L'inizio di questa seconda parte non è male, il seguito è molto noioso, non avete idea della fatica che mi costa la traduzione.
Attenzione: maiuscole e minuscole non sono scelte a caso (vedi Terra, cioè il Mondo, e terra, cioè il terreno) e la traduzione è pressoché letterale, ho messo tra () alcune note esplicative, anche se chi ha letto con un po' di attenzione questo
https://ostraka.forumfree.it/?t=77459489 dovrebbe essere in grado di capire quasi tutto.
Ho conservato la punteggiatura, la suddivisione in paragrafi e quasi tutti gli "a caporiga", solo in pochi casi ne ho aggiunto, per rendere il testo più chiaro e dargli un minimo di scorrevolezza.
Seguirà una terza parte.
La creazione dell'Umanità - parte II
Così è stato il tutto. Così fu come nacque Sintána e Sintána nacque così: la Madre staccò un pelo del suo inguine e lo unse con il sangue del suo mese.
Così formò il primo uomo, soffiando gli diede vita.
Quattro volte formò l'uomo, ma il primo era senza ossa, il secondo senza corpo, il terzo senza forza. Però il quarto uomo era un uomo come gli uomini di oggi.
Così è stato il tutto. Così nacque.
Per primo nacque il dito grande del suo piede, poi il piede, poi il polpaccio, poi il ginocchio, poi la coscia, poi il tronco, le braccia e infine la testa. Però non aveva la lingua e non poteva parlare. Allora la Madre gli formò la lingua. Così nacque il primo uomo. La madre lo battezzò e lo chiamò Sintána.
In mezzo al mare c'era una piccola casa. Si chiamava Nyídulúma, cioè "Schiuma dell'Acqua" nella lingua dei fratelli minori. In questa casa nacque Sintána. Sintána nacque nel mare. E' nato nella Casa di Schiuma, al buio, nell’acqua. Aveva paura a nascere. Non c'era ancora terra, né persone, né animali, né piante, né cibo. Non c'era sole né luna. Tutto era buio.
Prima dell’alba, la Madre comandò a tutti gli esseri, uomini e animali, di fare la loro casa. Alcuni la fecere bene, altri male. Quando venne l’alba, tutto si fermò e rimase com’era in quel momento. Allora la tacchina Sáldula-hábue, che era una figlia della Madre, gridò. “Ora è arrivata la luce!”.
(
qui ci sono un po’ di contraddizioni, in teoria è già nato solo Sintána, non ci sono altri uomini, né animali, quindi non si capisce da dove spunti la tacchina… ndt)
Quando nacque Sintána la madre non aveva marito, c’era un bastone di legno e con esso ella si faceva la cosa (
si masturbava, ndt). Un giorno la Madre risultò grassa (
incinta, ndt) e dopo nove mesi diede alla luce nove figli. Così nacquero i Padri e Padroni del Mondo, dalla Madre. Così sono nati Sintána, Seihukúkui, Seyánkua, Kímaku, Kunchavitauéya, Aldauhuíku, Jantána e Duesángui.
La madre allora sembrava un uomo. Aveva barba e baffi e portava borsa (
per le foglie di coca, ndt) e poporo (
contenitore del calcare che si mescola alle foglie di coca, per consumarle, ndt) come gli uomini.
Ordinò ai suoi figli di fare i mestieri da donna, come di andare a prendere l'acqua, cucinare e lavare i vestiti. Questo non stava bene. Per cui i figli non la rispettarono. Si burlarono di lei. Ma un giorno, la madre diede i suoi poporo, le sue borse ai figli e anche i baffi e la barba. Cominciò a portare l'acqua lei stessa, a cucinare e lavare i vestiti. Questo stava bene. Così i suoi figli la rispettarono.
Ancora non c'erano donne. I figli della Madre non avevano donne, perciò ognuno era sposato con una cosa, uno con la pentola, l'altro con il telaio, l’altro ancora con la pietra da macina. Non sapevano cosa fosse una donna. Stancavano la terra (si masturbavano, ndr) e pensavano che fosse una donna.
Poi, dopo nove mesi dopo, la Madre partorì un’altra volta. Così è stato tutto questo. Sintána estrasse il bastoncino del suo poporo e mise nell'ombelico della Madre un pelo, un'unghia di lei e una pietra piccola, chiamata Kággaba-kuítsi e spingendo con il bastoncino del poporo li fece entrare nel corpo della Madre. Così la madre partorì nove figlie. Così nacquero Nabobá, Séi-nake, Hul-dáke, Shivaldungáxa, Nunkalyi, Nábia, Lumíntia, Hélbyel-dake y Kalbexa. Così la Madre teneva nove figlie, le nove terre. Così nacque la Terra Bianca, la Terra Rossa, la Terra Gialla, la Terra Blu, la Terra Sabbiosa, la Terra Bruciata, la Terra come Cenere, la Terra Rocciosa, la Terra Nera.
