Ostraka - Forum di archeologia

Come si orientavano i Māori e i polinesiani durante la navigazione oceanica

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view post Posted on 22/4/2021, 10:45
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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Il racconto che seguirà questa introduzione, terzo della saga, necessita di una ulteriore introduzione.

I miti dei Māori sono stati tramandati oralmente, dato che tutte le popolazioni polinesiane non svilupparono alcuna forma di scrittura, anche se i tatuaggi e le scarificazioni che portavano e portano sul corpo e soprattutto sulla faccia possono essere considerati una forma di scrittura in senso lato.
La trasmissione orale avveniva da parte di “uomini sacri” all’interno di ciascuna tribù, per cui di questi racconti mitici se ne sono sviluppate molte versioni differenti e anche tra loro contrastanti.
Il racconto al quale è legata questa introduzione, ancor più che dei due precedenti, non è la trascrizione di un solo testo mitico, ho tentato di interpolare e fondere tra loro narrazioni sviluppate nell’ambito di alcune tribù Māori neozelandesi e ho aggiunto anche parti che sono frutto della mia fantasia e servono a collegare tra loro le differenti versioni e/o a rendere più chiaro e fluido il racconto, in certi passaggi.

Come si orientavano i miei antenati, grandi navigatori nell’immensa distesa d’acqua, prima dell’arrivo degli orribili e spregevoli invasori haole pakeha

Io che racconto mi chiamo Pōtatau, sono un Māori, cioè “uno dei normali” nella lingua degli haole pakeha, gli “spregevoli invasori” pallidi, dai capelli color dell’erba secca, il colorito pallido e gli occhi del color del cielo e dell’acqua, arrivati sulle grandi canoe spinte dal vento.

Appartengo alla iwi, o tribù, Wherowhero e porto il nome di un antico e famoso capotribù.
Nelle mie vene scorre il sangue di Ngahue, il primo capo che fece migrare la sua intera tribù dalla nostra terra d’origine, Hawaiki, che si trova molto lontano da Aotearoa, la grande nuvola bianca, quell’insieme di isole che i pakeha chiamano Nuova Zelanda.
Non sono un pescatore e nemmeno un guerriero, all’interno del mio whānau, la mia grande famiglia, e dello hapū, il mio clan, sono un uomo sacro, il mio compito è quello di conservare e riequilibrare il mana, lo spirito sacro che pervade tutto il whānau e lo hapū e li tiene uniti.

All’interno della potente iwi Wherowhero, il mio hapū è uno dei maggiori, per cui io sono uno degli uomini sacri più rispettati, come dicono i pakeha.

Tra i Māori Wherowhero sono quello che è stato educato alla conoscenza della nostra storia e delle nostre origini, per cui devo ripetere molto spesso questi racconti al mio discepolo, affinché li impari bene a memoria.
Li debbo ripetere anche a tutto lo hapū , ogni volta che ci raduniamo tutti nella nostra wharenui, la grande casa delle riunioni dello hapū, perché tutti conoscano e ricordino la nostra storia e le nostre origini.

Interno della bellissima wharenui nella quale fu firmato il 6 febbraio 1890 il trattato di Waitangi, tra Māori e inglesi.
La wharenui è la casa nella quale normalmente si svolgono le adunanze di una intera tribù Māori, in questo caso erano presenti nella wharenui i rappresentanti di moltissime tribù Māori e quelli del governo inglese

https://www.newzealand.com/assets/Tourism-...DAsImpwZyJd.jpg

Un tempo molto lontano, i Māori che erano grandi navigatori e abilissimi pescatori, vivevano in un’ isola, chiamata Hawaiki, alla quale oggi diamo molti nomi, come Hawaikinui, cioè la grande Hawaiki nella lingua dei pekeha, oppure Hawaikiroa, la lunga Hawaiki, o ancora Hawaikipāmamao, la lontana Hawaiki.
A quel tempo, il più grande dei nostri rangatira, che sono i capi dai diversi hapū, il migliore navigatore e il miglior pescatore era Kupe.

