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Il caso di Cancuén è paradigmatico, non solo per quanto ne ho scritto sempre 12 anni addietro, vedi https://ostraka.forumfree.it/?t=60365696, bensì anche per quanto si può ipotizzare sia accaduto.
A Cancuén si verificò qualcosa di non registrato nelle altre città Maya abbandonate tra l’VIII sec. e la fine del IX. Forse qualcosa di simile si può essere verificato a Copàn, ma le testimonianze rilevate, in termini archeologici, non mostrano fatti così drammatici come quelli testimoniati a Cancuén. Inizio con il precisare quale era il ruolo svolto da Cancuén prima dei fatti che ridescriverò più avanti. Questa città si trova nella sotto-regione del Río de la Pasión in Guatemala, nel dipartimento di Petén e pur non essendo una città di dimensioni pari a Calakmul e Tikal, fu una città importante nel periodo classico, raggiungendo il maggiore splendore tra il VII sec. e l’VIII. Taj Chan Ahk, forse il più importante dei suoi governanti, fece costruire nel 770 un palazzo che si estendeva per oltre 23.000 m² e possedeva 200 stanze, forse fu il più grande palazzo costruito dai Maya. Cancuén era un centro commerciale importante per la sua strategica posizione, specializzato nello scambio di materiali come giada, pirite e ossidiana,. Sorse presso il Rio de la Pasion, che nasce nei monti dell’Alta Verapaz, nell’odierno Gautemala ed è affluente del Rio Usumacinta, importantissimo fiume che attraversa o passa nelle vicinanze di importanti antiche città Maya, con Dos Pilas, Altar de Sacrificios, Bonampak, Yaxchilan, Piedras Negras, Ceibal, Pomonà e altre ancora. Il Pasion era navigabile in canoa sin quasi a partire dal tratto più alto e passa accanto alla Sierra de las Minas, lett. Catena dei Monti delle Miniere, dalla quale provenivano i materiali elencati. Prima di confluire nell’Usumacinta passava per Cancuén, dove c’era il mercato all’ingrosso delle merci trasportate. In particolare, la preziosa e bellissima giada estratta dai monti della Sierra de las Minas che circondano la Valle del rio Motagua, veniva in gran parte trasportata a Cancuén utilizzando il Rio de la Pasion mentre il restante veniva trasportato verso il Caribe, per mezzo del rio Motagua, raggiungendo l’attuale Bahia de Omoa, dove veniva imbarcato per essere trasportato nell’attuale Belize e da lì verso lo Yucatàn. A Cancuén la giada veniva sgrezzata e in parte lavorata, quindi avviata al commercio attraverso l’Usumacinta: era dunque una città molto ricca, grazie ai suoi commerci, ma come al solito c’era una grossa disparità tra la ricchezza della classe nobiliare e dei mercanti e la povertà degli artigiani e dei contadini. Come ho scritto in uno dei post precedenti, gli scavi archeologici in quel sito hanno portato alla scoperta di un massacro di tutti i membri della nobiltà, i resti dei cui corpi fatti a pezzi sono stati trovati all’interno di un chultun, una struttura sotterranea e impermeabilizzata con argilla che in origine serviva da serbatoio per l’acqua. Il massacro avvenne intorno all’anno 800. Particolare molto importante: i polsi, le caviglie e il collo delle persone smembrate sono stati gettati nel chultun con ancora addosso i gioielli in giada. Il sovrano e la sua moglie principale furono seppelliti a parte, in una fossa poco profonda: i loro corpi non furono smembrati e furono sepolti con tutti i loro gioielli, si pensa in gran fretta, data la scarsa profondità della fossa, ad opera di qualche sacerdote scampato al massacro, che aveva potuto in qualche modo riscattare i due corpi. Al di fuori del chultun vennero ritrovati, abbandonati al suolo senza essere stati sepolti, i resti dei corpi di alcune persone “comuni”: mentre resti scheletrici rinvenuti nel chultun e nella fossa mostravano segni di una corretta e abbondante alimentazione, quelli dei “comuni” mostravano segni evidenti di denutrizione e di malformazioni ad essa dovute. Gli archeologi ipotizzano che vi sia stata una ribellione dei “comuni” che li portò a uno scontro all’ultimo sangue con la nobiltà, scontro che si concluse con la vittoria dei “comuni” che si vendicarono sui corpi degli sconfitti, smembrandoli e gettandone i pezzi nel chultun. Perché i “comuni” si ribellarono e riservarono all’élite una fine così violenta? Alla prossima puntata… |