Quando nacquero i Padri del Mondo, essi iniziarono a tirar fuori la terra (
cioè il terreno, non la Terra, ndt). Spinsero il mare più in là e fecero fossati per asciugare il suolo e canoe per navigare per via d’acqua. La Madre bevve la metà del mare. Si formavano montagne con la terra e l’acqua si ritirò.
Quando i Padri del Mondo fecero la casa nel cielo, si riunirono e ballarono e cantarono e decisero di fare la terra.
Sintána disse alla Madre: “Madre, dammi una donna, dammi una delle tue figlie come donna”. Allora la Madre gli dette Terra Bianca, ma era come cenere e non serviva.
Allora Sintána chiese un’altra volta e la Madre gli dette Terra Bruciata, ma anche questa non serviva, era secca e dura. Allora Sintána chiese un’altra terra e la Madre gli dette Terra Blu. Però questa terra era come amido e anch’essa non serviva.
Sintána chiese un’altra volta e la Madre gli dette Terra Sabbiosa, però essa era come la sponda del mare e anch’essa non serviva.
Allora Sintána chiese di nuovo un’altra terra e la Madre gli diede Terra Gialla. Però questa terra era come argilla per fare vasi e anch’essa non serviva.
Sintána disse: “Madre, dammi buone terre, dammi una delle tue figlie”. Però la Madre disse: “non ho più figlie”. Ma non era vero. Dietro sette porte, nell’ultima stanza di sette stanze, era chiusa Terra Nera (
significa che era nata settimina, ndt).
Era la migliore e la più bella, era terra buona per seminare.
Seyánkua si mise a ballare perché gli dessero altra terra nuova, Sintána chiese altra terra nuova. Però la Madre disse: “Non ho più figlie”.
Allora i nove Padri del Mondo si misero a scrutare magicamente e videro che la Madre teneva ancora chiusa la Terra nera dietro sette porte. E videro anche che Sintána poteva liberarla.
Allora, i Padri si posero ai quattro angoli del mondo, nella loro casa nel cielo, e Sintána si mise al centro e iniziò a ballare. I Kurcha suonavano la tromba. Allora Sintána iniziò a cantare: “inda-u-o, ora avrò qui la mia grande casa delle riunioni”. Così cantò.
Quando cantò così Terra Nera si alzò quando udì il canto. Sintána cantò per chiamarla: “Ahía-hé-hé-hé”. Quando Sintána cantò così, Terra Negra uscì. Sintána la prese (
in tutti i sensi, ndt), se ne andarono.
Quando la Madre si accorse che Terra Nera se ne era andata, si recò a lamentarsi da Jalyintána.
Jalyintána mandò il suo Capo (
Hánkua-kúkui, ndt) a inseguire i due. Il Capo era il caimano. Salì su una collina e si mise le mani ai fianchi e cantò: “heye-hé-hé-hé”. Però Sintána e Terra Nera già sono lontani.
Così Sintána se ne andò con Sei-nake, la figlia più giovane della Madre. In tutti i posti che elle pestava si formava terra nera. Però la stessa Madre denunciò suo figlio ma aveva anche pena per lui. Così la Madre diede a Sintána una mappa della Terra perché non si perdesse. Ogni volta che il Capo di Jalyintána veniva per un cammino, Sintána se ne andava per un altro cammino. Così la Madre lo denunciò e allo stesso tempo lo difese, Andò da Búnkua-sé e disse: “Cosa faccio perché non prendano mio figlio?” e allora Búnkua-sé diede a Sintána un’altra mappa più grande perché non si perdesse.
Però il Capo di Jalyintána andava cercando dappertutto e alla fine quasi prese Sintána. Allora Sejánkua arrivò correndo e mise Sintána nel suo poporo.
Allora arrivò il Capo e disse: “Hai visto Sintána?”; “Non l’ho visto” disse Sejánkua. “Non lo tieni nella tua borsa?”, chiese il Capo. “no, non lo tengo” rispose Sejánkua. Allora Jalyintána si mise a scrutare magicamente e vide che Sejánkua lo teneva nel suo poporo. Búnkua-sé seppe di questo e avvisò Sejánkua e disse: “Toglilo dal tuo poporo e mettilo in mezzo al tuo petto, nel tuo cuore”. Così fece Sejánkua e così salvarono di nuovo Sintána.