona per seminare.
Seyánkua si mise a ballare perché gli dessero altra terra nuova, Sintána chiese altra terra nuova. Però la Madre disse: “Non ho più figlie”.

Allora i nove Padri del Mondo si misero a scrutare magicamente e videro che la Madre teneva ancora chiusa la Terra nera dietro sette porte. E videro anche che Sintána poteva liberarla.
Allora, i Padri si posero ai quattro angoli del mondo, nella loro casa nel cielo, e Sintána si mise al centro e iniziò a ballare. I Kurcha suonavano la tromba. Allora Sintána iniziò a cantare: “inda-u-o, ora avrò qui la mia grande casa delle riunioni”. Così cantò.
Quando cantò così Terra Nera si alzò quando udì il canto. Sintána cantò per chiamarla: “Ahía-hé-hé-hé”. Quando Sintána cantò così, Terra Negra uscì. Sintána la prese (in tutti i sensi, ndt), se ne andarono.

Quando la Madre si accorse che Terra Nera se ne era andata, si recò a lamentarsi da Jalyintána.
Jalyintána mandò il suo Capo (Hánkua-kúkui, ndt) a inseguire i due. Il Capo era il caimano. Salì su una collina e si mise le mani ai fianchi e cantò: “heye-hé-hé-hé”. Però Sintána e Terra Nera già sono lontani.

Così Sintána se ne andò con Sei-nake, la figlia più giovane della Madre. In tutti i posti che elle pestava si formava terra nera. Però la stessa Madre denunciò suo figlio ma aveva anche pena per lui. Così la Madre diede a Sintána una mappa della Terra perché non si perdesse. Ogni volta che il Capo di Jalyintána veniva per un cammino, Sintána se ne andava per un altro cammino. Così la Madre lo denunciò e allo stesso tempo lo difese, Andò da Búnkua-sé e disse: “Cosa faccio perché non prendano mio figlio?” e allora Búnkua-sé diede a Sintána un’altra mappa più grande perché non si perdesse.
Però il Capo di Jalyintána andava cercando dappertutto e alla fine quasi prese Sintána. Allora Sejánkua arrivò correndo e mise Sintána nel suo poporo.
Allora arrivò il Capo e disse: “Hai visto Sintána?”; “Non l’ho visto” disse Sejánkua. “Non lo tieni nella tua borsa?”, chiese il Capo. “no, non lo tengo” rispose Sejánkua. Allora Jalyintána si mise a scrutare magicamente e vide che Sejánkua lo teneva nel suo poporo. Búnkua-sé seppe di questo e avvisò Sejánkua e disse: “Toglilo dal tuo poporo e mettilo in mezzo al tuo petto, nel tuo cuore”. Così fece Sejánkua e così salvarono di nuovo Sintána.
 
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view post Posted on 27/3/2020, 11:36
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La creazione dell'Umanità - parte III

Allora anche Kuncha-vitauéya (uno dei figli della Madre, vedi all’inizio del racconto, ndt) partì anche lui e disse che andava a trovare Sintána. Così, tutti i Padri lavorarono e lottarono per salvare Sintána e Terra Nera. Fu una grande lotta. I Padri incontrarono un’altra volta il Capo di Jalyintána e questi chiese loro di Sintána. “L’abbiamo visto per di là” dissero i Padri. Il Capo ne andò (per di là, ndt) ma non incontrò nulla. Allora anche Kashindúkua, Noána-sé (esseri del 5° mondo, ndt) y Gaul-jabéin (? Mai comparso prima, non ne ho trovato traccia nella letteratura disponibile ndt) dissero che andavano a trovare Sintána. A quei tempi la terra non era ancora dura ed era come fango e si muoveva dove uno pestava. Essi fecero tutto (il necessario, ndt) per indurire la terra.

Ormai in molti cercavano Sintána e Sei-nake (nel resto del racconto viene chiamata con il corrispondente in spagnolo, Tierra Negra, due sole volte nella lingua Kogi, ndt). Seihukúkui andava avanti e cantò, però non conosceva il linguaggio (dei Kogi, ndt), cantò in un’altra lingua. Sejánkua seguiva dietro e in mezzo stava Sintána. Kuncha-vitauéya se ne andava solitario, suonando la cornetta. Così se ne andavano finché arrivarono alla Fine del Mondo. Kuncha-vitauéya fece una canoa e tutti si imbarcarono (alla fine del Mondo c'è l'acqua del Mare primordiale, ndt). Allora venne il Capo di Jalyintána e chiese: “È questo Sintána?” però gli altri dissero: “No, questo non è”. Infine scesero (dalla canoa, ndt) e allora la canoa si mutò nel Padre delle malattie. Per questo quando uno è malato, si sente come se avesse il mal di mare in canoa. Allora, quando i Padri tornarono di nuovo sulla terra dissero: “Come lo chiamiamo questo posto?” e lo chiamarono Sangaradó. E tutti dissero: “Esso sarà il Padre delle Malattie”. Allora se ne andarono di nuovo. Kuncha-vitauéya afferrò la sua cornetta blu e se ne andò suonando. Finalmente i Padri si recarono con Sintána dove si trovava la Madre. La salutarono. “Dov’è mio figlio?” chiedeva la Madre. “È qui” le dissero. Sintána disse: “Madre, ho avuto molta paura. Quasi mi catturarono e quasi mi persi”. Allora disse la Madre: “Non affannarti, figlio mio. Ti salverò sempre. Non aver mai paura”. Gli altri stavano fermi con le braccia incrociate e udirono tutto. Allora Sintána cominciò a piangere. Fu la prima volta che il popolo pianse (qui finalmente si capisce che Sintána e Sei-Nake sono la parte per il tutto, rappresentano il polpolo, cioè tutta l’umanità, i maschi sono Sintána, le femmine Sei-Nake, ndt.)

“Se chiedono dove successe tutto questo, ditegli che fu sotto questo cielo. Se chiedono perché cantarono, ditegli che fu perché i nostri fratelli avessero buona terra. Se chiedono come successe tutto questo, ditegli che fu perché tutti siamo fratelli e perché ciascuno faccia ciò che gli piace”.


Qui termina la versione raccolta attorno al 1950 da Reichel-Dolmatoff.
Oggi, la Comunidad indígena de la Sierra Nevada de Santa Marta organizza spettacoli teatrali, nei quali la storia viene raccontata più succintamente e in maniera più comprensibile per noi.
Per chi conosce lo spagnolo, ecco il sito www.oocities.org/vientoteatro/seinake.html
Chiedo a chi, tra i miei lettori, non ha dimestichezza con questa lingua, di commentare se ha voglia di leggersi la traduzione del canovaccio di una versione teatrale, è sicuramente molto più breve del racconto precedente, e molto più chiara per noi, perché meno ricca dei simbolismi tipici della cultura degli indigeni.
 
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