Nella nostra idea del mondo, che si basa sulle nostre esperienze di navigazione, immaginiamo la distesa d’acqua che ci circonda come un luogo popolato di molte isole, e questo ci ha sempre spinto ad effettuare viaggi oltre quello che i pakeha chiamano orizzonte conosciuto.

Non è facile scoprire una isola sconosciuta, perché il più delle volte le isole che popolano questa immensa distesa d’acqua sono basse e quindi difficilissime da vedere per chi, navigando e stando in piedi nella sua canoa, non può spingere lo sguardo oltre le 3 o 4 miglia di distanza, come direbbero i pakeha.
Quindi, dobbiamo basarci molto sulle esperienze raccolte in precedenza e tramandateci da chi ci ha preceduto.
Per orientarci in questa distesa senza fine, nella quale non esistono evidenti punti di riferimento, abbiamo utilizzato molti sistemi, quasi tutti basati sullo studio dei due cieli.

Due cieli? Sì, due cieli, perché il nostro mondo, a parte le isole nelle quali viviamo, è fatto di 3 ambienti, tutti dello stesso colore: la grande distesa d’acqua e i due cieli, che hanno la forma di due grandi mezze noci di cocco, il cielo basso, nel quale scorrono le nuvole, il cielo alto, nel quale si muovono le stelle.

Grande canoa oceanica a doppio scafo

www.vitantica.net/wp-content/uploa..._compressed.jpg

Quando navighiamo, durante il giorno osserviamo la forma delle onde, la direzione delle correnti, il volo degli uccelli e le nuvole che si muovono nel cielo basso, tenendo conto della loro forma e della direzione verso la quale si muovono.
Se stiamo cercando una nuova terra da popolare, ci muoviamo in gruppi numerosi, dentro le grandi waka hourua, quella che i pakeha chiamano canoa oceanica a doppio scafo.

Di solito, le waka sono almeno 15 e si muovono assieme, formando quella che i pakeha chiamano una linea retta, nella quale le waka sono distanziate tra loro di un miglio circa, in modo da non perdersi di vista e nello stesso tempo consentire a quelli che devono scrutare la distesa d’acqua di coprire con lo sguardo il più vasto campo possibile.

La forma delle onde ci dice in quale direzione sta spirando il vento, l’osservazione delle correnti ci può aiutare nello spingere la waka hourua più velocemente nella direzione voluta, il volo degli uccelli, di alcuni particolari uccelli, ci può dire esiste qualche terra che non conosciamo dalla quale essi provengono e in che direzione si trova, dato che molti uccelli pescatori non si allontanano mai più di 40 miglia dalla terra nella quale ritornano per posarsi.

Ciò che i pakeha non sapevano è che i grandi navigatori ci hanno lasciato anche degli strumenti costruiti con gli steli centrali delle foglie di palma, che somigliano, per l’uso che ne facciamo, a quelle che essi chiamano mappe, come questa, che mostra il moto ondoso e le correnti nelle vicinanze di un’isola

www.vitantica.net/wp-content/uploa..._compressed.jpg

Queste “mappe” vengono tenute continuamente aggiornate, perché le correnti cambiano e anche la forma delle onde, a seconda delle stagioni.

La forma delle nuvole racconta molte cose.
Ci sono nuvole scure, alte e grandi, che portano la pioggia o il vento, ma quelle che ci interessano di più sono le grandi e sottili nuvole bianche, perché al di sotto di esse molto spesso c’è un’isola e questo ci aiuta a prendere l’esatta direzione verso di essa.
In questo modo, come spiegherò nel prossimo racconto, i nostri antenati scoprirono Aotearoa, la terra nella quale noi Māori viviamo.

Durante la notte, invece, se i due cieli sono limpidi osserviamo le whetu, quelle che i pakeha chiamano stelle.
Il metodo più semplice per proseguire la navigazione usando le whetu è quello di portare la mano destra verso l’alto, verso quello che i pakeha chiamano piccolo mestolo, con il dito più grande aperto e le altre dita chiuse, misurando la distanza tra la base del primo dito piccolo, posizionata vicino a hōkūpa’a, quella che i pakeha chiamano stella del nord, e l’estremità del dito grande, così

www.vitantica.net/wp-content/uploa..._compressed.jpg

Questo metodo consente di calcolare se e quanto ci si trova rawhiti me te hauauru o te motu, che nella lingua dei pakeha significa a est o a ovest dell’isola dalla quale si è partiti.
Ma anche per questo tipo di navigazione possediamo strumenti simili alle mappe dei pakeha, che mostrano la posizione delle terre nella grande distesa d’acqua, anch’essi realizzati con steli di foglie di palma e sempre aggiornati, come questa

Disegno della carta nautica delle Isole Marshall, dall’esemplare raccolto dal capitano Winkler nel 1898.
L’originale, realizzato con steli centrali di foglie di palma, è conservato nel Museo Etnografico di Berlino-Dhalen


https://1.bp.blogspot.com/-l1GX-_7m2R4/Xw7...0715_120213.jpg

E poi, venivano tramandate a voce la conoscenza della posizione delle whetu nel cielo della notte, secondo il variare delle stagioni.

La cosiddetta “bussola” di Nainoa Thompson, grande navigatore hawaiano contemporaneo, presidente della Polynesian Voyaging Society, frutto dei suoi lunghi studi sui metodi, gli strumenti e le conoscenze dei navigatori polinesiani che colonizzarono le isole del Pacifico Meridionale e le Hawaii

http://archive.hokulea.com/images/navigati...right_stars.jpg

Spero che quanto ho qui raccontato sia di aiuto per capire come, dopo molti giorni di navigazione su una grande waka taua, la canoa a remi secondo i pakeha, venne raggiunta Aotearoa, la terra della lunga nuvola bianca che i pakeha chiamano Nuova Zelanda.
 
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view post Posted on 23/4/2021, 11:54
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È davvero affascinante come senza poter disporre di strumenti complessi, ma soprattutto in base ad un'attenta osservazione i Māori riuscivano ad orientarsi nell'oceano. Ancora una volta si conferma quanto sia sbagliato definire delle popolazioni come "primitive", dando a questo termine un'accezione, malgrado tutto, pur sempre negativa.

Alcuni anni fa ho riferito qui della scoperta di strumenti che permisero ai Vichinghi, altri grandi navigatori, di orientarsi anche nelle brume dei mari nordici.

Qui il link: https://ostraka.forumfree.it/?t=68451806
 
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view post Posted on 23/4/2021, 12:49
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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Accendo ormai raramente il televisore, ma poco dopo le 11 di stamane qualcosa mi ha spinto a farlo.
Le rare volte che lo faccio, è per guardare un documentario sul un canale specializzato, per cui il televisore si è acceso già sintonizzato su quel canale ed è iniziato subito dopo un documentario intitolato HAWAII: IL CANTO DELLE STELLE.

Gli Hawaiani condividono con i Māori la loro origine austronesiana/polinesiana, anche se, stranamente, colonizzarono la loro attuale dimora, l'arcipelago delle Hawaii, circa 700 anni prima che i Māori giungessero in Nuova Zelanda.
Scrivo stranamente, perché la rotta verso le Hawaii è molto più lunga e più impegnativa di quella verso la Nuova Zelanda, partendo dalla Micronesia. Anche se è vero che il mito Māori di Kupe ci dice che questi arrivò ad Aotearoa più o meno nel IX sec., quindi 400 anni prima della colonizzazione di quell'arcipelago.

Venendo al filmato televisivo che ho visto, di produzione credo BBC, esso conferma tutto quanto ho scritto nell'intervento di apertura di questa discussione.
Spero di riuscire a rintracciare in rete l'indirizzo di una versione visibile al computer.
 
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view post Posted on 23/4/2021, 13:05
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Uno shamano avverte quando c‘è una trasmissione interessante... ;)
 
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view post Posted on 23/4/2021, 14:06
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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^U^ ^U^ ^U^ :rolleyes:
 
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view post Posted on 24/4/2021, 18:23
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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Purtroppo, i diritti televisivi per l'italia sono di proprietà di una delle maggiori retie.
Il filmato si trova nelle pagine di quella rete, forse è a disposizione gratuitamente ma è necessario registrarsi.
Ci ho provato una decina di volte, apparentemente vengo registrato, ma per motivi che non capisco, non mi consente poi di accedere.

Morale: non sono riuscito ad appurare se il filmato è a disposizione gratuitamente o no.
 
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view post Posted on 26/4/2021, 18:48
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Sia il racconto di Usèkar che quanto ha scritto a suo tempo dceg sono molto interessanti.
Nell'uno e nell'altro caso si tratta di materia che avevo già parzialmente conosciuto ma senza approfondire più di tanto.
A questo punto, visto che ambedue i racconti hanno riferimenti di tipo astronomico, comincio a pensare che sarebbe interessantissima una relazione "a due" su questo argomento da presentare nel prossimo ciclo degli Incontri di Astronomia Culturale.
Visto che ci ho pensato io, perché non ci pensate anche voi? ;)
 
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view post Posted on 26/4/2021, 19:07
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Più di quanto desunto dall‘articolo citato io non ne so: potrebbe bastare? Non ne so nulla di astronomia e di navigazione: in questo campo la mia esperienza va poco più in là dei vaporetti di Venezia... :(
 
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view post Posted on 27/4/2021, 09:26
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Basta eccome!
Soprattutto se correlato con le informazioni sui due cieli citate da Usèkar.
Non a caso ho ipotizzato una relazione "a due".
 
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view post Posted on 27/4/2021, 09:46
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Sentiamo che ne pensa Usékar e poi magari facciamo una sonata a quattro piedi!
 
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view post Posted on 27/4/2021, 10:08
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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L'idea sembra buona, però prima mi rileggo l'articolo sui Vikinghi, ricordo di averlo letto e che conoscevo già l'esistenza delle pietre utilizzate per quello scopo, per via di un articolo apparso molti anni fa, mi pare su Le Scienze.

Bisognerebbe trovare dei collegamenti tra i due argomenti, in modo appunto da suonare il piano a 4 mani, o piedi che siano :lol:
Intendo dire che secondo me la cosa più bella non sarebbe quella di fare 20/25 minuti per uno, ma di intervallarci più volte, presentando eventuali analogie e/o differenze tra le diverse visioni, man mano che vengono illustrate.

Quindi, cercherò di rintracciare altre notizie sia riguardo la visione dei Vikinghi, sia riguardo a come i polinesiani in generale concepivano il cielo, a strati.

Quello che ho scritto nel racconto, cioè il loro concetto dei due cieli, è una notizia di cui purtroppo non ho annotato la fonte, la sto cercando, ma non l'ho ancora ritrovata.
 
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view post Posted on 27/4/2021, 10:24
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Mentre i Maori navigavano in zone di bel tempo tropicale i Vichinghi lo facevano nelle brume del nord, il collegamento potrebbe quindi proprio essere come le condizioni metereologiche hanno fatto sì che si sviluppassero strategie diverse per non perdersi, come dice il poeta Biagio Marin, in t'el mar grando. *)


*)www.lameditazionecomevia.it/marin1.htm
 
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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Non sempre era ed è "bel tempo tropicale" per i Māori e i Polinesiani, i venti e le condizioni dell'Oceano Pacifico meridionale durante il monsone non scherzano... e comunque, anche durante la "stagione secca", in pieno oceano ci si imbatte in pericolose procelle. E quando la pioggia tropicale scroscia, monsone o non monsone che sia, hai voglia a vedere più di 10 mt dal tuo naso, te lo garantisco, guardando fuori dalla finestra della tua casa, la porta della capanna, nel caso di queste popolazioni, vedi letteralmente un muro d'acqua!
 
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view post Posted on 27/4/2021, 11:20
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Strano, i manifesti pubblicitari mostrano tutt'altra cosa ;)
 
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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Anche i quadri di Gauguin... ragazze comprese! 3_3 :] :lol: :rolleyes:
 
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